Tratto da www.luccaindiretta.it
Non basta il piano di “contenimento” e così sarà autorizzato anche l’abbattimento dei piccioni per difendere le coltivazioni agricoli dagli attacchi dei volatili. Gli uffici della Provincia di Lucca hanno approvato il nuovo piano di controllo del colombo di città.
Un programma che prevede interventi da qui al 2015 e che oltre a suggerire metodi dissuasori e naturali per tenere lontani i piccioni dai campi non esclude l’uccisione per ridurrne il numero ma ogni anno non potranno essere abbattuti più di mille esemplari.
Dopo le battute di caccia contro l’invasione degli ungulati torna in primo piano la lotta ai volatili, su richiesta anche delle associazioni degli agricoltori alle prese con la conta di danni definiti ingenti.
La prima fase prevede di procedere in una stima precisa dei danni, in collaborazione con gli Atc provinciali e le associazioni agricole. Si parte dalla prossima campagna agraria, con la raccolta dei dati per quantificare l’entità degli attacchi dei piccioni e le conseguenti perdite nei raccolti.
Nel piano sono previsti come ulteriore fase interventi “indiretti di prevenzione”, ovvero metodi definiti “ecologici” per fronteggiare l’invasione di volatili. Al riguardo il piano provinciale suggerisce agli agricoltori l’utilizzo di “cannoncini a gas – si legge nell’atto – con detonazioni temporizzate durante i periodi più sensibili ai danni.
Occorre tuttavia osservare che questo metodo di protezione produce buoni risultati solo quando utilizzato per pochi giorni variando la frequenza della detonazione in quanto per periodi più lunghi l’efficacia diminuisce notevolmente perché gli animali vi si adattano rapidamente.
A titolo indicativo si suggerisce di prevedere una densità di un cannoncino ogni 3-5 ettari di colture potenzialmente danneggiabili”. Altri interventi come l’installazione di sagome dissuasive non sono però ritenuti particolarmente efficaci.
“La presenza – si spiega infatti – fisica e continuativa dell’uomo in atteggiamento vagante nelle aree coltivate con la possibilità di sparo occasionale di botti risulta sempre vantaggiosa quale prevenzione”.
Il piano di abbattimento e’ al sesto punto del programma di contenimento dei piccioni varato dalla Provincia. Come si spiega nell’atto sarà attuato con l’uso di fucili o con armi di piccolo calibro, sotto la sorveglianza e il coordinamento della polizia provinciale, con il coinvolgimento dei proprietari o conduttori dei fondi in cui saranno attuati i piani di abbattimento. Per ogni anno è previsto l’abbattimento di un numero massimo di mille esemplari.
LUCCA: PIANO PER ABBATTERE I PICCIONI
VENETO: PROROGATO AL 30 SETTEMBRE IL PIANO FAUNISTICO-VENATORIO
Tratto da www.sivempveneto.it
E’ prorogata fino al 30 settembre 2013 la validita’ dell’attuale piano faunistico venatorio nel Veneto, analoga proroga vale anche per gli organismi di gestione degli ambiti territoriali di caccia. Lo ha deciso, con i voti della maggioranza Lega-Pdl, la commissione ‘Agricoltura, caccia, pesca’ del Consiglio regionale approvando un disegno di legge presentato dalla Giunta. Lo comunica, in una nota, il Consiglio della Regione Veneto.
Il voto definitivo spettera’ all’aula nella seduta di giovedi’ prossimo. Si tratta della seconda proroga di questo strumento. Nel febbraio dello scorso anno, infatti, informa la nota, l’assemblea veneta, sempre con i voti di Pdl e Lega Nord, stabili’, con la legge 8/2012, di spostare al 31 gennaio 2013 la validita’ di questo piano.
Motivo della nuova richiesta di proroga e’ stata motivata dalla Giunta regionale con la necessita’ di concludere la stesura dei nuovi strumenti come la Vas (Valutazione ambientale strategica) di cui il futuro piano faunistico veneto sara’ dotato.
Di diverso avviso i consiglieri di opposizione, conclude la nota, secondo i quali la nuova proroga di un piano scaduto ormai da de anni e’ ingiustificata anche perche’ le nuove norme nazionali mettono in dubbio la possibilita’ per le Regioni di legiferare in questo settore.
CNCN-FACE: TERMINA LA STAGIONE DI CACCIA, MA NON L´IMPEGNO DELLE ASSOCIAZIONI
FACE Italia (Federcaccia, AnuuMigratoristi, Enalcaccia, Libera Caccia) e il Comitato Nazionale Caccia e Natura (CNCN) tracciano un bilancio tra luci e ombre per la stagione venatoria giunta al termine, puntando decisamente alla formazione continua dei cacciatori italiani per ridurre al minimo gli incidenti e le loro conseguenze.
Gli elementi positivi sono legati alla crescita del mondo venatorio quanto a consapevolezza delle proprie responsabilità, possibilità ed esigenza di operare in comunione di intenti, manifestate in più occasioni prima dell’inizio e durante lo svolgimento della stagione mentre, dall’altro lato, non intendono sottrarsi dall’affrontare con ulteriore impegno il tema di una annata caratterizzata da incidenti che a volte hanno riguardato il fronte della sicurezza.
Negli ultimi anni infatti l’associazionismo venatorio si è impegnato ancor più di quanto già non facesse per promuovere tutti gli aspetti legati alla sicurezza, ma pur con un trend in discesa nel medio periodo, il numero degli incidenti in questa stagione di caccia è da considerare meritevole di ulteriore attenzione e operatività.
Una casistica comunque sempre meno ampia di quella che alcune associazioni anticaccia diffondono in ogni occasione facendone un uso cinico e pretestuoso, vaneggiando di emergenza sociale, sicurezza pubblica e quant’altro, finalizzato all’abolizione della caccia in nome dell’ideologia animalista.
Dimenticando sempre o facendo finta di non sapere che molte attività all’aria aperta, teoricamente meno pericolose – pensiamo allo sci, all’escursionismo, al ciclismo, alla ricerca di funghi – ogni anno fanno più vittime della caccia, impiegano più risorse pubbliche per i soccorsi e coinvolgono anche persone estranee a quella pratica.
Consapevoli di questo, invece di concentrarsi in inutili e strumentali polemiche volte ad ottenere un po’ di visibilità, il mondo della caccia continua il lavoro per ridurre al minimo i rischi legati alla pratica venatoria. Prima dell’apertura della caccia le Associazioni Venatorie di Face Italia, col supporto di CNCN e mondo sportivo, hanno provveduto alla diffusione di un vademecum sulla sicurezza distribuito in centinaia di migliaia di copie e organizzato in tutta Italia i Safety Days, giornate dedicate a promuovere e consolidare l’applicazione delle regole di sicurezza e al controllo delle armi da caccia.
Operazioni non di facciata ma di sostanza, che sono sicuramente la strada giusta e che intendiamo percorrere ancora e con sempre maggior impegno, cominciando da subito a ripetere, moltiplicandoli, questi appuntamenti e organizzando sempre più incontri dedicati alla sicurezza. Incontri che già si svolgono numerosi e periodici sul territorio organizzati a livello regionale e provinciale coinvolgendo istruttori e direttori di tiro provenienti dalle due Federazioni del Coni Fitav e Fidasc in grado di evidenziare e trasmettere ai partecipanti in modo concreto le caratteristiche di sicurezza dell’arma e il suo impiego corretto in ogni condizione, sia di tiro che di maneggio, sia sul terreno di caccia che fuori da questo, perché il suo uso da parte del cacciatore avvenga sempre nell’ambito della massima conoscenza, padronanza e consapevolezza, tali da eliminare il più possibile ogni rischio.
Il modello adottato, per arrivare ad una caccia sempre più responsabile e sicura, deve basarsi su una formazione continua degli appassionati, che mira al più puntuale e integrale rispetto delle norme di sicurezza, oltre a quello di tutte le norme di legge, in modo da tendere in maniera concreta e costruttiva a evitare ogni incidente che purtroppo, per tragiche fatalità, possa avvenire nell’esercizio dell’attività venatoria, così come accade in qualsiasi altra attività dell’uomo – sport, lavoro, attività domestiche – e che merita sicuramente massima attenzione coniugata con quel rispetto umano che nel nostro Paese troppo spesso manca.
SARDEGNA: CACCIA A FEBBRAIO, SUBITO LA DEROGA
Tratto da www.regione.sardegna.it
La Quinta commissione del Consiglio regionale approva una risoluzione per chiedere l’apertura della caccia in deroga a febbraio applicando la legge del 2011. La commissione, in considerazione dei dati scientifici in possesso della Regione riguardanti l’inizio della migrazione prenuziale del tordo, invita l’assessore dell’Ambiente ad avviare subito le procedure per aprire la caccia in deroga a febbraio.
Hanno votato a favore compatti i consiglieri di maggioranza, mentre l’opposizione ha abbandonato l’aula sollevando una questione di legittimità del voto. È un atto di indirizzo che pesa però come un macigno sulla decisione dell’assessore dell’Ambiente Andrea Biancareddu, cui spetta l’ultima parola sull’argomento, ma che a questo punto non può prescindere dall’invito della commissione.
Le polemiche erano scoppiate quando assessore e Comitato faunistico avevano chiuso la caccia al tordo dopo la sentenza del Consiglio di Stato che rilevava come la Sardegna non avesse motivato adeguatamente la prosecuzione.
La cosa più semplice, dicevano i cacciatori, sarebbe stata «quella di fornire le motivazioni per evitare così il blocco della caccia». Secondo il presidente provinciale di Federcaccia Ignazio Artizzu la Sardegna ha una legge che consente la caccia in deroga del tordo a febbraio passata già al vaglio della Corte Costituzionale, ritenuta legittima e quindi applicabile.
Un grido di allarme l’aveva lanciato anche l’associazione degli Armieri Sardi per i danni economici che avrebbero subito per la chiusura della caccia al tordo il 20 gennaio (anziché il 31) e la mancata apertura in deroga per il mese di febbraio.
SIENA: LA CACCIA SPIEGATA AI BAMBINI
Tratto da www.coorieredisiena.it
L’Arcicaccia porta nelle scuole l’attività venatoria vista come buona gestione del territorio sostenendo la caccia sociale come compatibile ed indispensabile per mantenere intatto l’ambiente e, al contempo, renderlo adattabile alla civiltà moderna e all’agricoltura tecnologica.
L’Arci in piena sintonia con le insegnanti ha portato avanti un progetto che ha previsto circa 4 ore di lezione in classe oltre ad un’uscita presso una struttura di rispetto venatorio, mostrando ai bambini una tipica giornata di cattura dove i volontari dell’Arcicaccia hanno fatto vedere l’impianto delle reti, lo scoccio e la cattura della selvaggina a scopo di ripopolamento.
Una giornata dove gli studenti hanno potuto vedere da vicino alcuni degli animali che sono presenti sul nostro territorio, una giornata per avvicinare i più giovani alla natura.
LIGURIA: INTERROGAZIONE SU CINGHIALI E MUNIZIONI
Tratto da www.levantenews.it
Francesco Bruzzone (Lega Nord Liguria-Padania) con un’interrogazione, sottoscritta anche dagli altri componenti del gruppo, Edoardo Rixi e Maurizio Torterolo, ha chiesto alla giunta quali iniziative intende intraprendere per eliminare i problemi che sorgerebbero a seguito dell’ordinanza del Tar del 17 ottobre 2012, con la quale viene messo in dubbio l’uso delle munizioni a palla unica di piombo per la caccia agli ungulati.
Bruzzone ha sottolineato che risulta impossibile dare attuazione immediata a tale disposizione e che i rischi tecnicamente ventilati, e per nulla condivisi, non hanno alcuna rilevanza di immediatezza.
Bruzzone ha aggiunto: «Le soluzioni alternative proposte, come il certificato da documentazione prodotta da esperti balistici, risultano essere estremamente pericolose per l’incolumità degli utenti con, in questo caso, effetto di immediatezza ».
Bruzzone ha segnalato alla giunta la necessità di azioni «ad iniziare dalla necessità di tutelare l’incolumità dei soggetti interessati, cacciatori o fruitori del territorio di altra natura».
Per la giunta ha risposto l’assessore all’ambiente, Renata Briano: «Stiamo lavorando per preparare la difesa rispetto all’ordinanza, che si basa su precise risposte in temine di sicurezza. Cercheremo di dimostrare quali sono le tipologie più sicure per i differenti tipi di caccia. La difesa, quindi, non si limita soltanto sull’utilizzo del piombo, ma analizza i criteri di sicurezza».
Bruzzone ha rimarcato che le munizioni “indicate” dal Tar non garantiscono alcuna sicurezza.
DIANA N.2 2013
Quaglia e setter inglese, la caccia col vischio, un’antichissima tecnica, ora vietata ma divenuta letteratura. La beccaccia vista come regina misteriosa. Come cacciare i colombi quando ormai il passo è concluso. Episodi particolari di caccia al cinghiale. Il Ritorno del Browning A5, si proprio lui, il vecchio “mollone”, anche se rivisto e corretto.
La prova dello Swarovski EL Range, eccellente combinazione di ottica e software. Poi come sempre i nostri amici cani, questa volta il beagle, il piccolo lord per la lepre, tale cane tale selvatico ecco perché tante razze simili ma diverse, cani da penna e tanta altra cinofilia venatoria. Non mancano approfondimenti sulle notizie dal mondo venatorio e news dalle associazioni e dalle aziende.
ARMI USA: OBAMA INDIETREGGIA
Tratto da www.blog.ilgiornale.it
Non è una marcia indietro ma poco ci manca. Barack Obama porge il ramoscello d’ulivo alla lobby delle armi. Lo fa per evitare il muro contro muro coi repubblicani in vista di un accordo sul debito al Congresso. Pare che a consigliargli una linea più mordbida sia stato Bill Clinton.
“A Camp David spariamo – dice Obama – facciamo sempre il tiro al piattello. Ho grande rispetto per le tradizioni di caccia del paese”, dice il presidente in un’intervista a The New Republic.
E a chi chiede con insistenza più controlli per le armi Obama lancia un messaggio: “Qualche volta ascoltino di più di quanto fanno” le ragioni degli altri. “Il Secondo Emendamento è importante e rispettiamo i diritti dei proprietari di armi responsabili” afferma Obama, sottolineando che per andare avanti nel dibattito sulle armi è necessario “capire che la realtà delle armi nelle aree urbane è molto diversa da quella nelle aree rurali. Se crescendo tuo padre ti introduce al fucile da caccia e trascorri la giornata a caccia con la famiglia, questa diventa una tradizione che vuoi proteggere. Ed è colmare questo divario che ritengo sia parte del compito che ci troveremo ad affrontare nei prossimi mesi. Questo significa che chi è per il controllo delle armi dovrebbe ascoltare di più”.
La parziale marcia indietro basterà a placare la rabbia della lobby delle armi, che non ha mandato giù i 23 decreti esecutivi firmati da Obama sull’onda emotiva della strage di Newtown?
E il ramoscello d’ulivo ammorbidirà i repubblicani inducendoli a più miti consigli, al Congresso, per trovare un accordo e alzare il tetto del debito scongiurando una volta per tutte il default?
Lo scopriremo nei prossimi mesi.
EXA: TORNANO LE VISITE PER GLI APPASSIONATI
Tratto da www.ladeadellacaccia.it
Tornano gli appuntamenti che coinvolgono gli attori principali di EXA: espositori e visitatori, coinvolgendoli in diverse attività che hanno lo scopo di mantenere alta l’attenzione durante tutto l’anno.
Una delle possibilità più attese e apprezzate è quella di recarsi presso le grandi Case Armiere per vedere da vicino dove nascono i fucili da caccia e da tiro che tutto il mondo ci invidia.
Si comincia col prossimo 7 febbraio, giorno in cui EXA regala a tutti gli appassionati un imperdibile tour presso gli stabilimenti delle aziende produttrici di armi sportive e da caccia della Val Trompia.
È sufficiente rispondere al questionario online sul sito di EXA per partecipare alla VISITA IN AZIENDA di Beretta, Pedersoli, Fair, Fausti, Piotti e Rizzini.
Per prenotare la tua visita clicca qui e compila il questionario!
VENETO: SI AL RISARCIMENTO DEI DANNI DA FAUNA SELVATICA
Tratto da www.consiglioveneto.it
Venezia 29 gen. 2013 – La commissione “Agricoltura, caccia” del Consiglio regionale del Veneto ha licenziato,all’unanimità, il testo di un progetto di legge presentato dal consigliere Stefano Peraro (Udc) per definire i meccanismi di risarcimento dei danni alle produzioni agricole e zootecniche, alle persone e agli automezzi causati dalla presenza di animali selvatici e per la riduzione del loro numero nelle zone in cui è preclusa l’attività venatoria.
Un problema particolarmente sentito nelle aree dei parchi naturali dei Colli Euganei e della Lessinia per quanto riguarda i cinghiali e nelle aree protette e nella montagna veneta per quanto riguarda gli ungulati.
Il testo approvato dalla commissione e che verrà votato in aula in una delle prossime sedute dell’assemblea regionale, prevede l’istituzione di un fondo per concorrere alla prevenzione e risarcimento dei danni causati dalla fauna selvatica nei territori preclusi all’esercizio della attività venatoria. Tra i danni risarcibili quelli alle produzioni agricole o zootecniche e ad opere approntate e funzionali alla produzione agricola e zootecnica; saranno risarcibili anche i danni causati a persone e veicoli per impatto con animali selvatici in attraversamento di sedi stradali nelle aree protette o confinanti con esse.
A questo proposito è prevista una specifica polizza assicurativa regionale per concorrere al risarcimento. La norma, come si è detto, prevede, inoltre, tra le la possibilità di intervento per il contenimento della popolazione di specie selvatiche la possibilità di avvalersi dei cacciatori residenti nei relativi ambiti territoriali, adeguatamente formati, anche sulla scorta delle linee guida definite dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica per questo tipo di abbattimento selettivo.
SARDEGNA: ADOTTATO UN NUOVO FOGLIO VENATORIO
Tratto da www.sardegnaambiente.it
L’Assessore della Difesa dell’Ambiente con il Decreto n. 30 del 23.07.2012 ha emanato il Calendario venatorio per la stagione sarda 2012-2013, così come deliberato dal Comitato regionale faunistico nella seduta del 19.07.2012.
Il Decreto, del quale si riporta una sintesi, individua le specie cacciabili, i periodi e i limiti orari di caccia nonché il prelievo massimo giornaliero e stagionale consentiti:
• Pre-apertura alla tortora nei giorni 2 e 6 settembre alla posta e senza l’uso del cane.
• Pernice sarda e lepre sarda il 30 settembre, 7 e 14 ottobre sino alle ore 14.00.
• Tortora, allodola, merlo, quaglia e coniglio selvatico chiusura al 30 dicembre 2012.
• Beccaccia chiusura al 20 gennaio 2013.
• Tutte le altre specie chiusura al 31 gennaio 2013.
• Esclusione della moretta comune dall’elenco delle specie cacciabili.
• Cinghiale dal 1° novembre al 27 gennaio, domenica e festivi infrasettimanali, per un totale di 16 giornate.
• Colombaccio, ghiandaia e cornacchia grigia: l’attività venatoria è consentita anche nelle giornate 3, 7 e 10 febbraio 2013 alla posta e senza l’uso del cane.
Con tale provvedimento è stato adottato il nuovo foglio del tesserino regionale, che avrà validità annuale, e sostituirà quello normalmente in uso.
Ferma restando la validità dell’Autorizzazione Regionale di cui all’art. 46 della L.R. 23/98, a partire dalla stagione venatoria 2012/2013, il cacciatore è tenuto annualmente a:
– ritirare presso il Comune di residenza il nuovo foglio, che dura per una sola stagione venatoria;
– consegnare al Comune di residenza, entro il 1° marzo di ogni anno, l’originale del foglio debitamente compilato in tutte le sue parti.
I cacciatori non residenti in Sardegna titolari di Autorizzazione Regionale (ai sensi della L.R. n. 7/1991) devono chiedere il nuovo foglio al Servizio Tutela della Natura dell’Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente Via Roma, 80 – 09123 Cagliari.
Per consultare tutti i documenti relativi vai al sito di sardegnaambiente.
TREMITI: IL SINDACO, “NON SIAMO UNA RISERVA INDIANA”
Tratto da www.ilcacciatore.com
Il primo cittadino respinge l’attacco degli ambientalisti dopo la delibera che sdogana le doppiette nel parco, giustificata dalla necessità di “scongiurare la marginalizzazione degli isolani durante l’inverno” e i “segni della ghettizzazione ormai evidenti ed impressi sui volti”.
“Chiariamoci: non siamo una riserva indiana. Abbiamo diritto ai nostri spazi, al pari di tutti gli altri. Tra un po’ ci costringeranno ad abbandonare le nostre isole”. Non usa mezzi termini Antonio Fentini, sindaco delle Isole Tremiti.
Ed è così, senza tanti giri di parole, che risponde alle accuse e alle rimostranze delle associazioni ambientaliste inerenti la delibera approvata all’unanimità dal consiglio comunale, in merito alla proposta di esercizio di caccia controllata alle Isole Tremiti.
Le associazioni ambientaliste insorgono (come il WWF che in una nota accusa: “Il consiglio comunale legalizza il bracconaggio”) e il primo cittadino risponde colpo su colpo. “Non voglio sentire parlare di bracconaggio – puntualizza – ma dell’esercizio di caccia controllata. Per di più riservato ai soli residenti e in periodi stabiliti. Stiamo parlando di 15, forse 20 cacciatori al massimo. Non è questo che può mettere in pericolo la fauna delle Isole Diomedee”.
Secondo quanto indicato dall’assemblea comunale, le giornate di caccia, come per gli altri ambiti territoriali, potrebbero essere tre a settimana, “e precisamente mercoledì, sabato e domenica”.
Quanto agli orari ed ai metodi di caccia, invece, alle specie di selvaggina cacciabile o al carniere consentito, tali elementi potranno essere definiti con la deliberazione di Giunta regionale che approva annualmente il calendario venatorio regionale. La caccia alle isole Tremiti, però, è vietata dal 1995. Come ricorda il WWF Foggia, con l’istituzione del Parco, infatti, è stato introdotto il divieto di cattura, uccisione, danneggiamento e disturbo delle specie animali stabilito dall’art. 11 della legge quadro sulle aree protette, vigente sull’intero territorio del Parco Nazionale del Gargano a cui le isole Tremiti appartengono.
“Non può essere quindi una deliberazione di consiglio comunale a consentire l’istituzione di aree di caccia nell’arcipelago”, precisa l’associazione del panda. “Deve essere chiaro a tutti che, anche dopo l’adozione della delibera, l’esercizio della caccia alle Tremiti continua a rimanere un reato”.
“Non chiediamo altro che zone-cuscinetto – ribatte ancora Fentini -, degli spazi di tolleranza o di gestione controllata come accade altrove dove sono state ‘scoperte’ le aree contigue”. Nello specifico si tratta di due aree, individuate rispettivamente a San Domino e a San Nicola. Le motivazioni tratteggiate dal primo cittadino, sono elencate nella delibera licenziata il 12 gennaio, dove nelle considerazioni si legge degli “sforzi per scongiurare la marginalizzazione degli isolani durante i mesi invernali ed autunnali” e dei “segni della ghettizzazione ormai evidenti ed impressi sui volti dei pochi isolani rimasti ancora legati alle proprie radici storiche”.
“Sono altri i problemi delle Tremiti”, taglia corto Fentini, facendo riferimento all’abusivismo edilizio, alle ricerche di idrocarburi in Adriatico, allo sversamento di petrolio in mare. “Tutto questo sì, che può mettere in pericolo sia la fauna che l’intero habitat della Tremiti. Quello che posso dire, al momento, è che stanno facendo di tutto per costringere gli isolani a lasciare le Tremiti. C’è forse qualcuno che ha interesse in questo senso?”.
di MARIA GRAZIA FRISALDI
LA RESPONSABILITA´ PER DANNI A TERZI DEI COSTRUTTORI DEGLI APPOSTAMENTI FISSI O “ALTANE” di Avv. Barbara Bastianon
La pubblicazione di questo articolo, tratto da Caccia 2000 Dicembre 2012, Organo d´Informazione dell´Associazione Cacciatori Bellunesi, ci è stata gentilmente concessa dal Sig Sandro Pelli, Presidente di ACB, che cordialmente ringraziamo.
Gentili Lettori,
mi è stato sottoposto dal Gent. mo Sandro Pelli, un Vostro quesito in merito alla responsabilità del cacciatore o dell’associazione venatoria che abbia installato un appostamento fisso, nel caso in cui un terzo vi acceda senza permesso e subisca dei danni.
Va detto, innanzitutto, che la L. 11 febbraio 1992, n. 157, contenente le “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio.”, all’art. 5 prevede che “Le regioni emanano norme per l’autorizzazione degli appostamenti fissi, che le province rilasciano in numero non superiore a quello rilasciato nell’annata venatoria 1989-1990”, precisando poi che “L’accesso con armi proprie all’appostamento fisso con l’uso di richiami vivi è consentito unicamente a coloro che hanno optato per la forma di caccia di cui all’articolo 12, comma 5, lettera b). Oltre al titolare, possono accedere all’appostamento fisso le persone autorizzate dal titolare medesimo”.
E’ competenza delle province, poi, predisporre i piani faunistico- venatori, all’interno dei quali si individuano le zone idonee all’installazione delle cosiddette altane, autorizzandone la costituzione e il mantenimento. Nel caso della Provincia di Belluno, è il Piano faunistico provinciale 2009-2014 a definire i suddetti aspetti.
Per quanto riguarda, più nello specifico, l’accessibilità dei cacciatori e di terzi estranei alle altane, invece, varie Province – tra le quali, tuttavia, al momento non figura la nostra – si sono premurate di emanare dei regolamenti dedicati appositamente all’esercizio venatorio negli appostamenti fissi di caccia.
Tali regolamenti sono tutti strutturati in modo assai simile tra loro, si prenda ad esempio il “Regolamento provinciale relativo all’esercizio venatorio negli appostamenti fissi di caccia” della Provincia di Rimini. Esso, all’art. 12 (capo IV, sezione I) prevede che
“1.Il titolare di appostamento può chiedere l’inserimento nell’autorizzazione di nominativi di sostituti che lo rappresentano quando è assente.
2. Il numero dei sostituti è così definito:
a) Appostamenti di terra: massimo due sostituti;
b) Appostamenti di terra serviti da laghetto, di acqua e per la caccia ai colombacci: massimo tre sostituti.
3. All’interno dell’appostamento possono esercitare l’attività venatoria cacciatori invitati con la obbligatoria presenza del titolare o di almeno un sostituto; è necessario che gli stessi abbiano optato per la medesima forma di caccia del titolare.”
Ciò pare evidentemente escludere di per sé l’accessibilità da parte di terzi estranei non autorizzati, siano essi cacciatori o meno, alle altane installate sul territorio.
Tuttavia, per ottenere con certezza e a priori un esonero di responsabilità per danni nei confronti dei terzi, si ritiene opportuno che il cacciatore autorizzato all’installazione dell’altana abbia cura di adottare ulteriori misure.
La prima è posta in evidenza dal vademecum “Sicurezza a caccia”, pubblicato dal Comitato Nazionale Caccia e Natura; all’interno di tale documento, nel paragrafo specificamente dedicato alle altane, si può leggere che “se il territorio ove (l’altana) si trova è suscettibile di frequentazione da parte di non cacciatori, un cartello deve avvertire del suo utilizzo riservato alla caccia”(pag. 21).
La seconda è contenuta nella Determinazione della Provincia di Treviso n. 3768/2012, avente ad oggetto il “Piano di eradicazione del cinghiale nel Zona Faunistica delle Alpi – biennio 2012/2014”; nell’allegato A a tale atto (“Attività per l’eradicazione del cinghiale dai punti sparo autorizzati dalla Provincia”) si evidenzia il punto 8), il quale dispone che “gli appostamenti “non naturali” – artefatti (altane o simili) – devono essere provvisti di cartelli visibili indicanti il divieto di accesso e la sollevazione di responsabilità per danni a cose o persone a seguito dell’utilizzo improprio dell’appostamento”.
Pur in assenza di provvedimenti sul piano nazionale o regionale che impongano tali comportamenti a tutti coloro che esercitano l’arte venatoria mediante il ricorso alle altane, si può ritenere che gli accorgimenti suddetti possano assumere il carattere di regole di condotta generali. In tal modo, infatti, si ricaverebbero delle regole di comportamento che ciascun cacciatore può seguire allo scopo di non incorrere in responsabilità verso terzi nel caso di danni derivati a questi dall’accesso non autorizzato all’appostamento fisso installato.
In altre parole, non si richiede che il cacciatore chiuda con un lucchetto l’altana o, tanto meno, vigili costantemente su di essa per impedire l’accesso ai terzi non autorizzati: è sufficiente, invece, ma necessario, che egli si premuri di segnalare diligentemente, mediante affissione in luogo visibile degli appositi cartelli, lo scopo esclusivamente venatorio dell’installazione e il correlato divieto di accesso ai soggetti non autorizzati, precisando altresì il proprio esonero dalla responsabilità per danni di qualsivoglia genere, occorsi a persone o cose in seguito ad utilizzo improprio e/o non autorizzato dell’altana.
TREVISO: 100% ANIMALISTI SFIDA GENTILINI
Tratto da www.ilgazzettino.it
TREVISO – In barba al divieto di dare da mangiare agli animali, in vigore a Treviso, dieci militanti 100% animalisti hanno sfidato lo Sceriffo Gentilini portando cibo agli animali nel centro della città, esattamente a porta San Tommaso, luogo dove sono avvistate le nutrie.
Ieri alle 14 gli animalisti hanno lanciato pane, granaglie e altro ancora dal ponte della Porta, agli animali che vivono liberi lungo gli spalti della città, nel luogo dove è stata segnalata anche la presenza delle nutrie. Gabbiani, piccioni, anatre hanno gradito il pasto domenicale offerto loro.
Gentilini era finito nel mirino di 100% animalisti venerdì per le dichiarazioni di qualche giorno prima, quando scrisse una lettera alle massime autorità locali e del Governo per chiedere l´impiego dei cacciatori come drastica soluzione al problema nutrie: via libera alle doppiette sia in città che in campagna pur di eliminare il tanto contestato castoride. E l´associazione è insorta: nella notte tra giovedì e venerdì ha quindi appeso sul cancello di Ca’ Sugana uno striscione lungo quattro metri per contestare le affermazioni del vice sindaco.
«Ogni tanto Giancarlo Gentilini sente il bisogno di far sapere che è ancora vivo – ironizzava l´associazione – e lo fa con la sua nota signorilità, dando alla stampa dichiarazioni che, se fatte da chiunque altro, verrebbero cestinate come farneticazioni da osteria».
ANCORA SULL´APPELLO PER L´ORSO MARSICANO
1. La posizione ragionevole presa dalla Presidenza del Parco Nazionale d’Abruzzo, volta a fare di tutto per salvare l’Orso marsicano, ma non a perdersi in iniziative di evidente e logico scarso successo come stanno a dimostrare i fatti relativi a questa specie animale merita di essere tenuta nella più alta considerazione. Sono difatti realistiche le preoccupazione in essa espresse (che io stesso avevo evidenziato).
E’ peraltro noto come MAI al mondo l’orso sia stata oggetto di “allevamento” per scopi di reintroduzione in ambiente naturale. Sono difatti stati effettuati solo rilasci di animali selvatici (es. Alpi e Pirenei, con successo seppure con notevoli problematiche di rapporti sociali con le collettività locali)catturati in altre aree geografiche. Cosa che lo scrivente si augura non debba mai doversi fare in Abruzzo, almeno fino a quando non sarà stato fatto di tutto per salvare la popolazione originaria, anche in considerazione alla probabile sottospecificità di questa popolazione (evidenti aspetti morfologici, ma anche comportamentali sembrerebbero dimostrarlo).
2. In merito all’ipotizzato “allevamento” (peraltro idea vecchia di decenni, visto che già altri avevano previsto un tale passo, seppure per coprire mancanze gestionali della popolazione selvatica!), sarebbe forse il caso che si andassero a leggere il libro “La Tigre”, recentemente edito in Italia da Einaudi, dove l’autore, John Vaillant (non certo un sprovveduto, visto le ricerche da egli fatte ed i contatti avuti per poter stendere detto libro), così scrive: “(…) Va da sé che dopo aver trovato un tetto sotto cui ripararsi, un’auto con cui spostarsi e cibo in scatola con cui sfamarsi, solo pochissimi umani tornerebbero di buon grado a dormire per terra, ad attraversare a piedi il territorio e a procurarsi il cibo con attrezzi manuali. Per le tigri vale esattamente lo stesso discorso: una volta abituate alle condizioni di vita dello zoo, non ritornano sui propri passi. Fino ad oggi non si da un solo caso di tigri in cattività introdotte o reintrodotte con successo nell’ambiente naturale. La cattività è un viaggio di sola andata.”
Eppure lo stesso autore afferma che siano stati realizzati non pochi “conservation breeding” per la Tigre, dove lavorano fior di studiosi e ricercatori; ma quasi tutti trasformatisi in iniziative commerciali e turistiche piuttosto che conservative per la specie. Per gli addetti, certamente un successo, ma non per la Tigre! Non c’è ragione per pensare che così sarà anche per l’Orso marsicano.
3. Possiamo anche realizzare questo “allevamento” o “conservation breeding” per conservare il ceppo originario dell’Orso marsicano, ma non dimentichiamoci che finiremmo per creare solo un “diorama all’aria aperta”, perché quegli orsi non saranno mai liberabili nella natura selvaggia del Parco! E di orsi “probelmatici” ve ne sono già fin troppi in circolazione (o in gabbia!).
4. Per concludere, è deplorevole vedere quanti si siano mossi per una scelta quanto meno inutile o prematura, e quanto silenzio vi sia invece in merito ai provvedimenti reali e concreti che le autorità dovrebbero prendere per salvare i pochi orsi selvatici ancora presenti nel loro areale originario!
5. Intanto dall’UE ci giunge ufficiale notizia che fino ad oggi l’UE ha stanziato 10.224.707 DI EURO (diconsi DIECI MILIONI DI EURO!) per studi e ricerche: UNO SCANDALO TUTTO ITALIANO!
Distinti saluti.
Franco Zunino
già primo studioso sul campo dell’Orso bruno marsicano
Segretario Generale dell’AIW
QUANDO LE ARMI SALVANO LA VITA
Tratto da www.armietiro.it
Alan Gottlieb, presidente della Second amendment foundation americana e del Comitato dei cittadini per il diritto di possedere e portare armi, ha emanato un comunicato nel quale ribatte alle misure proibizioniste che il presidente Barack Obama vorrebbe introdurre in materia di armi: “nei mesi successivi alla tragica sparatoria di Newtown”, si legge, “oltre 65 mila persone hanno usato armi da fuoco per autodifesa. In base a stime prudenti, diverse migliaia di privati cittadini legalmente armati ha usato le proprie armi per difesa, incluso un ragazzo di 15 anni in Texas che ha protetto la propria casa e la propria sorellina con una carabina semiautomatica Ar 15. La stampa ha virtualmente ignorato questi fatti, concentrandosi esclusivamente su quante persone sono rimaste vittima di crimini violenti, secondo le stime diffuse dal membro del Congresso Carolyn McCarthy. Questa omertà sul risvolto positivo del possesso di armi presenta una visione distorta del ruolo delle armi nella società. È necessario, invece, sottolineare il numero di vite che sono state salvate e il numero di crimini sventati grazie al fatto che un cittadino, al momento giusto, possedeva un’arma”.
FIRMATO PROTOCOLLO INTESA UDC – CACCIA AMBIENTE
Tratto da www.ladeadellacaccia.it
E’ stato firmato nei giorni scorsi dai segretari Lorenzo Cesa e Angelo Dente un protocollo d’intesa tra l’Unione di Centro e il partito politico “Caccia Ambiente”.
Obiettivo della collaborazione è informare correttamente i cittadini su un settore, quello dell’attività venatoria, che sviluppa una forte economia sul territorio nazionale, sia in termini occupazionali (con oltre 94.000 addetti) che su fatturato annuo (circa 8 miliardi di euro).
“L’Unione di Centro – si legge nel testo del documento – si adopererà affinché le norme e le leggi che regolamentano tale attività siano rese innovative e moderne”.
LA FIDC DI PISA E TUTTI I CACCIATORI COINVOLTI NELLE RICERCHE DI ROBERTA RAGUSA
Tratto da www.ladeadellacaccia.it
La Federcaccia, con altre associazioni di volontariato è stata invitata dal Prefetto di Pisa a partecipare alle ricerche del corpo di Roberta Ragusa, scomparsa da oltre un anno dalla sua abitazione di San Giuliano Terme. Le ricerche, che hanno coinvolto migliaia di volontari, hanno avuto inizio sabato scorso.
“Mercoledì 23 gennaio nel pomeriggio – spiega Marco Salvadori, presidente della Federcaccia provinciale di Pisa – siamo stati invitati a partecipare all’incontro organizzato dal Prefetto con tutte le autorità e le forze istituzionali che dal giorno successivo alla sparizione, avvenuta nella notte fra il 13 e il 14 gennaio di un anno fa, hanno operato alla ricerca di Roberta. Durante l’incontro la nostra associazione ha dato la sua completa disponibilità in questo scorcio di fine annata di caccia ad informare e sollecitare tutti i cacciatori della provincia (circa diecimila) in special modo le squadre organizzate alla caccia al cinghiale, i nostri Agenti di vigilanza venatoria volontaria, a partecipare alle ricerche prestando particolare attenzione durante le battute di caccia nelle zone boscose, nei pozzi, nei corsi d’acqua, nelle grotte e perlustrando le zone più impervie di tutta la nostra provincia”.
Le Stazioni dei Carabinieri presenti in tutti i comuni della provincia sono i punti di coordinamento delle attività di ricerca e di raccordo per qualsiasi informazione utile, o ritenuta tale, per contribuire all’indagine. In caso di ritrovamento di resti di un corpo o quant’altro, si dovrà subito contattare la locale stazione dei Carabinieri senza alterare in nessun modo il luogo del ritrovamento.
Questa settimana di grande mobilitazione vedrà un ulteriore summit in prefettura sabato 2 febbraio per fare il punto delle ricerche. La Federcaccia invita tutti i cacciatori a prestare la loro collaborazione utilizzando la propria conoscenza del territorio e la loro esperienza, mettendo ancora una volta il proprio impegno di volontariato sociale a disposizione nell’interesse di tutta la collettività.
PIEMONTE: ON. GALLI SOLLECITA COTA SU NUOVA LEGGE VENATORIA
Tratto da www.ilcacciatore.com
La regione Piemonte è ancora priva di una legge regionale sulla caccia, dopo che la legge 70 è stata abrogata in seguito al ricorso presentato da alcune associazioni ambientaliste, una presa di posizione contro i cacciatori che ha provocato lo scorso settembre il ritardo dell’apertura della stagione.
Di fronte ai continui e costanti aumenti delle tasse regionali – voci informate riferiscono un aumento della quota regionale da 77 a 100 Euro – e delle quote ATC, ai cacciatori non è dato di sapere se la prossima stagione si aprirà con le norme della 157 o se ci sarà la tanto attesa legge regionale, anche perchè l’aria di burrasca che soffia sulla Giunta regionale potrebbe poratre a nuove elezioni con tutte le ricadute conseguenti.
In una nota, che trasmettiamo in allegato, il deputato Daniele Galli sollecita il presidente della Regione Piemonte sul tema, chiedendo una veloce approvazione, naturalmente tenendo conto del parere di chi meglio conosce la materia, ovvero i cacciatori e le Associazioni che li rappresentano, e una certezza dei diritti che ad essi spettano, a fronte dei tanti doveri, anche pecuniari, che vengono richiesti.
Alla C.A. Presidente Regione Piemonte On. Roberto COTA
24 gennaio 2013
OGGETTO: nuova legge regionale attività venatoria
Le note vicissitudini che hanno portato all’abrogazione della l.r. 70 rendono necessaria una profonda revisione delle problematiche relative all’esercizio dell’attività venatoria in Piemonte, fatto che tutti i cacciatori auspicano sia affrontato e risolto al meglio con la nuova legge regionale in materia che non si vede ancora pubblicata neppure in bozza.
E’ inderogabile la necessità di dotare il Piemonte di una normativa moderna, che sancisca “ la caccia “ nel suo ruolo di antica tradizione legata al territorio, a difesa dell’agricoltura dalle specie nocive, come parte attiva e fattiva al mantenimento dell’ equilibrio dell’ ecosistema, come vettore di attrazione turistica e parte importante dell’economia nazionale.
Credo, interpretando anche quanto significatomi da diverse Associazioni di cacciatori,vi sia la necessità di chiedere a Lei e alla sua Giunta di arrivare nei tempi più brevi possibili all’approvazione della nuova legge regionale in materia che mi auguro avvenga dopo la consultazione delle Associazioni di rappresentanza, in tempi compatibili ai versamenti da essi dovuti per le imposte governative, regionali e di competenza delle ATC, anche a fronte dei ventilati aumenti di alcune di esse. Confido quindi nelle capacità della Giunta di proporre e del Consiglio di poter approvare in tempi brevi la normativa in oggetto, certo che sarà dato il massimo ascolto alle Associazioni dei cacciatori per arrivare ad una legge che ristabilisca il diritto e che sia condivisa, efficace ed efficiente.
Con le più vive cordialità,
On. Daniele GALLI
TREMITI: WWF, LEGALIZZATO IL BRACCONAGGIO
Tratto da www.statoquotidiano.it
Tremiti – PROVVEDIMENTO Comune Isole Tremiti con “l’individuazione di due aree nel territorio “all’interno delle quali dovrebbe essere possibile – ai sensi di legge – l’esercizio dell’attività venatoria nella forma della caccia controllata riservata ai soli residenti”: proteste del WWF di Foggia.
“Non più tardi di due mesi fa il WWF Puglia, con un esposto indirizzato al Parco del Gargano, al Corpo Forestale, al Ministero dell’Ambiente, alla Procura della Repubblica di Foggia e alla Regione Puglia, aveva denunciato continui atti di bracconaggio sulle isole Tremiti che venivano perpetrati impunemente e alla luce del sole senza che nessuno degli organi preposti al controllo intervenisse. Durante i monitoraggi faunistici che il WWF svolge nell’area, gli spari erano stati sentiti, al primo mattino e al tramonto, provenire principalmente dalla parte più alta dell’Isola di San Domino, il Colle dell’Eremita, e da quella vicina al faro. In alcune occasioni gli attivisti del WWF avevano addirittura intravisto i bracconieri intenti a spostarsi a piedi lungo i sentieri di San Domino”.
“Oggi arriva la risposta agghiacciante del sindaco e del Consiglio Comunale: il bracconaggio nelle Diomedee viene di fatto “legalizzato”. All’unanimità, infatti, l’assemblea comunale ha chiesto l’istituzione di due riserve di caccia per i residenti: una sull’isola di San Domino, l’altra sull’isola di San Nicola. Dopo la denuncia del WWF dunque, invece di reprimere quel triste fenomeno, ecco arrivare il velleitario tentativo del Consiglio Comunale di legalizzare ciò che legale non è, confermando implicitamente che amministratori e oppositori conoscono e accettano il bracconaggio in atto nell’arcipelago”.
La decisione dell’assise tremitese appare gravissima se si ricorda che la caccia alle isole Tremiti è vietata dal 1995. Con l’istituzione del Parco, infatti, è stato introdotto il divieto di cattura, uccisione, danneggiamento e disturbo delle specie animali stabilito dall’art. 11 della legge quadro sulle aree protette, vigente sull’intero territorio del Parco Nazionale del Gargano a cui le isole Tremiti appartengono. Non può essere quindi una deliberazione di consiglio comunale a consentire l’istituzione di aree di caccia nell’arcipelago.
In un intervista al giornalista Sergio De Nicola di RAI TRE il sindaco Antonio Fentini delle Tremiti, visibilmente infastidito dall’attenzione suscitata dal provvedimento comunale, ha affermato ”Due aree contigue per poter andare a caccia o con la scusa di poterci andare per fare la passeggiata perché ormai non ci sta più niente. Una caccia autogestita solo per gli isolani, che saranno una quindicina, non credo che possono distruggere la fauna”.
In realtà, evidenzia il WWF, come tutte le isole del Mediterraneo, le Tremiti rappresentano dei passaggi obbligati per le migrazioni dell’avifauna tra l’Europa e l’Africa o l’Italia e i Balcani. Per questo la caccia nelle isole rappresenta prima di tutto una bestialità scientifica oltre che una minaccia per gli stessi turisti.
”Le isole Tremiti sono un patrimonio mondiale di proprietà di tutti e non solo dei tremitesi che, semmai, hanno un dovere in più: quello di preservarle per trasmetterle intatte alle future generazioni. – dichiara Carlo Fierro, presidente del WWF Foggia – Invece di impiegare tempo prezioso con deliberazioni inammissibili, l’amministrazione comunale farebbe bene ad occuparsi di questioni più urgenti e importanti che oggi incidono negativamente sull’appeal turistico delle isole, come il recupero dell’enorme patrimonio storico-architettonico che cade a pezzi o come la gestione dei rifiuti che è totalmente inadeguata, tanto per fare due esempi. Dalle Istituzioni, in particolare Ministero dell’Ambiente, Parco del Gargano e Regione Puglia, ci aspettiamo un pronto intervento per contrastare la delibera consiliare che ha chiesto l’istituzione delle due riserve di caccia e dal Corpo Forestale dello Stato un deciso intervento per fermare il bracconaggio nell’arcipelago che costituisce anche una seria minaccia per coloro che, ignari del pericolo, percorrono i sentieri delle isole. Deve essere infatti chiaro a tutti che, anche dopo l’adozione della delibera, l’esercizio della caccia alle Tremiti continua a rimanere un reato”.
”Con l’insediamento della nuova amministrazione – conclude Matteo Orsino, vicepresidente del WWF Puglia – avevamo sperato in un cambio di rotta del comune tremitese, già pesantemente provato dall’abusivismo edilizio e dal bracconaggio. Dobbiamo purtroppo prendere atto che si è invece tornati alla solita tiritera contro il Parco, accusato di portare solo vincoli senza sviluppo. Gli amministratori tremitesi dovrebbero però riconoscere che i vincoli sono utili anche a loro, come si sta dimostrando per la vicenda delle ricerche petrolifere in Adriatico, e dovrebbero iniziare ad interrogarsi sulle loro responsabilità circa il mancato sviluppo di cui si lamentano.”