……E L´AVIARIA?

La malattia, identificata per la prima volta in Italia più di cento anni fa, è una patologia infettiva, a diffusione mondiale, che colpisce prettamente i volatili selvatici, molto più sporadicamente quelli domestici. Nell´avifauna sono soprattutto gli Anseriformi (anatre e oche) e i Caradriformi (gabbiani, cormorani, pivieri) a rappresentarne il serbatoio naturale, svolgendo un ruolo basilare nella sua diffusione. Questi uccelli, allo stato naturale, si trasmettono l´infezione sia mediante il contatto diretto attraverso la via oro-fecale, sia indirettamente tramite acque o cibo contaminati dalle stesse feci. Una volta che il volatile si è infettato, è in grado di liberare a sua volta una grande quantità di virus tramite le deiezioni, ma generalmente non appare malato, non evidenziando sintomatologia clinica.

Sempre con le stesse modalità di contagio, l´infezione può essere trasmessa anche ad uccelli domestici, particolarmente recettivi appaiono polli e tacchini. Meno comunemente, l´infezione può “saltare” da un volatile ad un mammifero, in particolare al suino e all´uomo, solamente se le condizioni ambientali e lo stretto e prolungato contatto tra individuo sano e infetto lo consentono. In linea generale, quest´infezione, considerata a bassa patogenicità, per molti anni, non ha preoccupato di per sé in maniera eccessiva; i problemi si sono presentati nel momento in cui due sottotipi dell´influenza aviare, H5 e H7, circolando come forme sostanzialmente a bassa patogenicità nei volatili selvatici, si sono trasformate in forme ad alta patogenicità, nel passaggio ai volatili domestici, provocando in questi alta mortalità.

aviaria


Un fenomeno di “adattamento” così pericoloso si è, in effetti, verificato anche in Italia, tra il 1999 e il 2000, periodo durante il quale un´infezione, inizialmente quasi innocua per la popolazione avicola domestica, veneta e lombarda, si è trasformata in una patologia talmente grave da determinare un´epidemia devastante, forse una delle più grandi che si siano mai verificate in Europa negli allevamenti industriali, tanto da veder abbattuti o morti ben 16 milioni di volatili solamente nel nostro Paese. Per questo motivo, è proprio dal 2000 che sono stati attivati dei piani d´eradicazione e controllo (abbattimento, macellazione controllata e vaccinazione) per impedire che si verificasse un´ulteriore diffusione di tali forme altamente patogene.

Purtroppo un sottotipo in particolare, H5N1, è risultato addirittura endemico e diffuso ampiamente alle popolazioni avicole domestiche nel Sud Est Asiatico; come se ciò non bastasse, visto il contatto stretto con l´avifauna migrante, l´infezione ha trovato strada per una diffusione mondiale. Questo fenomeno ha posto non pochi problemi di controllo sull´infezione, vista l´impossibilità di impedire il contatto tra uccelli selvatici e domestici in zone piuttosto degradate, in cui anche gli stessi abitanti convivono con i loro animali. L´allarme in Europa si è scatenato soprattutto nel 2006 quando, anche in seguito a straordinarie condizioni climatiche verificatesi in Russia e nei Balcani, si è avuta una massiccia quanto imprevista migrazione di cigni reali, potenziali serbatoi dell?infezione, dall´Est verso l´Unione Europea.

Questo fenomeno incontrollato, che ha investito soprattutto Francia, Italia, Germania e Finlandia, ha coinvolto rapidamente numerosi allevamenti, con conseguenze economiche disastrose per il mercato avicolo. In realtà, l´allarme non investiva solamente la sanità animale ma anche quella umana. In effetti, se, fino a qualche decennio prima, i virus influenzali aviari venivano ritenuti responsabili soprattutto di epidemie tra avicoli e suini, già nel 1997, e in seguito nel 2003, si verificarono sempre ad Hong Kong, morti per gravi forme respiratorie in coincidenza con un´epidemia aviare particolarmente patogena e causata dallo stesso ceppo virale.

L´allarme era inevitabile, poiché era la prima volta che un virus influenzale aviare era trasmesso all´uomo, causando una grave malattia altamente mortale. Fu presto spiegato che fortunatamente il contagio non era avvenuto per contatto diretto tra persone infette e sane, tutti coloro che erano stati contagiati vivevano in promiscuità con gli animali e la malattia non poteva in nessun modo trasmettersi attraverso le carni avicole cotte perché l´alta temperatura era in grado di uccidere il virus. In realtà, questi chiarimenti, se pur basati su evidenze scientifiche, non potevano comunque far luce su un quadro epidemiologico futuro e tanto meno riuscirono a rassicurare a pieno l´opinione pubblica mondiale.

A causa di tutto ciò, si sono sviluppati e potenziati sistemi di vigilanza a livello comunitario, soprattutto relativi ai sottotipi H5 e H7. I sistemi di controllo hanno coinvolto, oltre che i ministeri di sanità anche i servizi veterinari, esperti di fauna selvatica ed ornitologi, a riguardo sia dei volatili domestici che selvatici. Nello specifico in Italia l´attività di sorveglianza ha visto protagonisti l´istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS), il Centro di Referenza Malattie degli Animali Selvatici (CeRMAS) ed i servizi veterinari regionali, con il coordinamento del Centro di Referenza. Nazionale dell´Influenza Aviaria presso l´Istituto Zooprofilattico delle Venezie. Innanzi tutto essi hanno stabilito quali sono le specie avicole da porre sotto stretto controllo, in queste sono state poste tutte le specie d´allevamento: pollo, tacchino, faraona, selvaggina (fagiano, quaglia, starna), struzzi, oche e anatre. Ovviamente tra questi allevamenti, quelli più a rischio sono soprattutto quelli all?aperto e, quindi, in potenziale contatto con volatili selvatici. Prelievi sierologici a campione sono stati quindi attivati.

I controlli diretti e indiretti (anche su carcasse d?animali morti segnalati dai cittadini) sono stati effettuati soprattutto su uccelli acquatici (Anatidi, Caradriformi e Limicoli) per il loro ruolo di serbatoi dei virus influenzali aviari. Quest´ultima considerazione, già nota, ha trovato ulteriore conferma nell´elevata frequenza di focolai d´infezione in allevamenti localizzati lungo le rotte migratorie degli uccelli acquatici nel Nord America e nel Nord Europa. In maniera autonoma, le varie province hanno anche gestito il controllo sugli allevamenti rurali, con buona collaborazione dei cittadini.

In associazione alle norme di biosicurezza, le misure di controllo dell´influenza aviaria contemplano anche l?uso della vaccinazione negli allevamenti. Inoltre le misure di controllo/eradicazione della malattia, una volta accertata la sua presenza nell?allevamento, si basano sull´abbattimento o la macellazione controllata degli avicoli presenti nelle aziende infette. In campo venatorio, per ridurre il rischio di tale contagio anche in Italia, già con l´Ordinanza Ministeriale del 26 agosto del 2005, è stato vietato l´utilizzo di richiami vivi per la caccia agli acquatici, nella logica per cui, condividendo alcuni ambienti (come le pozze d´acqua) con animali infetti possano essere essi stessi contagiati e quindi portare il virus pericolosamente vicino all´uomo. La situazione attuale vede prorogare le misure contro l´influenza aviaria, decise nell?agosto 2005, fino alla fine di quest´anno. Lo ha deciso il Ministero della Salute, con un´ordinanza del 21 dicembre 2007, pubblicata il 26 febbraio sulla Gazzetta ufficiale, che protrae al 31 dicembre 2008 il termine di validità di tali misure. Lo ha reso noto il commissario straordinario per le Emergenze zootecniche, Ettore Iani.

La proroga di tali misure – dice Iani in una nota – finalizzate alla vigilanza ed all´attivazione di un rapido sistema di allerta, permette di garantire la salvaguardia del patrimonio avicolo nazionale e comunitario, alla luce dei recenti focolai del virus influenzale tipo A, sottotipo H5N1, linea asiatica, verificatisi in Polonia, Romania e Regno Unito”. A questa proroga segue il malcontento delle associazioni venatorie italiane che vedono perpetrarsi, per un ulteriore anno, il divieto dell´uso, per l´attività venatoria, dei richiami vivi appartenenti agli ordini degli Anseriformi e dei Caradriformi (anatre e pavoncelle). A ciò si aggiunge il divieto di detenere presso il luogo di caccia anatre o pavoncelle, né libere né ingabbiate, indipendentemente dal fatto che, nello specifico momento, sia stia esercitando o meno l´attività venatoria. Le sanzioni per chi viola le regole indicate sono piuttosto ingenti, andando da Euro 1.549 ad Euro 9.296.

La chiusura delle zone di caccia continuerà a riguardare solamente le aree dove verrà eventualmente ritrovato un animale malato (Zona di Sorveglianza), tale misura precauzionale avrà una durata variabile, ma non inferiore a 30 giorni. . Queste saranno inaccessibili per un raggio di dieci chilometri se l´animale viene reperito a terra, se sarà ritrovato in un´area umida il blocco riguarderà tutta la zona, anche molto vasta se trattasi di un lago o del delta di un fiume (30/08/06; aggiorn. 29/12/07). Sarà indispensabile escludere la presenza di H5N1 in ogni individuo trovato morto delle seguenti specie: svassi, rapaci diurni e notturni, aironi, anatre, oche, cigni, folaghe, gallinelle d´acqua, polli sultano, avocette, cavalieri d?Italia, pivieri, pavoncelle, limicoli, gabbiani e rondini di mare.

Resta inoltre valido il blocco dell?importazione d?animali da allevamento dai Paesi dove è presente il virus dell?aviaria: questo blocco riguarda anche gli animali usati dai cacciatori per il ripopolamento. Circolari pubblicate dal Ministero in relazione al contenimento del rischio rappresentato dall?Influenza Aviaria 

Ordinanza del Ministero Salute del 21/12/2007 di proroga di alcune misure sino al 31/12/2008 

Ordinanza del Ministero della Salute – 20/02/2006 Modifica dell´allegato I dell?ordinanza ministeriale dell´11 febbraio 2006, recante misure urgenti di protezione per casi di influenza aviaria ad alta patogenicità negli uccelli selvatici. (Aggiornamento n. 3) 

Ordinanza del Ministero della Salute – 14/02/2006 Integrazione all´ordinanza dell´11 febbraio 2006, relativa a misure urgenti di protezione per casi di influenza aviaria ad alta patogenicitaà negli uccelli selvatici 

Ordinanza Ministeriale del Ministero della Salute – 11/02/2006 Misure urgenti di protezione per casi di influenza aviaria ad alta patogenicità negli uccelli selvatici 

Circolare Ministeriale del Ministero della Salute – 07/12/2005 Influenza aviaria: circolare esplicativa contenente alcune indicazioni sugli allevamenti all´aperto 

Ordinanza Ministeriale del Min. Salute – 22/10/2005 Misure ulteriori di polizia veterinaria contro l?influenza aviaria (22 ottobre – immediatamente in vigore) 

Ordinanza Ministeriale del Ministero della Salute – 19/10/2005 Misure ulteriori di polizia veterinaria contro l?influenza aviaria 

Nota del Ministero della Salute – 22/09/2005 Influenza aviaria – Piano di monitoraggio nazionale

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Sara Ceccarelli