BRACCO ITALIANO
“…Parlate con il vostro bracco, vedrete che vi capirà…”.
(Paolo Ciceri, allevatore e autore de “Il Bracco Italiano”)
Origini
Le origini del Bracco Italiano sono talmente antiche da essere considerato il cane da caccia più antico d´Europa, progenitore di tutti gli esemplari da ferma. Dobbiamo addirittura ricercare nella millenaria storia egizia per ritrovare, attorno al 6000 a.C., le prime testimonianze di cani snelli, raffigurati con orecchie lunghe e pendule ma dall´attacco largo, con coda portata nel modo caratteristico dei cani da ferma odierni, differenti dai levrieri, forse frutto dell´incrocio con segugi locali, o cani levrieroidi, e mastini d´origine assira.
Ben lo conoscevano i Fenici, tanto da raffigurarlo in mosaici che sono ancora oggi visibili al Museo del Louvre e che raffigurano cani in ferma, nella caccia col falco. Forse fu proprio questo popolo che lo introdusse in Europa 6-7.000 anni fa, permettendo la nascita delle varie razze di bracchi europei. Conosciuti nell´Antica Grecia almeno 2000 anni fa, ce li descrivono sia Senofonte nel V secolo a.C. che Plinio nel I secolo d.C. come soggetti che cercano silenziosamente, per fermarsi improvvisamente in una posa statuaria al sentore del selvatico, una zampa anteriore sollevata ad indicare la direzione presa dalla selvaggina.
Nella sua patria fu oltremodo decantato sia da Brunetto Latini, nel suo Tresor del 1260, sia da Dante il quale, in un sonetto del Convivio, scrive “..l´uomo deve avere una bella barba, la donna il viso completamente glabro, il Bracco un buon naso e il Levriero deve essere lesto nella corsa: più ciascuna di queste qualità è caratteristica e più essa è ammirabile..”.
Persino il Cellini ne plasma un esemplare nella “Ninfa di Fontainebleau”. Nel XV secolo la razza divenne talmente famosa da essere esportata anche in Francia dove lo stesso Luigi XII ne divenne un appassionato estimatore tanto da tenerlo alla sua corte. Fu proprio il sovrano che ne fece incrociare un esemplare con il Bloodhound, ottenendo una nuova razza: i Blancs du Roy. In Italia, il Bracco Italiano venne allevato anche dai Medici e alla corte mantovana di Francesco Gonzaga il quale era solito regalarne esemplari, come segno prezioso del suo rispetto e della sua amicizia.
L´apice del successo della razza si ebbe dal XVI secolo in avanti, quando le armi da fuoco vennero utilizzate anche nella caccia, necessitando di essere affiancate dal lavoro di cani che braccassero la preda, dando tempo al cacciatore di caricare l´arma. L´avvento di cani da ferma molto più veloci e dalle pose spettacolari quali il Pointer ne determinò, tra la fine del 19° e gli inizi del 20° secolo, un declino che però, negli ultimi cinquant´anni, sembra ridottosi, vista la nuova diffusione di una razza antichissima ma rinvigorita dalle selezioni molto accurate cui gli amatori l´hanno sottoposta.
Caratteristiche generali
Il Bracco Italiano è un cane dall´aspetto forte e armonico, con una spiccata attitudine ad un trotto allungato, sciolto ma vigoroso, caratteristica che condivide solamente con lo Spinone Italiano, l´unica altra razza da ferma italiana, mentre gli altri cani cacciano al galoppo. Si tratta di soggetti di media taglia, con un profilo della testa montonino, appesantito da una giogaia piuttosto sviluppata e da labbra cadenti; le orecchie pendule sono molto lunghe, attaccate piuttosto indietro.
La coda, portata generalmente piuttosto bassa, viene di solito tagliata alla lunghezza di circa 20 cm. Il torace risulta ampio e profondo mentre la groppa è piuttosto corta e leggermente avvallata. Gli arti sono molto robusti e muscolosi. I mantelli del Bracco odierno si distinguono in due varietà: bianco-arancio e roano-marrone.
Non esistono differenze strutturali, di temperamento o attitudinali fra le due, in quanto derivanti dallo stesso ceppo; probabilmente la varietà bianco-arancio è più antica e originaria del Piemonte mentre quella roano-marrone, più recente e forse lombarda, deriverebbe da incroci col Bloodhound. Meno comunemente si trovano anche manti Bianco-Marrone o Melato (Bianco Arancio con punteggiature pallide).
Da citare vi è anche una terza pregiata varietà, sviluppatasi intorno al 1820 e presente in Italia fino ad alcuni anni fa: la cosiddetta “Ranza”, dal nome del fittavolo piacentino della tenuta del marchese Douglas Scotti di Vigoleno. Come ricompensa per averla ritrovata dopo una battuta di caccia, il contadino ebbe, infatti, in dono dal nobile una cagna da ferma spagnola; egli la fece accoppiare con un suo Bracco e così ebbe origine la varietà Ranza. Il Bracco Italiano è un cane da ferma straordinario, metodico, resistente, adatto a qualsiasi tipo di terreno, sia montuoso sia pianeggiante; il suo olfatto eccellente si completa con la delicatezza straordinaria nel riporto della selvaggina abbattuta.
Cerca a testa alta e la sua ferma è solidissima, classica, con la zampa anteriore sollevata e la coda orizzontale. E´ molto duttile su qualsiasi selvaggina, anche se più lento rispetto ad altre razze, è molto intelligente e facile all´apprendimento. La selvaggina su cui il Bracco Italiano si esprime meglio è rappresentata da beccaccini, beccacce, starne, quaglie e fagiani.
Caratteristico è, durante la battuta di caccia, l´ondeggiare del suo corpo unito al movimento della sua coda, nell´insieme prende vita una danza così espressiva da comunicare in ogni momento al cacciatore il proprio stato d´animo e il risultato della sua cerca meticolosa. Il carattere del cane sembra rispecchiare il suo atteggiamento venatorio: riflessivo e attento, docile e ubbidiente. Sa abituarsi alla vita domestica perché mansueto e affettuoso, purché il proprietario sappia rispettare la sua innata esigenza di passeggiare quotidianamente in campagna. Se occorre, sa diventare un buon guardiano delle proprietà affidategli.
I cuccioli sono irresistibili per l´espressione seria e malinconica che le rughe sopra gli occhi e le orecchie enormi conferiscono loro.
Standard
Altezza: maschi da 58 cm a 67 cm femmine da 55 cm a 62 cm
Peso: tra i 25 kg ed i 40 kg.
Tronco: la sua lunghezza è pari all´altezza al garrese e in alcuni casi leggermente superiore. Il garrese è rilevato ed il torace è ampio e profondo.
Testa e muso: la testa si dimostra stretta nelle arcate zigomatiche e misura i 4/10 dell´altezza al garrese. Gli assi cranio facciali sono divergenti. Il muso misura la metà della lunghezza totale della testa e la sua altezza è pari ai 4/5 della sua lunghezza. Le sue facce laterali, viste di fronte, sono lievemente convergenti. La caratteristica principale della testa e´ quella di avere gli assi cranio facciali divergenti mentre il cesello e´ importante perchèsinonimo di distinzione. La divergenza indica il tipo, come nel pointer devono essere convergenti e nel setter paralleli.
Tartufo: voluminoso e visibilmente sporgente sulla linea anteriore delle labbra.
Denti: completi nello sviluppo e nel numero con chiusura a forbice. Le arcate dentarie devono combaciare.
Collo: deve essere almeno i 2/3 della lunghezza totale della testa. Il distacco della nuca deve essere ben marcato. La gola deve avere una leggera giogaia.
Pelle: elastica ma consistente. Mai con macchie nere. Arti: con appiombi corretti e con tendini forti e staccati; metacarpi di giuste proporzioni, di discreta lunghezza ed inclinazione, asciutti.
Spalla: forte e fornita di una buona muscolatura. Deve presentarsi lunga e sufficientemente inclinata.
Muscolatura: ben sviluppata ed evidente. Linea superiore: si compone di due linee. La prima inclinata quasi retta che dal garrese arriva all´undicesima vertebra dorsale. La seconda leggermente convessa che si raccorda con la groppa.
Coda: dritta e robusta alla radice. Viene portata orizzontale. Viene amputata intorno ai 15-25 cm.
Proporzioni: lunghezza tronco uguale a quella del garrese, lunghezza cranio e muso sono uguali.
Pelo: si deve presentare corto, molto fitto e lucente. Pi? corto su arti, testa e orecchie.
Colori ammessi: i colori ammessi sono due, il bianco arancio ed il roano marrone: lo standard recita “bianco punteggiato di arancio pallido (melato) e bianco punteggiato di marrone (roano marrone).
Difetti più ricorrenti: misure fuori standard, prognatismo, mancanze di denti, assi cranio-facciali convergenti, enognatismo, depigmentazione totale, mantello di colore diverso da quelli ammessi, monorchidismo, criptorchidismo.
Sara Ceccarelli