KORTHALS O GRIFFONE A PELO DURO
“…une bonne a toute faire…”
(cacciatori francesi)
Le Origini
La storia del Griffone a pelo duro è una storia relativamente recente, frutto della passione e della competenza di chi, sul finire del 1800, seppe vedere in quel dedalo di cani europei, denominati comunemente griffoni, accomunati solo dalla proverbiale sagacia venatoria e dal rustico aspetto, un coacervo di caratteristiche eccezionali, ancora da plasmare, affinare, fissare.
Fu così che andò, fu così che, guidato da un’intuizione geniale, nonché da una tenace passione cinofila, Eduard Karel Korthals, olandese nato ad Amsterdam nel 1850, figlio di un armatore, cominciò la sua opera di selezione che, dal suo Paese, continuò in Germania, nel Granducato di Hesse, regione tedesca ricchissima di selvaggina.
Qui, sovrintendente del canile del Conte di Solms Braunfeld a Bibesheim, ebbe la possibilità di attuare una stretta selezione partendo da sette soggetti, a posteriori definiti “i Patriarchi”, ricercati nel Nord della Francia e in Olanda, particolarmente adatti alla caccia in palude. Questi cani, cui in seguito se ne unì un ottavo, dotato di ottima dentatura e di mantello adatto alle intemperie, non erano completamente dissimili; si trattava di barbet, boulet, griffoni e spinoni, non particolarmente gradevoli di aspetto, ma sicuramente notevoli per carattere e doti venatorie.
In fin dei conti, erano queste le peculiarità che Korthals perseguì mediante incroci in consanguineità, rigida scelta dei soggetti da riprodurre e severa valutazione di quelle che erano le comuni caratteristiche da fissare nella futura razza. Grazie alle sue notevoli conoscenze di genetica, in un periodo straordinariamente breve, il suo lavoro, iniziato intorno al 1873, fu coronato nel 1885, quando una nuova razza, stabile dal punto di vista psico-somatico e di velleità venatorie, venne riconosciuta dai cinofili contemporanei.
L’ufficialità seguì a solo due anni di distanza, il 17 novembre del 1887, quando venne redatto lo Standard del “Griffon Hunde Stammulung”, che solo dal 1951 porterà il nome del suo creatore. Al 1889 dobbiamo la redazione del Libro Genealogico di razza. Fu così che Korthals, grazie anche alla collaborazione di altri ottimi allevatori e amici, quali il Barone di Gingins e il dresseur Warre in Svizzera, Leliman in Olanda e Prudhommeaux in Francia, ottenne, in poco più di un decennio, un cane da ferma esclusivamente continentale, in grado di competere ad armi pari con i più noti britannici, così amati e di moda, all’epoca, da lasciare ben poco spazio ad altri soggetti.
Ma la classe, la rude compostezza e l’innegabile duttilità venatoria del Korthals non tardarono, soprattutto in Francia, a far amare questo cane da moltissimi cacciatori e cinofili, tanto da ufficializzarne le origini proprio in quel Paese, quasi a scherno della paternità olandese e del suolo germanico che lo aveva generato. Questo non piacque ai Tedeschi, allora in forte competizione con i vicini Francesi, che, decisi ad ottenere una razza equivalente per forme e peculiarità venatorie, selezionarono prima lo stichelhaar nel 1892, quindi il pudelpointer nel 1897 e infine il drahthaar.
Caratteristiche generali
Il Korthals è un cane braccoide di medie dimensioni, un po’ più piccolo del cugino Drahthaar. Esso appare energico e vigoroso, serioso e bonario al tempo stesso, ma indiscutibilmente di aspetto dignitoso e saggio.
La sua struttura viene definita “nel rettangolo” dato che la sua lunghezza supera l’altezza al garrese. Gli arti anteriori risultano abbastanza corti, gli angoli della spalla molto chiusi, al contrario di quelli del garretto piuttosto aperti, così da determinarne un singolare movimento durante il galoppo, sua naturale andatura, non così veloce e regolare come nel setter, ma definito altalenante, oltre che energico e prolungato.
Sono generalmente soggetti che presentano le muscolature del treno posteriore e anteriore egualmente sviluppate, così che nel galoppo non riceve una potente spinta dalle zampe di dietro, ma estende ugualmente anche le anteriori.
La sua testa è assolutamente caratteristica: appare piuttosto squadrata, non particolarmente larga e con muso rettangolare, incorniciata da sopracciglia, baffi e barba importanti, così amati e rappresentativi di un cane che, per loro, appare antico, memore delle vecchie cacce di un tempo. Sotto le sopraciglia brillano, se pur nascosti, occhi tondi e dolci, solitamente gialli o marroni. Le orecchie, irsute e inserite alte, sono piuttosto aderenti alla parete del cranio.
Assolutamente peculiare è il mantello, folta protezione alle insidie della palude e della macchia. Esso è costituito sia di pelo di copertura che di sottopelo. Il primo appare quasi della consistenza delle setole di cinghiale, abbastanza liscio e dritto su tutto il corpo, assolutamente caratteristico nell’incorniciare il muso, conferendo al cane l’aspetto burbero del griffone. I peli ammessi sono di colore bianchi e marroni, mai neri. Difficilmente la loro mescolanza determina macchie ben definite o colore uniforme, ma generalmente producono un mantello color grigio acciaio.
Non è invece auspicabile una colorazione chiara del manto di copertura, per la sospetta provenienza da immissione di sangue setter o spinone e più difficilmente distinguibile dai colori autunnali dei terreni in cui il cane si trova a cacciare. La lunghezza del pelo varia da 2 a 4 cm.
Il sottopelo più morbido e caldo è, invece, di colore beige, aderente alla pelle, di consistenza più fine, così corto da non essere generalmente visibile oltre il pelo di copertura.
La definizione di “…une bonne a toute faire…”, con cui i cacciatori sono soliti definire il loro beneamato Korthals, si cala a pennello su quest’energico e volenteroso animale.
Esso è, infatti, un cane da ferma poliedrico, d’olfatto pregevole, in grado di adattarsi alle prede, ai terreni e ai climi più diversi. Forte del suo fitto ed ispido pelo, non esita nella caccia in palude, anche se costretto a gettarsi in acque gelide. Infatti, eccellente nuotatore sin da cucciolo, riesce a puntare il beccaccino da notevoli distanze per poi recuperarlo in acqua, senza alcun’esitazione.
Sa muoversi abilmente nell’intrico dei boschi per stanare mirabilmente beccaccia e fagiano, puntandoli da vicino per dar modo al cacciatore di avvicinarsi e ridurre al minimo gli ostacoli per il tiro, rappresentati dai rami e dalla ridotta visibilità. Sa attendere pazientemente in una lunga ferma il padrone ancora lontano negli ampi spazi della caccia in montagna, alla ricerca di galli cedroni, coturnici e pernici rosse. Ambisce prede quali quaglie, pernici grigie e non teme i cinghiali nei forteti.
L’andatura che sostiene per quasi tutta la cacciata è il galoppo, sostenuto, energico, quasi basculante, non rapido come gli inglesi ma efficace, teso a coprire, in maniera sempre ragionata, spazi molto vasti in tempi brevi.
La sua ampia cerca è sempre molto diligente, non lasciando mai al suo passaggio spazi inesplorati. Quando cerca correndo, mantiene la testa generalmente allineata con il tronco, certamente sempre in relazione all’altezza della vegetazione e al variare del vento. Solamente nell’intrico del bosco, o in prossimità della preda, rompe nel trotto.
La sua ferma non è improvvisa, ma graduale, un continuum fino alla rigidità totale. Rimane flesso, raramente eretto, tavolo tradito da nevrile tremore per l’estrema concentrazione che lo pervade; la testa è un prolungamento della linea dorsale, la coda è assolutamente rigida.
La guidata appare quasi felina, prudente ma decisa.
Il recupero e il riporto sono per il Korthals un istinto innato già evidente nel cucciolo, un’esigenza che lo spinge in acque rigide, su dirupi impervi, in pungenti boscaglie senza remore o tentennamenti.
Non chiedetegli di passeggiare tranquillamente al guinzaglio ma, se avrete uno spazio adeguato, un giardino sufficientemente grande in cui muoversi, saprà anche rivelarsi un ottimo compagno con cui condividere momenti familiari. Fortemente attaccato al padrone, quanto inizialmente burbero con gli estranei; chi saprà superarne pazientemente la proverbiale diffidenza, troverà un soggetto gioioso e affidabile. Il maschio, col suo notevole senso del territorio, rappresenta, inoltre, un buon difensore della proprietà, poco incline a condividerla con altri soggetti dello stesso sesso.
Standard
Altezza:
– maschi tra i 55 ed i 60 cm
– femmine tra i 50 ed i 55 cm.
Tronco: torace profondo, non molto largo. Fianchi leggermente pieni. Dorso forte, groppa molto solida.
Testa e muso: larga, lunga, con pelo ruvido, a ciocche, baffi e sopracciglia molto pronunciati, cranio non troppo largo, muso lungo e squadrato, angolo facciale non troppo pronunciato. Muso piuttosto squadrato e robusto.
Tartufo: sempre marrone.
Denti: forti, completi nel numero.
Collo: piuttosto lungo e senza giogaia.
Orecchie: di media grandezza, non accartocciate, portate piatte e attaccate non troppo in basso. Il pelo corto che ricopre le orecchie è più o meno mescolato a quello più lungo.
Occhi: grandi, sovrastanti dalle sopracciglia, di espressione molto intelligente, di colore giallo o marrone.
Arti: anteriori forti, dritti, coperti di pelo a ciocche, elastici alle spalle. Posteriori lunghi, con cosce molto muscolose, garretti ben flessi. Piedi rotondi e compatti, con dita chiuse e ben unite.
Spalla: piuttosto lunghe, molto oblique.
Muscolatura: tonica, ben sviluppata.
Coda: portata orizzontalmente o con la punta leggermente sollevata, guarnita di folto pelo, ma non a pennacchio.
Talvolta accorciata ad un terzo o addirittura un quarto.
Pelo: duro e ruvido, al punto da ricordare il manto di un cinghiale, mai lanoso o riccio. Sotto questo lungo pelo c’è un vello fine e spesso, obbligatorio.
Colori ammessi: preferibilmente grigio-acciaio con macchie castano; oppure castano-rossiccio uniforme o roano. Sono ammessi anche i mantelli bianco e castano e bianco e arancio.
Difetti più ricorrenti: prognatismo, enognatismo, misure fuori standard, atipicità, colori non ammessi, retrotreno difettoso, testa stretta, monorchidismo, criptorchidismo, movimento scorretto, muso poco squadrato.
Sara Ceccarelli