LABRADOR RETRIEVER
LABRADOR RETRIEVER
“…Si dice che il primo Labrador raggiunse l´Inghilterra nuotando dalle barche dei pescatori che portavano merluzzi dal Newfoundland…” .
(Charles Eley, “Storia dei Retrievers” fine del 19° secolo)
Le Origini
La leggenda narra che il primo Labrador nacque come frutto dell’amore tra una lontra e un “Cane di St. John” e che dalla madre avrebbe ripreso la larga e corta coda e le sue peculiarità di prodigioso nuotatore. Se questo racconto non può che essere il frutto dell’immaginazione dell’uomo, in realtà non sappiamo ancora se è veramente storia l’ipotesi per cui le origini del cane di St. John sarebbero da ricercare negli antichi cani che furono portati dal vichingo Eric il Rosso, quando sbarcò in America del Nord, alla fine del X secolo.
Ciò che invece sembra certo è che, quando i primi pescatori europei, nel XVII secolo, giunsero nel Newfoundland (Isola di Terranova), non trovarono cani indigeni, ma che furono proprio i soggetti che portavano al seguito a determinare la nascita di una razza locale, denominata appunto “Cane di St. John” dal nome della capitale dell’isola, per distinguerlo dal Terranova, più grande e massiccio, sviluppatosi in Canada contemporaneamente. In realtà questi due cani, indubbiamente dalle caratteristiche molto simili, venivano spesso confusi nelle scritture dell’Ottocento e ciò non facilita la ricostruzione delle origini del Labrador.
In ogni caso, esso sembra derivare inconfutabilmente dai Cani di St. John; questi soggetti erano animali temprati dall’acqua e dal freddo, utilizzati dai pescatori di merluzzi per catturare i pesci che sfuggivano dalle reti. Essi erano, inoltre, in grado di riportare le cime delle reti a terra quando c’era mare grosso e sorvegliavano i battelli in assenza dei pescatori. In effetti, questi cani non esitavano a lanciarsi in acqua per essere poi issati di nuovo a bordo con in bocca il pesce recuperato.
I pescatori amavano questi cani coraggiosi, robusti, difesi dal freddo da un abbondante strato di grasso sottocutaneo, dalle zampe quasi palmate e dal pelo così corto e impermeabile da non riportare acqua nelle barche quando vi venivano tratti dal mare. La loro coda leggendaria, corta e tozza, fungeva poi per il cane quasi da timone. Questa razza di cani tenaci, tozzi e di dimensioni contenute, venne appunto chiamata “Lesser St. John”, “Lesser Newfoundland” o anche Labrador (forse per un’inesattezza geografica).
Questo tipo di cani piacque talmente tanto ai marinai inglesi, che si muovevano tra Terranova e i porti britannici di Poole e Greenock, che tra il ‘700 e l’800 li portarono in patria. Per essi si entusiasmò il Conte di Malesbury, famoso cacciatore dell’epoca e abitante a Heron Court, nelle vicinanze di Poole. Egli ebbe l’opportunità di acquistarne degli esemplari e di fondare un vero e proprio allevamento, col fine di ottenere un cane ottimo non solo nel riporto del pesce dall’acqua, ma anche, e soprattutto, in quello della selvaggina durante le sue battute di caccia.
Il Labrador, se pur in mano a pochi, fortunati proprietari, seppe conquistare simpatia e fama tanto che, nel 1835, abbiamo notizie di un altro appassionato allevatore in Scozia, il Duca di Buccleuch. E mentre, fortunatamente, la razza prendeva piede in Gran Bretagna, nel 1870 il Governatore dell’isola di Terranova, Edwards, ordinò che, probabilmente a seguito di problemi determinati da questi cani a danno di greggi, solamente un soggetto e non di più potesse essere mantenuta da ogni singola famiglia del luogo. In questo modo decretò l’abbattimento di un gran numero d’esemplari.
Un secolo dopo la situazione per la razza si aggravò a causa delle pesanti tasse imposte ai pescatori per la detenzione dei loro cani. Inoltre, nel 1895, la Gran Bretagna obbligò alla quarantena di sei mesi tutti i cani che varcavano i confini entrando nel Paese. Nonostante tutto, le sfortune per il Labrador erano finite e già si avviava al riconoscimento ufficiale che avvenne nel 1903 in Inghilterra, entrando di diritto come razza britannica nel Kennel Club. Si può affermare senza rischiare di sbagliare che esso è ormai diventato un cane di gran moda, rappresentando ad oggi una delle razze canine più diffusa a livello mondiale, soprattutto in Gran Bretagna, Francia, Italia e Stati Uniti dove, curiosamente, esso è arrivato solo durante la I° Guerra Mondiale.
Caratteristiche generali
Il Labrador è la razza da riporto più diffusa al mondo (Retriever sta per riportatore); esso appare un cane robusto, ben costruito, con un torace largo e profondo, il tronco tendenzialmente cilindrico. La testa, larga e squadrata, presenta mascelle ampie e forti, uno stop pronunciato, un tartufo grande e scuro, dalle ampie narici, con occhi scuri e grandi, irresistibilmente dolci ed espressivi. Le orecchie, pendule, sono di media grandezza e portate abbastanza indietro. Anche il collo è potente e largo, poggiato su un petto ampio e tendenzialmente abbassato.
Gli arti, sia anteriori che posteriori, esprimono forza grazie alla loro potente ossatura. Dalla groppa poco inclinata nasce una coda priva di frange, a base larga, breve e tozza, per terminare con una punta piuttosto sottile e sempre vigorosamente in movimento. Il mantello del Labrador è di una consistenza spessa, è fitto e duro al tatto, con peli che non permettono all’acqua di raggiungere il ricco e soffice sottopelo, capace di mantenere costante per molto tempo la temperatura corporea di questi cani, anche quando immersi in gelide acque. Esso è sempre monocolore e può presentarsi nero, miele o fegato, senza le frangiature caratteristiche del Golden Retriever.
Il lavoro a cui è stato da sempre chiamato è il riporto in acqua, prima dei pesci scappati alle reti, e in seguito della selvaggina ferita o uccisa.. Ed è soprattutto in questo che il Labrador eccelle e supera le altre razze da caccia, da ottimo e indomito nuotatore qual è, irrefrenabile anche durante i climi più gelidi. Inoltre, vista la sua forza e la potenza del suo collo muscoloso, è in grado di riportare al cacciatore anche selvaggina da pelo di un certo peso.
Il suo equilibrio psichico e il suo pregevole olfatto gli consentono di attendere quieto che gli altri cani da caccia e il cacciatore stanino e abbattano la selvaggina, per poi entrare in gioco rapidamente, attento a dove la preda va a cadere o dove si rifugia pedinando.
Date le sue notevoli doti d’adattabilità, addestrabilità e propensione ad accondiscendere in ogni modo il proprio padrone, il Labrador viene oggigiorno utilizzato in tutto il mondo ogniqualvolta ci sia bisogno di un cane da utilità equilibrato, di media mole e dall’ottimo olfatto. Per questo eccelle come cane antidroga, da valanga, per il soccorso in acqua, come guida per i non vedenti e si rivela un compagno prezioso e paziente per la pet-terapy. Ma ciò che rimane più impresso del Labrador è indubbiamente il suo smisurato entusiasmo per la vita, per la sua famiglia e in generale per le persone che incontra; tutto ciò traspare dal suo incontenibile e costante dimenare della coda, dallo sguardo dolce e sempre teso a ricevere considerazione e coccole dalle persone che lo circondano.
Altrettanto proverbiale è il suo appetito inesauribile, forse frutto della selezione che voleva un cane con spesso grasso sottocutaneo per difendersi dal freddo, in grado di sostenere per ore un lavoro duro; era inevitabile che questi cani avessero anche un appetito formidabile che li supportasse. Per tutti questi motivi il Labrador può essere considerato un cane adatto a tutti… ma a tutti quelli che ne sappiano rispettare le origini venatorie, la sua esigenza di lunghe passeggiate, la sua voracità per il cibo e le attenzioni, la sua voglia di far parte integrante della famiglia che lo adotta e la sua costante allegria e disponibilità anche con estranei, nei confronti dei quali non saprebbe mai farsi aggressivo.
Standard
Altezza: – maschi tra i 56 ed i 57 cm – femmine tra i 54 ed i 56 cm Peso: da 25 a 34 kg
Tronco: torace ampio e ben disceso, con costole ben arcuate “a botte”. La linea dorsale deve essere pari dal garrese alla groppa.
Testa e muso: deve essere proporzionata alle dimensioni del corpo, ben modellata, asciutta, con guance poco carnose. Il cranio è largo, con stop ben definito.
Tartufo: ampio, il colore è in relazione al mantello.
Denti: la dentatura deve presentarsi ben sviluppata, completa e perfettamente corretta. I denti devono essere più bianchi possibile. Non si ammettono deficienze.
Collo: ben robusto e ben portato.
Orecchie: non devono essere né larghe né pesanti: sono portate pendenti vicino alla testa e attaccate un po’ arretrate.
Occhi: sono di colore marrone o nocciola scuro, di media grandezza; hanno espressione buona e intelligente.
Arti: devono avere una buona struttura ossea ed essere perfettamente diritti.
Spalla: ben angolata.
Muscolatura: di buon sviluppo.
Coda: è una caratteristica della razza. Molto grossa alla base, si assottiglia verso l’estremità. Non presenta frange ma è ricoperta di pelo corto, fitto e folto, che le da l’aspetto di “coda di lontra”.
Pelo: folto, corto, senza frange, piuttosto duro al tatto. Il sottopelo è folto e resistente alle intemperie.
Colori ammessi: i soli colori sono nero, giallo o marrone (chocolate).
Difetti più ricorrenti: prognatismo, enognatismo, colori del mantello non ammessi dallo standard, monorchidismo, criptorchidismo, dentatura difettosa, andatura scorretta, mancanza di premolari, muscolatura insufficiente, arti non dritti, occhi chiari, tartufo depigmentato, petto concavo, spalla poco angolata, piedi troppo piccoli, cranio rotondo, stop poco definito.
Sara Ceccarelli