WEIMARANER O BRACCO DI WEIMAR
“..cacciatore tra i re e re tra i cacciatori..”
(Granduca Karl August di Sassonia-Weimar-Eisenach, Turingia XVIII Sec.)
Le Origini
Ricostruire le vere origini di questa magnifica razza è assai arduo e molte delle indicazioni che i testi riportano sono confuse e fumose, almeno fino al XIX secolo. Ciò che appare probabile è che si tratti comunque di una razza tedesca piuttosto antica; un suo progenitore, forse, fu addirittura ritratto in un quadro di Anthonis Mor, del 1583, intitolato “Il nano del cardinale”. L’opera, conservata al museo del Louvre, ritrae un cane molto simile al Weimaraner, caratterizzato dall’insolito colore grigio argento, ma dagli occhi marroni e non gialli.
Un’altra opera significativa per poter attribuire la nascita del Weimaraner ad alcuni secoli fa, è un quadro di Van Dick del 1631 che raffigura il giovane principe Rupprecht Von Der Pfalz assieme ad un bracco color argento. Si presume che quest’artista avesse ritratto il possibile progenitore dell’odierno Bracco di Weimar, cioè il “Cane Grigio di San Luigi”.
Si narra che questi cani, infatti, fossero giunti in Francia al seguito di Luigi IX, di ritorno dalle crociate in Egitto, e da lì, dopo alcuni secoli, in Germania. Questi soggetti non erano cani particolarmente belli: il loro pelo risultava ruvido, le loro orecchie erano particolarmente lunghe e sottili, ma ciò che era rimarchevole era il colore del loro mantello e una caratteristica striscia più scura sul dorso, talvolta anche molto evidente, che rimane come retaggio in alcuni Weimaraner ancora oggi.
Questi cani venivano utilizzati come leithund (letteralmente “cani-guida”) per le loro straordinarie capacità olfattive che permettevano di effettuare la cosiddetta “caccia al guinzaglio”, un metodo di caccia molto comune all’epoca per cui il cane guida, legato, conduceva gli altri cani liberi all’inseguimento della selvaggina, nell’intrico delle foreste. Erano soggetti molto preziosi per il cacciatore, cani cui veniva richiesto uno strettissimo affiatamento con il padrone e che, per tale motivo, non convivevano con il resto della muta, ma a stretto contatto del conduttore.
Questo è probabilmente il motivo per cui anche il Weimaraner presenta un tenace attaccamento al padrone e difficilmente sa fare a meno della sua costante presenza.
Mentre la veridicità della provenienza dai Cani Grigi di San Luigi è ancora oggi al vaglio degli studiosi, altre ipotesi si propongono: forse l’antico Oysel o l’onnipresente Kurzhaar potrebbero, infatti, aver contribuito al notevole olfatto del Weimaraner odierno.
Ciò che invece appartiene alla storia accertata di questa stupenda razza è l’origine del suo nome, dovuta al suo massimo selezionatore, il Granduca Karl August di Weimar (XVIII sec.), vissuto a lungo nei propri possedimenti in Turingia, regione in cui amava intrattenersi per lunghe cacce con i suoi adorati cani grigi. Egli si trovò a selezionare ed allevare cani, per la sua attività venatoria, in un periodo in cui l’avvento delle armi da fuoco stava facendo nascere l’esigenza d’ausiliari il cui atteggiamento “di ferma” risultava pressoché necessario al cacciatore, intento nel ricarico dell’arma.
Servivano cani più leggeri, veloci, con spiccata attitudine alla caccia alla selvaggina da penna, possibilmente in grado di effettuarne anche il riporto, ma utilizzabili anche nella caccia al lupo e all’orso. Il Granduca, forse in possesso di discendenti dei Cani Grigi di San Luigi, seppe miscelarne le doti e mantenerne il colore incrociandoli con cani inglesi da ferma dal manto bianco-arancio e dagli occhi chiari (forse degli antichi Pointer) e con dei piccoli Cani di Sant’Uberto.
Tale era la passione nutrita per questi animali alla corte di Weimar, che la tradizione tedesca racconta come le difficoltà che si trovano, ad oggi, nel poter risalire all’origine della razza sono proprio dovute alla meticolosa cancellazione delle tracce che, all’epoca, fu fatta perché questo straordinario animale potesse rimanere appannaggio esclusivo della corte di Weimar. In effetti, questi cani divennero rapidamente così illustri da poter essere allevati solo dalla famiglia regnante e nemmeno il cancelliere Bismark, se pur dotato di notevoli influenze, poté ottenere un esemplare di quello che tutti ormai denominavano “Il cane dell’Imperatore”.
Superata l’epoca in cui la razza veniva considerata esclusiva imperiale, essa divenne rapidamente apprezzata e conosciuta per la sua versatilità dai cacciatori tedeschi e dalle guardie forestali. Per i quali divenne un valido e affidabile compagno, tanto da essere definito “Cane delle Foreste”. Fino al 1922, quando ne fu ufficialmente istituito il Libro Genealogico, essi venivano iscritti alle mostre fra i Kurzhaar, da cui erano distinti solo per la dicitura “weimaraner”, inserita dopo il nome, tra parentesi o tra virgolette. Essa fu riconosciuta come razza a sé stante in Germania solo nel 1922, nella variante a pelo corto, e nel 1935 nella variante a pelo lungo.
E proprio il Cane dell’imperatore vide un rapido declino numerico in patria alla caduta dell’Impero, con la sconfitta dei Tedeschi alla fine della Prima Guerra Mondiale. Ma ormai il passo era stato fatto, e l’interesse per la razza si stava già diffondendo negli Stati Uniti, nonostante l’avversione tedesca a far fuoriuscire soggetti puri dai propri confini nazionali. A tal proposito è curioso ricordare come, nel 1928, alla richiesta fatta dall’inglese Howard Knight per l’acquisto di due soggetti da allevare, il Club di Razza tedesco gliene consegnò due sterilizzati!
E’ però la Seconda Guerra Mondiale che segna le sorti, inizialmente amare, poi gloriose, di questa razza. Negli anni del conflitto e, alla sua fine, dell’occupazione della Germania, in questo Paese la caccia era stata proibita così come il possesso delle armi da fuoco, tanto che i cani utilizzati per la cattura della selvaggina erano divenuti un inutile lusso per le famiglie stremate dalla guerra. Proprio durante l’avanzata delle truppe americane oltre il Reno, i soldati, avvolti nella nebbia in una notte con la luna piena, ebbero la visione di cani color argento che correvano nelle campagne. Rimasero colpiti e affascinati nello scoprire, l’indomani, che quei cani erano reali e ancora più affascinanti di quanto potessero immaginare.
Fu così che il Weimaraner acquisì un ennesimo soprannome; i soldati americani lo definirono “Fantasma Grigio “ e il Fantasma Grigio, finita la guerra, tornò in patria con loro. Fu così che si originò lo straordinario successo del Bracco di Weimar negli Stati Uniti dove, ad oggi, il loro utilizzo non si limita alla caccia, ma anche all’utilità, alla difesa personale e della proprietà, e, naturalmente, alla compagnia.
Per quanto riguarda l’Italia, noi abbiamo importato i primi soggetti dalla Germania e dall’Austria intorno agli anni ‘30, ma solamente nel 1992 è finalmente stato fondato il Weimaraner Club Italia per la tutela e la valorizzazione della razza. Cane dall’indubbio fascino e dallo sguardo magnetico, ha saputo ammaliare illustri personaggi internazionali quali Grace Kelly, Zeffirelli, ed Eisenhower che lo rese il secondo cane a varcare la soglia della Casa Bianca dopo lo Scottish Terrier di Roosvelt.
Caratteristiche Generali
Il Bracco di Weimar colpisce, sarà per il suo mantello color della luna, sarà per lo sguardo ambrato, sarà per il portamento fiero, ma è un cane che non si può dimenticare. E’ una razza da ferma di medie-grandi dimensioni, tipicamente braccoide e continentale, sia per la sua struttura potente ma equilibrata, al tempo stesso non appesantita, sia per la sua muscolatura ben delineata, anche se non così accentuata e definita come nel Pointer. Appare decisamente più grande e possente il maschio rispetto alla femmina, ambedue comunque tendono ad uscire un po’ dal quadrato.
La testa, con profilo leggermente montonino, è incorniciata da orecchie sottili, attaccate in alto, piuttosto lunghe e caratteristicamente rivolte in avanti, soprattutto nei momenti di tensione; nel complesso essa è piuttosto lunga e lo sembra ancora di più per l’arretratezza caratteristica delle commessure labiali. La giogaia è appena accennata.
La caratteristica che indubbiamente delinea al meglio questa fantastico animale è però il mantello: esso è comunemente corto, raramente lungo, un tempo anche duro, ma indiscutibilmente grigio. Il grigio può variare d’intensità e di lucentezza, dall’essere assimilabile all’argento, al ricordare il colore del capriolo o del topo; esso rappresenta un carattere ereditario recessivo, probabilmente un’anomalia genetica presentatasi in cucciolate di cani normalmente marroni, evidentemente frutto perciò di un’accurata selezione tesa a fissarla mediante incroci tra individui con lo stesso mantello.
Probabili retaggi del Cane Grigio di San Luigi, ormai estinto, sono sia la striscia dorsale di peli più scuri, a volte presente solo nel periodo della muta, che alcuni soggetti di questa razza hanno, sia la rara presenza di sfumature marroni nella parte interna delle zampe, sotto la coda, sulle sopracciglia e sulle labbra.
I suoi occhi sono notevoli, di un colore ambra che ipnotizza; anche qui il colore caratteristico è semplicemente collegato alla carenza di pigmento del mantello, tanto che alcuni soggetti, con questo fenomeno più accentuato, presentano occhi quasi giallo-bianco. Inconfondibile è anche la sua coda, che lo standard prevede o meno di tagliare a seconda del Paese in cui è stato definito, in quanto ad un terzo dalla base si restringe in maniera netta e si arricchisce di pelo.
Il Bracco di Weimar rientra nelle razze da ferma, ma può essere considerato assolutamente un cane polivalente, un po’ come i suoi cugini Kurzhaar e Drahthaar, un ausiliare duttile e volenteroso anche nel seguire le tracce di un animale ferito, o nel recupero e riporto che effettua con decisione anche dall’acqua.
Il suo fiuto è proverbiale, forse derivante dal Leithund, antesignano dell’attuale Hannoveriano, e la sua cerca è metodica; copre tutto il terreno in modo giudizioso e impegnato, mai troppo lontano dal cacciatore, a causa della sua selezione per la caccia nelle foreste, in cui la perdita del contatto col padrone poteva essere molto deleteria. Il cacciatore, a suo tempo, deve saperlo educare con fermezza e rispetto per ottenere un compagno assolutamente votato ad esaudirlo in tutte le cacce proposte e che raggiunge la maturità lavorativa a circa tre anni.
Esso può essere utilizzato per la ricerca della grande selvaggina, come un tempo, quando non indugiava ad inseguire caprioli, cervi e cinghiali, se non addirittura orsi o lupi e, con altrettanta soddisfazione, per la caccia a prede più minute, come fagiani e starne. E’ abilissimo anche nella caccia agli Anatidi, che non esita a trarre dall’acqua. Caratteristicamente la sua cerca appare quasi ragionata, raramente d’impulso e istintiva come accade per gli inglesi, ma quasi intermedia tra quella effettuata dai nostri continentali e quella dei cani da ferma quali Viszla e Kurzhaar. Quest’ultima considerazione evidenzia un temperamento forte ma equilibrato, sembra quasi che cerchi pensando.
Il suo galoppo, pur energico ed elegante, non è né nervoso né veloce, utile nello svolgere il suo lavoro in maniera metodica e continuata. Tendenzialmente, come gli altri cani da ferma, la cerca è effettuata a testa alta per inalare l’usta del selvatico portata dal vento, ma non è raro vederlo col naso a terra alla ricerca di tracce di sangue del selvatico ferito, tipo di caccia che lo ha formato nei secoli.
La ferma è plastica e vigorosa; talvolta lenta e studiata, con coda in movimento gradualmente rallentata e bloccata, collo allungato e testa alta. Altre volte, colto l’improvviso odore del selvatico, essa è repentina, con corpo contorto e testa rivolta alla selvaggina.
Ma il suo temperamento equilibrato, lo stretto legame che instaura col proprio padrone, la mole importante per un cane da caccia e l’incontestabile fascino, lo hanno reso negli anni un cane versatile non solo in ambito venatorio, ma in qualsiasi aspetto della vita con e per l’uomo. In molti Paesi esso è, infatti, utilizzato come cane poliziotto e da difesa, visto il suo istinto innato alla protezione della famiglia o del compagno a cui è devoto; riguardo a ciò c’è da sottolineare che, soprattutto in Germania, troviamo una selezione mirata anche ad ottenere cani piuttosto reattivi e adatti per la guardia, mentre in Italia si è puntato alla selezione di soggetti più docili e ottimi sia per la caccia che per la vita d’appartamento.
Non è raro, negli Stati Uniti, vederlo collaborare con la protezione civile e nella ricerca di persone scomparse; il suo fiuto eccellente gli permette di svolgere, infatti, tali compiti egregiamente.
Pur essendo un animale dal costante bisogno di moto e di spazi, sa adattarsi volentieri… a dormire sulla poltrona di casa, a stretto contatto con il suo branco d’umani. Meno adattabile alla vita di canile, è comunque un animale che si delizia dal vivere libero in un giardino, di solito ben tollerante anche nei confronti di altri cani.
Per avere un Weimaraner sereno ed equilibrato è assolutamente importante non forzarlo eccessivamente, non essere bruschi, ma fermi in maniera dolce, concedendogli quegli spazi affettivi e quella considerazione necessari per un cane che la selezione ha voluto a fianco dei guardiacaccia tedeschi; professionisti che necessitavano di un cane forte, all’occorrenza temibile, ma sempre accanto a loro, per non perderlo di vista nell’intrico delle foreste.
Standard Weimaraner a Pelo Corto
Altezza:
– maschi tra i 59 ed i 70 cm
– femmine tra i 57 ed i 65 cm.
Peso: varia da 32 a 39 kg.
Tronco: il suo tronco è allungato e snello. Fianchi un po’ retratti.
Testa e muso: testa asciutta e di profilo nobile, con stop moderato.
Tartufo: ampio e scuro.
Denti: la dentatura è molto forte e ben sviluppata. Chiusura corretta a forbice.
Collo: snello e leggermente arcuato.
Orecchie: sono larghe, relativamente lunghe, con punta arrotondata, attaccatura alta e stretta; sono leggermente girate in avanti quando il cane è in attenzione.
Occhi: sono color ambra, di espressione intelligente. Nei cuccioli hanno un color azzurro cielo.
Arti: sono diritti e forti.
Spalla: ben inclinata e muscolosa.
Muscolatura: di eccellente sviluppo.
Coda: solitamente viene tagliata.
Pelo: a seconda delle varietà, corto e fine, oppure lungo (molto più diffusa la prima).
Colori ammessi: grigio argento, grigio capriolo, grigio topo e tonalità intermedie tra questi colori.
Difetti più ricorrenti: prognatismo, enognatismo, mancanza di premolari, andatura scorretta, obesità, muscolatura insufficiente, retrotreno difettoso, angolazioni insufficienti o eccessive, monorchidismo, criptorchidismo, occhio troppo chiaro, orecchie piccole o portate male, tartufo depigmentato, stop marcato, colori non ammessi dallo standard, misure fuori standard, arti non diritti, appiombi scorretti, carattere timido o pauroso.
Standard Weimaraner a Pelo Lungo
Altezza:
– maschi tra i 59 ed i 70 cm.
– femmine tra i 57 ed i 65 cm.
Peso: varia da 32 a 39 kg.
Tronco: il suo tronco è allungato e snello. Fianchi un po’ retratti.
Testa e muso: testa asciutta e di profilo nobile, con stop moderato.
Tartufo: ampio e scuro.
Denti: la dentatura è molto forte e ben sviluppata. Chiusura corretta a forbice.
Collo: snello e leggermente arcuato.
Orecchie: sono larghe, relativamente lunghe, con punta arrotondata, attaccatura alta e stretta; sono leggermente girate in avanti quando il cane è in attenzione.
Occhi: sono color ambra, di espressione intelligente. Nei cuccioli hanno un color azzurro cielo.
Arti: sono diritti e forti.
Spalla: ben inclinata e muscolosa.
Muscolatura: di eccellente sviluppo.
Coda: solitamente viene tagliata.
Pelo: a seconda delle varietà, corto e fine, oppure lungo (molto più diffusa la prima).
Colori ammessi: grigio argento, grigio capriolo, grigio topo e tonalità intermedie tra questi colori.
Difetti più ricorrenti: prognatismo, enognatismo, mancanza di premolari, andatura scorretta, obesità, muscolatura insufficiente, retrotreno difettoso, angolazioni insufficienti o eccessive, monorchidismo, criptorchidismo, occhio troppo chiaro, orecchie piccole o portate male, tartufo depigmentato, stop marcato, colori non ammessi dallo standard, misure fuori standard, arti non diritti, appiombi scorretti, carattere timido o pauroso.
Sara Ceccarelli