CINQUE REGINE CON LODE PER ROCKY di Marco Dolci
Proveniente da una famiglia di cacciatori, sono nato e vissuto in periferia, su una collina vicino al mare della costa Livornese. Ricordo sempre di aver visto sin da piccolo girare nell’aia di casa numerosi cani, da meticci a Pointer, Setter ed Epagneul Breton, tutti di mio padre, tutti da caccia. La grande passione per l’arte venatoria mi ha spinto sempre a seguirlo nei pomeriggi del sabato dopo scuola e le domeniche mattina, facendo esperienza di luoghi e tecniche di caccia.
Poi finalmente la mia prima licenza e più tardi un cane tutto per me, un maschio di Epagneul Breton che chiamai “Rocky”. Con lui abbiamo condiviso insieme solo sei anni, purtroppo un brutto incontro con una grossa vipera gli fu fatale; era abbastanza valido, ma negli ultimi due anni aveva raggiunto un buon livello di cerca e riporto su fagiani e beccacce.
In un fine ottobre freddo e ventoso, mentre aspettavo con ansia sabato e domenica con il susseguirsi di voci durante la settimana perché era tutto un parlare di abbattimenti di tordi e colombacci a volontà, io mi trovavo tra due fuochi e non sapevo prendere una decisione per il sabato successivo; correvano anche voce di ottimi incontri di beccacce.
Alla fine con mio padre decidemmo per la seconda opzione e andammo col cane a beccacce. II ritrovo di buon mattino era al solito posto direttamente in zona, io con il mio Epagneul Breton, mio padre con l’anziana ma scaltra e intelligente Stella, mamma di Rocky. Un breve spollo a tordi ci incoraggiò ancor di più, riuscimmo ad incarnierare una quindicina tra merli e tordi, e qualche sassello, in poco più di un’ora.
La zona da battere con i cani era a breve distanza, circa una mezzora di cammino, in direzione di una collina, con bosco di alto fusto, grosse querce e lecci e, più a valle, una bella e invitante pineta, con sottobosco ampio e intervallato da cespugli folti, tipica “buttata” della regina. E cosi cominciò la nostra avventura alla Regina.
Gli incontri si susseguivano, i cani erano continuamente in ferma sulle tracce delle numerose Scolopax; non ricordo quante, ma sicuramente alla fine della mattinata ne avevano alzate una dozzina e incarnierate cinque, con una lode per i bravi cani, ma soprattutto per il giovane Breton Rocky, che non esitava ad alzare anche le beccacce più furbe e pedinatrici nelle zone impervie. Sopra le nostre teste si intravedevano tra gli alti fusti di querce ancora alcuni branchi di colombacci e qualche tordo fino a tarda mattina.
Stanchissimi della cacciata, decidemmo alfine di rientrare a casa. Giunti nelle vicinanze della macchina, chiusi la mattinata con un personale tocco di eleganza, riuscendo a colpire un colombaccio “alle stelle”, con una delle ultime cartuccine rimaste in canna; forse mi aveva aiutato anche un po’ di fortuna…….
Per quel giorno particolare e unico poteva bastare………. Vero!?
Marco Dolci