ONORE ALLA CACCIA

ONORE ALLA CACCIA caccia

ONORE ALLA CACCIA

Autore Salvatore Gentile

Era la stagione di caccia dell´anno 1986’ avevo 17 anni. Zio Michele era andato a caccia con mio nonno (Salvatore) a bordo della mitica ape 500 di proprietà dello stesso, accompagnato da mio padre li seguivano a bordo della straordinaria Fiat 1300 berlina, quella simile alla vecchia ´´duna fiat´´ con gli interni in pelle e rifiniture in acciaio sugli interni , ricordo ancora il classico santino sotto il parasole sinonimo di grande fede cristiana. Giunti nella mitica zona costiera denominata ´´pantano di cellole´´ricca di fauna, flora e corsi d´acqua, li aspettava il dottor Rossi famoso e noto medico locale, amico del nonno che aspettava impaziante il nostro arrivo. Sono ormai le ore 06,00 di un classico e legendario ottobre pe me rimarrà sempre un giorno speciale.

A bordo dell´ape 500, c´erano i cani preferiti dal nonno e dallo zio: Diana ´´incrocio bracco pointers e Argo, il bretone tutto pepe del nonno entrambi specializzati tutta caccia: ottimi riportatori dal fiuto infallibile. Ricordo ancora quel giorno: Mi portarono in una zona impervia e pericolosa per un principiante; io non replicai: a quei tempi non si aveva il diritto di replica.. ma…obbedivano agli insegnamenti! Quelli che poi sono stati utilissimi l´anno successivo al rilascio della mia prima licenza di caccia. Trascorsi buona parte della giornata ,ad ascoltare gli insegnamenti di famiglia e gli ordini impartiti ai cani: ´´quelli che ancora oggi utilizzo con grande passione.

Un´ora dopo aver liberato i cani la prima ferma di Diana la matriarca della famiglia,accende l´orgoglio di tutti: pochi attimi dopo il bretone acconsente alla solida ferma della compagna. Il nonno e lo zio si avvicinano per servire i cani,quando si leva in parallelo un enorme fagiano,dal favoloso piumaggio rossastro con ali enormi.Il nonno con maestosa passione segue il selvatico con il mirino della sua doppietta e centra il fagiano. Mentre diana riporta felice il suo trofeo,il nonno recupera i l bossolo utilizzato e lo ripone nel tascappano il quale verrà poi ricaricarlo nuovamente. Pochi minuti successivi a distanza di circa cinquanta metri, il bretone esprime una strana ferma sul terreno battuto, a dimostrazione che entrambi inseguivano selvatici diversi. Poco attimi dopo resta in ferma in maniera del tutto strana.. ma solida.

Prontamente lo zio Michele il primo nelle vicinanze si avvicina per servire il cane.. in lontananza il dottor Rossi si accorge della presenza di beccaccini avendone frullato uno con gli enormi stivaloni ,ed indica allo zio la scoperta..ecco che frulla il primo beccaccino di stagione davanti al cane. Lo zio affascinato dalla stranezza dell´evento, imbraccia la sua doppietta ed abbatte il primo signore del vento.. Decidemmo di cambiare improvvisamente terreno di caccia , considerata la presenza di selvatici diversi. La vista di un terreno semi allagato nelle vicinanze incuriosisce tutti incluso i cani, i quali per primi manifestano volontà di entrare.

Tutti d´accordo prendiamo possesso del terreno circostante..ovviamente io e mio padre a dovuta distanza,mentre il nonno e lo zio Michele esploravano il granturco semi allagato. Mentre il dottore seguiva in parallelo. Che emozione..osservare prima e praticare oggi quelle tecniche, l´emozione ancora oggi stuzzica l´emozione per aver vissuto emozioni uniche le quali oggi nessun professore sarebbe in grado di insegnare.. L´intuizione familiare era fondata: all´orizzonte alcuni beccaccini impauriti dalla cerca dei cani si involano rimettendosi poco lontano.

I cani incominciano ad essere entrambi sospettosi al probabile frullo dei selvatici..il terreno da esplorare era colmo di selvaggina. Il gran turco lasciato a terra e diventato cibo agli animali banchetto invitante ai signori dell´aria.. le innumerevoli ferme dei cani,accompagnate da numerose fucilate continue significava ottimo carniere di caccia.. i miei occhi fotografavano per la prima volta dalla nascita i primi beccaccini di una lunga serie successiva,alla mia prima licenza di caccia.

Tutta la giornata, fremendo desideroso di guardare nei loro tascapani, d’annusare il cuoio e sentire quell´odore di polvere da sparo che allora sembrava rimanerti attaccata addosso, ma soprattutto volevo vedere la selvaggina e sentire i loro insegnamenti che per me erano meglio di un libro di avventure. Verso le 17 fini la battuta di caccia. Mio nonno, zio Michele e gli altri amici erano allegri, con la soddisfazione impressa sulle loro facce come sempre. Appoggiarono i loro tascapani, cartuccere e fucili sui rispettivi mezzi e si misero seduti, stanchi ma soddisfatti del carniere abbattuto.

Io cominciai a frugare nei tascapani ammirando il mio primo fagiano ed i primi beccaccini di stagione…con il mio immenso interesse ma soprattutto passione. Nonno ordinò ai cani di salire e rimanere al proprio posto mentre riponeva l´arma nella custodia e riponeva gli stivaloni nel bagagliaio. Concluse le manovre di rito,ci avviamo sulla strada di casa..Arrivati a casa del nonno,questi disse a mia nonna: “Anna, per favore, porta quel vino fatto da ´´Michele, ´´il fratello del nonno´´ speriamo sia buono!´´ Michele, era uno di quegli eroici agricoltori che dopo il secondo conflitto mondiale, fu impiegato nella mitica industria Cirio/bertolli/de rica di zona. Nella quale a suo tempo si produceva il primo pomodoro in scatola.

Ricordi unici.. La nonna tornò con la bottiglia e lui la prese e dopo aperta ne sentii il primo aroma attraverso il mitico tappo in sughero di allora. Dopo un po´ con la sua aria furba da cacciatore esclamò: ” Aceto Michee´´, ma come si fa´ a chiamare vino questo aceto..mah…´sti fratelli!” Alle sue parole il dott. Toti sobbalzò´ dalla sedia e disse al nonno: “Salvatò´´ non vorrai mica bere quel vino? Bisogna prima analizzarlo!… potrebbe far male che ne sappiamo…considerato che sono medico lo porterò a studio!…e no caro dottore disse lo zio lo analizzo per primo!…afferrò il fiasco ed assaggiò quello che lui chiamava il nettare degli dei…un vino frutto di un vitigno autoctono chiamato ´´primitivo´´ dal gusto intenso e saporito, forse chissà.. introdotto in loco dai romani..

Tra una bischerata e l´altra arriva l´ora di cena. Prendo posto vicino al nonno..mentre la nonna prepara la tavola.. Sapevo già che la nonna aveva impastato con le sue mitica maestria, le fettuccine tanto desiderate da tutti con le uova delle nostre galline..pochi minuti e la tavola è subito imbandita. C´era di tutto dal formaggio pecorino al prosciutto fatto in casa.
 
La fragranza della cena accompagnata dalla genuinità della casa rendeva unica ed inimitabile l´atmosfera,certo non erano le abitazioni attuali ma classiche case coloniche le quali nulla da invidiare alle moderne: calde d´inverno e fresche d´astate per mezzo dei materiali naturali utilizzati come il legno e la paglia dove in soffitta veniva riposta la treccia di pomodori invernali dal colore verde i quali maturavano nel periodo natalizio.

Finita la cena i racconti della giornata trascorsa all´insegna della caccia seguiti dagli insegnamenti dettati incominciava a prendere vita. I quali ancora oggi sono custoditi con orgoglio nel bagaglio di esperienza personale che attualmente pratico durante le mie giornate di caccia. Mentre la nonna ci offre il suo mitico dolce fatto in casa con le nostre mele migliori,il nonno si avvicina alla sua cassapanca di legno,afferra la sua attrezzatura,ed incomincia a ricaricare le cartucce in precedenza utilizzate accompagnato dalla sapienza degli amici.
 
Con esperienza e maestria mi insegnava le tecniche della ricarica con il solo uso del bilancino ed attrezzi rudimentali ancora oggi efficaci. Queste in genere venivano caricate di volta in volta,considerati i rispettivi tempi d´opera voluti alla riuscita,considerato che il giorno successivo vi erano gli impegni cuotidiani nei campi e gli animali da allevamento. Ecco, questa è la famiglia che ho avuto la fortuna di avere ed amare da bambino,sapori usi e costumi veri ed unici al mondo, gente per bene, che ha servito in ´´primis´´la patria con onore e legata da sempre alle proprie tradizioni, schietta e con la risata sempre pronta.

Gente di una volta! Quella che oggi bisognerebbe imitare e riproporre al pubblico saturo e dipendente dal progresso tecnologico in continua espansione, uccidendo a colpi di elettronica la genuinità della vita.