ROCCA DELLA VOLPE di Pasquale Carlo Galliano

Rocca della volpe” è un posto angusto, sperduto nel folto a strapiombo su un sottostante torrentello, il così detto “rio delle conche”.
Per raggiungerlo occorre una buona dose di agilità e circa una mezz’ora di marcia, facendo molta attenzione a dove mettere i piedi onde evitare rovinose cadute.

Siamo in pochi a conoscere esattamente questo luogo, frequentatissimo dalla grossa selvaggina che utilizza il passo nelle continue migrazioni da una collina all’altra.
Prese tutte le precauzioni del caso giungo alla posta di buon mattino, poso lo zainetto con i viveri e predispongo la carica della fidata carabina.

Fermo e silenzioso riesco a raccogliere l’essenza di quell’atmosfera che pare surreale a chi, come me, è preda giornaliera dei frastuoni cittadini.
In basso si sente lo scorrere veloce dell’acqua verso il torrente Rea, qualche pietra si stacca dalle pareti scoscese di roccia, la brezza mattutina sollecita il fruscio delle querce e dei castagni circostanti.

In lontananza il gracchiare di alcune cornacchie e il fischio della poiana rompono l’apparente quiete. Anche la ghiandaia e il picchio fanno la loro parte. Tra le foglie secche si muove un topolino campagnolo, attento e alla ricerca di cibarie per l’inverno ormai alle porte. Sono fermo alla posta da circa un’ora. Lo spettacolo della natura circostante mi affascina, creando un’armonia e una tranquillità interiore senza pari.

Se non fosse per le voci concitate degli amici cacciatori in battuta, che sento via radio, mi sarei addirittura scordato il motivo per cui mi trovavo in quel paradiso naturale. Abbasso il volume della radio perché non devo tralasciare un solo attimo di quella serenità. Dallo zainetto estraggo un delizioso panino casereccio e comincio la solitaria abbuffata.

Dal ripido sentiero si ode un piccolo fruscio, ecco comparire un giovane maschio di capriolo che per nulla intimorito della mia presenza passa furtivo e scompare tra il folto degli alberi. Sono oramai trascorse tre ore dall’appostamento, i cinghiali oggi non si sono proprio visti, è ora di rientrare.

Raccolgo tutti i miei pensieri, le mie masserizie e mi avvio su per la collina ringraziando il buon Dio che mi ha consentito, ancora una volta, di avere qualche attimo di sana e spensierata solitudine con un carniere comunque pieno zeppo di buoni propositi e di sani sentimenti.