FRANZEN, LA CACCIA E IL SENATORE ORSI

Tratto da www.ilsecoloxix.it

Immaginiamo la fauna come un capitale che si rivaluta ogni anno. Se spendo l’interesse, posso sempre tenermi il capitale, e il futuro della specie e della caccia sarà salvaguardato”.

Ma esiste anche un’altra strategia di investimento, quella di reinvestire parte degli interessi per far crescere il capitale” ribattei… “Questo varia da specie a specie. Per ciascuna specie esiste una identità ottimale, e alcune hanno una identità più alta dell’ottimale, altre più bassa. Però la caccia deve regolare l’equilibrio”.

Prendete uno dei più gettonati romanzieri contemporanei. Prendete un suo lungo reportage per uno dei settimanali più intelligenti che escono nelle edicole del pianeta, prendete un tema così denso di polemiche come la caccia e un dialogo tra l’autore ambientalista e l’antagonista per eccellenza, il cacciatore.

Ecco, a pagina 86 di Più lontano ancora, l’ultima opera di Jonathan Franzen, edita da Einaudi e già in testa alle classifiche, leggerete questo dialogo. Da una parte l’autore di Le correzioni e Libertà, giornalista e scrittore americano molto amato dai liberal statunitensi, al quale Time ha dedicato una copertina col titolo “A great american novelist” privilegio che aveva riservato in passato solo a Salinger, Nabokov, Joyce.
E dall’altra? Chi è l’antagonista con cui Franzen disserta di caccia, uccelli, filosofia della specie, natura? “Franco Orsi, un senatore ligure del partito di Silvio Berlusconi”.

Orsi è stato intervistato dal great novelist dopo aver presentato “un disegno di legge per liberalizzare l’uso dei richiami vivi ed estendere i tempi e i luoghi in cui è consentita la caccia”.

Orsi, gli chiedo, sapeva del libro? «Beh, l’articolo che scrisse nel 2011 per il New Yorker, me lo inviò ad Albisola, ma del libro appena uscito no, non ne sapevo nulla, me lo sta raccontando lei…”.
Reduce da una giornata di lancio degli stracci in una riunione del Pdl ligure – raccontata proprio sul Decimonono da Giovanni Mari – senatore scajoliano di ferro, sindaco di Albisola Superiore, Orsi ricorda la sua giornata con Franzen. «È un vero ambientalista, con spirito anglosassone, ma non del tutto ostico all’attività venatoria. Mi telefonò un’assistente e mi chiese un appuntamento. Era la fine del 2010. Andai all’aeroporto e lo portai negli uffici del gruppo regionale del Pdl. Avevo appena presentato una legge che avrebbe modificato radicalmente la cosiddetta caccia organizzata. Suscitò un vespaio di polemiche, passò in Senato e si arenò definitivamente alla Camera».

«Chiacchierammo per alcune ore. Veniva da un viaggio-reportage sul bracconaggio. Prima tappa Cipro, poi Malta, in Campania dove la camorra crea veri habitat per i bracconieri che arrivano da tutto il mondo».

“Orsi è un bell’uomo sulla quarantina
– scrive Franzen – dallo sguardo dolce. È un appassionato cacciatore che sceglie dove andare in vacanza in base alle prede cacciabili… mi mostrò (Orsi) un giornale con la foto di un cinghiale che correva per le strade di Genova…”.
Il cinghiale Piero, star di Facebook con ottomila seguaci.

Come vi siete lasciati? «Benissimo. È un anticaccia civile, un ambientalista profondo, mosso da una sincera passione».

Pensai che Orsi non avesse tutti i torti – prosegue Franzen – ma secondo gli ambientalisti italiani con cui parlai in seguito, la sua retorica dimostrava solo che era bravo a manipolare i giornalisti”.

Bella pubblicità gratuita alla vigilia di una campagna elettorale che nascerà dagli stracci lanciati, dalle coltellate evitate, dagli armadi con o senza scheletri la cui apertura è stata platealmente annunciata.

Orsi è soddisfatto dell’assist culturale che arriva da New York? Il senatore sorride sornione, poi a mezza voce: «Beh, scrive che sono un bell’uomo sulla quarantina…».

Mario Paternostro