TOSCANA: PER COLPA DI ULISSE CINGHIALI E DAINI LASCIANO A SECCO GLI ALLEVAMENTI

Tratto da www.viniesapori.net

Non solo le colture. Adesso cinghiali, daini e cervi prendono d’assalto le magre risorse d’acqua lasciando bovini, ovini ed equini a secco.
In Toscana la siccità ha spinto migliaia di ungulati assetati, cresciuti a dismisura tanto da essere una vera e propria emergenza sociale, ad abbeverarsi nei pozzi e nei laghetti frequentati abitualmente dagli animali allevati.

La denuncia parte da Volterra dove l’allevatore Bartolomeo Carta è costretto a portare due cisterne da 50 quintali l’una, direttamente nei campi, per rifornire gli abbeveratoi e dissetare le sue pecore.

L’acqua dei laghetti naturali non basta più per tutti: “Quella poca che c’è – racconta – sono i cinghiali a bersela in barba al bon ton. Saccheggiano anche le pozze, non gli basta divorare i raccolti!”.

La prolungata siccità e le alte temperature hanno trasformato i pascoli toscani in deserti dove è impossibile trovare un filo d’erba verde. E la risorsa idrica è in via di estinzione.

Un fenomeno che apre inquietanti scenari in Toscana dove sono circa 700 mila capi tra ovini, bovini, caprini, bufalini, equini ad avere difficoltà ad abbeverarsi, con esiti pesantissimi sulla quantità delle produzioni e sul benessere degli animali.

Secondo Coldiretti (info su www.toscana.coldiretti.it) e Associazione Regionale Allevatori la siccità costerà alle 25 mila allevamenti presenti sul territorio regionale tra il 70% e l’80% in più ogni giorno per l’alimentazione e per la perdita di latte che potrebbe subire diminuzioni anche del 30% – 40%.

“I pascoli sono secchi – spiega Roberto Nocentini, Presidente dell’Associazione Regionale Allevatori – e gli allevatori sono già costretti ad utilizzare, per dare da mangiare agli animali, il fieno, intaccando pesantemente le riserve invernali. In Toscana, in estate, di solito, gli animali si alimentano con l’erba dei pascoli, cosa che riduce notevolmente i costi di gestione. È una situazione straordinaria ed incredibile”.

Molti imprenditori dunque vivono le difficoltà di Bartolomeo Carta che nel suo allevamento ha 450 capi di razza sarda, ovini selezionati e certificati. “La mancanza di pioggia fa scarseggiare l’erba nei pascoli: per alimentare gli animali usiamo il foraggio che siamo costretti ad acquistare dal Nord a 20-25 euro al quintale. Se le pecore non mangiano anche la produzione di latte ne risente. E poi l’erba secca le rende meno fertili e produttive“.

In Toscana l’erba non è mai mancata come ricordano gli allevatori: “In Toscana dove i pascoli sono sterminati e l’erba non è mai mancata è un fatto storico eccezionale, e difficilmente prevedibile – ricorda Nocentini – . E adesso ci si mettono anche gli ungulati a peggiorare una situazione già compromessa. Finite le scorte di fieno, ormai prossime, saremo costretti ad acquistare le foraggere con un notevole aumento dei costi di produzione. Al momento, in questa fase, siamo costretti a tenere le greggi dentro le stalle”.

Niente pascolo significa “calo produzione di latte tra il 30%-40% – spiega Fausto Ligas, Presidente Coldiretti Siena e allevatore – crescita rallentata per le razze da carne e calo della fertilità. Le pecore rischiano di andare in asciutto, ovvero di non produrre più latte, 1-2 mesi prima rispetto alla normalità”.

In Toscana, come già denunciato nelle scorse settimane da Coldiretti, l’arrivo di Ulisse rischia di dare il colpo di grazie alle coltivazioni agricole. La siccità potrebbe infatti, costare in termini di mancata produzione tra il 30% ed il 40% per un valore che si aggira tra i 20-25 milioni di euro. Grosseto, Siena, Arezzo e Pisa le province dove è concentrato il grosso della produzione di mais, sorgo e girasoli.

Gli allevatori, come tutti gli agricoltori, temono un taglio della fornitura d’acqua alla rete idrica per “irrigare” le foraggere ed i campi: “Sarebbe un colpo molto duro – conclude Nocentini – per tutto il comparto“.