PADELLA IN RISERVA …. COMUNQUE COSTA.

Benelli 828 U Beccaccia

Sbagliare il capo di ungulato in azienda privata, brucia, ma dobbiamo essere consapevoli che anche se non colpito comunque un costo da sostenere c’è.

A volte mi trovo a ragionare con amici che anche se non abitualmente, frequentano riserve di caccia, per poter ambire alla cattura “più facile” di un trofeo da cacciare a palla. Questo perché a volte la propria stagione venatoria è stata più sfortunata del solito, oppure perché si intende cacciare un selvatico non presente nei distretti di appartenenza.

Ecco che quindi il cacciatore decide di affrontare un viaggio più o meno lungo, sovente con vitto ed alloggio, per incarnierare l’ambito selvatico.
Nelle riserve di caccia si fa ovviamente di tutto per garantire il capo desiderato, è di fatto nel loro interesse, ma il cento per cento non può essere assicurato, semplicemente perché in quell’alba o in quel crepuscolo di appostamento il selvatico può aver deciso di frequentare un altro luogo della riserva di caccia.

Nella riserva ovviamente si lavora per la soddisfazione del cliente, studiando approfonditamente i luoghi di pascolo degli animali, il come posizionarvi le altane per garantire meglio il tiro, e effettuando pasture che attraggano i selvatici con regolarità. Resta il fatto che questi possono non venire, ma se arrivano e si predispongono al meglio, spetta al cacciatore completare l’opera.

Di fatto il tiro, che sovente riesce, per mille motivi può anche non riuscire, dando modo al cacciatore di imprecare sulla propria padella. Il capo è stato mancato, sarà per la prossima volta.

Però è evidente che il gestore della riserva di caccia non può dirci ok alla prossima volta, perché comunque costi sostenuti ci sono eccome. Certo è ovvio non c’è da pagare l’abbattimento del capo e il relativo costo di primo trattamento spoglia ma dobbiamo considerare che dal momento della prenotazione della cacciata la riserva di caccia ha anticipato dei costi di cui dobbiamo avere chiarezza. Per attrarre il capo i guardiacaccia si sono prodigati nella pasturazione e in “ronde” di osservazione e questo non per uno ma per alcuni giorni, sino a che hanno potuto stabilire che il selvatico ambito frequenta con ragionevole certezza il tal luogo.

A questo punto scatta l’azione di caccia, con il guardiacaccia che accompagna il cacciatore sul luogo e rimane con lui tutto il tempo necessario (a volte ore) affinché il selvatico si palesi per il tiro. Il mancato colpo a bersaglio, fa si che quel luogo sia “bruciato”, ossia per alcuni giorni – sovente per più di una settimana – li non torni nessun selvatico ad alimentarsi.

Di fatto è quello un punto sparo per il quale la riserva di caccia non può usufruire per un po’ di tempo, non potendoci realizzare altri abbattimenti sino a che gli animali superata di nuovo la diffidenza non tornano a frequentarlo. Sarà di fatto una zona della riserva nella quale il gestore non riuscirà a realizzare reddito nell’immediato futuro.

Questi fattori di cui a volte si parla con gli amici che hanno avuto la sfortuna di non colpire devono essere considerati, quando il gestore ci chiederà comunque un costo e noi storceremo comunque la bocca dato che non abbiamo colpito il selvatico.
Un costo quindi esiste, non è del capo, ma del servizio, e del mancato potenziale reddito dei giorni a venire.

 

 

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