I NOSTRI CANI DA CACCIA ED IL CORONAVIRUS
In tempi di coronavirus, anche i nostri cani da caccia possono subirne un effetto indiretto. Analizziamo la situazione.
Siamo obbligati a stare in casa il più possibile ed usciamo solo per casi di stretta necessità. Questo è il disposto delle Autorità e noi lo rispettiamo seguendo le disposizioni. Ma la vita di un cacciatore è spesso legata a uno o più cani da caccia e anche ad essi è necessario assicurare un livello di continuità nelle loro abitudini di vita.
Un primo limite lo troviamo nella nostra abitudine, comune a molti, di frequentare in questo periodo, quagliodromi o riserve di caccia per far sgambare i gli ausiliari e mantenerli in allenamento o addestrare cuccioli e cuccioloni. Questa attività ci è preclusa, non rientra certo in uno stato di necessità. Ci torneremo comunque appena possibile.
Ma è altrettanto chiaro che i cani, soprattutto quelli dei cacciatori, hanno bisogno di muoversi e di non veder stravolte le loro abitudini alimentari e dei loro bisogni.
Se abitiamo in campagna o in una casa con corte o giardino il problema non sussiste. Basterà liberare i cani li per il tempo necessario, il loro correre farà bene a loro ed a noi.
Ma se abitiamo in appartamento assieme al cane, sarà necessario comunque farlo camminare e non ridurlo all’ozio forzoso. Questo rientra in un certo qual modo nelle situazioni di necessità ed allora potremo uscire di casa con il cane al guinzaglio e fargli fare la sgambatina e i suoi bisogni. E’ questo il caso nel quale occorre munirsi dell’AUTOCERTIFICAZIONE (scaricabile cliccando qui se non ne siete in possesso) barrando la sezione ”situazione di necessità”. Naturalmente in questa uscita sarete chiamati alle massime cautele suggerite, ossia guanti, mascherina e non avvicinarsi ad altre persone che magari stanno facendo la medesima cosa. Comunque nel caso di uscita, al ritorno in casa è utile effettuare un lavaggio approfondito delle mani poiché il cane, magari lasciato libero al parco, può essere stato toccato inavvertitamente o volutamente da altra persona o possa essere stato a contatto con superfici, ove da pochissimo è stato depositato il coronavirus, magari per starnuto o colpo di tosse di altri.
Per quanto riguarda gli accessi agli ambulatori veterinari, che ovviamente rimangono aperti, è utile rinviare tutte le cose che sono rinviabili di un po’ (vaccinazioni, esami diagnostici, interventi chirurgici se il veterinario li ritiene differibili, ecc). Per quelle che possono esser considerate urgenze è sempre preferibile un contatto telefonico preliminare con il Veterinario, dato che l’appuntamento è d’uopo, visto le spesso piccole dimensioni degli studi veterinari che comportano il rischio ravvicinato di più proprietari a stretto contatto.
I negozi di alimenti per animali rimangono aperti e naturalmente è possibile andarci e il consiglio è magari quello di fare una buona scorta di alimenti o di quel che occorre.
Ultima cosa, decisamente importante, al momento le risposte avute su specifiche interpellazioni, rivelano che non ci sono evidenze scientificamente provate che il cane, al pari del gatto, possa essere affetto da coronavirus o possa esserne portatore. Però magari limitare certi tipi di effusioni, non proprie per la verità alla maggior parte dei cacciatori, possono essere evitate e comunque vale il medesimo principio già espresso. Dopo aver toccato il cane è utile in serio lavaggio delle mani.