PFVP- PRINZI COLMA UNA LACUNA
Il Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) colma una lacuna avvertita da tempo non solo dai cacciatori ma dagli agricoltori che si pongono da tempo come soggetti della gestione faunistica e di iniziative di allevamenti di specie autoctone e rappresenta lo strumento attraverso il quale la Provincia definisce le linee di pianificazione e programmazione del territorio per una corretta gestione della fauna selvatica e del prelievo venatorio.
E’ il commento del consigliere provinciale di Potenza Vittorio Prinzi che aggiunge: “va evidenziato l’impegno dell’Amministrazione, dell’Assessore Figliuolo, degli uffici, un impegno particolarmente gravoso per garantire l’equilibrio tra tutela dell’habitat ambientale delle specie faunistiche e lo svolgimento dell’attività venatoria. Si pensi che nel territorio provinciale ricadono due Parchi Nazionali (Val d’Agri e Pollino), un Parco Regionale (Gallipoli Cognato), cinque Riserve Naturali Statali, quattro Riserve Naturali Regionali oltre ad alcuni Siti Natura 2000.
Il Piano faunistico venatorio – sottolinea – contiene un quadro aggiornato di elementi conoscitivi sulla base dei quali deriva coerentemente la pianificazione faunistica ed è articolato per comprensori omogenei e comprende l’individuazione tra l’altro d’istituti e di aree destinate alla protezione della fauna selvatica, la cui superficie è compresa tra il 20 e il 30% del territorio agro-silvo-pastorale, in particolare: oasi di protezione, destinate al rifugio, alla riproduzione e alla sosta della fauna selvatica; zone di ripopolamento e cattura, destinate alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale e alla cattura della stessa per l’immissione sul territorio; aree protette in cui sia vietata l’attività venatoria anche per effetto di altre leggi o disposizioni; di proposte di delimitazione degli ambiti territoriali di caccia (ATC); di zone per l’allenamento, l’addestramento e le gare dei cani da caccia; di istituti a gestione privata la cui estensione non superi il 15% del territorio agro-silvo-pastorale, in particolare localizzazione ed estensione di aziende agri-turistico-venatorie, di aziende faunistico-venatorie e di centri privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale, finalizzati alla ricostruzione della fauna autoctona; di centri pubblici di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale, finalizzati alla ricostruzione della fauna autoctona.
Di rilievo sono anche i criteri individuati per la determinazione del risarcimento in favore dei proprietari o conduttori dei fondi rustici per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e alle opere su fondi ricompresi nelle oasi di protezione, nelle zone di ripopolamento e nei centri pubblici di produzione di selvaggina oltre ai criteri per corresponsione degli incentivi in favore dei proprietari o conduttori dei fondi rustici che s’impegnino alla tutela ed al ripristino degli habitat naturali e all’incremento della fauna selvatica”.
Per Prinzi “l’attuazione dell’importante strumento richiede il massimo della concertazione tra Amministrazione, Comuni, Regione, mondo venatorio, associazioni professionali agricole ed associazioni ambientaliste, attraverso strumenti di verifica periodica. Non si sottovalutino i “ritorni” economici diretti ed indotti derivanti da allevamenti locali di fauna selvatica e dall’arrivo di cacciatori extraregionali”.
Tratto da www.lasiridite.it