POMERIGGIO DI CACCIA (al Pitone…) dell´Ing Claudio Leonetti
Sono quasi le sei di un pomeriggio veramente caldo.
Strano Gennaio, quest’anno fa molto più caldo degli altri anni qui, nel Nord del Cameroun.
La mattina non riesco a cacciare oltre le undici ed il pomeriggio faccio fatica a fare due ore di “passeggiata”.
Il terreno è pressoché pianeggiante ma il mio “quintale” si fa sentire, guardo l’orologio e faccio cenno di tornare verso la pista dove ci attende Ibrahim con il pick-up.
Ho ancora mezz’ora di luce, quanto basta per rientrare al campo.
Ho sentito dei colpi, è il mio compagno di caccia Christian che ha tirato con il 12, avrà preso delle faraone; meno male, ero stufo di mangiare “Ris Parfumé” e sardine in scatola.
Visto che caccio il bufalo da solo, la visibilità è una condizione essenziale, non mi piace camminare a lungo nella vegetazione fitta senza sapere chi mi sta intorno.
Ieri mattina ho avuto una opportunità, abbiamo avvistato dei bufali e gli abbiamo teso l’agguato, di corsa gli ho tagliato la strada e li ho aspettati dove sarebbero dovuti uscire dalla vegetazione, a favore di vento. Vedo la bestia nera che esce dal fitto, non più di venti metri da me, vedo la testa ed il collo, è il primo del gruppo, si ferma, allunga il collo con il naso in alto e si gira verso di me, rientra fragorosamente nella vegetazione e gli altri lo seguono.
Che diavolo è successo, mi ha guardato, ma sono sicuro che non mi ha visto perché ero immobile, controllo il vento ed ecco la sorpresa, un refolo di vento contrario ha portato il mio odore. Accidenti che sfiga, non ho nemmeno fatto in tempo a vedere se era maschio o femmina; così è la caccia.
Dice qualcosa indicando in terra davanti a noi tra le paglie; ripete e questa volta lo capisco, dice “serpent bois” che suona più o meno “serpan bwa”.
Guardo in terra a tre, quattro metri da noi, ma non vedo niente, anche il “porteur” è in agitazione e mi indica un punto tra le paglie rade; lo vedo, è un grosso pitone che qui evidentemente chiamano “serpente legno o serpente ramo”, forse per le dimensioni o per il colore.
E’ una specie cacciabile, è incluso nella mia licenza di Caccia Grossa; so che non è velenoso, è un costrittore, ma so che ha due artigli in corrispondenza dell’orifizio anale, due spine di due centimetri di lunghezza che adopera per tener ferma la preda mentre la soffoca, devono fare un gran male quando entrano nelle carni di una gamba.
Decido di tirare, tolgo l’ottica dal mio .378 Weatherby caricato a palle blindate, prendo la mira e faccio partire il colpo. Si alza un po’ di polvere, ricarico e vedo che il pitone viene verso di me, mi attacca, il corpo si muove compiendo delle anse, ma la testa è dritta verso di me, non punta le gambe bensì il viso, ho addirittura l’impressione che mi guardi negli occhi. Resto immobile, prendo la mira e tiro quando è a non più di un metro da me e questa volta lo prendo in testa.
Restiamo tutti e tre immobili ad osservare la scena, il serpente si muove ancora, ma oramai credo che non ci sia nulla da fare per lui. Adamou, il porteur, per sicurezza gli dà un paio di randellate sul capo.
Il primo tiro gli aveva sfiorato la testa e gli aveva bucato il grosso corpo, questo lo aveva sicuramente fatto infuriare. Sono rimasto di stucco, non pensavo mi attaccasse ma, d’altra parte, lo avevo ferito.
Ora bisogna prenderlo per metterlo sul pick-up, ma nessuno dei miei aiutanti lo vuole prendere con le mani (io ovviamente non ci penso neanche).
Li prendo in giro perché so che da quelle parti il pitone lo cacciano nelle buche dove si ripara dal caldo; un uomo si infila nella tana e lo tira fuori, con le mani e la lancia.
Ma come, gli dico, lo catturano con le mani e voi avete paura di prenderlo da morto?
Hamadou mi dice serio che l’uomo del villaggio che cattura i pitoni ha il “GRI-GRI“ del pitone. Haaa !!!! Gli dico, se è così allora ……
Nota: il gri-gri è un amuleto che lo Stregone del villaggio prepara e che i “credenti” portano al collo o legato alla cintura. Il gri-gri è personalizzato, spesso è un’ unghia o un corno o un sacchetto con dentro non so cosa che lo Sciamano prepara con cura e con molta ritualità. Ne ho una collezione, sia comprati che tolti ai bracconieri che vengono catturati nel Parco e nelle Zone di Caccia.
Ne ho uno di un Bororo (tribù nomade di pastori) con un dado di acciaio e 18 sacchettini, tanti quanti gli anni del giovane che ha commesso l’errore di entrare con la mandria di mucche nella Zona di Caccia. Lo Sciamano lo ha convinto che il “dado magico” gli fa da corazza, indossando il gri-gri è protetto dalle fucilate (come un giubbetto antiproiettile); ma non dalle randellate delle guardie del Parco della Benoué.
Tutti i salmi finiscono in gloria; il pitone verrà un po’ mangiato fresco e la rimanente parte seccata al sole.
Dicono che è buono, come il pesce, bah !!! Mi tengo la curiosità ed il riso con sardine.
Claudio Leonetti, Gennaio 2009