CINGHIALE

Classificazione

Classe: Mammiferi
Ordine: Artiodattili
Sottordine: Suiformi
Famiglia: Suidi
Sottofamiglia: Suini
Genere: Sus
Specie : Sus scrofa
Nome scientifico: Sus scrofa


Areale di diffusione

Il cinghiale è un possente animale progenitore dei maiali domestici, presente nella maggior parte dei Paesi europei da prima della comparsa dell’uomo; le prime tracce della sua caccia attuata dai primitivi risalgono infatti all’Età del Ferro (IX secolo a.C.). Ad oggi è diffuso su di un’area estremamente vasta che va dall’Europa all’Asia Centrale e Meridionale, compresa l’Indonesia, spingendosi anche a sud fino all’Africa Settentrionale. Per quanto riguarda la sua presenza in Gran Bretagna, il cinghiale non esiste più allo stato brado, ma vive comunque in cattività in quanto la sua carne è fortemente apprezzata. Solo qualche decennio fa, la fuga di alcuni esemplari da allevamenti nella zona del Weald ha permesso la creazione di una nuova popolazione brada di cinghiale anche nell’isola britannica.

Alla metà del Cinquecento gli Spagnoli lo importarono anche nel Nuovo Continente appena scoperto e lì si è poi naturalizzato in diverse zone degli Stati Uniti dove, a causa delle sue abitudini alimentari onnivore e, talvolta, predatorie, ha determinato e determina gravi danni alla fauna originaria. Situazione molto simile a quella americana la riscontriamo anche in Australia, Nuova Zelanda e in molte isole dell’Oceania. In Europa, nonostante l’apporto costante di esemplari a scopo di ripopolamento venatorio, l’entità della popolazione appare invece regredita in molte aree, completamente assente in Scandinavia, Svezia, Norvegia e Finlandia. Simili al cinghiale (pur non facendo parte dello stesso genere) sono il facocero e il pecari, diffusi rispettivamente in Africa e Sud America.


cinghiale



Per quanto riguarda la sua diffusione in Italia è tuttora piuttosto importante, soprattutto nelle regioni boschive centro meridionali, fatta eccezione per la Sicilia, grazie ai ripopolamenti effettuati a scopo venatorio dagli anni ´50, con esemplari provenienti dall´Est Europa. Particolarmente diffusi in Toscana sono i cinghiali derivanti da incroci di diverse varietà con la sottospecie Sus scrofa majori, comunemente chiamata “Maremmana”. Tali incroci, effettuati con animali appartenenti a popolazioni dell’Europa nord orientale, immesse in Italia a scopo venatorio, hanno permesso il diffondersi di soggetti più grandi e prolifici rispetto a quelli appartenenti alla popolazione originaria italica.

Altro fenomeno da evidenziare nella nostra penisola è che, per errori gestionali e rilasci (volontari o involontari) di suini domestici, il cinghiale ha subito meticciamenti anche con questi ultimi, con nascita di ibridi fecondi dai caratteri fisici prossimi al maiale, soprattutto relativamente all’alto numero di soggetti nati per nidiata e al notevole peso che possono raggiungere. Questi eventi hanno però in parte determinato squilibri ecologici perché la massiccia presenza, in alcune aree, di questi animali onnivori e sempre affamati ha determinato la riduzione del numero dei volatili che nidificano a terra, di varie specie di rettili e di alcuni coleotteri.


Habitat

Il cinghiale risulta essere una specie molto ben adattabile ad ambienti diversi, compresi quelli abitati dall’uomo, anche se è un animale piuttosto schivo. Vive sia in pianura sia in montagna che raggiunge spostandosi fino al limite della vegetazione arborea, fin dove non è ancora presente neve. Generalmente predilige le zone collinari con folti boschi in cui la sua presenza risulta positiva per la continua opera di scavo che attua alla ricerca del cibo; questo atteggiamento permette infatti di interrare semi ed eliminare insetti dannosi per il sottobosco. Quando invece pastura in zone prossime alle colture, può rappresentare un rischio per i cereali (soprattutto mais), per i frutti di alberi o per l’uva di cui è goloso.

La macchia mediterranea rappresenta per lui un habitat ideale perché gli offre un rifugio sicuro; là dove altri animali difficilmente arrivano, il cinghiale si muove infatti agevolmente grazie alla potente struttura corporea e alla spessa pelle setolosa che lo protegge. Condizione necessaria, nei territori in cui vive, è una buona presenza di acqua e di terreni umidi, meglio ancora stagni o pozzanghere fangose dentro le quali, soprattutto in estate, il cinghiale ama rotolarsi a lungo per liberarsi dai parassiti.
 

Caratteri distintivi

Il cinghiale (Sus scrofa) è un animale massiccio, le cui dimensioni variano al variare della sottospecie di appartenenza, in relazione agli eventuali insanguamenti avuti con il maiale domestico, all’età raggiunta, e al sesso d’appartenenza. Inoltre, in aree in cui le disponibilità alimentari sono maggiori, come nelle Alpi Italiane, il peso dei soggetti maschi può frequentemente raggiungere i 200 kg. I soggetti più grandi appartengono a sottospecie che vivono in Polonia e nei Carpazi e che annoverano cinghiali di anche 350 kg. Il peso dei maschi nostrani può andare in media dai 45 ai 180 kg, mentre la femmina, più piccola, pesa tra i 30 e i 150 Kg. La lunghezza testa-corpo è in media di 100-150 cm, con un’altezza che raggiunge sovente i 90-100 cm al garrese.

La testa , triangolare e allungata, attaccata ad un collo breve e massiccio, è talmente grande rispetto al resto del corpo da rappresentarne un terzo del totale e spesso appare coronata da una fitta criniera dorsale. Il muso è lungo e conico, terminante con il “grugno”o “grifo”, mobile, utilizzato per lo scavo e il ribaltamento del terreno quando l` animale è alla ricerca di tuberi, radici o invertebrati. La testa è contornata da orecchie grandi e dritte con all’apice un ciuffo di setole. Gli occhi, disposti lateralmente, appaiono piuttosto piccoli e si accompagnano ad una vista mediocre, tipica di un mammifero attivo al crepuscolo e di notte, al contrario dell’olfatto e dell’udito che sono sensi sviluppatissimi in questa specie. Il cinghiale possiede una dentatura da onnivoro, composta da 44 denti; il dimorfismo sessuale si caratterizza anche nell’evidente differenza di sviluppo tra i canini del maschio e quelli della femmina, più piccoli. I maschi adulti hanno infatti denti canini trasformati: quelli della mandibola superiore, detti “difese”, sono piegati verso l’alto e sfregano contro i canini inferiori,detti “coti”, anch’essi rivolti verso l’alto. Essi sono vere e proprie zanne che possono raggiungere dimensioni ragguardevoli di 25-30 cm, sporgendo dalle fauci anche per 15 cm; vengono utilizzate sia nella ricerca del cibo mediante scavo del terreno sia per combattimenti tra maschi o nella difesa da eventuali predatori, rappresentando spesso delle armi micidiali.

Le zampe di questo suide sono sottili e corte rispetto al corpo, poggiano esclusivamente sulle due dita anteriori, munite di zoccoli, mentre le posteriori permangono, regredite, sottoforma di speroni. Queste caratteristiche sono solamente in apparenza un limite per gli spostamenti perché il cinghiale è in realtà un corridore rapido e potente. Il mantello del cinghiale nostrano è tendenzialmente grigio-nerastro, con tonalità diverse a seconda della stagione; appare più scuro sulla parte dorsale per schiarirsi in quella ventrale, la muta avviene in primavera e in autunno. Il manto è costituito da pelo folto, cosparso di setole che possono formare sul dorso una lunga criniera detta “giara”. La differenza tra il mantello invernale ed estivo risiede solamente nella densità delle setole, più rade nella stagione calda, mentre il colore non cambia. I piccoli presentano invece un caratteristico mantello mimetico striato dorsalmente, strie pallide che scompaiono all’età di 5-6 mesi e che vengono sostituite dal mantello dell’adulto. La pelle risulta particolarmente spessa e poco vascolarizzata, caratteristica che la rende resistente, nei confronti di ferite e infezioni, durante gli spostamenti nelle aree boschive. In effetti, il suo passaggio tra il fitto sottobosco è talmente irruento da rendere di facile individuazione i percorsi (“trottoi”) che esso effettua abitualmente, per la formazione di vere e proprie gallerie ripulite dalle piante. Inoltre la pelle robusta e lo spesso strato di grasso sottocutaneo ( la cosiddetta “armatura”) proteggono il cinghiale sia dai morsi di altri animali come le vipere sia da quelli dei con specifici, durante la stagione degli amori.

Infatti, intorno ad Ottobre-Novembre, quando i maschi cominciano a combattere tra loro per le femmine, si accumula grasso a livello dei fianchi; questo fungerà non solo da riserva energetica, in periodi in cui il maschio avrà meno tempo e voglia di nutrirsi, ma anche per difendere l’addome dalle staffilate inferte dagli altri maschi con le micidiali zanne. Il tronco termina con una coda di 12-20 cm, tenuta spesso dritta e completata con un ciuffo di setole brune. I grugniti emessi dai cinghiali sono molto simili a quelli dei maiali.


Biologia

Il cinghiale è un’animale di abitudini prevalentemente notturne e crepuscolari, mentre durante il giorno rimane inattivo, in un riparo detto “lestra”, tra il fogliame e i cespugli, in zone calde e soleggiate o, se è estate, immerso nel fango. Quest’ultima abitudine, definita dell’”insoliarsi”, gli permette, oltre che di contrastare l’attacco insistente di parassiti cutanei, anche di mantenere una temperatura corporea adeguata, quando quella ambientale si innalza eccessivamente nei pomeriggi estivi. Una volta che lo strato di fango si è seccato, se ne libera strofinandosi sui tronchi degli alberi. La testimonianza del suo passaggio è infatti spesso fornita dalle presenza delle pozze (insogli) che utilizza e dei tronchi degli alberi che usa come dei raschiatoi (soprattutto conifere) o che marchia con le zanne.

Quando le temperature si abbassano, i cinghiali si scavano tane nel terreno, imbottendole con sostanze vegetali: quelle costruite dai maschi risultano allungate e ospitano generalmente un solo animale, mentre quelle delle femmine e dei piccoli sono più tondeggianti e possono ospitare fino a quindici soggetti. I cinghiali si raggruppano in maniera differente a seconda del sesso e dell’età; le femmine si riuniscono in branchi più duraturi, comprendenti più adulti con la prole, i maschi formano invece gruppi più esigui e meno stabili, non di rado allontanandosi e diventando dei solitari attorno ai due anni. Nella dinamica sociale del gruppo, la femmina trainante assume un ruolo basilare.

Quando un branco deve spostarsi è sempre la femmina più vecchia a guidare il piccolo esodo seguita dalle altre, mentre i giovani maschi formano la retroguardia. La struttura sociale è infatti di tipo matriarcale, tanto che l’eliminazione della scrofa dominante determina nella gerarchia dei repentini sconvolgimenti e riaggiustamenti che possono portare anche all’allontanamento di alcuni soggetti dal branco. Il territorio vitale di un maschio adulto si aggira attorno ai 5-7 kmq, mentre quello di una femmina tra 1,5 e i 4 kmq, ridotto a 50-100 mq nel periodo del parto. 

Pur essendo abbastanza legato ad un dato territorio, il cinghiale non può essere considerato un animale territoriale né, tanto meno, stanziale vista la frequenza con cui compie lunghi spostamenti, anche di 10-15 km in un giorno, per cambiare l’area di ricerca del cibo. La capacità riproduttiva, sia nei maschi che nelle femmine, è raggiunta attorno ai 16/18 mesi, tuttavia le femmine vengono di regola coperte a 2 anni e i maschi raggiungono la piena maturità sessuale a 4/5 anni. Il periodo dell’accoppiamento coincide con i mesi invernali, andando da Novembre a Gennaio. E’ in questo periodo che i maschi adulti ricercano le femmine, facendo letteralmente irruzione nei loro branchi da cui allontanano i giovani maschi presenti.

Gran parte delle volte ingaggiano tra loro lotte abbastanza cruente visto le armi temibili che possiedono, di solito si dispongono fianco a fianco colpendosi sulle spalle coi lunghi canini. Le femmine, una volta coperte, scavano la tana nel terreno e la mimetizzano con arbusti e vegetali; dopo una gestazione di 112-115 giorni, a Febbraio-Marzo, partoriscono da 2-3 fino a 10-12 cuccioli di circa 750 gr che verranno svezzati a circa 2 mesi e mezzo di vita, dopo aver poppato per 15-20 giorni e, in seguito, cominciato a brucare l’erba, per arrivare all’indipendenza verso i 6 mesi.

Nonostante l’autonomia raggiunta abbastanza precocemente, i suinetti rimarranno con la madre fino ad un anno di vita, terminato il quale se maschi si allontanano dal gruppo all’età di circa due anni, altrimenti rimangono nel branco di femmine. Quindi la struttura sociale di questi gruppi è sostanzialmente formata da soggetti femminili, con i piccoli nati nell´anno più i nati dell´anno precedente. Se si fa eccezione per il lupo, ormai piuttosto raro e dalla presenza limitata a zone ben circoscritte, il cinghiale adulto non ha predatori naturali e l’attività venatoria rimane il principale fattore di prelievo; i cinghiali possono talvolta raggiungere anche i 20 anni di età, con una vita media di 12-15 anni.


Alimentazione

Come il maiale, anche il cinghiale è un onnivoro quindi la sua dieta appare estremamente varia; essa comprende radici, tuberi, frutti, bacche, granaglie, larve di insetti, lombrichi, lumache, uova di uccelli, pulcini caduti dal nido, piccoli rettili e anfibi, persino topi. Non disdegna carcasse, piccoli mammiferi o di discrete dimensioni se già feriti e quindi facili da predare in branco. Nelle aree agricole si nutre anche di cereali, legumi e patate. Come già detto, la ricerca del cibo viene effettuata grufolando, ovvero usando il grugno per smuovere il terreno.


Sara Ceccarelli