IL CAPRIOLO
Classificazione
Classe: Mammiferi
Superordine: Ungulati
Ordine: Artiodattili
Sottordine: Ruminanti
Famiglia: Cervidi
Genere: Capreolus
Specie: capreolus
Nome scientifico: Capreolus capreolus
Areale di diffusione
Il Capriolo, grazie alla sua versatilità alimentare, è ad oggi ampiamente diffuso in gran parte dell’Europa continentale, spingendosi fino alla Gran Bretagna e, ad est, fino ad occupare il Medio Oriente. Manca invece in Irlanda, Grecia e Portogallo.
Anche in Italia, dove la popolazione alcuni decenni fa sembrava addirittura vittima di un inarrestabile declino, attualmente si trova molto ben rappresentato sull’intero Arco Alpino, sull’Appennino Ligure e Lombardo e su quello Tosco-Emiliano. In altre regioni ne stanno attuando la reintroduzione.
In relazione alla sua distribuzione geografica, la classificazione ne prevede tre sottospecie: il C. capreolus capreolus, europeo, presente in Europa e in Asia Minore; il C. capreolus pygargus, siberiano, presente dal Sud-Est Europeo fino alla Corea, più grande dell’Europeo e, infine, il C. capreolus bedford, cinese, che popola la Corea, la Manciuria e il Nord-Est della Cina, strutturalmente intermedio tra l’europeo e il Siberiano.
Caratteri distintivi
Il Capriolo è il più piccolo rappresentate della Famiglia dei Cervidi, ma di gran lunga il più comune in tutto il nostro Continente. Grazioso ed elegante, le sue dimensioni variano al variare del sesso, dell’età e dell’alimentazione, ma in generale la sua lunghezza va da 90 a 140 cm, per un’altezza al garrese di circa 55-80 cm. Il peso, che nella femmina si aggira attorno ai 18-23 kg, nel maschio può raggiungere i 25 kg.
I suoi lunghi e sottili arti gli permettono di raggiungere velocità notevoli anche nella boscaglia, grazie soprattutto alla strabiliante capacità di saltare che gli permette di percorrere, con un solo balzo, fino a due metri di altezza e sette-otto metri di lunghezza. Il muso quasi disneyano è incorniciato da grandi e mobilissime orecchie che gli consentono un udito sviluppatissimo, così come sviluppato è il senso dell’olfatto, grazie alle scure e umide narici. Questi due sensi, per un animale abituato a vivere nel folto sottobosco, sembra siano molto più utili della vista per sottrarsi ad eventuali predatori.
Il colore del mantello varia in maniera evidente con le stagioni, con mute che si hanno in Ottobre/Novembre e in Aprile/Maggio: in primavera il mantello, più corto, assume una colorazione bruno rossastra, piuttosto viva, mentre in autunno il pelo, allungatosi, tende ad ingrigirsi e imbrunirsi. Per tutto l’anno, caratteristicamente, ma più spiccatamente d’inverno, sia i maschi che le femmine presentano una macchia di pelo bianco sul fondo schiena, detta specchio anale, a forma di rene nei primi e di cuore nelle seconde. Anche la gola e le parti ventrali sono più chiare.
I cuccioli, fino all’età di circa due mesi, si distinguono per il caratteristico mantello pomellato, con fondo color ruggine macchiato di bianco lungo i fianchi. La coda dei caprioli appare talmente breve da non emergere tra il pelo.
I caprioli maschi, già attorno ai tre-quattro mesi di età, cominciano a presentare una curvatura dell’osso frontale e, a cinque mesi, le prime due protuberanze che si svilupperanno in veri e proprie corna nell’arco di un anno. Queste non sono ancora completamente accresciute, ma possono già presentare due punte. Nel maschio adulto, l’unico a detenerle, le corna si sviluppano in palchi più piccoli rispetto a quelli di cervi e daini, probabilmente in relazione all’habitat in cui vive, rappresentato dal folto bosco in cui corna di dimensioni maggiori creerebbero problemi al passaggio.
Il trofeo raggiunge il massimo sviluppo intorno ai cinque anni, con una lunghezza dai 20 ai 35 cm per un peso di circa 350-570 gr; le aste sono ornate da tre punte, denominate antero-posteriormente oculare, vertice e stocco e alla base sono incorniciate da un anello ingrossato e robusto. Il trofeo cade tra Novembre e Dicembre e ricresce annualmente, per azione ormonale, tra Marzo e Aprile, ricoperto inizialmente di una specie di velluto che si stacca entro poche settimane, grazie anche allo strofinìo degli animali sulle cortecce degli alberi.
Tipico del capriolo è un verso molto simile all’abbaiare del cane, e come tale denominato, che ambo i sessi, ma soprattutto i maschi, emettono come segnale d’allarme, ripetendolo più volte attraverso il naso e udibile fino a 200 mt di distanza.
In natura, la durata media della vita del capriolo è di circa 8 anni, mentre in cattività possono raggiungere anche i venti anni di vita, protetti da nemici naturali quali lupi, linci, rapaci o volpi.
Habitat
Il capriolo è un ungulato estremamente adattabile che vive bene sia in pianura che in collina o in montagna, fino ai 2000 mt se non c’è neve. Predilige, comunque, le aree boschive abbastanza aperte, con ricco sottobosco, notevole presenza di acqua, intervallate da cespugli e radure, anche coltivate con vegetali differenti. Questo perché mentre la boscaglia gli offre cibo e riparo sia dai pericoli che dal caldo della stagione estiva, nei margini coltivati trova campi e frutteti che gli consentono una dose supplementare di alimento. I boschi che predilige sono quelli di querce, castagni, pioppi e faggi, misti a piante resinose quali i pini maturi.
Biologia
Il capriolo è un animale dal comportamento sociale piuttosto articolato, in cui il raggruppamento di più individui e famiglie è strettamente correlato all’età e al sesso dei soggetti, nonché alla stagione e alla disponibilità alimentare. Generalmente, nel periodo invernale, i branchi stabili sono costituiti prettamente da femmine, composti in media di 3-7 individui, dove le decisioni vengono prese dalla matriarca che guida gli altri attraverso percorsi noti.
I maschi non hanno un legame stabile con questi branchi, che spesso abbandonano per poi ritornarvi. Per quanto riguarda i territori occupati, questi animali sono abbastanza abitudinari, e la grandezza della Home Range varia a seconda dell’ambiente, della stagione e della densità di popolazione.
Generalmente le aree occupate sono abbastanza ristrette, andando dai 5 ai 60 ettari, all’interno dei quali alcune zone possono essere utilizzate in maniera e con frequenza diverse. Di solito si spostano dal loro territorio solo se imbiancato dalla neve che, dato il loro piccolo zoccolo e la relativa brevità degli arti, rende loro difficile il movimento. Altrimenti i loro spostamenti sono di breve portata e in relazione alle ore del giorno e della notte.
Infatti, durante le ore diurne, preferiscono sostare nella boscaglia, al riparo degli arbusti, mentre poco prima del tramonto, e fino all’alba, escono spesso allo scoperto per pascolare sui campi e le radure, intervallando i frequenti, piccoli pasti con il sonno o la ruminazione.
Col finire della stagione fredda e l’approssimarsi del periodo degli amori, i maschi cominciano a diventare più solitari e a stabilire il possesso di un proprio, singolo territorio, generalmente più grande di quello dei piccoli gruppi di femmine. Abbastanza tolleranti nei confronti dei soggetti giovani che ne occupano i limiti territoriali, sono però molto decisi e aggressivi nei confronti dei potenziali concorrenti alla riproduzione. Nei confronti di questi ultimi, di solito, bastano segnali visivi, olfattivi e acustici per sventare scontri potenzialmente letali.
I rituali di accoppiamento, che si protraggono da metà Luglio a fine Agosto, risuonano dei caratteristici “rantoli” emessi dai maschi che effettuano velocissimi inseguimenti, nel tentativo di sorpassare la femmina facendole cambiare più volte direzione, fintanto che le corse piano piano si arrestano e si ha l’accoppiamento.
Caratteristicamente, la femmina di capriolo è un mammifero con “ovoimplantazione differita”, nel cui utero, cioè, dopo la fecondazione che avviene generalmente in Luglio-Agosto, c’è una specie di blocco dell’ovulo fecondato prima dello sviluppo dell’embrione, blocco che si protrae per circa quattro mesi. In questo modo l’embrione, e quindi il feto, ricomincerà a svilupparsi da Dicembre per poter nascere nella Primavera successiva, in condizioni climatiche favorevoli. Alcune femmine, non accoppiatesi in estate per motivi differenti, possono comunque essere ancora fecondate dai maschi fino a Gennaio, portando avanti una gravidanza ininterrotta che durerà cinque mesi.
Prima del parto, la femmina si sceglie un territorio assai ristretto che occuperà fino a poco dopo la nascita dei piccoli. Il luogo scelto per partorire è di solito molto tranquillo e ricoperto di vegetazione. Generalmente, dalla metà di Maggio alla metà di Giugno, la femmina, che partorisce per la prima volta a due anni, dà alla luce da uno a due cuccioli a seconda che sia primipara o pluripara, del peso variabile da 1,2 a 1,5 kg.
I cerbiatti appena nati, perfettamente mimetizzati con l’ambiente grazie al loro mantello pomellato, non seguono immediatamente la madre, ma vengono lasciati soli nel fitto della boscaglia per essere avvicinati e allattati dalla madre più volte al giorno. Questo legame “a distanza” risulta molto utile nella protezione della prole in natura perché i cerbiatti, dall’odore impercettibile e immobili, non richiamano l’attenzione dei predatori, ma può essere talvolta causa di elevata mortalità se vengono accidentalmente raggiunti da macchinari agricoli, di fronte ai quali non scappano, ma si immobilizzano terrorizzati.
Pian piano che i cuccioli crescono cominciano a seguire la madre nei suoi spostamenti circospetti per poi starle al passo facilmente all’età di circa tre mesi. A 9-12 mesi si rendono completamente indipendenti e, a circa 14, raggiungono la maturità sessuale.
Alimentazione
L’apparato digerente del capriolo è quello tipico dei ruminanti, ma risulta più piccolo e meno specializzato di quello di cervi e daini; inoltre, proprio per la sua piccola taglia complessiva, il capriolo non riesce ad accumulare molto grasso sottocutaneo e il suo pasto deve essere sempre ricco di sostanze nutritive. Per questo, mentre molti erbivori sono in grado di digerire tranquillamente erba secca e paglia, il capriolo mal vi si adatta e amplia la sua dieta con molte prelibatezze vegetali, costretto a dedicare all’alimentazione gran parte della sua giornata e la notte.
Quotidianamente ogni capriolo consuma, così, una quantità di cibo pari al 3-4 per cento del suo peso, variando con anemoni, fragole, viole, more, acetoselle, mirtilli, varie graminacee, sia selvatiche che coltivate, giovani foglie, germogli, funghi, bacche, ghiande, aghi di pino ancora teneri …. Tutti alimenti indubbiamente più attraenti e appetitosi di vegetali secchi e monocolori e decisamente più nutrienti perché ricchi di vitamine, tannini, oli, resine e poveri di fibra grezza.
Sara Ceccarelli