BERETTA MODELLO 59

Il fucile Beretta modello 59 calibro 7,62×51 NATO è stato fedele compagno d’avventura per le truppe italiane per quasi cinquant´anni, tanto da essere soprannominato il “Garand italiano“, svolgendo appieno le funzioni d’arma individuale d´ordinanza del nostro esercito.

Anch´io né posso essere testimone in quanto, avendo svolto il servizio militare con la mansione di Caporal Maggiore Istruttore dei fucilieri assaltatori, ho avuto modo di constatare in poligono, e durante l´addestramento a campo libero o su percorso di guerra, le qualità di quest´arma; tant´è che l´ho scelta come mia arma d’ordinanza rispetto al GARAND M1, delle cui grandi potenzialità abbiamo già parlato in altro articolo.

Senza voler peccare di presunzione, posso affermare che ho apprezzato moltissimo il Garand M1 per le sue eccezionali doti di balistica e di precisione, mentre nell´ M59 ho apprezzato le ottime caratteristiche come fucile d´assalto, in virtù, anche, del suo funzionamento automatico che permette di sparare a raffica. Solo da pochi anni quest´arma è diventata ex ordinanza, sostituita dall´AR70, dotato di Calibro 5,56 e costruito sempre dalla Beretta.

Anche nelle sue ultime missioni con l´Esercito italiano, come ad esempio in Somalia, l´M59 ha ancora una volta dimostrato le sue ottime qualità. Dalla fine degli anni ´50 molti eserciti, facenti parte della Nato, e tra questi l´Italia, si trovarono di fronte alla necessità di rimodernizzare l´armamento d’ordinanza, in base ai criteri posti proprio dalla Nato.


M59 FAL



Tali criteri prevedevano armi idonee per strategie e tattiche diverse da quelle dei periodi precedenti e dotati di standard tecnici di più elevata e moderna qualità. L´Esercito italiano, visto il grande successo del Garand M1, pensò inizialmente di “rimodernizzare” quest´arma, ma i brevetti proposti nelle gare d’appalto comportavano costi proibitivi per questo restyling, senza dare poi certezze circa l´affidabilità della nuova potenziale arma. Fu ancora una volta la Beretta, ed in particolare la tenacia dei progettisti Domenico Salza e Vittorio Valle e dei loro collaboratori, a trovare la soluzione al problema proponendo un profondo “restyling” del Garand M1; il prodotto ebbe subito ottimo riscontro presso i vertici militari.

Il nuovo fucile venne denominato BM 59 e successivamente, in maniera non esatta, anche FAL (fucile automatico leggero). Questo fucile aveva il vantaggio di poter essere costruito in serie ed a costi molto contenuti. Va detto, con una punta d’orgoglio nazionalistico, che la “creatività” di un´azienda italiana seppe superare in quel frangente, quella di molte aziende degli States che in ben dieci anni, dal 1946 al 1956, non riuscirono in quest’operazione, malgrado molti investimenti, tanto da “ripiegare” su un progetto del tutto diverso che portò alla brevettazione dell´M14.


COME NASCE IL BM59.

Come già accennato, esso nasce dal profondo restyling del Garand M1; questo processo prevede:
– il mantenimento del calibro 7,62mmx51 Nato equivalente al .308 Winchester;
– la sostituzione della canna con una più leggera, resistente e maneggevole;
– le modifiche del gruppo di alimentazione e del grilletto per creare lo spazio per poter caricare un pacchetto più grande da 20 munizioni;
– l’inserimento del serbatoio dalla parte inferiore anziché superiore affinché, viste le dimensioni, la parte in eccesso rimanga nella parte inferiore dell´arma senza creare problemi di visibilità all´utilizzatore;
– l’aumento notevole dell´autonomia di fuoco del fucile a mezzo del passaggio da 8 a 20 munizioni a caricatore
– l’inserimento del caricatore molto più agevole che nel Garand M1 e, a differenza di quest´ultimo, con possibile rimozione dello stesso anche se non completamente esaurito;
– l’inserimento di un selettore che, tramite il solo movimento di un dito, può variare la tipologia del BM 59 da arma “semiautomatica” ad arma “automatica”, con possibilità di sparare a raffica;
– la facilità di utilizzo per l´Esercito italiano che si trova ad usare un´arma molto simile a quella con cui veniva effettuato, fino a poco prima, l´addestramento e che è molto più efficace come fucile d´assalto;
– la leggerezza, la maggiore maneggevolezza e precisione rispetto ad armi progettate nello stesso periodo (es. proprio l´M14);
– la capacità di mantenere nel tempo stupefacenti doti di precisione, robustezza ed affidabilità anche di fronte a qualsiasi maltrattamento dell´arma, evenienza molto frequente durante l´uso bellico;
– la possibilità di non far capire all´avversario quando si rimane a corto di munizioni, a differenza del Garand M1 nel quale il pacchetto vuoto in uscita genera un rumore metallico inconfondibile a tutto vantaggio del nemico.


M59 FAL



Lo Stato Maggiore, vista l´estrema efficacia di quest´arma, ordina subito il suo ulteriore sviluppo, in modo tale che possa essere idonea ai vari differenti reparti impegnati in tipi di operazioni completamente diverse tra loro. Oltre alla configurazione standard, che rappresenta già l´evoluzione del primo brevetto del bm 59, nascono altre due tipologie di questo fucile. Esse sono:
il BM 59 per truppe alpine: privo di tromboncino che puo´ essere applicato successivamente e che è destinato al lancio delle granate; è dotato di calcio ribaltabile per permettere minimo ingombro e di un´impugnatura a pistola, realizzata in materiale sintetico;
il BM 59 per truppe paracadutiste: prevede canna più corta e dotata di lanciagranate; il calcio è pressoché uguale a quello usato per le truppe alpine.

Tutti i BM 59 hanno in dotazione il bipiede per poter appoggiare l´arma per terra e sparare anche a raffica, con più precisione ed hanno in dotazione il tromboncino lanciagranate. Quando si inserisce la granata, si muove verso l´alto l´alzo del tromboncino che fa ruotare una camma; questa va ad occludere il sistema di presa dei gas i quali non vengono espulsi, ma utilizzati tutti per il lancio della stessa. Per il lancio della granata, il calcio va sempre appoggiato per terra dando la giusta angolazione di tiro, ciò è necessario in quanto il rinculo che si genera è tale che è impensabile effettuare tale operazione in posizione eretta.

Il BM 59 è stato usato per molti anni in vari contesti e non solo dall´Esercito italiano. Il motivo principale per cui piano piano questo fucile è stato dismesso è dovuto al fatto che il calibro è passato da 7,62 al 5,6 mm. Equivalente al .223 Remington, il fucile viene oggi concepito come mezzo per rendere inoffensivo l´avversario, più che per ucciderlo e, in effetti, sicuramente un calibro più piccolo può fornire qualche chance in più a chi viene colpito, oltre a permettere al militare di portare con sé un maggior numero di munizioni.

L´unico appunto che si può muovere a questo fucile è l´”alta cadenza di tiro” che è di circa 750 colpi al minuto e quindi comporta l´obbligo di avere molto “tatto” sul grilletto, onde evitare di esaurire il serbatoio con una sola raffica. Oltretutto, le raffiche devono essere sempre brevi perchè il rinculo continuo porta ad un innalzamento costante della canna, provocando il rischio di andare fuori bersaglio e, quindi, sprecare munizioni inutilmente.

Purtroppo il BM 59, pur non essendo più di ordinanza, non è stato ancora “demilitarizzato”, anzi molti pezzi sono già andati distrutti in fonderia; speriamo che ciò avvenga in tempi ragionevoli perché, con poche modifiche, quest´arma potrebbe essere usata con ottimi risultati nelle competizioni sui poligoni di tiro e nella caccia agli ungulati.


Alessio Ceccarelli

Sito specifico sul fucile 91