ESPERIENZE DI VITA IN CAMPAGNA di Salvatore Gentile

Ho sempre amato vivere nella Natura e non appena la Vita me ne ha dato la possibilità, circa trent’anni fa, mi sono trasferito in Campagna, nella casa dei nonni. Da generazioni i miei Nonni hanno lavorato il terreno circostante ed allevato tanti animali: alcuni di loro destinati alla sussistenza familiare; quelli meno fortunati alle truppe Italiane, durante il secondo conflitto Mondiale, accompagnati da prodotti gastronomici locali.

Da piccolo quella “ Masseria” ,conosciuta come la casa dei nonni, successivamente diventò la Zoo personale. Da allora lo Zoo è composto da un’oasi di caccia personale, un cavallo non più giovane di nome Pasquale, un pollaio con all’interno: conigli, polli, galline, colombi, e tacchini.
Nella tenuta vi è un grande parco ornitologico formato da: Merli, fagiani, e passeriformi di ogni tipo.
Tutti completamente liberi di scorazzare nei campi circostanti e sorvegliati a vista da un affidabile Pastore Tedesco, il quale vigila le loro scorribande da Otto anni.

Ogni anno, puntuali, si possono ammirare due coppie di pettirossi, i quali ritrovano accoglienza nel parco. Insomma un vero paradiso. Qui all’interno della Masseria è nato Argo, figlio di Simba e Ali. Splendidi ed affettuosi cagnolini bianchi / Arancio di razza bretone, usati dalla nostra famiglia nella caccia locale.

Fin da piccolo Argo mi ha stregato e fatto innamorare: tenero, giocherellone si è sempre distinto nella cucciolata per il suo innato apprendimento durante le lezioni di dressaggio. Nei primi quattro mesi di vita incominciò da solo a praticare il riporto per gioco. Rubava le ciabatte della nonna per attirare le attenzioni di tutti, in particolare le mie, quasi dimostrare il suo affetto nei miei confronti, nonostante la tenera età.

Argo cresceva, grazie all’esperienza vigile del Nonno e ai prodotti genuini quotidiani. Nel primo anno di vita, Argo, cominciò ad assimilare gli insegnamenti impartiti dai genitori: Simba e Ali. Era ancora troppo giovane per aggirare i trucchi della selvaggina locale. Mentre il resto della cucciolata, composta da nove fratelli, giocava nei campi, Argo scopri una virtù molto importante per diventare un vero cacciatore: il “fiuto”.

Accompagnato dalla sua inesperienza, cercava la competizione nel resto della cucciolata, durante le scorribande nei campi, inclusi quelli difficili. La prima stagione di vita volge al termine per cedere il posto al tiepido Autunno. Argo è cresciuto molto e tra quindici giorni si apre la sua prima stagione di caccia.

Simba e Ali, genitori di Argo, fiutano il cambio di stagione attraverso il richiamo del lupo, composto da un abbaio particolare che annuncia la nuova stagione di caccia. Argo, stupito, ascolta in silenzio l’ululare dei genitori, senza conoscere il motivo. Si apre la stagione di caccia: Simba e Ali, appostati sotto la finestra di casa, alle prime luci dell’alba spezzano puntuali il mio riposo ansiosi di andare a caccia.

Preparo la mia attrezzatura, mentre i primi botti incominciano a tuonare nell’aria. Argo sembra impaziente nella sua prima uscita di caccia. Incuriosito, rivolge lo sguardo al mio fucile, tenuto sulla spalla, mentre stringo alla vita la mitica cacciatora. Si parte! Argo sembra gradire la natura circostante, diversa da quella primaverile. Avverte la sua prima emanazione.

I genitori di Argo incominciano ad esplorare il terreno circostante, mentre Argo cerca di capire la fonte della sua emanazione. Gli spari in lontananza rendono distratta la curiosità di Argo,tanto da non capire il significato. Simba e Ali restano in ferma alla mia destra; Argo accorre di corsa in aiuto ai genitori in solida ferma.

Dalle pose di entrambi, capisco che nella vegetazione c’è una quaglia, forse due. Argo, inesperto, frulla ed insegue il suo primo selvatico. Affascinato e colpito da profonda emozione, decido di non abbattere il selvatico. Mi sposto per servire i genitori, ancora in ferma su un secondo selvatico dopo l’abbattimento, vedo spuntare al mio fianco Argo, con in bocca la sua prima quaglia, catturata viva.
 
Puntuale arriva il padre, anche lui riporta la sua piccola preda. Ripongo con cura la selvaggina nella cacciatora, improvvisamente, l’indipendenza di Argo, avverso i genitori ora dopo ora, era sempre più marcata tanto da intercettare numerose piste, anche quelle più intriganti. La scoperta di avere un fiuto eccezionale, ad ogni uscita, sfida piste e selvatici diversi, sia montagna o valle, per lui basta solo andare a Caccia.

La stagione di caccia volge al termine, e con essa le emozioni, la gioia di aver vissuto una stagione, in totale libertà nella natura incontaminata della mia valle, in compagnia dei migliori amici dell’uomo. Nell’attesa della nuova stagione, vorrei dire a quanti odiano la dea Bendata che questa è la vera caccia, cultura di vita della nostra lontana esistenza, per la quale i nostri nonni sono fieri di averla tramandata.

Il rispetto per questa passione ha permesso di crescere per tutti gli appassionati, nel totale rispetto delle leggi della natura, permettendo ai cacciatori il prelievo giornaliero della selvaggina senza creare danno all’ambiente, perché il problema dominante giornaliero dell’ecosistema naturale è il Progresso sfrenato delle tecnologie moderne sempre più perfette.

Il tutto associato alla desertificazione provocata dal  Cemento, e con essa la sparizione di infiniti spazi aperti, un tempo ricchi di flora e fauna. Basta con slogan protezionisti e fenomeni da baraccone, è giunto il momento di unire le forze di tutti e difendere gli ultimi spazi del nostro Pianeta senza PROIBIZIONISMO / Oasi , Parchi , Zap, ecc.

Questa la medicina: vigilanza e Controlli del territorio e la certezza della pena per i trasgressori.

Salvatore Gentile