AVIARIA: IMPROBABILE DIFFUSIONE DA UCCELLI MIGRATORI
Testo tratto da www.agi.it
(AGI) – Bruxelles, 8 set. – Sono scarse le probabilita´ che gli uccelli migratori diffondano rapidamente l´influenza aviaria su immense distanze. Almeno questo emerge da uno studio del Cirad (Centre de cooperation internationale en recherche agronomique pour le development) in Francia, pubblicato sul Journal of Applied Ecology.
I risultati, riportati dal notiziario europeo Cordis, hanno implicazioni per le nostre conoscenze sulla diffusione di altre malattie originatesi negli uccelli, come il virus del Nilo occidentale. Il ceppo di influenza H5N1 e´ in circolazione tra uccelli sia selvatici che domestici da diversi anni. Gli esperti di salute pubblica stanno seguendo da vicino la diffusione della malattia che ha infettato anche oltre 500 persone a partire dal 2003, 300 delle quali sono morte. Gli uccelli migratori sono spesso stati ritenuti responsabili della diffusione della malattia in tutto il mondo.
Alcune specie di anatra, oca e cigno sono spesso additate come i principali colpevoli, poiche´ possono essere infettate e trasmettere il virus senza sviluppare alcun sintomo.
“I potenziali rischi per gli esseri umani hanno provocato un grande interesse dai parte dei media che spesso hanno parlato in particolare degli uccelli migratori, il che ha destato le preoccupazioni del pubblico che e´ arrivato a suggerire l´eliminazione di massa degli uccelli selvatici“, ha ricordato l´autore principale dell´articolo Nicolas Gaidet. “Il rischio reale che la H5N1 si diffonda attraverso gli uccelli migratori pero´ – ha continuato – dipende dal fatto che i soggetti infetti siano in grado di intraprendere azioni di migrazione e di diffondere il virus e dalle distanze che tali soggetti sarebbero in grado di percorrere. La nostra ricerca ha dato una risposta a questi interrogativi analizzando l´infezione e i percorsi e i tempi di migrazione di molte specie di uccelli“.
Gaidet e il suo gruppo di ricerca hanno esaminato la pubblicazioni scientifiche cercando informazioni sulla durata dell´infezione asintomatica nelle principali specie di uccelli selvatici. Hanno inoltre attaccato piccolissimi trasmettitori satellitari a oltre 200 uccelli appartenenti a 19 specie, tra cui il germano reale (´Anas Platyrhynchos´), l´oca indiana (´Anser indicus´) e il cigno selvatico (´Cygnus Cygnus´), sospettate di trasmettere il virus su grandi distanze durante la migrazione.
Questo metodo ha dato ai ricercatori informazioni senza precendenti sulla migrazione degli uccelli. Applicando le loro conoscenze riguardo la durata dell´infezione asintomatica a uccelli etichettati via satellite, il gruppo di ricerca ha composto un quadro delle probabilita´ che questi uccelli diffondano realmente il virus dell´influenza durante al migrazione.
I ricercatori hanno scoperto che, in teoria, gli uccelli migratori potrebbero veramente diffondere il virus H5N1 su distanze effettivamente enormi; alcune specie possono viaggiare per quasi 3 mila chilometri entro limiti di tempo compatibili con la durata della fase asintomatica dell´infezione. In realta´ pero´ le probabilita´ che cio´ avvenga sono bassissime.
Le etichette satellitari hanno mostrato che gli uccelli tendono a non completare la migrazione in una volta sola. Spezzano invece il viaggio in pochi lunghi voli della durata compresa tra uno e quattro giorni. Tra un viaggio e l´altro, si riposano in luoghi di sosta. Questi periodi di sosta di solito durano piu´ a lungo della fase dell´infezione. Secondo gli studiosi, questo non permette agli uccelli di diffondere il virus durante diversi spostamenti, consecutivi ma ininterrotti, su lunghe distanze.
“La diffusione intercontinentale del virus potrebbe quindi richiedere probabilmente una trasmissione a staffetta tra una serie di uccelli migratori infettatisi successivamente“, hanno scritto i ricercatori. “La probabilita´ che il virus sia diffuso su lunghe distanze da singoli uccelli selvatici – hanno continuato – e´ bassa: riteniamo che per ogni singolo uccello migratorio ci siano, in media, solo 5-15 giorni l´anno durante i quali l´infezione potrebbe causare la diffusione del virus HPAI (highly pathogenic avian influenza) H5Na per oltre 500 chilometri”.
Inoltre, secondo gli scienziati, per diffondere la malattia gli uccelli devono rimanere asintomatici ed e´ quindi improbabile che un´uccello che presenta i sintomi dell´influenza possa migrare e, se intraprende il viaggio, probabilmente non riuscira´ a percorrere le stesse distanze di un uccello sano. Questi risultati hanno conseguenze per la nostra conoscenza sulla diffusione di altre malattie, tra cui il virus del Nilo occidentale, di malattie batteriche come la salmonellosi e il morbo di Lyme che ha origine batterica.
Proprio il tema della gestione della piccola selvaggina sarà al centro del convegno organizzato dagli ATC di Siena che si svolgerà sabato 11 settembre presso l’Hotel Garden a Siena, al quale Arcicaccia parteciperà cercando, come sempre, di portare il suo contributo di idee e proposte.