COLDIRETTI MARCHE: -15% REDDITO PER CHI VIVE NEI PARCHI



Il valore aggiunto pro-capite per chi vive all’interno dei parchi della regione è inferiore del 15 per cento rispetto a chi opera nelle zone non protette, con uno svantaggio competitivo a carico delle aziende, soprattutto quelle agricole, che va oggi colmato se si vuole rendere le zone protette reali motori di sviluppo, mentre oggi si tende a introdurre nuovi e ulteriori vincoli penalizzanti.

A denunciarlo è la Coldiretti dopo che l’Ente Parco dei Sibillini, che ricade sulle province di Macerata, Ascoli Piceno e Fermo, ha varato una serie di provvedimenti che ostacolano fortemente gli agricoltori, a partire dall’introduzione di una serie di prescrizioni burocratiche sull’attività di pascolo che rendono più difficile l’utilizzo quotidiano dei prati da parte degli animali delle piccole imprese locali.

In questo modo si va a peggiorare una situazione che, secondo il rapporto 2014 Unioncamere e Ministero dell’Ambiente, vede già un valore aggiunto pro capite (capacità di produrre ricchezza da parte delle singole aree, al netto delle Pubbliche Amministrazioni) per i comuni ricadenti all’interno dei parchi regionali di 11.300 euro all’anno, contro i 13.400 di quei centri che hanno le medesime caratteristiche ma non si trovano dentro aree protette.

Si tratta di uno scarto superiore alla media italiana, mentre in molte regioni, soprattutto del Nord, vivere nelle aree protette rappresenta un netto vantaggio in termini economici. Un problema che, sottolinea Coldiretti, riguarda soprattutto le imprese agricole. Quello primario è, infatti, il settore economico più rappresentato all’interno dei parchi, ma anche il più danneggiato, stretto fra una serie di vincoli e vittima delle incursioni pressoché quotidiane degli animali selvatici, a cominciare dai cinghiali fino ai lupi.

Il discorso vale ancora di più se si prendono in considerazione le cosiddette Aree Natura 2000, le zone di particolare pregio naturalistico riconosciute dall’Unione Europea, che rappresentano oggi il 15 per cento dell’intero territorio regionale. Qui lo svantaggio a carico delle imprese agricole è, rileva la Coldiretti, dovuto anche l’assenza di una programmazione che ha caratterizzato gli scorsi anni e che solo oggi si sta tentando di recuperare.

A peggiorare la situazione è oggi una mancanza di coerenza tra politiche incentivanti e di indennità, come ad esempio quelle previste dal nuovo Piano di sviluppo rurale e le politiche di programmazione e tutela del territorio, a partire da Piani gestione delle Aree natura 2000. In pratica le imprese agricole si ritrovano a dover sottostare a vincoli burocratici inutili che finiscono per di più in contraddizione.

Al contrario, occorre recuperare quelle esperienze positive portate avanti negli ultimi anni, come, ad esempio, nel caso della Riserva Naturale Statale montagna di Torricchio (gestita dall’Università di Camerino) a Macerata, dove si è riusciti efficacemente a coniugare la difesa dell’ambiente con la tutela delle attività economiche.


Tratto da www.ladeadellacaccia.it