LA SPEZIA: RICORRE ALLA SCIENZA PER TENERE A BADA I CINGHIALI

LA SPEZIA: RICORRE ALLA SCIENZA PER TENERE A BADA I CINGHIALI CACCIA

La Spezia – I cinghiali non conoscono confini amministrativi. Si muovono in quello che considerano il loro habitat, a volte anche al di fuori di esso, sia o non sia patrimonio Unesco. Si procacciano cibo, difendono la loro razza e arrecano danni all’ambiente circostante. Lo fanno a causa della loro stazza: ingombrante e massiccia. A pagarne i danni, anche i prestigiosi terrazzamenti del Parco delle Cinque Terre che, costantemente, vengono distrutti al passaggio di questi “piccoli” Attila a quattro zampe.

Le preoccupazioni negli anni sono aumentate. I residenti del luogo si preoccupano per la loro sicurezza: se un cinghiale si trovasse davanti ad un uomo, e si sentisse in pericolo, allora, potrebbe anche attaccare. Le problematiche relative alla presenza massiccia dei cinghiali, tra Tramonti e le Cinque Terre, non sono state risolte: anni di ragionamenti, alcune contromisure ma il fenomeno non accenna a diminuire e con esso le problematiche di cui sopra. A discutere sull’argomento, questa mattina, la commissione consiliare presieduta dal consigliere Paolo Carro: “Un problema planetario – ha precisato Giovanni Paxia, presidente dell’associazione “Per Tramonti” -.

Occorre trovare una risposta rapida e concreta in tempi brevi per due ragioni: non demotivare chi, da sempre, ha cura del territorio e per non sprecare tutte le risorse in un unico problema, con il rischio di non riuscire a risolverlo”. Sul tema ha proferito parola anche Marco Cerliani, presidente dell’“Associazione Campiglia”: “Sono residente nel territorio, ma ho anche un ristorante – ha spiegato – e abbiamo sempre “combattuto” contro i cinghiali. Il Comune, e il Parco nazionale delle Cinque Terre, si sono mossi per cercare di contenere e monitorare la situazione, ma ci sono ancora delle criticità”.

Alcune zone (quelle carrozzabili) riescono ad essere mantenute facilmente, altre, invece, sono difficili da gestire: le reti di contenimento si danneggiano, ed infine, cadono.”Abbiamo cercato di lavorare per chiudere le reti – ha spiegato Cerliani – ma, in ogni caso, abbattere questi animali all’interno delle recinzioni risulta difficile. La caccia al cinghiale non fa parte della nostra tradizione, ciononostante, la squadra che è intervenuta e interviene sul territorio, ha fatto un ottimo lavoro”. Ma gli animali si spostano facilmente, e la soluzione definitiva tarda ad arrivare. “Il cinghiale prolifica e va a mangiare dove trova cibo – ha spiegato il consigliere Masia –.

Chiedo che vengano interpellati comitati scientifici e associazioni ambientaliste. Altrimenti rischiamo di avere cacciatori con il fucile in mano tutti i giorni: la caccia, da sola, non risolve il problema”. A ribadire il concetto anche il consigliere comunale Giulio Guerri, che ha domandato, nel corso della commissione, se il Comune della Spezia ha la possibilità di garantire, in modo scientifico e professionale, la ricostruzione continua e la salvaguardia del territorio. Questo per evitare che i lavori di ristrutturazione si accumulino, diventando, alla lunga, ingestibili.

Lo sconforto c’è, ma il presidente dell’“Associazione Tramonti” lascia accesso un barlume di speranza: “Questa emergenza può essere temporanea – ha detto Paxia – Tra gli interventi delle associazioni, il recupero di 1500 mq di vigneti precedentemente abbandonati». Idee alternative, alla gettonata “caccia al cinghiale”, non sono mancate. Il consigliere De Luca ha proposto di valutare anche la “costruzione d’aree di ristoro per i cinghiali. In modo da circoscriverli all’interno di spazi precisi e, assicurandogli il cibo necessario alla loro sostentamento, renderli innocui”.

Tra le ipotesi è emersa anche quella relativa al controllo delle nascite, suggerita dal consigliere Bucchioni. Entrambe le idee sono state “bocciate” da Cerliani: “Ci sono delle proibizioni. Ad esempio, il mangime antifecondativo non può essere utilizzato: si rischia di rendere sterili anche altre specie animali”. Intanto le preoccupazioni dilagano, e i cinghiali, che sono onnivori, continuano a “deturpare” le opere realizzate dall’uomo.


Cibandosi di tutto quello che trovano, compreso lo zafferano: una tipologia di pianta che viene coltivata all’interno del territorio. A concludere la commissione, le parole del vicesindaco Cristiano Ruggia: “Dobbiamo trovare persone referenti, fare un approfondimento scientifico e adottare delle soluzioni pratiche”.



Tratto da www.cittadellaspezia.com