LAZIO: APERTO TAVOLO TECNICO SU DANNI DA FAUNA SELVATICA

LAZIO DANNI FAUNA SELVATICA

Tratto da www.ilvelino.it

La Regione Lazio sta lavorando già dal mese di giugno con tutti i soggetti interessati che operano sul territorio per condividere e mettere in pratica prima possibile le soluzioni all’emergenza dei danni causati dalla fauna selvatica”.
Lo ha dichiarato Sonia Ricci, assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Lazio a margine dell’assemblea pubblica organizzata dalla Coldiretti questa mattina a Passo Corese.

“In Regione è stato aperto un tavolo tecnico – ha continuato Ricci – per raccogliere i dati, uniformare le procedure, le norme e il quadro finanziario di riferimento. L’obiettivo principale è la costruzione di un pacchetto d’interventi in grado di mettere in atto sia le azioni di contenimento delle popolazioni delle specie problematiche, sia le attività di prevenzione”.

“Al tavolo di confronto
– ha spiegato ancora Ricci – partecipano e dialogano per la prima volta tutti gli interlocutori dei territori, ciascuno con le proprie competenze e responsabilità: dalle strutture amministrative e tecniche della Regione agli enti provinciali e locali, il Corpo Forestale dello Stato, le Prefetture, gli ATC-Ambiti Territoriali di Caccia, l’Agenzia Regionale Parchi, le Aree Protette Regionali e Nazionali, le Asl, la Sanità Veterinaria, l’Istituto Zooprofilattico, l’Osservatorio Faunistico Regionale, con il coinvolgimento delle rappresentanze degli agricoltori e le associazioni venatorie e ambientaliste.

La Regione Lazio ha già individuato parte delle risorse per intervenire in maniera fattiva. Il problema è molto serio
– ha concluso Ricci – per questo è necessario un intervento collettivo in grado di tutelare le attività agricole, gli allevamenti zootecnici, e salvaguardare le biodiversità e gli habitat dei nostri territori”.

Ma non è tutto. Anche il metodo lascia scontento l’assessore De Stefani. «Con questo modo di agire si mina il rapporto di fiducia che abbiamo costruito con i comprensori, in una zona già ricca di vincoli – dice -. Il piano di abbattimento viene definito su base locale, ogni anno, con censimenti che permettono di mettere in campo il massimo rispetto della fauna. Poi però comandano dalla Regione. Non devono venirci a insegnare da Milano, alcuni tecnici burocrati che stanno seduti dietro a un tavolo, come ci si comporta».

A questo punto appare evidente una differenza fra le aspettative locali e le decisioni assunte a livello centrale dalla Regione. «Ai funzionari sarebbe bastato sentire noi e i rappresentanti di Brescia, le due province interessate a questo argomento – conclude De Stefani -, per concordare i piani. Invece hanno fatto di testa loro, senza tenere conto del dialogo e delle tradizioni. Se i cacciatori protestano, hanno ragione».