PIOMBO E SENZA PIOMBO

Il nostro “dinamico presidente”, per dirla alla Frédéric Colombié, come sempre è un passo avanti tutti e in veste di responsabile culturale di CacciaVillage, la più grande fiera del mondo delle armi del centro e sud Italia, ha già pensato all’anno prossimo. Il 2017 infatti sarà ricordato nel mondo venatorio e tiravolistico come un vero e proprio punto di svolta, un prima/dopo che la nostra generazione ricorderà con nostalgia ai propri nipoti nei racconti davanti il camino: sarà l’anno del bando totale del piombo dalle munizioni da caccia e da tiro dopo due secoli di onorato servizio.
Per capire qualcosa di più su questo argomento molto spinoso e spesso trattato con demagogia sia da parte dei detrattori del piombo che dai suoi più ferventi sostenitori, è stato organizzato nella giornata di domenica 15 maggio un interessante seminario dal titolo “Senza piombo: utilità ed efficacia” con relatori del calibro di Massimo Vallini (direttore della rivista Armi e Tiro e perito balistico), Mario Ferrandi (perito balistico e detentore di ben 4 brevetti sul campo delle munizioni) e Piero Torosani (perito balistico e tecnico armiero che ha collaborato con le più famose case produttrici nazionali).
Al tavolo della discussione non poteva mancare il Club Calibro16 che dal momento della sua nascita si è sempre occupato della divulgazione ed approfondimento dei temi legati alla balistica: presente in qualità di moderatore Fabio Volpi, membro delle commissioni armi e sport all’interno del Club e vincitore della prima edizione del Trofeo “La Miglior Cartuccia in cal.16”.
Nella sua breve introduzione il presidente Ceccarelli ha sottolineato come negli ultimi anni il piombo sia stato eliminato da molti ambiti della nostra quotidianità (idrocarburi, tubazioni…) ed il passaggio al cosiddetto “NO TOXIC” sia ormai imminente anche per le munizioni, alla luce delle normative sovranazionali a cui l’Italia dovrà aderire il prossimo anno; è evidente quindi la necessità e l’urgenza di un dibattito serio sull’argomento, scevro da posizioni preconcette e affrontato quanto più in maniera cosciente e scientifica.
La parola poi è passata a Massimo Vallini; il direttore di Armi e Tiro ha messo a disposizione della platea le ricerche raccolte in molti anni dalla sua rivista sull’argomento della presunta tossicità del piombo allo stato metallico, che è quello che spariamo nei nostri fucili sia a canna liscia che rigata. I dati riportati, che è bene sottolineare derivano da studi condotti con metodo rigorosamente scientifico dai più grandi esperti mondiali in materia, hanno evidenziato come l’utilizzo del piombo nell’attività venatoria (si esclude quella tiravolistica in quanto da anni ormai nei TAV si effettua la raccolta del piombo a terra) ed il suo deposito sul terreno, non hanno evidenze negative sulla composizione chimica dei suoli, essendo il rilascio degli ioni metallici un fenomeno molto lento e limitato a particolari condizioni al contorno la cui frequenza è in realtà molto bassa.
Discorso diverso per le zone umide in cui si è riscontrato che effettivamente si ha un’alta probabilità di intossicazione degli anatidi a causa del piombo; questi uccelli infatti hanno un particolare metabolismo che permette loro di usare i materiali calcarei che ingeriscono (piccoli sassi) per aiutare a triturare il cibo all’interno del ventriglio e favorirne la digestione; in questo processo gli eventuali pallini di piombo ingeriti si accumulano negli organi interni preposti a questo meccanismo e non vengono espulsi dall’organismo creando intossicazioni che portano alla morte dell’animale; da qui il bando delle munizioni tradizionali già da tempo vigente in questi luoghi.
E’ stato poi affrontato l’argomento dei proietti singoli e la loro efficacia sulle grosse prede: è stato dimostrato che le munizioni prive di piombo, a causa della loro minore duttilità e plasticizzazione nel momento dell’impatto, hanno un minore effetto lesivo sui tessuti e le strutture della preda. Infine è stato poi esposto il caso emblematico della Norvegia che ha già da un decennio bandito il piombo, ma recentemente sta tornando sui suoi passi, avendo esperito che gli aspetti negativi superano quelli positivi.
Mario Ferrandi, che ha dedicato la sua vita allo studio delle munizioni e collabora come perito balistico con il tribunale di Piacenza, ha diviso il suo intervento in due parti: nella prima parte ha trattato il tema della pericolosità del piombo sull’essere umano per ingestione nel consumo di selvaggina dimostrando come tale argomento sia in realtà una bufala montata ad arte dai detrattori di questo metallo; nei calcoli esposti ha dimostrato come la quantità ingerita, anche in popolazioni la cui dieta è fortemente incentrata sul consumo di selvaggina, sia in realtà infinitesima e non atta a creare problemi di intossicamento nell’uomo, e come in realtà il piombo assimilato dall’organismo sia quello in forma ionica, presente soprattutto, a causa dell’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi (oltre agli sversamenti industriali indiscriminati), nelle verdure ed anche nei liquidi assunti quotidianamente dalla popolazione, anche da coloro che non consumano per niente selvaggina.
La seconda parte dell’intervento ha interessato gli aspetti dei rimbalzi nei proietti monolitici: si è visto come per la loro maggiore tenacità le munizioni leadless siano maggiormente soggette a fenomeni di rimbalzo su superfici dure e deviazione da corpi arrotondati rispetto a quelle tradizionali; questo aspetto è legato non solo alla sicurezza dei cacciatori ma anche di tutti coloro che possono trovarsi nelle prossimità di uno scenario di caccia, infatti è stato dimostrato che nel tiro ad “alzo zero” tipico ad esempio della caccia di selezione ma anche di quella in braccata al cinghiale, contrariamente a quanto creduto da molti, la palla su canna liscia ha una distanza di arresto superiore al proiettile da cal. 308 o 30.06 e come noto è di per se più soggetta a fenomeni di deviazione per urto con ostacoli; questi aspetti negativi sono ancora più enfatizzati nelle munizioni senza piombo.
Dopo questi due interventi che hanno dimostrato come la norma che sta per entrare in vigore sia priva di un valido appoggio scientifico, Piero Torosani ha incentrato il suo interesse su quello che, obtorto collo, il cacciatore dovrà provvedere a modificare nelle sue abitudini venatorie e quali saranno le ripercussioni sul parco armi presenti negli armadietti degli appassionati. Sulla balistica interna l’acciaio, ed in maniera minore ma non trascurabile le altre leghe proposte in sostituzione del piombo, ha dinamiche notevolmente differenti da quanto conosciuto e sviluppato fino ad ora sia sul campo delle munizioni che su quello delle canne.
Il primo ed il più conosciuto dei problemi è quello relativo all’aumento delle pressioni; su questo aspetto è importante sottolineare che non si parla di aumento di pressione dovuto all’aumento del peso della carica dei pallini da lanciare, ma al fatto che l’acciaio, essendo meno comprimibile, aumenta in maniera notevole le spinte radiali sulle pareti della canna, con conseguente aumento degli attriti; per ovviare a ciò si devono usare borre in plastica con pareti più rigide e più alte in modo da contenere completamente la colonna di pallini, ma questo aumenta il colpo d’ariete e quindi la sensazione di rinculo percepita dal tiratore. 
Inoltre per incolonnare meglio i pallini, che come detto non si deformano al passaggio nei coni della canna, questi ultimi dovranno essere più lunghi e meno accentuati, accompagnati ad un aumento del diametro di foratura, con conseguente diminuzione del grado di strozzatura delle canne; quest’ultimo aspetto, unito al fatto che i pallini hanno un peso specifico minore e quindi sono più soggetti all’azione frenante dell’aria, porta ad una notevole riduzione del tiro utile rispetto alle munizioni di piombo: se fino ad ora i tiri a 50 metri, con munizioni adeguate, davano ancora buone garanzie di successo, da questo momento è consigliato non spingersi oltre i 35 metri, pena l’aumento esponenziale dei ferimenti e delle prede non recuperate.
Cambierà anche la dinamica ed il gesto del tiro: i pallini, non deformandosi, non perdono la loro sfericità e questo aiuta a mantenere la rosata più compatta non solo nella sua proiezione orizzontale (quella che vediamo alla placca) ma anche nella sua tridimensionalità, portando ad avere fusi più corti e densi; se questo da una parte aiuta a sopperire alla minore lesività con l’aumento del numero di pallini che colpiscono la preda, dall’altro porta ad avere meno “coda” con conseguente diminuzione dell’anticipo necessario ed in generale “perdonando” meno eventuali errori di collimazione del bersaglio.
Questo aspetto sarà ancora più evidente nei tiri ravvicinati non potendo usare munizioni senza contenitore (bior e borra feltro): i pallini di acciaio spingendo molto di più radialmente sulla canna ed essendo più duri, se non sono contenuti completamente all’interno della borra in plastica possono causare anche dopo pochi colpi delle scalfitture sulla superficie interna della canna! Veniamo ora all’ultimo aspetto, quello che interessa più da vicino gli appassionati del Calibro16 e più in generale tutti i possessori di armi non modernissime: cosa ne sarà dei nostri amati fucili? Saranno ancora utilizzabili con le nuove munizioni? La risposta purtroppo non è pienamente favorevole.
La legge dice che per utilizzare le munizioni in acciaio è necessario che la canna venga sottoposta ad una prova di alta pressione con l’apposizione del famoso “giglio”, ma non è questo l’aspetto peggiore, infatti molte canne, se non presentano evidenti segni di usura al loro interno, potranno superare la prova di pressione, che come già detto è un parametro che da solo non esprime interamente tutti gli aspetti coinvolti in questo cambio epocale.
Le armi di una certa età, diciamo quelle prodotte prima degli anni 50 (quando cominciano a vedersi le prime munizioni con borra in plastica) erano concepite per sfruttare al meglio le cartucce allora a disposizione che avevano, quando andava bene, borraggi in feltro grassato, ma nella maggior parte dei casi un semplice riempimento con materiale incoerente (borragio chimico, segatura…); per garantire una buona tenuta dei gas propellenti le forature erano molto strette ed i coni di raccordo camera/anima molto secchi e pronunciati, oltre a presentare spesso anche valori di strozzatura in volata molto accentuati: queste sono caratteristiche che abbiamo visto sposarsi molto male con le nuove munizioni senza piombo e vanno ad inficiare negativamente sulla resa balistica di queste canne o addirittura scongiurarne proprio l’utilizzo.
A tutto ciò va aggiunto che spesso non presentavano cromatura interna o comunque trattamenti con esiguo spessore e che per “vibrare” nel modo giusto erano molto elastiche e quindi realizzate con acciai teneri e/o spessori ridotti delle pareti.
A conclusione delle esposizioni sono stati numerosi gli interventi da parte del pubblico che, approfittando della competenza e disponibilità dei relatori, ha posto svariati quesiti su come doversi adeguare per poter continuare a praticare la propria passione; se ne è dedotto che è auspicabile che, nel lasso di tempo che ci separa dalla adozione definitiva della legge, le associazioni venatorie, la carta stampata, i media e tutti gli operatori coinvolti nel mondo venatorio si adoperino per dare quanta più evidenza e diffusione possibile a tutti gli aspetti sviscerati in questo seminario e se ne possano organizzare altri simili anche a livello locale.
Un’informazione capillare e completa su questi temi è necessaria per poter “formare” i cacciatori e far si che il cambio sia il più indolore possibile: dovranno cambiare i riferimenti di tiro, le distanze, gli anticipi, le grammature delle munizioni in riferimento alla preda insidiata e soprattutto è necessario capire quali sono i risvolti sulla sicurezza, propria e altrui.
Il Club Calibro16 sarà in prima linea anche su questo fronte! Fabio Volpi
Commissione Armi e Sport
Delegato Regionale Marche Club Calibro 16
Tratto da www.calibro16.it
































