SEGNAMO …. PER GESTIRE E CACCIARE
Si, lo sappiamo tutti, a molti di noi non è mai piaciuto. Ci è sembrato un strumento di limitazione della nostra libertà e su questo preconcetto abbiamo trovato mille scuse per osteggiarlo. E’ difficile da compilare, è troppo grande, è troppo articolato, è difficile da interpretare. Forse per i cacciatori più anziani in parte potrà essere così, ma sono anche gli stessi che da più tempo lo utilizzano per cui ormai dovrebbero averlo in pratica. Per i giovani poi non dovrebbe sussistere il problema abituati a muoversi con l’informatica ed a compilare moduli.
Ma la ragione di fondo è un’altra.
Ci da fastidio che registrando gli abbattimenti, il tesserino ci dica che abbiamo raggiunto il limite di prelievo giornaliero. Ma sinceramente quante volte può succedere. E poi al momento in cui succede, non abbiamo già appagato il nostro piacere di caccia? Ritengo di si. Abbiamo tanto sentito parlare nell’ultimo decennio di gestione come elemento base per la caccia del futuro. Il concetto lo abbiamo verificato come utile per la fauna ungulata, tanto che il selecontrollo, ultima tipologia di caccia affermatasi in Italia prevede l’annotazione di tanti dati sul capo abbattuto e pochi capi a disposizione. E su questi e sui censimenti le amministrazioni sono in grado di assegnare i piani di abbattimento futuri, ossia di garantire la caccia.
Mutuando il concetto alla fauna migratoria in realtà nulla cambia. L’Europa chiede dati per amministrarla e validarla. La Comunità Europea, di fatto, non è ne ambientalista ne stragista, si è assunta l’onere di gestire ed amministrare la fauna migratoria e definirne il prelievo annuale per i singoli Stati. E per far ciò i singoli Stati devono fornire dati certi sui flussi. Ma come fornire i dati. Certamente i funzionari non passano il tempo con il naso all’insù, perciò l’apporto dei cacciatori diventa fondamentale, unito all’attività svolta dai vari centri di cattura ed inanellamento (molto spesso gestiti dai cacciatori stessi). Volenti o nolenti siamo divenuti protagonisti delle nostre sorti e lo dobbiamo capire bene. Se i dati non ci sono le Regioni fanno fatica a emanare calendari venatori che non possano essere impugnati e portati ai TAR. Se il dato esiste allora ogni Regione può sostanziare le sue scelte di calendario e difenderle dalle azioni di contrasto che le associazioni ambientaliste portano avanti. E allora forniamo i dati per quel che possiamo attraverso la corretta compilazione dei tesserini venatorio. Per le specie migratorie in particolare questo concetto vale sia per le specie a calendario che per quelle a volte concesse a vario titolo in deroga. Incertezze ci sono state e ci saranno per specie quali la pavoncella e l’allodola, ma anche per specie che noi riteniamo abbondanti ma non incluse in quelle cacciabili, quali per esempio lo storno. Il fornire dati seri continuativi alle Regioni non può che fornire ausilio alle stesse per emanare calendari venatori difficilmente impugnabili ed avviare azioni propositive per reinserire specie nei calendari stessi.
Come abbiamo visto le nostre amate tradizioni venatorie, non sono elementi validi per la Comunità Europea, mentre l’unico strumento riconosciuto è la raccolta dei dati che il cacciatore può effettuare durante l’esercizio venatorio compilando correttamente il tesserino regionale. Tanto più che, in particolare per la piccola fauna migratoria, gli Stati interessati non sono molti. Tutto il centro e il nord Europa non ce l’ha come tradizione e di fronte alle Commissioni della Comunità Europea siamo in pochi (Europa del sud) a portare avanti le istanze.
Perciò non nascondiamoci dietro una negligenza più o meno voluta, è solo controproducente; facciamo uno scatto in avanti e facciamo quel che ci è richiesto. Compiliamo il tesserino, e spieghiamo agli di farlo correttamente, in questo modo contribuiremo a fare un balzo in avanti decisivo per le sorti della nostra caccia.