AMBIENTALISTI …. SEDOTTI DALLA TAR MANIA
Era già successo negli anni passati ma sembra che quest’anno ogni calendario venatorio sia attaccabile in qualcosa. E gli ambientalisti gongolano.
Certo, riterrei da cittadino onesto e rispettoso delle leggi, che il compito delle associazioni ambientaliste dovrebbe essere quello di battersi per l’ambiente in senso lato, ovviamente animali compresi, ma destinare così tanto impegno al contrastare le leggi sulla caccia di una nazione che ha le norme tra le più restrittive d’Europa appare seriamente come riduttivo. Tante altre battaglie potrebbero fare, non tralasciando il bracconaggio sul quale avrebbero il nostro stesso consenso. Ma va bene la caccia fa audience e li posso capire.
Però al di la di chi fa ricorso ai vari TAR Regionali per ricorrere sui calendari o sui tempi e modi di caccia di una stagione venatoria, si ha la sensazione che se l’ambientalista si appella per una cosa che potrebbe essere border line e quindi oggetto di giudizio da parte di un tribunale, dall’altra parte non si è considerato che l’ambientalista avrebbe potuto farlo.
Allora si può fare una riflessione riflessione e dire che probabilmente il calendario venatorio – che è di fatto una norma regionale – non è scritto bene rispetto alle regole di base che disciplinano il modo con il quale scriverlo. Quindi la prima attenzione va posta qui.
La seconda sta nel fatto che se vogliamo andare a caccia con serenità negli anni futuri, la scienza ci deve guidare. E questo perché la maggior parte dei vincenti ricorsi al Tar si basano sul fatto che la Regione che delibera il calendario non ha fatto uso per una o più specie di basi scientifiche.
Bisognerebbe attrezzarsi ad averle tali basi, magari attraverso collaborazioni con Università, magari attraverso gli osservatori faunistici che alcune Regioni hanno in organico. Questi in via preliminare avuti i dati e gli studi sono in grado di condividerli con ISPRA, per il cui parere, bene o male, con la attuale normativa occorre transitare.
E’ apprezzabile lo sforzo fatto da FIDC da alcuni anni con l’impiego di risorse verso studiosi e verso i ricercatori nel proprio organico per studiare fenomeni migratori e acquisire dati e studi.
E poi, tutti noi cacciatori sforziamoci, e siamo certi che lo facciamo, di registrare gli abbattimenti sui tesserini perché essi stessi sono sorgenti di dati. Non si intravede altra strada se non questa.
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