FUCILI A CANNA LISCIA: IERI ED OGGI

L’evoluzione moderna della meccanica ha interessato tutti i settori compresa la caccia. Ne hanno tratto beneficio i fucili da caccia un po’ diversi da quelli di ieri.

Il fucile da caccia negli ultimi cinquanta anni si è evoluto notevolmente. Ma guadandolo non si direbbe; oggi come ieri esistono monocanna, doppiette, sovrapposti e semiautomatici. Oggi come ieri hanno le stesse prerogative, sparare un colpo i primi, spararne due i secondi e i terzi, spararne più di due i semiautomatici. Eppure anche se l’aspetto esterno ci inganna, i fucili moderni sono molto diversi da quelli che li hanno preceduti.

Il presupposto non è ovviamente cambiato, ma il modo per raggiungerlo e la performance si, anche se molti leggendo questo articolo sarebbero portati a non essere d’accordo.

Il presupposto di un fucile da caccia è che lo stesso è una macchina destinata a produrre un lavoro utilizzando l’energia termica prodotta dalla carica di polvere della cartuccia. La risultante di tale lavoro è in parte assorbita dalle resistenze passive della canne, in parte si dissolve nell’atmosfera come temperatura ed in parte diviene energia cinetica che viene trasmessa ai pallini. L’energia cinetica che spinge i pallini i sarà tanto maggiore quanto più elevata è la velocità iniziale e quanto più elevata è la carica degli stessi. Ma tutti ben sappiamo che la velocità iniziale della carica dei pallini – tecnicamente definita V/0 – si muove entro margini piuttosto stretti e da ciò ne deriva che il lavoro utile di un fucile da caccia è proporzionale alla quantità dei pallini che lancia. Su questo presupposto in passato i produttori si sono basati in termini rigidi, realizzando tutti i calibri a canna liscia a noi noti (dal 4 al 36), cosi da utilizzare nell’ambito della rigidezza prevista per ogni calibro, la giusta dose di pallini.

Ciò soddisfaceva anche l’ulteriore concetto che il lavoro utile di un fucile da caccia è il prodotto di tre fattori:
– La pressione media che si realizza in canna
– La sezione della canna
– La lunghezza della canna

fucili da caccia di ieri e di oggi calibri

Poiché anche la pressione media non può essere aumentata oltre certi limiti, sia per motivi di sicurezza sia perché sarebbe controproducente causando una eccessiva deformazione dei pallini, ne è sempre conseguito il rigido concetto che la quantità di carica che il fucile da caccia può lanciare resta ancorata alla sezione della canna, ossia al calibro. Perciò la concezione di produzione di un fucile da caccia era ancorata a schemi raramente oltrepassabili e si assimilava alla regola per la quale per gestire al meglio il rinculo il peso dell’arma doveva attestarsi sull’essere 100 volte superiore a quello della carica lanciata. Di fatto la larga diffusione dei grossi calibri non aveva nemmeno spinto l’industria ad esplorare altri lidi dato che ogni carica che si desiderava lanciare aveva di fatto il suo strumento. Ma la proibizione che è avvenuta negli Stati Uniti dei calibri superiori al 12, che si è ribadita dopo poco tempo anche in Europa ha posto la problematica del poter sparare cariche diverse dal passato per ogni calibro.

fucili da caccia di ieri e di oggi calibriPer la precisione si è andati verso la ricerca di fucili da caccia anche avessero più versatilità di grammatura nell’ambito del loro calibro. E’ stata questa la ragione per la quale, messi da parte i calibri 4, 8, e 10 si è ridotta anche l’offerta nel resto della scala dei calibri. E’ scomparso il 14 e si è rarefatta talmente tanto la produzione dei calibri 24, 32 e 16 tanto che negli anni 90 si decretava a breve la loro scomparsa definitiva. Il calibro 16 negli ultimi anni si è decisamente tirato fuori dal pantano divenendo fenomeno quasi di moda, gli altri due continuano decisamente a soffrire.

Oggi le grandi cariche che si utilizzavano nei calibri con sezione retta più grande del 12, sono state parzialmente recuperate dalle configurazioni magnum dello stesso e giocando sull’evoluzione delle polveri per quanto riguarda la cartuccia e dei materiali per quanto riguarda il fucile oggi questi non sono più le pesanti zavorre del passato. Le configurazioni magnum presenti oggi nei calibri 12, 20, 36 – ossia il .410 – e recentemente del 28 permettono di uscire decisamente dai rigidi schemi del passato, con ampiezze di caricamento molto più ampie. Per fare un esempio, il 20 magnum, copre tranquillamente lo standard del calibro 16, raggiunge e supera le dosi standard del calibro 12 arrivando a sostenere quelle che erano considerate pesanti per detto calibro. Così vale per gli altri calibri magnum elencati.

E il fattore in più di tale evoluzione è stato che queste armi – anche i semiautomatici dotati di cinematismi di riarmo che in vari modi sfruttano la potenza della cartuccia da caccia – possono sparare sia le massime cariche sia cariche intermedie e basse.

Si è giunti quindi ad una elevata versatilità di utilizzo di ogni singolo calibro ed anche il 16 che attualmente è presente sul mercato con la sola configurazione standard e non magnum, lavora bene, nelle moderne armi con grammature di pallini che vanno dai 26 sino ai 33 grammi, mentre il passato il riferimento assoluto ed irrinunciabile erano 28-29 grammi.

Versatilità che si è unita, grazie ai moderni materiali ad alleggerimento cospicuo, senza rinunciare, attraverso l’applicazione di vari brevetti, ad un elevato comfort in grado di contrastare il rinculo.

 

 

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