UMBRIA: POCHI I CINGHIALI ABBATTUTI

La segnalazione arriva da Confagricoltura Umbria, che afferma che in regione sono stati stimati 130-150 mila cinghiali, di cui solo 21 mila vengono abbattuti con la normale attività venatoria. Di questi un migliaio per attraverso le azioni di contenimento organizzate dagli Atc e il restante nel corso delle battute di caccia durante la stagione venatoria.

Il Presidente di Confagricoltura Rossi spiega che è evidente lo squilibrio che si genera con danni in continuo aumento, che, nel solo 2017, si sono attestati sui 700mila euro, ma che sono certamente sottostimati.

La cifra potrebbe quasi raddoppiare, se consideriamo oltre ai danni alle colture, quelli alle attività di trasformazione, commercializzazione e alienazione dei prodotti agricoli. A questi si potrebbero sommare quelli provocati da altra fauna selvatica agli argini dei fossi, ai corsi d’acqua, ai fiumi e laghi e al regime delle acque in genere, danni che non vengono poi risarciti risarciti.

Tale incremento dei danni – continua Rossi – è la testimonianza più evidente del mancato adempimento da parte della Regione agli obblighi di contenimento previsti dalla legge. A cui, dall’altro, lato, non corrisponde neanche un adeguato indennizzo per gli agricoltori, con il rischio che essi abbandonino, prima o poi, le aree più marginali, con gravi conseguenze dal punto di vista idrogeologico e ambientale. Auspichiamo, dunque, una rigorosa applicazione della norma che ottemperi le esigenze di tutti gli attori coinvolti ed in grado di contenere i danni da cinghiale.”

A causa dei danni in incremento per lo più a carico del cinghiale gli stessi ATC umbri hanno dovuto gravare i cacciatori di costi più elevati di iscrizione che però non possono essere utilizzati anche per altri scopi di gestione faunistica che la legge assegna agli ATC.

 

 

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