RHODESIAN RIDGEBACK
Stig G.Carlson
“nessuno standard potrà mai insegnarti a capire un Ridgeback”
Le Origini
Lo sguardo del Rhodesian ha qualcosa di magnetico, regale e indolente, quasi felino nella sua perfezione.
Sembra quasi che nulla stoni nelle forme forti e toniche di questo cane africano; ma ecco che qualcosa ci attira, quasi un vezzo che sottolinea, come un neo su un bel viso, la singolarità della razza che abbiamo di fronte: una cresta di pelo che corre lungo la schiena, quasi come un pugnale disegnato sul dorso.
Questo è il Rhodesian, la cui origine di “Lion Dog” si perde davvero nelle antiche notti africane, dove la storia si mescola e si fonde nella leggenda per cui la sua cresta non sarebbe altro che il graffio di un leone.
Presumibilmente,dei cani crestati al seguito di una popolazione medio orientale, i Khoikhoi od Ottentotti, migrarono, per quasi un millennio, fino a raggiungere nel 1500 circa le coste dell’africa australe, nella zona del Capo.
Assieme a bovini dalle grandi corna e alle pecore dalla coda grassa, questi cani rappresentavano per i Khoikhoi l’unica ricchezza e un aiuto insostituibile nella dura vita di tutti i giorni.
Di grandezza medio piccola, orecchie dritte e dorso crestato, questi soggetti semidomestici dal pessimo carattere rappresentavano dei guardiani insostituibili per i piccoli villaggi e il loro coraggio e la loro determinazione permettevano ai cacciatori di portarli con loro nella caccia a grandi e temibili prede, quali il leone, temerariamente inseguito e accerchiato dai cani, nell’attesa dell’arrivo del cacciatore indigeno.
Curiosamente questi indomiti ausiliari non erano gli unici cani a presentare il dorso crestato, ma tale caratteristica li accomunava, forse anche nelle origini, ad un altro canide presente in Thailandia, definito Thai Ridgeback Dog, tipo spitz.
Forse assidui scambi commerciali intercorsi per secoli tra Africa e Asia o forse una singolare mutazione genetica parallela verificatesi in queste due etnie canine ha portato, in tempi moderni, a caratterizzarle come uniche al mondo con tale particolarità.
Nel 1600 i territori del Capo vennero colonizzati dai primi Boeri che, dall’Olanda, recarono con loro Pointer, Greyhound e Bulldog destinati alla caccia e alla protezione degli animali domestici, cani però non così abili e temerari nella caccia come i locali e, certamente, non avvezzi ai fattori climatici estremi che la Terra d’Africa imponeva.
Per tale motivo, con la finalità di ottenere soggetti polivalenti e resistenti, i Boeri incrociarono ripetutamente i loro cani con quelli crestati degli Ottentotti, riuscendo involontariamente a fissarne il carattere della cresta e facendo perdere la struttura sciacalloide dei cani indigeni.
La svolta per questi soggetti, non ancora ascrivibili a razza ma definiti “Cani boeri” o “Steekbaar”, ottenuti in maniera empirica, senza alcuna velleità selettiva, si ebbe nell’’800, quando missionari e grandi cacciatori inglesi cominciarono a notarli e ad apprezzarne le caratteristiche.
Essi li condussero con loro al Nord, nella Rhodesia Settentrionale e Meridionale (rispettivamente le attuali Zambia e Zimbabwe), per poter effettuare una più attenta selezione in quei territori così ricchi di prede da cacciare e di anime da convertire.
In particolare, la storia del Rhodesian è strettamente collegata al religioso Helm, direttore della missione di Hope Fountain, nello Zimbabwe, che nel 1879 vi riportò due soggetti dal Capo, Lorna e Powder.
La sua missione veniva costantemente frequentata dai grandi cacciatori bianchi dell’epoca, avventurieri dediti sopratutto alla caccia agli elefanti ed alle grandi prede africane, prime fra tutte i leoni.
Uno di questi, il più famoso, Cornelius van Rooyen, notò subito questi cani notevoli e, a breve, li incrociò con i propri, ottenendo esemplari che avrebbero presto mescolato i propri geni con Alani, Collie, Mastiff, Deerhound e Terrier Irlandesi.
Ciò che nei decenni si ottenne, in maniera oculata, non somigliava più al cane Boero, ma era divenuto un soggetto a sé, dal mantello lucido e fulvo, portatore ormai certo di una cresta sul dorso, dalle forme molto gradevoli e, soprattutto, ottimo guardiano e cacciatore di grandi prede. Nessun dubbio sul suo nome: “Cane Leone”.
Sarà Francis R. Barnes nel 1922 a Bulawayo nella Rhodesia del Sud, a redarne il primo Standard ufficiale, curiosamente ripreso da quello del dalmata perché ritenuta razza molto simile, se pur più piccola, al Cane Leone, escluse certamente le mille macchie nere e la mancanza di cresta.
Sarà quindi nel 1926 che il South African Kennel Union riconoscerà ufficialmente la razza e ne stabilirà il nome definitivo, indicante sia l’origine dello stato che l’aveva effettivamente ottenuta (Rhodesian) sia la caratteristica principale ((ridge=cresta, back=dorso).
Il Rhodesian Ridgeback, dal nome nuovo di zecca, era così pronto per conquistare il continente e, già allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, lo ritroviamo notevolmente diffuso in tutta l’Africa centrale.
Come spesso accade alla fine di un conflitto, fenomeno già visto per il fantasma grigio Weimaraner, alcuni esemplari di cui si erano innamorati i soldati inglesi furono riportati in patria per essere quindi conosciuti e apprezzati, nei decenni, sia in Europa che negli Stati Uniti, mentre in Italia, se pur in maniera numericamente limitata, il suo indubbio fascino e le sue doti di guardiano e compagno hanno cominciato da qualche anno a farsi apprezzare.
Caratteristiche generali
Struttura
Niente stona in questo grande e bellissimo cane africano, tutto è armonico in questa razza per molto tempo classificata fra i cani da cerca, da riporto e da acqua, ed oggi stigmatizzata fra i segugi e i cani da pista su sangue. Ciò che, infatti, colpisce in questi esemplari di grande mole è la semplicità e la linearità delle forme, la mancanza di eccessi, sintesi di una selezione non tanto voluta e guidata dall’uomo, quanto dalla natura,una natura aspra e selvaggia che ha saputo premiare solamente i soggetti più forti e funzionali.
E, curiosamente, il carattere distintivo, ma non funzionale, la peculiare cresta, si è mantenuto e trasmesso assieme alla resistenza, la robustezza, la plasticità delle forme, presumibilmente perchè geneticamente correlatovi.
La grande mole che lo contraddistingue non è minata da alcuna pesantezza; al contrario, è un cane veloce, instancabile, tollerante sia il caldo che il freddo.
La testa, larga e dallo stop ben marcato, termina in un muso che sembra incorniciato dalla bella colorazione che assume attorno al tartufo, sempre nero, e agli occhi, grandi, seri, particolarmente espressivi.
Le orecchie penzolanti, piuttosto piccole all’apice e larghe alla base, si attaccano alte e si affiancano alle guance.
La dentatura si caratterizza per i denti forti e aguzzi, in grado di produrre un morso potente.
Il collo armonioso non presenta giogaia.
Dal tronco, particolarmente muscoloso e solido, si articolano lunghe e poderose zampe, in grado di sostenerlo in rapide e lunghe galoppate, mentre la coda, generalmente portata distesa, è piuttosto lunga ed incurvata all’apice.
La cresta sul dorso, così peculiare della razza, è caratterizzata dall’essere costituita di peli orientati nel senso opposto rispetto a quelli generali del mantello: essa inizia con due “corone” simmetriche proprio dietro le spalle, continuando, sempre più affusolata, sopra il dorso fino al punto di prominenza delle anche.
Larga tra le spalle fino a circa 5 cm, essa crea un effetto peculiare, particolarmente bello, tanto da essere divenuta ormai un criterio di selezione nelle gare di bellezza.
Il mantello, corto e lucido, può andare da un color grano chiaro al fulvo intenso, senza essere soggetto alle periodiche cadute del pelo caratterizzanti gran parte delle altre razze canine.
Talvolta possono essere presenti piccole macchie bianche sul torace e sui piedi.
Caccia
Descrivere il Rhodesian è arduo, ed ancora più difficile volerlo catalogare come d’abitudine siamo portati a fare con le nostre razze da caccia.
Innanzitutto perché non è “solo” un cane da caccia.
Le sue doti di guardiano franco e sicuro, potenziate da un aspetto che incute sicuramente rispetto, lo hanno per secoli spinto a difendere villaggi e carovane, seguendo il proprio uomo per giorni e settimane se gli veniva richiesto, senza stancarsi o demordere.
Inoltre il Rhodesian è stato abituato da sempre a gestire autonomamente, o in piccolissime mute, situazioni e prede particolarmente difficili che, ancora oggi, lo portano ad essere particolarmente astuto e prudente. Arditamente come i nostri ausiliari a caccia di cinghiali, il Rhodesian, unico segugio d’Africa, si trovava e si trova ancora ad affrontare leopardi, leoni, grandi antilopi, babbuini, facoceri…tutti soggetti temibili che non possono essere attaccati direttamente, ma che il Rhodesian ha imparato a bloccare, con una propria danza di morte attorno alla preda, talvolta anche colpendoli col proprio ampio e pronunciato petto, fino all’arrivo del cacciatore.
Esso insegue, così, la preda senza dargli tregua, anche per ore o la sfianca attendendola per gironi sotto un albero, come accade per il leopardo.
Raggiuntala, la ferma abbaiando, sempre tenendosi a rispettosa distanza per non incorrere in ferite, solitamente mortali. Nella variegata e sconfinata natura africana, inoltre, il Rhodesian ha imparato non solo a seguire la pista, ma anche a cacciare a vista, adattandosi con facilità sia al bush e alle foreste quasi tropicali, che a savane e deserti.
L’Europa e il Nord America l’hanno voluto ed amato, e tuttora è utilizzato per la caccia al cinghiale, al puma, al cervo, come cane da traccia e compagno dei rangers; in alcuni Paesi degli Stati Uniti si è anche esibito nel coursing su lepri e conigli, adattandosi talvolta, coma cane da cerca, a predare fagiani e quaglie, similmente ad uno spaniel, ma in maniera più pacata e cauta. Ovviamente, invece, rispetto alla nostra concezione di segugio europeo, la sua adattabilità alle grandi mute è ridotta e la sua notevole mole può costituire un limite d’impiego nella macchia molto fitta.
Carattere
Il temperamento del Rhodesian rispecchia la terra che lo ha partorito. Trovarselo davanti e guardarlo negli occhi è un privilegio raro, perché solitamente, se gli siamo estranei e in terreno neutro, si viene completamente ignorati o, al meglio, può concederci la visione della sua stupenda cresta voltandoci le spalle.
E’ un carattere senza fronzoli, quasi primitivo, da cui il proprietario non potrà mai pretendere la cieca sottomissione, ma da cui riceverà sicuramente grande rispetto, devozione e collaborazione.
Non è indubbiamente un cane per tutti; la sua importante mole, la sua riservatezza arrogante nei confronti degli estranei cui non permette eccessive confidenze, la sua millenaria utilizzazione come autonomo guardiano di carovane, ne fanno un cane eccelso solo per coloro che avranno la capacità di gestirlo, sin da cucciolo, con decisione e pazienza.
Abituarlo serenamente ai bambini, agli altri cani, agli estranei e alle regole del buon vivere sarà un modo per ottenerne rispetto ed ubbidienza, sempre ed esclusivamente mediante premi e decise prese di posizione, mai con violenza o coercizione. Pur essendo una razza spiccatamente dinamica, mal si adatta a vivere da solo in un giardino: la noia e la frustrazione lo renderebbero un soggetto difficile, poco gestibile ed inevitabilmente un animale triste.
Standard
TESTA REGIONE CRANIANA
Il cranio: dovrebbe essere di buona lunghezza (larghezza del cranio tra le orecchie, distanza tra occipite e stop, tra stop e tartufo, dovrebbero essere uguali), piatto e piuttosto largo tra le orecchie.
La testa: esente da rughe quando il cane e´ in riposo.
Lo stop: dovrebbe essere abbastanza ben definito e non in una linea retta dal tartufo all´ occipite.
REGIONE FACCIALE
Il tartufo: dovrebbe essere nero o marrone. Il tartufo nero dovrebbe essere accompagnato da occhi scuri, il tartufo marrone da occhi color ambra.
Il muso : dovrebbe essere lungo, profondo e possente. Le labbra: dovrebbero essere stirate e ben aderenti alla mascella
La bocca: con mascelle possenti, la dentatura corretta e completa, con chiusura a forbice (gli incisivi superiori devono appena sporgere oltre quelli inferiori ed essere impiantati perpendicolari alle mascelle). I denti devono essere ben sviluppati, specialmente i canini.
Le guance: dovrebbero essere asciutte.
Gli occhi: dovrebbero essere ben scartati fra di loro, rotondi e brillanti, che denotino un´espressione intelligente; il colore deve essere in armonia con il colore del mantello. Le orecchie: dovrebbero essere inserite piuttosto alte, di media grandezza, piuttosto larghe alla base si devono assotigliare verso la punta arrotondata. Devono essere portate aderenti alla testa.
COLLO
Dovrebbe essere abbastanza lungo, forte ed esente da giogaia.
CORPO
Il dorso: possente.
Il rene: forte, muscoloso e leggermente arcuato.
Il torace: non dovrebbe essere troppo largo, ma molto profondo e capace, la punta del petto deve raggiungere la punta del gomito.
Il petto: dovrebbe essere visibile con il cane di profilo. Le costole: moderatamente arrotondate, mai cerchiate a botte.
Coda: dovrebbe essere robusta alla radice, affilandosi verso la punta e priva di grossolanita´. Di giusta lunghezza, non deve essere inserita troppo alta ne´ troppo bassa ed e´ portata con una leggera curva verso l´alto, ma mai arrotolata.
ARTI
Gli arti: anteriori dovrebbero essere perfettamente in appiombo, forti e dotati di buona ossatura, con I gomiti ben aderenti al corpo. Visto di profilo l´anteriore deve essere piu´ largo che non visto di fronte. Il metacarpo dovrebbe essere forte e leggermente inclinato.
Le spalle: dovrebbero essere ben angolate, ben delineate e muscolose, che denotino velocita´.
I piedi: dovrebbero essere compatti e rotondi, con dita ben arcuate e cuscinetti plantari resistenti ed elastici, protetti da peli tra dita e cuscinetti. Nel posteriore: la muscolatura dovrebbe essere delineata e ben definita, il ginocchio ben angolato ed il garretto forte deve essere ben disceso.
ANDATURA/MOVIMENTO
Ben in linea, sciolto ed agile.
MANTELLO
Il pelo: deve essere corto e fitto, di aspetto liscio e brillante, mai lanoso ne´setoso.
Il colore: dal grano chiaro al grano rosso. E´ammessso un po´ di bianco sul petto e sulle dita, ma una quantita´ eccessiva di peli bianchi in questi punti, o che si estendano al ventre o sopra le zampe non e´desiderabile. Muso e orecchie scure sono ammessi. Una eccessiva quantita´di peli neri nel mantello e´altamente indesiderabile.
TAGLIA
Altezze desiderabili; Maschi da 63 cm. (25 ins) a 69 cm. (27 ins) Femmine da 61 cm. (24 ins) a 66 cm. (26 ins) PESO Peso desiderabile; Maschi 36.5 Kg (80 lbs) Femmine 32 Kg (70 lbs)
DIFETTI
Ogni deviazione dai punti sopra esposti deve essere considerata difetto e la serieta´con la quale esso viene valutato deve essere proporzionale al livello di gravita´del difetto stesso.