COLOMBACCIO
Classificazione
Classe: Uccelli
Ordine: Colombiformi
Famiglia: Columbidi
Genere: Colomba
Specie: palumbus
Nome scientifico: Colomba palumbus L.
Areale di diffusione
I Colombacci sono diffusi ampiamente, come uccelli nidificanti o migranti, in tutta l’Europa, fino a 65° di latitudine nord, eccetto in Scandinavia settentrionale e in Islanda, dal Mar Nero fino alle regioni settentrionali della Tunisia, nell’Africa nord Occidentale come Algeria e Marocco. Il loro numero complessivo solo in Europa è molto elevato, nonostante la pressione venatoria, infatti, raggiunge approssimativamente cifre che vanno dagli 8 ai 15 milioni di coppie. In Italia generalmente risulta un uccello migratore, proveniente dall’Europa del Nord e di passo nella prima quindicina d’Ottobre e da metà Febbraio a tutto Marzo; talvolta può nidificare in maniera discontinua su tutto il territorio, soprattutto nelle pinete litoranee e nelle macchie costiere.
Caratteri distintivi:
Il Colombaccio è un volatile di medie dimensioni, il più voluminoso e diffuso fra i tre colombi selvatici presenti in Europa; le altre due specie sono la rara Colombella e il Piccione Selvatico, progenitore dei piccioni terraioli e del piccione domestico. La sua forma è piuttosto pesante e massiccia, senza particolari differenze fra maschi e femmine. Le ali e la coda sono piuttosto lunghe, i tarsi brevi, il becco appuntito e ricurvo all’apice. Caratteristica, dorsalmente al becco, la presenza di un rigonfiamento membranoso detto “cera”, rosa e giallognolo. La lunghezza del Colombaccio può raggiungere i 38-45 cm, con un’apertura alare dai 68 agli 80 cm. Il peso oscilla dai 400 ai 570 gr.
La testa e il dorso appaiono di grigio-bluastri, colori che sfumano a vinaccia nelle parti inferiori; la coda e la punta delle ali si scuriscono rispetto al corpo, ma, durante il volo, queste ultime presentano due caratteristiche bande bianche, mentre sull’apice della coda si rende visibile una stria scura. Queste caratteristiche cromature rendono il Colombaccio riconoscibile anche in volo dalle specie simili, comunque più piccole e con coda e collo più brevi. Il petto è più chiaro del dorso, di un colore rosa grigio. Sul collo, dai riflessi verdi metallico e porpora, spiccano lateralmente due macchie bianche distinte, visibili anche nei giovani dopo i quattro mesi d’età. Tipico del Colombaccio è il malinconico e ripetuto tubare. E’ dotato di vista acuta, ma il suo udito è assai modesto.
Habitat
L’habitat che il Colombaccio occupa è distribuito prevalentemente sotto i 1000 m; esso predilige aree boschive con querce, lecci, faggi, radure, zone coltivate, pinete e macchia litoranea ma non disdegna anche giardini e parchi di città dove arriva addirittura a nidificare.
Biologia:
Il Colombaccio è un animale gregario, che ama spostarsi in stormi rumorosi e numerosi ( fino a 100.000 individui) che non pochi problemi arrecano alle coltivazioni cerealicole, di leguminose o di trifoglio quando vi si abbattono per cibarsene. E’ proprio in queste situazioni conviviali che possiamo osservare le strette gerarchie che si formano tra gli individui; quando questi si trovano sul terreno, i dominanti si pongono al centro, protetti, dove possono pascolare tranquilli, beccando il terreno rapidamente ma senza sollevare lo sguardo da terra, mentre i subordinati si pongono più perifericamente, sentinelle dello stormo, cibandosi in maniera nervosa e irregolare, con lo sguardo sempre a verificare che non sopraggiungano pericoli.
A terra è caratteristica la camminata di questo volatile, così simile ai nostri piccioni, con il corpo orizzontale al terreno e la testa in un continuo dondolìo. Caratteristico è anche il suo modo di bere, così diverso da tutti gli uccelli non Columbidi: immergendo il becco in acqua e aspirando, senza alzare la testa per deglutire. Nonostante la sua diffidenza, il Colombaccio può arrivare anche a mescolarsi con piccioni domestici per poterne sfruttare le risorse alimentari. In caso di pericolo, segnalato dai soggetti più giovani, è in grado di scappare con un volo molto rapido e lineare.
La stagione riproduttiva inizia in Aprile, quando i maschi effettuano delle vere e proprie parate nuziali. Essi, partendo dalla sommità di un albero, salgono in direzione obliqua battendo le ali vigorosamente; raggiunta l’altezza desiderata, eseguono una serie di rapide chiusure delle ali verso l’alto, come degli applausi, accompagnate da un sonoro schiocco. Quindi perdono quota, mantenendo le ali tese e la coda divaricata. Questa sequenza viene ripetuta 4-5 volte, fintanto che ritornano a posarsi sugli alberi. Oltre a questi voli ritualizzati, il maschio somministra del cibo alla femmina la quale, ad imitazione dei pulcini, rivolge il proprio becco a quello del maschio, agitando le ali.
Formatesi le coppie, esse rimangono stabili in quanto si tratta di una specie monogama. Il nido, poco elaborato, viene costruito dalla femmina con paglia e rami portati dal maschio, posizionato generalmente in alto su alberi o pareti rocciose, occasionalmente su edifici. Tra la fine di Marzo e l’inizio d’Aprile vengono deposte da una a due uova che sono covate dal maschio di giorno e dalla femmina di notte. L’incubazione dura 15-17 giorni, al termine dei quali nascono pulcini inetti che vengono nutriti con il cosiddetto “latte di piccione”, una secrezione proteica che si forma nel gozzo dei genitori, prodotta da ghiandole sollecitate da un ormone, la prolattina, secondo un processo sostanzialmente analogo a quello dei mammiferi. Questo materiale, ingerito dai pulcini direttamente dal becco dei genitori, li porterà fino allo svezzamento, attorno alle 3-4 settimane, quando saranno in grado di abbandonare il nido. Le covate effettuate durante l’anno sono di norma due, talvolta tre ma, essendo il Colombaccio un animale piuttosto prolifico, possono essere prodotte fino a quattro-cinque deposizioni se le precedenti sono state distrutte da predatori.
Alimentazione
L’alimentazione è prevalentemente vegetale, ma viene sovente integrata con proteine animali. Essa comprende: legumi quali fave, piselli e fagioli, cereali come mais, orzo, frumento e segale, foglie di piante come lattuga e trifoglio, frutti, in particolare ghiande e faggiole, bacche, radici, germogli, fiori, lombrichi, chiocciole e lumache, piccoli insetti. Una discreta quantità del cibo ingerito non viene consumato subito ma stoccato nel gozzo e utilizzato durante la notte.
Sara Ceccarelli