IL DAINO di Elvio Dal Pan

La pubblicazione di questo articolo, tratto da Caccia 2000 Aprile 2010, Organo d´Informazione dell´Associazione Cacciatori Bellunesi, ci è stata gentilmente concessa dal Sig Sandro Pelli, Presidente di ACB, che cordialmente ringraziamo.

UN PO’ DI STORIA
Il daino è un animale che sin dalla preistoria ha avuto un grande successo evolutivo. Prima dell’ultima glaciazione questo cervide era ancora diffuso su aree molto vaste in Europa e nell’Asia minore, mentre in seguito andò via via estinguendosi quasi ovunque. Dopo quell’epoca infatti mancano totalmente reperti fossili della specie. Notizie storiche della diffusione del daino si hanno nei primi secoli avanti Cristo e precisamente con l’epoca romana.

E’ opinione comune di molti studiosi che gli artefici della reintroduzione del daino nella fauna Europea sia opera, prima dei Fenici e successivamente dei Greci e dei Romani. Numerosi bassorilievi lo rappresentano come preda comune agli antichi popoli del Mediterraneo Orientale: Ittiti, Sumeri, Assiri ed Egiziani. Ad un attento esame si può notare però che non si trattava probabilmente della specie oggi definita Europea, ma di quella Mesopotamica diffusa allora fino all’Africa Settentrionale.

daino

La specie “dama” ora inserita in Europa abitava invece l’Asia Minore, la Palestina ed il Libano, terra d’origine appunto dei Fenici. Per gli antichi romani, più buongustai che cacciatori, il daino era sicuramente la selvaggina per eccellenza: animale di notevoli dimensioni, con trofeo ambito e voluminoso, facilmente allevabile, adattabile a qualsiasi ambiente e ottimo dal punto di vista gastronomico. Tutti buoni motivi per dedicargli le attenzioni del caso e farne uno dei primi esempi di “consumismo” venatorio gastronomico della storia. Il daino fu così importato direttamente dai romani prima in Gallia e successivamente in Inghilterra in Spagna ecc.

Oggi il daino comune o daino Europeo (dama dama), grazie alle sue straordinarie capacità di adattamento, è presente praticamente in tutto il continente. In alcune zone dell’Europa orientale è presente anche il daino della Mesopotamia (dama dama mesopotamica), un tempo creduto estinto e poi riscoperto negli anni 50, ma attualmente in pericolo di estinzione.

SEGNI DISTINTIVI
Il daino è un cervide di medie dimensioni, riconoscibile per l’elegante mantello punteggiato e per la struttura dei palchi delle corna, foggiati all’estremità con una pala molto ampia. Il mantello “classico” è fulvo con macchie bianche che scompaiono nel periodo invernale.
Esistono però altri colori dovuti alle varie selezioni operate dall’uomo nel tempo principalmente a scopo ornamentale, non sono rari quindi i casi sia di albinismo sia di melanismo oltre ad una specie “bionda” cosiddetta dorata.

Il dorso presenta una linea scura longitudinale che termina nella coda piuttosto lunga e scura. Il singolare contrasto tra la coda e la regione anale bianca (specchio), compone il disegno simile ad un’ancora rovesciata tipico e inconfondibile della specie.
Altro segno inconfondibile è la laringe molto sviluppata soprattutto nei maschi e corrisponde al cosiddetto “pomo d’Adamo”. Il trofeo, caratterizzato come già detto dall’ampia pala al vertice, è come quello di tutti i cervidi formato da tessuto osseo e caduco.

Lo sviluppo del primo trofeo privo di rosa come nel cervo e nel capriolo si ha all’età di sei mesi circa, quando spuntano i primi abbozzi frontali. La caduta del primo “vero” trofeo composto in genere da due semplici punte (fusone), avviene nel maggio successivo, vale a dire a 23-24 mesi d’età.

ABITUDINI E COMPORTAMENTO
Le abitudini del daino sono sostanzialmente simili a quelle del cervo. L’organizzazione sociale si basa su gruppi misti di femmine, piccoli e giovani di entrambi i sessi, piccoli gruppi di sesso maschile e individui isolati, quasi sempre di sesso maschile.
Finita la stagione degli accoppiamenti, da novembre a gennaio i maschi adulti sono generalmente solitari, da febbraio a settembre , invece, essi tendono a formare piccoli gruppi che si sciolgono poi in ottobre, periodo degli amori, per formare i loro harem.

daino

L’accoppiamento del daino è preceduto dalla conquista da parte dei maschi di apposite aree denominate arene, più o meno distanziate secondo la densità della popolazione. Sul territorio marchiato da un maschio non è possibile la convivenza di più esemplari. La presenza di un rivale implica sempre lo scontro che può essere a volte molto violento fino al ferimento e in rari casi anche, alla morte di uno dei due contendenti.

Finiti gli accoppiamenti i maschi si staccano dal branco per tornare alla vita solitaria, il gruppo delle femmine invece si scioglie a giugno, quando le future madri tendono a isolarsi per figliare. Alla nascita il piccolo daino pesa all’incirca 4 kg. Assai precoce il neonato a poche ore dalla nascita è già in grado di muoversi in modo autonomo e di seguire la madre nei suoi spostamenti. Dopo le nascite i gruppi si ricompongono ma la loro struttura può variare in ogni momento.

Come il cervo, il daino è un animale poco territoriale che compie ampi spostamenti secondo le risorse alimentari reperibili nell’ambiente. La sua alimentazione, tipicamente erbivora, comprende diversi tipi di vegetali, tra cui graminacee, funghi, licheni e ghiande, che l’animale bruca preferibilmente al tramonto ed all’alba.

HABITAT
Nonostante sia stato introdotto un po’ ovunque, e ovunque (a parte rari casi) si sia adattato, il daino, sembra rimanere tutt’oggi un animale tipicamente mediterraneo. Le sue caratteristiche sono quelle di un ungulato il cui senso preminente è la vista, anche se l’olfatto e l’udito sono comunque molto sensibili ed andrebbe, quindi, definito come un animale adatto agli spazi aperti, nelle praterie umide e con clima mite. Il daino, invece, proprio per la sua notevolissima c

apacità di adattamento si trova perfettamente a suo agio anche nel puro ambiente forestale nella media ed alta collina anche con nevicate invernali di media intensità. In ogni caso è confermato che si tratta di una specie dall’adattabilità agli ambienti più vari, in grado di colonizzare qualsiasi tipo di habitat fino ai mille metri di altitudine.

In Italia, allo stato veramente selvatico, il daino è limitato a poche zone circoscritte. Molto numerose sono invece le aree dove lo si può incontrare allo stato ”semi selvatico”. Si tratta per lo più di popolazioni formatesi da animali fuggiti da allevamenti o introdotti nell’ambiente dall’uomo prevalentemente a scopo venatorio e che, in poco tempo, si sono adattati così bene da formare popolazioni talmente numerose da creare seri danni all’ambiente se non tenuti costantemente sotto controllo dai distretti venatori interessati.

E’stato proprio in campo venatorio che il nostro ungulato negli anni è riuscito a guadagnarsi un posto di tutto rispetto tanto che moltissime aziende faunistiche venatorie, specialmente lungo l’arco appenninico, hanno da molti anni annoverato il daino come selvaggina predominante nel loro carnet venatorio.

daino

Il suo adattamento a tutti gli ambienti, l’allevamento che non implica particolari difficoltà e la sua carne ricercata a fatto sì che quest’ungulato abbia destato grossi interessi verso gli addetti al settore. Resta il fatto che il legame che unisce il daino agli esseri umani è forte e molto antico; è anche confermato che la sua diffusione in un’area geografica così ampia è dovuta, oltre naturalmente allo spirito di adattamento di quest’animale, anche e soprattutto alla mano dell’uomo che lo ha fortemente voluto prima per scopi alimentari poi per la sua valenza venatoria e non per ultimo, grazie alla sua eleganza non comune, anche per scopi decorativi.

Nei parchi del Regno Unito circolano attualmente decine di migliaia di daini in condizioni di semilibertà, alcuni parchi li ospitano ininterrottamente dal quattordicesimo secolo. Durante gli anni ottanta, il numero di daini allevati a scopo venatorio si è aggirato in circa 80.000 esemplari e le stime lo danno in continua crescita.

Anche in Italia i daini sono ben distribuiti in molti parchi e riserve naturali specialmente lungo il litorale tirrenico dove sono celebri le popolazioni di Migliarino-S.Rossore, di Castel Porziano e del parco del Circeo. Tali dislocamenti di esemplari di daini si susseguono da secoli e forse, oggi, questo mammifero dal portamento fiero e leggiadro è ormai in via di addomesticamento.

A cura di Elvio Dal Pan

Le uscite periodiche della rivista “Caccia 2000” sono visualizzabili al sito dell´associazione www.associazionecacciatoribellunesi.it