LEPRE BIANCA (LEPRE VARIABILE) a cura di Elvio Dal Pan

La pubblicazione di questo articolo, tratto da Caccia 2000 Dicembre 2009, Organo d´Informazione dell´Associazione Cacciatori Bellunesi, ci è stata gentilmente concessa dal Sig Sandro Pelli, Presidente di ACB, che cordialmente ringraziamo.

Lepus Timidus
Ordine: lagomorfi
Famiglia: leporidi

La lepre bianca o lepre alpina è definita da molti appassionati “il selvatico dei grandi silenzi”.
Questo relitto glaciale sa meravigliosamente sfruttare un ambiente che, durante l’anno, cambia radicalmente per clima e conformazione intonando la sua livrea al paesaggio con il mutare delle stagioni.

La sua muta, infatti, è caratterizzata dal cambiamento completo del colore del manto che diviene da grigio-rossastro in primavera – estate a bianco candido in autunno-inverno.
E´proprio questa caratteristica, quindi, che gli permette di evitare, nel migliore dei modi, i suoi numerosi nemici.

La muta, per i soggetti che vivono nelle Alpi, avviene due volte l’anno. Quelli che vivono nelle regioni nordiche, invece, mantengono la livrea invernale per tutto l’anno. Verso la metà di Aprile il pelo comincia a cadere, sostituito da altro di colore bruno rossiccio con sfumature grigiastre. La muta estiva è completata a fine Giugno e la lepre alpina ha assunto, in questo periodo, un “abito” confacente all’ambiente che la circonda in grado di mimetizzarla nel migliore dei modi.
Verso la metà di settembre ha inizio invece la muta invernale: il pelo bruno cade a ciuffi e viene sostituito da un soffice, folto, pelame candido.
A fine Novembre la muta è terminata ed il manto è diventato completamente bianco; solo le punte delle orecchie restano nere.

lepre bianca


HABITAT E COMPORTAMENTO
E´ presente praticamente nei territori alpini di tutta l’Europa, dalle regioni nordiche fino alla Groenlandia ed alla penisola di Tajmyr e di Ciukci. Gli esemplari che vivono nelle Alpi però, hanno in genere dimensioni inferiori ai loro fratelli nordici.
Sulle Alpi vive ad un’altezza compresa tra i 1500 e i 3000 metri. Frequenta indifferentemente, a seconda delle stagioni, sia i luoghi aperti sia i boschi di abeti rossi e di mughi e le zone cespugliose lungo i corsi d’acqua. Durante il periodo estivo trova riparo tra le pietraie, nei cespugli, nel sottobosco di pini nani, tra le radici che affiorano ed i rododendri, riuscendo a sfruttare in maniera sorprendente tutte le caratteristiche morfologiche del luogo che la ospita e che conosce alla perfezione.

La popolazione non è mai stabile, ma soggetta ad una serie di oscillazioni dovute all’andamento stagionale, alla quantità di cibo a disposizione, alle malattie ma, soprattutto, al quantitativo dei predatori, in particolare aquile, volpi ed ermellini, senza trascurare naturalmente l’uomo.

La sua ridotta consistenza e le abitudini crepuscolari e notturne fanno sì che sia praticamente impossibile osservarla durante il giorno se non in rari e fortunati casi. Anche il cacciatore, che batte le alte quote in cerca di camosci o di forcelli, molto raramente ha la fortuna di imbattersi in una lepre bianca sorpresa fuori dalla tana molte volte ricavata dalle cavità sotto i massi.

lepre bianca

A molti cacciatori accade quindi di constatare la presenza della lepre sul territorio solo quando, dopo le prime nevicate, ne notano le orme sulla neve. Orme che, molto spesso però, possono dare un’errata impressione della reale consistenza di quest’animale sul territorio. Può bastare, infatti, una sola lepre girovaga alla ricerca di cibo o di una femmina in estro per imprimere nel soffice manto un infinità di piste che s’intrecciano tra di loro.

La ricerca di cibo, infatti, è sempre difficoltosa proprio per le caratteristiche dell’ambiente in cui vive.
D’estate la “bianca” non ha eccessive difficoltà a reperire le erbe alpine e le bacche ricche di linfa di cui si nutre. Ogni cespuglio può ripararla come ogni cespuglio può diventare per lei fonte di nutrimento.
E´ con il sopraggiungere dell’inverno che la vita si fa dura e spesso la costringe ha scavare profondi cunicoli nella spessa coltre bianca fino a raggiungere il terreno dove può trovare licheni ed erbe rinsecchite dal gelo o nutrirsi della corteccia di giovani alberi.

In questo caso sarà facile, per l’attento osservatore, notare sui tronchi i segni degli incisivi. In questa stagione a tutti ostile, anche i suoi nemici si fanno più accaniti e “l’orecchiona” può solo difendersi confidando sull’accentuato mimetismo e sulle sue abitudini notturne.

RIPRODUZIONE
La lepre bianca raggiunge la maturità sessuale a circa un anno e la stagione riproduttiva inizia in genere con la primavera.
Dopo 40 giorni dall’accoppiamento la femmina partorisce, in un anfratto roccioso o tra i cespugli, da 1 a 4 piccoli; poi, per proteggerli dai predatori, si allontana a volte anche per lunghe distanze ritornando da loro solo per l’allattamento che in genere avviene durante le ore notturne.

I parti sono solitamente due l’anno, ma possono essere anche di più in caso d’inverni particolarmente miti che anticipano l’estro delle femmine. In questi casi però molti piccoli del primo parto muoiono per improvvise gelate o nevicate tardive.
Nelle regioni nordiche, in base a studi compiuti dai naturalisti, spesso si ha un solo parto l’anno, ma in questo caso i piccoli sono in numero maggiore ed, a volte, superano anche le dieci unità.

Una volta svezzati, i piccoli sono abbandonati dalla madre al loro destino ed inizia quindi per i nuovi nati un cammino che li porterà a cercare di sopravvivere in un territorio ostile e ricco di insidie. Si calcola che solo 3 piccoli su 10 raggiungeranno l’età riproduttiva, gli altri saranno vittime dei predatori e delle avverse condizioni atmosferiche.

È perciò necessario che il cacciatore vigili e mediti sui prelievi da compiere su questo splendido abitatore delle rocce al fine di tutelarne la salvaguardia a tutto vantaggio dei nostri monti.
La sua presenza silenziosa e invisibile, infatti, ci potrà accompagnare durante le nostre passeggiate anche se solamente a pochi fortunati sarà concesso l’onore di poter vedere con i propri occhi questo “relitto glaciale “ che ha sfidato i secoli e le avversità naturali per giungere fino ai nostri giorni.

di Elvio Dal Pan

Le uscite periodiche della rivista “Caccia 2000” sono visualizzabili al sito dell´associazione www.associazionecacciatoribellunesi.it