STORNO

Classificazione

Classe: Uccelli
Ordine: Passeriformi
Famiglia: Sturnidae
Genere: Sturnus
Specie: S. vulgaris
Nome comune: Storno

Areale di diffusione
Lo storno, originario dell´Eurasia e dell´Africa settentrionale, è un volatile dalle straordinarie capacità adattative, grazie alle quali è stato in grado di colonizzare, con grande successo, tutti gli ampi territori e continenti in cui è stato importato dall’uomo. Praticamente esso risulta presente in tutto il mondo, se si fa eccezione per le terre polari ed il Sud America.

Così, a partire dalle sue terre d’origine, oggi si ritrova in Nord America, con una popolazione di circa 200 milioni di individui discendenti da un gruppo di circa 100 storni liberati nel Central Park di New York meno di un secolo fa, in Australia, in Nuova Zelanda, in Sud Africa; si calcola che la popolazione mondiale ne conti ben 600 milioni, a popolare circa il 30% delle terre emerse.

In Europa, caratteristicamente, esso è meno abbondante nei Paesi del Nord quali Germania, Regno Unito e Paesi Scandinavi, mentre la sua popolazione è in crescita nei Paesi più meridionali e mediterranei quali Francia, Spagna e Italia.

Nonostante le zone di svernamento siano tipicamente quelle del Nord Africa, nella nostra penisola la crescita degli ultimi decenni è stata sorprendente; secondo, infatti, le fonti più recenti, lo storno, il cui primo avvistamento avvenne a Trieste nel 1895, svernerebbe in Italia con ben un milione di coppie, pur riproducendosi soprattutto nel resto d’Europa. Con forte presenza in medi e grandi centri urbani quali Roma, Firenze e Pisa, lo storno in Italia si distribuisce diversamente tra Nord, Centro e Sud.

Nelle aree settentrionali, infatti, l’areale di diffusione è molto ampio, più frammentato nelle zone centrali e localizzato nel meridione.


Caratteri distintivi

Lo Storno è un passeriforme di medio-piccole dimensioni. Appare di forma tozza e compatta a causa della testa piuttosto grande e della corta coda. La sua lunghezza va dai 20 ai 23 cm e il peso varia dai 35 ai 110 gr circa. Le sue ali triangolari e appuntite possono raggiungere un’ampiezza di circa 35-40 cm e gli consentono un volo tipicamente rettilineo, assai rapido e con frequenti battute; quelle remiganti presentano un colore bruno con margini fulvi, mentre le copritrici hanno riflessi metallici assai accentuati.

Il becco appuntito è lungo quasi quanto tutta la testa, da 25 a 27 mm; leggermente curvilineo, esso assume una colorazione giallognola in estate, che vira al brunastro d’inverno. Le zampe spiccano sul piumaggio per il loro colore rossiccio; sono robuste e adatte a camminare sul terreno. Dal tronco parte una breve coda, quasi quadrata, di circa 6,5 cm, che di poco si estende oltre le ali chiuse.

Il piumaggio dello storno adulto, soprattutto se visto da vicino, nella stagione invernale, è un capolavoro di iridescenza verde, azzurro e porpora su una base nera e lucente, accentuata in particolar modo sulla testa e il petto; tutto il corpo è elegantemente tinteggiato di piccole macchie bianco giallastre, in maniera più evidente nella femmina. Con l’avvicinarsi dell’estate, a causa dell’abrasione subita dal piumaggio, si mette in evidenza lo strato sottostante, ancora più lucido e dai riflessi violacei e verdi; la macchiettatura delle penne si attenua, invece, fino a scomparire.

Non vi sono evidenti differenze tra i sessi, ma è possibile rilevare una macchia rossastra sulla base del becco nelle femmine, che appare invece azzurra. bluastra nei maschi; questi ultimi, inoltre, presentano sul dorso punteggiature rosso scuro, assenti nelle femmine, munite di penne più corte e meno appuntite. Caratteristicamente, con l’avvicinarsi della stagione riproduttiva, soprattutto nel maschio il piumaggio diventa più appariscente, la livrea più brillante; le zampe si schiariscono fino al rosa e il becco diviene giallo. Per quanto riguarda i soggetti più giovani, con le loro piume color cenere, la gola biancastra e il becco scuro, appaiono più facilmente mimetizzabili fino alla muta, che avviene tra luglio e settembre.

Straordinarie appaiono le attitudini canore degli storni e la loro capacità di emettere molteplici sonorità, quasi differenziate in “dialetti”, aspre o aggraziate, armoniose o gracidanti, anche ad imitazione dei versi di altri uccelli.

Talvolta lo storno può essere confuso col merlo, col quale condivide lo stesso habitat urbano. Ad un’osservazione più attenta, però, il primo si individuerà come un uccello non nero (come invece il merlo maschio) o bruno (come il merlo femmina), bensì dal piumaggio iridescente; avrà coda ed ali più corte, camminerà invece di saltellare come il merlo e difficilmente individueremo un solo soggetto, essendo gli storni estremamente gregari.

Habitat
Lo storno è un volatile dall’eccellente capacità d’adattamento, in grado di sopravvivere altrettanto bene in ambiente rurale quanto urbano, dalla pianura fino a quote ragguardevoli di 14000 metri. Predilige le pianure con boschetti e la forte presenza idrica, ma il suo opportunismo lo ha portato a sfruttare adeguatamente anche manufatti umani ed edifici cittadini.

Durante le ore di attività diurna, si mantiene solitamente in prossimità di boschi di caducifoglie, pioppeti, pascoli con erba bassa e ricchi di invertebrati, soprattutto se in prossimità di allevamenti zootecnici. Non disdegnano comunque aree urbane e periurbane. Tendenzialmente, per nutrirsi prima dell’assembramento in veri e propri “dormitori”, essi amano sostare in oliveti, vigneti, e colture agrarie.

I dormitori collettivi, lontani dalle aree d’attività diurna, vengono ricercati prettamente fra canneti di specchi lacustri, di paludi o in parchi cittadini. La nidificazione li spinge a ricercare qualsiasi tipo d’anfratto, sia naturale che in infrastrutture antropiche, non temendo la vicinanza con l’uomo il quale, al contrario, rappresenta una propizia fonte di sostentamento.

Biologia
In Italia lo storno comincia ad arrivare in Italia all’incirca da metà agosto, anche se il culmine dell’afflusso si ha dalla fine di settembre alla prima decade di novembre, quando decine di milioni di individui raggiungono la penisola provenendo per lo più dalle regioni dell’Europa nord-orientale. Prettamente luogo di svernamento, soprattutto nel Meridione, il nostro Paese viene lasciato per una migrazione pre-riproduttiva fra la fine di marzo e la metà del mese di aprile; solamente pochi individui decidono di rimanere anche per la nidificazione.

Durante la migrazione, questi uccelli fortemente gregari si spostano in gruppi estremamente numerosi; decine di migliaia di esemplari formano, così, stormi strutturati gerarchicamente, sempre scortati o preceduti da individui “sentinelle” che contribuiscono alla sicurezza degli altri soggetti. Non temendo il freddo, questi volatili si spostano abbastanza lentamente, più interessati alla costante ricerca di cibo che al rapido raggiungimento di aree dalle temperature miti.

storno migrazione

L’attitudine gregaria dello storno si evidenzia in tutte le fasi della sua vita e della sua giornata, passata, quest’ultima, prettamente alla ricerca di cibo in terreni coltivati, frutteti e parchi, con spostamenti collettivi che interessano centinaia di individui.

Al sopraggiungere della sera, i gruppi raggiungono in circa mezzora, quarantacinque minuti i cosiddetti dormitori, solitamente alberi per i quali si contendono le postazioni migliori per la notte. Studi effettuati in relazione a questa abitudine hanno evidenziato che esistono fattori determinanti nella scelta dei luoghi di riposo, fattori che portano spesso tali uccelli a scegliere proprio gli alberi dei grandi parchi cittadini.

Tra i fattori principali vi è la sicurezza del luogo prescelto: gli storni hanno numerosi predatori naturali che, soprattutto di notte, potrebbero approfittare per attaccarli; per questo individuano luoghi al riparo dall’aggressione di falchi pellegrini, da cui hanno in parte imparato a difendersi con straordinarie evoluzioni di gruppo, di martore, donnole, scoiattoli e ghiri.

Altro fattore determinante appare essere la temperatura che, nei dormitori, supera anche di 6-8 ° C quella delle zone circostanti. Anche il vento, secondo le ricerche, risulta essere tenuto in considerazione, tanto che le aree di riposo sono sempre riparate, così da impedire un eccessivo abbassamento della temperatura corporea.

Importante appare essere, inoltre, la distanza contenuta dai siti di alimentazione, che supera difficilmente i 40 km, per evitare un eccessivo dispendio energetico per gli spostamenti. La scelta dei tipi di alberi dove trascorrere la notte cade solitamente su piante non isolate, preferibilmente in boschetti o grandi parchi, rappresentate da lecci, platani, tigli, ippocastani, pini, magnolie, palme, cipressi…, con preferenza per chiome dense e chiuse. Non è raro, in ogni caso, che questi uccelli adottino strutture umane quali luoghi di riposo; appetendo soprattutto i grandi centri urbani privi di predatori, caldi, dove ovviamente i cacciatori non possono sparare.

All’interno del dormitorio, dove gli storni si raggruppano anche a migliaia, la disposizione degli individui segue gerarchie ben precise; avremo così i maschi più grandi e pesanti posizionati nei rami più alti e centrali, dove è maggiore la sicurezza, il microclima è più favorevole e si è al sicuro dall’imbrattamento da escrementi.

Il forte spirito di adattamento che caratterizza questa specie si esprime anche nell’attività riproduttiva dato che, a seconda delle diverse condizioni ecologiche offerte da Paesi diversi, lo storno può presentarsi come specie monogama, con coppie stabili, poligama, dove il maschio si accoppia con più femmine, o addirittura presentare il cosiddetto “parassitismo di covata intraspecifico”, con la deposizione delle proprie uova in nidi di altre femmine della stessa specie.

In linea generale, la stagione degli amori comincia già sul finire di Marzo quando i maschi, individuata una cavità adatta per la nidificazione, fanno di tutto per richiamare l’attenzione della femmina per mezzo di cinguettii, fischi, sussurri, fino a gracchiamenti particolarmente sgradevoli.

La scelta del luogo di nidificazione, così importante per essere preferito dalla femmina ad altri rivali, è fatta dal maschio individuando cavità e anfratti naturali su alberi, sporgenze di rocce, sempre più frequentemente apprezzando opportunità offerte dall’uomo quali vecchie tegole, tetti, cavità nei muri, tralicci, campanili di chiese, vecchie colombaie dismesse, in comignoli e grondaie. Non arretrano nemmeno di fronte a legittimi proprietari del nido, inquilini scomodi che spesso vengono allontanati in malo modo.

La forza dello storno gli permette di accumulare diverse paglie, piume e rametti per la costruzione di un nido solitamente rozzo, disordinato, ma piuttosto ampio in cui la femmina depone solitamente da 4 fino a 9 uova, di colore azzurro pallido, che coverà in alternanza col maschio fino alla schiusa che avviene dopo circa due settimane di incubazione. Le cure dei genitori sono particolarmente attente, soprattutto nei primi giorni, quando i pulcini implumi rivelano una straordinaria voracità, che viene saziata esclusivamente con insetti.

storno

In questa fase della vita dei piccoli, è soprattutto la femmina ad occuparsene, mentre il maschio rimane comunque nelle vicinanza e talvolta contribuisce nel riscaldarli. Mentre nei primi giorni dalla schiusa, la madre rimane con loro anche di notte, a partire dalla seconda settimana essa di sera raggiunge il compagno nei dormitori per tornare dai pulcini all’alba.

All’età di circa tre settimane i giovani storni sono in gradi di lasciare il nido e, gradualmente di allontanarsi dai genitori per andare a formare dei grandi stormi che arrivano a comprendere centinaia o addirittura migliaia di individui. La stagione della riproduzione terminerà verso la fine dell’estate, dopo che saranno state effettuate dalla stessa coppia da due a tre covate, con una distanza dalla prima all’ultima di circa 50 giorni.

Purtroppo, negli anni, la grande capacità di adattamento e il forte spirito opportunista di questo volatile dallo spiccato spirito gregario hanno fatto sì che la sua presenza sempre più massiccia in ambienti urbane e nelle campagne determinasse numerosi problemi alla convivenza con l’uomo.

Le devastazioni alle colture, causate soprattutto ad oliveti e frutteti, causano annualmente ingenti perdite economiche al settore agricolo; la massiccia quantità di guano prodotto non solo imbratta e corrode edifici e monumenti, ma si rende causa anche del rischio contagio di importanti zoonosi quali malattie fungine, protozoarie, virali, parassitarie e batteriche; la loro presenza addirittura nelle piste degli aeroporti causa non di rado rischio di interferenza con il traffico aereo e di collisione dei velivoli con gli stessi stormi di uccelli (“birdstrikes”).

Per tutti questi motivi lo storno viene ormai considerato una specie nociva contro la quale, oltre all’abbattimento in deroga permesso in determinate aree del Paese, sono state da anni studiate e attuate anche numerose metodiche incruente tese ad allontanarli, cercando di tenere al sicuro coltivazioni e centri abitati.

Tra quelli utilizzati quali potature degli alberi scelti come dormitori, uso di sagome di rapaci per spaventarli, esplosione di fuochi d’artificio, il metodo più utile sembra quello del cosiddetto “distress call” (grido d’allarme), cioè l’emissione artificiale, all’interno del dormitorio, del loro caratteristico grido di pericolo, suono terrificante che li induce rapidamente a scappare per non fare più ritorno in quel posatoio. Quest’ultimo si è rivelato spesso un buon metodo, ma non dimentichiamo che se le nostre risorse in fatto di inventiva sono molte, quelle dello storno non sono da meno, unite alla grande prolificità che caratterizza questo volatile.

Alimentazione
L’estrema adattabilità dello storno si evince anche dal suo regime alimentare onnivoro. Esso, infatti, pur prediligendo di gran lunga i piccoli invertebrati, alimenti fortemente proteici ma di più difficile reperimento, soprattutto in inverno non disdegna vegetali e scarti alimentari dell’uomo.

Così nella sua dieta rientrano insetti, ragni, molluschi, larve, lombrichi, bacche, frutti, uva, olive, semi, cereali quali grano, orzo, mais, sorgo, miglio… Cerca cibo sia a terra scavando che direttamente sulle piante o sugli alberi, non temendo l’uomo nell’avvicinarsi a rifiuti urbani o a scorte di mangimi negli allevamenti zootecnici. Il suo spirito gregario lo spinge, anche nell’alimentarsi, ad accompagnarsi a molti altri individui, talvolta anche appartenenti ad altre speciE.

Sara Ceccarelli