…. per sparare a qualsiasi specie si presenti a tiro di fucile. Questo malcostume deve finire, perché guarda caso poi siamo sempre noi Italiani a combinare queste cose che hanno una sola parola che le definisce: BRACCONAGGIO.

Credo sia la prima volta, che questa testata si trova in linea con quando affermato da un esponente del WWF (Filippo Bamberghi), ma il fermo di polizia di alcuni – non cacciatori – reduci dalla Romania ci invita riflettere ancora una volta sul concetto dello sparare alla selvaggina. Lo facciamo perché non fu il WWF o qualche altra associazione ambientalista a chiedere in Albania la moratoria sulla caccia, ma furono le stesse associazioni venatorie del paese balcanico a chiederla, additandone la causa al comportamento irrispettoso da parte di cacciatori italiani verso la locale fauna.

Perciò, dobbiamo ricordare che in Romania la caccia alla selvaggina minuta non è tradizione, e se la normativa vigente in materia venatoria la consente (allodola, storno, tordo bottaccio e sassello, cesena, tordela) è dovuto principalmente alla richiesta di tale selvaggina da parte dei cacciatori stranieri, in particolare italiani. Questa concessione benvenuta, non deve però essere la strada per trasformare un cacciatore in bracconiere che allarga a suo piacimento lo spettro delle specie a cui sparare a tutto ciò che vola. Ciò non è consentito in Italia e nemmeno in altri paesi – vedi Romania – e il semplice fatto che in controlli magari non sono stati eccellenti e rigorosi non deve – e ci ripetiamo – trasformare i cacciatori in bracconieri, perché poi per pochi esagitati ci rimette una categoria intera.

E la cosa è concreta, visto che la Romania sta riflettendo sulla chiusura all’allodola.
Pensiamoci bene, prima di fare altre cazzate, che non onorano anzi offendono il cacciatore.

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