Direttiva 91/477/CEE del Consiglio, del 18 giugno 1991, relativa al controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi.
Per scaricare il testo dell’Ordinanza clicca quì.
Per scaricare il documento clicca quì.
Direttiva 91/477/CEE del Consiglio, del 18 giugno 1991, relativa al controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi.
Per scaricare il testo dell’Ordinanza clicca quì.
Per scaricare il documento clicca quì.
DIRETTIVA 92/43/CEE DEL CONSIGLIO del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.
Per scaricare il testo dell’Ordinanza clicca quì.
Da qualche anno ormai a questa parte, si è verificato in Italia ciò che peraltro sta accadendo anche in altri paesi Europei e cioè la necessità di ridurre la rumorosità su campi di tiro a volo, a prescindere dalla disciplina attuata (Skeet, Trap o Fossa Olimpica).
Il problema si è presentato a causa dell´”inquinamento acustico” provocato dagli spari che, nelle gare di queste discipline, avvengono soprattutto nelle prime ore del mattino e/o del pomeriggio. Effettivamente il problema esiste, o meglio esisteva, nel senso che, sparando ripetutamente con le cartucce classiche, la rumorosità diventa intensa superando la soglia dei 120-130 decibel.
Inizialmente il problema rumore è stato un po’ sottovalutato, tanto che dietro proteste insistenti si è arrivati a provvedimenti giudiziari che hanno determinato addirittura la chiusura di alcuni impianti, sia di Percorso di Caccia sia di Tiro Dinamico.
Dopo attenta ricerca, svolta dalle aziende che più si dedicano alla produzione di munizionamento per le discipline sopraelencate, le stesse hanno realizzato cartucce da 24 e 28 grammi per fucili a canna liscia, denominate “subsoniche”. Per cartuccia “subsonica” s´intende una cartuccia che abbia una velocità che non superi la velocità del suono, con notevole abbattimento della rumorosità. Queste munizioni possono essere tranquillamente utilizzate anche per i calibri 12 e 20, per la gioia di tutti i tiratori.
CacciaInFiera dopo le eccellenti performance ottenute dai membri del suo staff con il sito www.ladoppietta.it, ha voluto intraprendere un percorso, nuovo e propositivo, finalizzato a creare una piattaforma organica in cui gli appassionati cacciatori e tiratori di tutte le discipline, potessero incontrare le aziende, le loro proposte di prodotti e servizi.
Il percorso appena avviato è significativo in un panorama on line ove la maggior parte dei siti presenti a carattere generale (quindi non delle aziende) si orienta alla divulgazione di tematiche informative e/o settoriali (cinofile, balistiche, editoriali in genere), disconoscendo l’importanza economica delle aziende, sia essa storica, presente e futura, per un movimento quello della caccia e del tiro, ove la passione va in parallelo con la tecnica e i luoghi e le modalità per esercitarla.
Da qui abbiamo voluto iniziare per superare il gap che separa questo mondo da altri (il turismo ne è un esempio fulgido), ove eccellenti portali Internet mettono a disposizione in un unico marketplace, conoscenze delle materie e dei luoghi, aggiornamenti in tempo reale, proposte aziendali e/o loro presenze promozionali e non ultimo possibilità di vendere on line prodotti e servizi.
Sulla caccia e sul tiro però occorre essere presenti con il fattore emozionale e proprio per questo abbiamo voluto CacciaInfiera come nome del nostro nuovo sito. Mentre www.ladoppietta.it era il nome scelto per omaggiare lo strumento storico della nostra tradizione venatoria, www.cacciainfiera.it ha un’altra volontà, riproporre sul web quello che gli appassionati apprezzano di più nelle grandi fiere di settore; toccare con mano e parlare con i referenti delle aziende. Questo è ciò che vogliono e questo vogliamo mettere loro a disposizione.
Con quale percorso? Le iniziative in cantiere sono molte e significative ma ogni buon esperto di marketing suggerirebbe che il primo passo è creare il contatto per capire le aspettative dell’utente. Per questo motivo non ci siamo attivati subito nei confronti delle aziende, bensì ci siamo prodigati e continueremo a farlo nel proporre contenuti e notizie creando un feleeng eccellente con gli appassionati e in breve tempo stiamo riuscendo a “fidelizzare il cliente”.
Oggi, a poco più di due mesi di vita del nuovo portale, i dati hanno superato le più rosee aspettative: alcune decine di migliaia di visitatori, centinaia di migliaia di pagine visitate, quasi quindicimila click sui banner delle poche aziende che abbiamo fino ad ora voluto coinvolgere in quest’avventura, e un numero superiore ai duemila appassionati che ricevono a cadenza quindicinale la nostra newsletter (oltre 600 iscritti su CacciaInFiera e oltre 2.300 iscritti su LaDoppietta).
Confortati dai dati del nostro iniziale percorso vogliamo adesso coinvolgere le aziende ed è nostra intenzione farlo senza troppe pressioni, senza essere tacciati di essere rompiscatole, ma facendo testare ai loro manager la bontà del nostro lavoro.
E’ già in atto la campagna di “Banner Gratuito” per un mese. Qualsiasi azienda del settore mettendosi in contatto con la redazione del portale può richiede che venga attivato il banner e ricevere in cambio oltre che la pubblicazione dello stesso un’area riservata ove verificare i click che direttamente portano alvostro sito.
Ma vogliamo andare oltre; la nostra volontà è quella che una parte dei tanti articoli che popolano quotidianamente il sito non siano scritti da noi, o da improbabili redattori, ma dalle aziende alla stessa stregua e con lo stesso entusiasmo con i quali i cacciatori e i tiratori inviano i loro racconti facendoci partecipi delle loro emozioni.
Qual è il nostro obiettivo? Riuscire a visualizzare un sito ove non una parte, ma una larga parte degli articoli siano scritti dai management aziendali perché è questo che vogliono gli utenti. E vorrei fare un esempio concreto. Se si prevede di redarre un articolo sulla cartuccia da Trap, gli utenti apprezzano molto di più un contenuto elaborato da un responsabile di una azienda produttrice di munizioni piuttosto che scritto dal semplice, pur competente, appassionato o dal giornalista. Il responsabile aziendale può parlare con molta maggiore autorevolezza, e firmare un articolo ove in calce si riporta sempre il banner dell’azienda ed il link al sito internet proprietario.
Questa attività è a disposizione delle aziende a titolo gratuito, senza il filtro di un giornalista che ha obblighi redazionali e con la possibilità di ricevere dal gestore del sito, informazioni su quanti appassionati leggono la pagina. Ma oltre questo le aziende che decidono di utilizzare la nostra piazza o meglio “fiera”, per lanciare un prodotto o servizio o ribadire lo stesso al consumatore, possono concordando con noi la migliore modalità.
Oltre questo abbiamo un altro obiettivo; prendere futuri accordi con le aziende per attivare una chat che in definiti giorni ed orari possa mettere in contato diretto esperti aziendali con gli appassionati. Questa è un’altra tappa del nostro percorso alla quale stiamo lavorando, assieme alla prossima attivazione dello spazio di vendita on line, ed alla non troppo remota predisposizione di un videogiornale, il WebTG di CacciaInfiera.
Siamo perciò a disposizione di tutti i produttori e commercializzatori di prodotti e servizi del settore, ove la grande passione di cacciatori e tiratori, permette di superare anche la presunta incapacità di utilizzare la rete Internet raggiungendo l’obiettivo attraverso il supporto figli e nipoti.
CacciaInFiera
Alessio Ceccarelli
Carissimi amici lettori, continuiamo oggi nella nostra carrellata di articoli che ci porta a conoscere più da vicino i fucili che hanno fatto la storia di tante battaglie e guerre, in tempi più o meno lontani, e che hanno contribuito in maniera determinante a far prevalere alcuni eserciti e popoli nei confronti di altri.
Fucili questi che, pur essendo dotati, con i loro pregi e difetti, di una tecnologia inferiore rispetto ai fucili di ultima generazione, hanno acquistato, con il passare degli anni, un fascino sempre maggiore proprio per essere stati protagonisti di epoche storiche.
Oggi parliamo dello Springfield1903, partendo dalle fasi che hanno portato alla sua progettazione e produzione e, per far questo, bisogna risalire all´anno 1898. In quell´anno l´esercito degli U.S.A. era impegnato nella guerra “Ispano-Americana” ed aveva in dotazione come fucile d´ordinanza il Krag-Jorgensen, con calibro 30-40 e munizione prodotta dalla stessa casa, in dotazione sin dal 1892.
L´Esercito Statunitense, però, si trovava in seria difficoltà, fronteggiando un avversario dotato di un “Mauser” di produzione spagnola, progettato e costruito nel 1893 che presentava due fondamentali vantaggi rispetto al fucile Krag-Jorgensen: caratteristiche balistiche migliori in termini di precisione sul tiro utile ed una maggiore velocità di caricamento dell´arma, caratteristica che consentiva di disporre di un volume di fuoco nettamente maggiore.
I vertici militari Statunitensi vollero correre ai ripari commissionando alla Springfield un´arma che avesse caratteristiche simili ed anche migliori rispetto al Mauser. In seguito si seppe che gli stessi vertici militari riuscirono a fare pressioni nei confronti della Mauser per ottenere informazioni e progetti, che in parte saranno poi trasferiti nello Springfield con tanto di “royalties” pagate alla Mauser per quanto fornito.
NASCITA dello SPRINGFIELD 1903
La Springfield completa nel 1902 la progettazione del fucile e comincia la produzione su scala industriale per l´esercito nel 1903, anno da cui il medesimo prende il nome. Nello stesso anno viene siglato l´accordo con cui questo fucile diventa d´ordinanza per l´esercito Statunitense.
Disciplina già in voga in molti paesi Europei ed U.S.A. da diversi anni, solo da pochi sta prendendo piede in Italia, anche se ancora non lo si può definire certo uno sport di “livello nazionale”. Comunque sia, il numero dei suoi praticanti aumenta lentamente, ma gradualmente, per il fascino indiscusso che suscita; essa, infatti, molto spesso attira ed incuriosisce immediatamente chi la vede effettuata per la prima volta dal vero, od anche in TV, sui nuovi canali che le dedicano spazio.
L’Italia è, inoltre, patria di tiratori ad altissimo livello, sia europeo che mondiale; questo stimola la curiosità di chi, appassionato del tiro in generale, sente parlare con ammirazione delle gesta di questi atleti che fanno trionfare nel mondo il tricolore. Cerchiamo quindi di conoscere meglio questa disciplina sportiva, in modo tale che chi interessato possa sempre più avvicinarsi ad essa, anche solo per curiosità. Spesso, infatti, i nostri campioni sono partiti proprio dalla curiosità, provando a cimentarsi nel tiro.
Così, se si possiedono, oltre al talento puro, passione, costanza e voglia di migliorarsi continuamente, si possono raggiungere risultati impensabili ed estremamente gratificanti.
Armi utilizzate
Nel Tiro al Bersaglio Mobile vengono utilizzate carabine molto vicine a quelle standard ad aria compressa o a gas, del tipo usato per sparare a 10 o 25 mt di distanza. In più, queste sono dotate di mirini di vario tipo che, per regolamento, non devono superare il limite massimo di 4 ingrandimenti. Questi generalmente sono fissati qualche cm al di sopra della canna, tramite due aste che permettono, oltre al fissaggio, la regolazione del cannocchiale sia in altezza che in angolazione, a seconda del lato di provenienza del bersaglio e della sua velocità.
Durante le mie 49 licenze di caccia ho avuto sempre la passione per l’appostamento fisso, oltre che per la caccia con il cane da ferma (Setter Inglese esclusivamente). Per diversi anni ho tenuto i richiami, che io compravo e il mio amico Giulio Coppetti pensava a governare tutto l’anno. Era una piacevole società che ci permetteva di prendere tanto freddo nelle gelide mattinate d’inverno, ma che ci procurava tante soddisfazioni quando il passo era abbondante.
Non posso negare poi che tordi e fringuelli, cotti allo spiedo con la pancetta arrotolata, erano per me e Giulio un’autentica prelibatezza, specie se accompagnati da un bel bicchiere di vino rosso nostrano. Praticare quel tipo di caccia mi aveva portato negli anni a costruire tanti capanni che, per esperienza e senso dell’arte, divenivano sempre più comodi, raffinati e sicuri. Quella volta ne costruimmo uno veramente impegnativo che richiese giorni di lavoro e attenzione.
Il luogo era meraviglioso; di fronte si ergevano tre grosse querce e un sorbo, alberi a foglie caduche, ottimi per la nocetta. Procurammo degli assi di legno ben squadrati e tagliati a misura, che piantammo a terra collegati con altri, come fosse lo scheletro armato di una casetta. Rivestimmo il tutto con tela impermeabile e, per mimetizzarlo alla vista degli uccelli, usammo frasche di ogni genere.
L’opera era compiuta ed era, vi assicuro, un’opera d’arte! La situazione meteorologica era adatta per il passo: freddo intenso e cielo sereno. Già la sera e la notte era un continuo tizzare di tordi in arrivo. La previsione per la mattinata seguente era ottima. Giulio, compagno di tante avventure venatorie, quella mattina non potè venire ed io decisi di rinnovare il capanno da solo. Mi alzai molto presto, affardellai le gabbiette degli uccelli e via… con 12 e 24 in spalla, in direzione della confortevole “casetta”.
Sistemai con cura i richiami e lentamente entrai nel capanno, ancora vergine. Mi misi seduto, accesi una sigaretta, (cretino che allora fumavo!), in attesa del sorgere del sole. Caricai i fucili e li appoggiai sull’asse di traverso. Il cielo era sereno, l’aria completamente ferma e, sull’erba intorno, l’ultimo chiarore della luna mostrava il luccicare della brina. Nell’attesa mi prese freddo ai piedi e la prevista evenienza mi consigliò di accendere un focherello all’interno del capanno.
Uscì, raccolsi alcuni “seccaroni” di quercia e, aiutandomi con carta, erba e foglie secche, accesi il focherello. L’attenzione era massima perché il capanno era facilmente infiammabile. Il fuoco, sotto l’aria ferma, ardeva tranquillamente, finché rimasero solo i carboni che mi davano un piacevole sollievo ai piedi, Il sole era ormai prossimo a salire; bisognava tenersi pronti perchè i richiami cominciavano a fare il verso. Il tizzare dei tordi divenne improvvisamente più frenetico ed ecco il primo tordo posarsi sul ramo della quercia, alla mia sinistra.
Il tiro era abbastanza corto; presi il 24 e sparai. La mattinata alla nocetta non poteva iniziare meglio! Per circa un’oretta fu un susseguirsi di arrivi e di spari. Non avevo il conto preciso delle prede cadute, ma ero certo che sul terreno ci fosse un buon numero di tordi bottacci e sasselli, fringuelli, frosoni etc. Visto il susseguirsi rapido degli uccelli, mai ero uscito dal capanno per non interrompere l’afflusso. Dentro di me intanto pensavo: “ Questa mattina riempirò di prede le tasche della mia cacciatora di fustagno marrone, anch’essa nuova fiammante come il capanno”.
Ci fu un momento di tregua nel passo; i richiami diradarono i loro versi. Appoggiai il fucile ed accesi la seconda sigaretta. Il focherello era ormai coperto di cenere che covava qualche ultimo carbone di fuoco. Decisi di uscire a raccogliere gli uccelli rimasti a terra, togliendomi prima la cacciatora ed appoggiandola accanto ai fucili e alle munizioni. Mi curvai e, attraverso l’uscita appena più bassa della mia altezza, raggiunsi il campo di raccolta. Un tordo qua, un tordo là, un fringuello, un verdone, ancora un tordo e un frosone e ….. mentre mi curvavo e mi congratulavo …. Wuuhhuuuhhh…..!!!!!
Una forte folata di vento si alzò improvvisa nella quiete assoluta della mattinata. Ancora un attimo e … udii alle mie spalle un crepitìo sinistro. Mi voltai e, desolato, vidi il capanno avvolto dalle fiamme. Mi precipitai e, senza riflettere per nulla, mi infilai a recuperare i fucili,le cartucce e la mia cacciatora di fustagno marrone. Nel frenetico recupero del tutto, intanto, stringevo i denti e quasi non sentivo le tante “pillacchere” di plastica bollente che cadevano sul collo e dovunque. In un attimo fui fuori.
Mi allontanai qualche passo e mi voltai indietro. Non restava che tanto dolore e vedere la mia “casetta” ridotta in cenere. La cara cacciatora era una groviera e altrettanto la mia pelle scoperta. Recuperai ciò che restava e … mestamente mi avviai a casa, con nel pensiero Giulio e il capanno… Le ferite col tempo passarono. La cacciatora di fustagno marrone fu rammendata pazientemente dalla mia operosa moglie Rita e, ancora oggi, racconta questa che è una delle sue tante storie piacevoli e tristi.
Ceccarelli Oreste
La Iacca è una forma di “caccia” vietatissima già negli anni ’50, che consentiva alla povera gente di procurarsi del cibo attraverso la cattura degli uccelli (in special modo fringuelli e tordi). Si andava di sera nelle giornate di forte vento, con una lampada, una racchetta di legno ed un sacco. Quando c’è molto vento, gli uccelli dormono soprattutto sui rami bassi degli alberi. Con la lampada si illuminano e con la racchetta si da una botta per ucciderli e poi metterli nel sacco.
Siamo agli inizi degli anni ’60 e dietro pressioni del nostro amico Santino, che non è cacciatore ma ama mangiare la selvaggina, una sera di forte vento di scirocco progettiamo una spedizione alla “Iacca” Bebè, Paolo, Mario, Santino ed io. Ci rechiamo alla masseria di Bebè e Paolo chiamata “Maccarone”, bellissima azienda agricola condotta dal padre don Ciccio. E’ una serata di buio assoluto e nonostante i nostri sforzi abbiamo catturato appena 3 tordi ed una decina di fringuelli.
Mentre ci troviamo sotto un albero con la lampada per individuare eventuali prede sentiamo gridare a breve distanza da noi: “Fermi tutti, polizia!”. Siamo assaliti dal panico pensando a quello che ci sarebbe successo. Era don Ciccio che, sempre ligio alle leggi, era venuto fin lì con la bicicletta al buio. Non so se sapeva che si trattava dei suoi figli (Bebè e Paolo), del nipote Mario e di me, tuttavia ci fece prendere un bello spavento.
Dopo averci redarguiti a dovere, voleva sequestrarci la selvaggina ma alla fine ce la lasciò perchè la dessimo a Santino per il quale, in fondo, avevamo programmato quella spedizione. Alla fine il dramma ri ridusse in farsa perchè ridemmo sino al ritorno al paese.
Riccardo Turi
E’ un 10 ottobre di fine anni ’60 e siamo al posto delle “Colonne” tra Alberobello e Noci all’entrata dei tordi. C’è un muro che corre dall’oliveto al bosco e lungo questo muro si schierano i vari Bebè, Onorato, Feluccio, Vito, zio Franco ed altri. E’ ancora buio quando vedo un’ombra che mi arriva di traverso: una fucilata rapida e quando fa luce mi accorgo che era una beccaccia. Non avevo visto se era caduta, nè avevo sentito rumori, quindi la mia soddisfazione fu ancora maggiore.
La giornata non è granchè, però si vedono un pò di tordi di entrata. Per conto mio ne uccido 3 più un merlo, uno storno e la beccaccia. Gli altri ne uccidono più o meno 3 o 4. Quando arriva vicino a me Onorato, vedo che ha ucciso 6 tordi. Io ho appese al laccio le mie prede tra le quali spicca la beccaccia.
Allora Onorato, invidioso (in senso buono) della mia beccaccia, guardando il mio carniere, lui che aveva ucciso 6 tordi, esclama:”Carniere bastardo!”, con chiaro riferimento al mio carniere “misto”. Naturalmente la cosa suscita l’ilarità di tutti e soprattutto la mia che non faccio che canzonare Onorato per tutta la giornata.
Riccardo Turi
Ci sono dei personaggi che, a parte zio Franco, mi hanno introdotto nell’affascinante mondo della caccia. Uno di questi è Raffaele (Rafaàil in fasanese), factotum dell’Armeria Carrieri nel senso che era colui che andava a consegnare la polvere da sparo (la cordite) alle cave in Puglia,Calabria e Lucania e per questo aveva i suoi agganci nelle varie zone, che gli segnalavano quando c’era da sparare (vedi la sparata a Spezzano Albanese).
Inoltre, Raffaele caricava le cartucce in maniera egregia e sparava altrettanto bene. Non so se avesse un titolo di studio; probabilmente aveva soltanto la 5° elementare, ma era comunque una persona assai intelligente. Era lui che caricava le cartucce per il mio cal. 28, che mi aiutava a riconoscere in volo i vari uccelli, che la mattina presto mi diceva: “Addù vèid nìur, nzacc!” (dove vedi nero spara).
L’altro personaggio, noto più per la sua simpatia era Vito la guardia notturna (“Vetucc u uard notturn”). In verità il nome Vito in fasanese si dovrebbe dire “Veit”, ma suona male e perciò si dice “Vetucc”, con la e muta, la U che si pronuncia più o meno come la eu francese e la c finale rafforzata e dolce. A Fasano infatti c’è stata la dominazione francese. Quando andavamo a prendere Vito da casa per andare al rientro ai tordi, immancabilmente usciva dalla porta di casa con il muso sporco di sugo e la bottiglia di vino in mano.
Era sempre un pò alticcio, sparava con una doppietta tenuta insieme con il filo di ferro, ma era un tiratore micidiale. Dunque siamo più o meno nel 1964 ed io carico da me le cartucce per il mio sovrapposto Beretta S55 cal. 20, dietro suggerimento della carica da parte di Raffaele: per i tordi S4 nella dose di 1,10X23. Si approssima la stagione delle tortore e chiedo a lui una cartuccia per questi uccelli. Mi suggerisce la C7 nella dose di 1,45X24. Le cartucce funzionano benissimo e sono molto soddisfatto.
Una mattina lo incontro per strada e gli dico: “Rafaà, ve bun a ci sett” (Raffaele, va bene la C7). Mi risponde: “P fforz, è il suo periòdo! (con l’accento sulla o”). Da allora l’espressione è rimasta nel nostro gergo e la adoperiamo sempre quando si adatta alle circostanze.
Riccardo Turi
Si dice che la caccia alle tortore sia chiusa. Qualcuno dice che ancora per quest’anno si potrà sparare. Altri ancora che si potrà sparare per 5 anni. Veramente se ne sentono di tutti i colori. In ogni caso non siamo usciti a caccia ogni giorno a partire dal 15 aprile come gli altri anni.
E’ il 25 aprile e decidiamo di andare a caccia anche perchè abbiamo sentito che qualcuno ha già fatto buoni carnieri. Con zio Franco, Feluccio, Vito (Vetucc a bott !) e Bebè andiamo alla “Forcatella” tra Savelletri e Torre Canne: ottimo posto anche perchè siamo a 50 metri dalla masseria del nostro amico Santino, nella quale potremo rifugiarci in caso di pericolo. E’ già chiaro e non si sente un colpo: c’è un silenzio carico di paura!
Ad un tratto arrivano due stuoli di tortore che si dirigono uno verso Feluccio e Vito e l’altro verso di me. Quando mi arriva a tiro alzo il fucile (penso anche gli altri) ma il dito si rifiuta di premere il grilletto. Neppure Feluccio e Vito sparano. Quando gli stuoli hanno percorso circa 300 metri in linea d’aria e sono arrivati al canalone di San Domenico, dov’è appostato “Iaretidd” e tutta la sua squadra, si scatena una sparatoria inaudita. Era quello che volevamo sentire!
Rincuorati da questi colpi, anche noi cominciamo a sparare le tortore che passano sempre più numerose. Rimaniamo sino alle 10,30 ma i carnieri saranno comunque scarsi perchè la paura, sempre presente, ci farà padellare anche gli uccelli più facili.
Riccardo Turi
L’arrivo dell’estate è indubbiamente visto come il momento del relax e delle lunghe giornate all’aperto, spesso trascorse in compagnia dei nostri ausiliari. Niente di sconveniente in tutto ciò, ma è importante ricordare che il caldo, l’afa, il tasso elevato di umidità tipici di alcune giornate estive non vengono affrontate dai cani con i sistemi di termoregolazione che competono a noi e, indubbiamente, per loro c’è una maggiore difficoltà ad adeguarsi alla calura.
Come già visto approfonditamente nell’articolo dedicato alla termoregolazione nel cane, questo animale non ha un efficace sistema di sudorazione, munito com’è di ghiandole sudoripare efficienti solo a livello dei cuscinetti plantari e degli spazi interdigitali. Questa ridottissima distribuzione permette solamente un minimo refrigerio e raffreddamento della circolazione mediante il passaggio del sangue a livello delle zampe e deve essere necessariamente coadiuvato da un ulteriore “raffreddamento ad acqua”.
Quest’ultimo è rappresentato dall’evaporazione dell’umidità a livello delle narici e della superficie della lingua al passare di grandi masse d’aria, sia durante una respirazione normale sia durante l’affanno del cane che ansa velocemente, fino a 300-400 volte al minuto, asciugando e raffreddando rapidamente la lingua e disperdendo calore tramite evaporazione.
Ovviamente, pur essendo questo un buon sistema nelle giornate con temperature medie, diventa poco efficiente di fronte a T° esterne maggiori di 32°, associate ad un alto tasso di umidità e scarso ricircolo dell’aria. Indubbiamente l’umidità elevata interferisce col sistema di termoregolazione del cane, rendendo impossibile l’evaporazione. Questo fa aumentare la temperatura corporea rispetto a quella di un cane normale (38-39° C) fino a limiti drammatici di 41- 43°C.
Considerando che la “temperatura critica”, cioè tale da indurre negli organi danni irreversibili, in primis al sistema nervoso centrale, è di 42,78°C, ben si comprende che l’ipertermia grave e prolungata può provocare morte cellulare generalizzata in quasi tutti i tessuti, con morte dell’animale a seguito di coma e arresto cardiaco.
Sebbene indubbiamente razze brachicefale, con muso paradossalmente troppo corto, cuccioli e animali anziani, soggetti obesi abbiano fisiologicamente molte più difficoltà nella termoregolazione, anche animali adulti, sani, senza affezioni all’apparato respiratorio, devono essere attentamente monitorati e gestiti nelle calde giornate estive, al fine di evitare l’evenienza di un colpo di calore dalle tragiche conseguenze.
E’ assolutamente necessario, quindi, che il cane abbia sempre a disposizione dell’acqua fresca da bere, dell’ombra sotto cui riposarsi nelle ore più calde del giorno e dove, possibilmente posizionare anche la cuccia. E’ importante evitare che rimanga in luoghi ristretti senza un sufficiente ricambio d’aria; peggio ancora se chiusi, come ad esempio un auto, all’interno della quale la temperatura può salire a livelli drammatici anche solamente perché il cane, ansando sempre di più, satura l’abitacolo di umidità.
Perciò in auto d’estate il cane va portato solo se strettamente necessario, con finestrino aperto almeno un po’ e non lasciandovelo parcheggiato dentro nemmeno per pochi minuti, vista la rapidità con cui la temperatura internamente può elevarsi. Da evitare anche le passeggiate nelle prime ore del pomeriggio o l’allenamento anche di soggetti da gara, a meno che non siano già preparati e, comunque, per non più di dieci minuti. La passeggiata quotidiana va anticipata o posticipata alle ore più fresche.
Evitare di lasciare il cane senza acqua od ombra sotto cui rifugiarsi!!
Nel caso in cui, comunque, il caldo e l’umidità eccessiva colgano impreparati noi e il nostro cane, ci accorgeremo del suo disagio perché comincerà ad ansimare, aumentando a dismisura la frequenza del respiro e dell’attività cardiaca. Il respiro, oltre che più frequente, diventerà affannoso e rumoroso e il cane evidenzierà forte ansia, poca attenzione ai nostri comandi e, talvolta, poca lucidità rispetto a quello che gli succede attorno. Può, in pochi minuti, dare segni di incoordinazione, presentando intensa salivazione e vomito sanguinolento.
Le mucose, inizialmente di un colore molto carico, tenderanno rapidamente al cianotico. Il cane apparirà al tatto quasi bollente. Purtroppo una situazione così grave deve assolutamente vedere rapidamente l’intervento del veterinario con cardiotonici, diuretici, fluidi elettrolitici e cortisonici per contrastare gli effetti sugli organi maggiori, ma il proprietario, in attesa dell’intervento professionale, può comunque agire per rallentare l’evoluzione della patologia.
La cosa essenziale da porre in atto immediatamente è tentare di raffreddare il cane per far abbassare a livelli tollerabili la temperatura corporea. Può essere molto utile immergerlo in acqua fresca ma non gelida, o comunque bagnare con acqua e alcool (che evapora subito raffreddando la parte) le aree della pelle senza pelo e/o molto vascolarizzate come testa, addome, ascelle, inguine, piedi.
Ovviamente, parallelamente al tentativo di abbassare la temperatura, essa va costantemente monitorata per evitare, al contrario, un’ipotermia altrettanto drammatica. Decisivo, spesso, per la salvezza del soggetto è comunque un repentino trasporto in ambulatorio.
Sara Ceccarelli
La passione e la continua offerta di nuovi titoli fanno di Lugari Video una delle aziende italiane leader nella produzione e vendita di filmati venatori sulla caccia in Italia e nel mondo.
La Videofoto Service / Lugarivideo nasce nel 1993 per iniziativa diretta di Gianni Lugari. Abbandonata la sua storica attività di commerciante di articoli da campeggio, Gianni Lugari, ai più già noto grazie ai suoi articoli pubblicati sulle riviste specializzate, ha potuto mettere a disposizione le proprie conoscenze in campo venatorio anche agli amanti del piccolo schermo.
Il fucile Beretta modello 59 calibro 7,62×51 NATO è stato fedele compagno d’avventura per le truppe italiane per quasi cinquant´anni, tanto da essere soprannominato il “Garand italiano“, svolgendo appieno le funzioni d’arma individuale d´ordinanza del nostro esercito.
Anch´io né posso essere testimone in quanto, avendo svolto il servizio militare con la mansione di Caporal Maggiore Istruttore dei fucilieri assaltatori, ho avuto modo di constatare in poligono, e durante l´addestramento a campo libero o su percorso di guerra, le qualità di quest´arma; tant´è che l´ho scelta come mia arma d’ordinanza rispetto al GARAND M1, delle cui grandi potenzialità abbiamo già parlato in altro articolo.
Senza voler peccare di presunzione, posso affermare che ho apprezzato moltissimo il Garand M1 per le sue eccezionali doti di balistica e di precisione, mentre nell´ M59 ho apprezzato le ottime caratteristiche come fucile d´assalto, in virtù, anche, del suo funzionamento automatico che permette di sparare a raffica. Solo da pochi anni quest´arma è diventata ex ordinanza, sostituita dall´AR70, dotato di Calibro 5,56 e costruito sempre dalla Beretta.
Anche nelle sue ultime missioni con l´Esercito italiano, come ad esempio in Somalia, l´M59 ha ancora una volta dimostrato le sue ottime qualità. Dalla fine degli anni ´50 molti eserciti, facenti parte della Nato, e tra questi l´Italia, si trovarono di fronte alla necessità di rimodernizzare l´armamento d’ordinanza, in base ai criteri posti proprio dalla Nato.
Le aziende che si sono affacciate nella rete con un proprio sito Internet lo hanno fatto molto spesso senza un piano di marketing che ne definisse i contorni strategici. Alcune hanno ottenuto successi anche significativi, quantificabili nel numero di persone che accedono al sito e visualizzano i contenuti. Altre non li hanno ottenuti o, caso non raro, non sanno nemmeno quanti visitatori entrano ogni mese in casa loro e scavano nelle informazioni messe a disposizione nel loro sito.
Tutte le aziende hanno comunque speso soldi, sottraendoli magari ad altre forme di investimento pubblicitario. Ma qual è ritorno? Spesso non è noto per l’unica ragione che mancano i dati.
Allora CacciaInFiera.it vuole darne una spiegazione affidando dati reali dei propri clienti ad uno specialista della materia che ha curato analisi per la comunicazione Internet della Federazione Italiana della Caccia nel settore venatorio, ma con vasta esperienza nelle problematiche della promozione nella rete anche per i settori del turismo e del prodotto tipico.
ANALISI DI UNA STRATEGIA
Il banner promozionale è uno strumento che si connatura perfettamente con la rete Internet, conglobando in sé elementi della rete stessa: è, al contempo, un elemento di attrattiva visiva e una porta (attraverso un semplice click del mouse) d’accesso al sito dell’azienda.
Per scegliere di acquistare un banner è di estremo interesse avere dati certi sul portale che lo ospita e i numeri di CacciaInFiera, per soli due mesi di attività, con 59.730 visitatori, 541.154 pagine visitate ed una media di pagine visitate di 9, sono di estremo interesse.
Oltre al portale, che in questo caso è particolarmente apprezzato dagli appassionati (ed ha solo due mesi di vita), altro elemento da verificare è il costo che il portale richiede per la presenza. Il prezzo spalmato per il periodo acquistato fornisce un indicatore di rilievo per l’investimento.
Nel caso di CacciaInfiera, il gestore del sito ha scelto di vendere lo spazio banner a tempo e quindi il costo diviene indipendente dal numero dei click beneficiati nel periodo di presenza. Per fornire un dato di riferimento nel settore del turismo, il costo dei click offerti sia da Google che dai maggiori portali nazionali oscilla, valutato a click, tra gli 0,25 e gli 0,50 centesimi.
Attingendo ai dati di alcuni clienti già presenti con banner pubblicitari in Caccia In Fiera, si possono formulare esempi e relative valutazioni.
Agenzia i viaggi venatori: banner di spalla sulle pagine della specifica categoria.
Data della pubblicazione del Banner: 25/04/2008
Data della presente analisi: 14/06/2008
Giorni di presenza del Banner: 50 fino ad ora
Click realizzati che hanno portato gli utenti sul sito aziendale: 808 con media mese di 480 click.
Media click giornalieri: 16
Costo annuale dell’investimento: Euro 250,00
Costo giornaliero: Euro 250,00/365 gg = Euro 0,68 per ogni giorno
Costo a click (con 16 click di media giornalieri): Euro 0,68/16 click = 0,04 Euro per ogni click
L’azienda in questione realizzava in precedenza sul proprio sito internet una media di 980 visitatori al mese. Dal mese di acquisto del banner il numero di visitatori è aumentato a 1.460 (980 + 480) con un incremento pari a 48%.
Allevatore di cani da caccia: banner fisso sulle pagine della specifica categoria.
Data della pubblicazione del Banner: 19/05/2008
Data della presente analisi: 14/06/2008
Giorni di presenza del Banner: 26 fino ad ora
Click realizzati che hanno portato gli utenti sul sito aziendale: 373 con media mese di 430 click.
Media click giornalieri: 14
Costo annuale dell’investimento: Euro 800,00
Costo giornaliero: Euro 800,00/365 gg = Euro 2,19 per ogni giorno
Costo a click (con 14 click di media giornalieri): Euro 2,19/14 click = 0,16 Euro per ogni click
L’azienda in questione realizzava in precedenza sul proprio sito internet una media di 750 visitatori al mese. Dal mese di acquisto del banner il numero di visitatori è aumentato a 1.180 (750 + 430) con un incremento pari a 53%.
Questi due esempi concreti di investimento testimoniano quanto è ridotto il costo da sostenere per portare in casa propria (nel proprio sito internet) un buon numero di utenti interessati ai propri prodotti e servizi.
Giuseppe Mariani
Web Marketing Manager
Il 7 gennaio 1990 siamo invitati dal mio amico Michele a caccia nella Valle “San Floriano” a Zapponeta. Il tempo è abbastanza favorevole dato che c´è un discreto freddo. Abbiamo fatto caricare le cartucce della GP che usiamo per i tordi (1,80X34) con il piombo numero cinque, dall´Armeria Di Bari di Fasano. Si riveleranno ottime.
Alle 3,15 puntuale l´amico Giammario (Beghelli) è sotto casa a prendermi con la sua Golf nera. Invece di fare l´autostrada, prendiamo la provinciale per Barletta, Margherita di Savoia, Zapponeta; il motivo è presto detto: ci fermiamo ad ascoltare il canto delle anatre nelle saline di Margherita di Savoia (oasi di protezione). Alle 4,30 siamo al casone di caccia dove vengono compilati i permessi. Incontriamo il mio amico Nardino che va nella vasca Zarattini. A noi tocca la 9 del Lago, non male. Alle 5,00 con il nostro barcaiolo ci avviamo.
Lungo il tragitto numerosi uccelli si levano,soprattutto germani e alzavole. Alle 5,30 siamo nella botte ed il barcaiolo, dopo aver sistemato gli stampi, si allontana con l´intesa che tornerà verso mezzogiorno. Al suono del corno comincia la sparatoria ed anche noi partecipiamo con dei discreti tiri alle alzavole. Un germano viene abbattuto a mezzo tiro. Le cartucce di GP, con discreto vento di tramontana e freddo notevole, fanno faville. Folaghe, fischioni e alzavole cadono stracciati. L´unico rimpianto è una coppia di fischioni sugli stampi: incredibilmente li padelliamo entrambi e solo con l´ultimo mio colpo ne ferisco uno che allunga ed è irrimediabilmente perduto.
Devo dire che il cappello che mi aveva prestato Nardino, dopo che avevo perso il mio passamontagna, è stato causa di qualche padella in più. Abbastanza soddisfatti (abbiamo perso almeno 6/7 uccelli) usciamo dalla botte alle 12,30 con il seguente carniere: 2 germani, 4 fischioni, 11 alzavole e 13 folaghe. Finalmente abbiamo imbroccato una giornata favorevole e fotografiamo il carniere disposto sulle Golf nera di Giammario. Rientriamo a casa alle 14,15, distrutti ma soddisfatti per gli ottimi tiri effettuati.
Riccardo Turi
Lachurra, leader nella Caccia in Spagna, è sinonimo di competenza e professionalità al servizio del cacciatore che decide di vivere la propria passione nella “Terra del Sole”.
Lachurra nasce nel 2001 dall’esperienza ultraventennale dei fondatori, appassionati cacciatori della migratoria in Spagna, terra dalla profonda vocazione venatoria e meta agognata per la caccia ai tordi, ma non solo.
L’attenta conoscenza dei territori ispanici, la valutazione fatta di essi per merito e non per comodo, ha portato l’azienda, ad oggi, a gestire direttamente e ad offrire agli appassionati riserve ricche di selvaggina, tra le migliori della Catalunya Comunità Valenciana, Castilla la Mancha. Queste terre, lontane dalle mete più note quali l’Extremadura e l’Andalusia, niente hanno loro da invidiare in quanto a valore paesaggistico e a resa dei carnieri, con l’innegabile vantaggio dell’essere più prossime all’Italia e più rapidamente raggiungibili.
Lachurra possiede, inoltre, una riserva particolarmente indicata in Dicembre e Gennaio per la caccia, non solo ai sasselli, ma anche a cesene e tordele. Essa si trova nella regione di Castilla La Mancha, a 150 km dall’aeroporto di Valencia, nel comune di Cardenete.
Per gli appassionati della caccia a tortore e colombacci, lachurra dispone di due riserve dove poterli cacciare, situate nelle province di Valencia ed Albacete, a 120/130 km dall’aeroporto di Valencia.
Anche la capra hispanica rientra nelle offerte venatorie di Lachurra si caccia nella zona di Tortosa-Beceite e nella Sierra del Maestrazgo, fra i vari trofei abbattuti, si annoverano 3 medaglie d’oro e 1 record (8° in Spagna).
Quello che permette a Lachurra di essere uno dei leader nel settore venatorio in Spagna, non è solo la competenza ma anche l’accuratezza e l’onestà con cui i viaggi vengono organizzati e proposti. Essi vengono strutturati sulla base del continuo interscambio tra Lachurra e i gruppi di cacciatori residenti nel luogo delle riserve di caccia prescelte; ciascuna di esse viene preventivamente visitata e visionata . Tutte le strutture recettive sono selezionate accuratamente per offrire qualità e comodità, localizzate a non più di 40/50 km dalle aree di caccia. La visita preventiva al viaggio permette anche a Lachurra sia di valutare l’effettiva presenza delle selvaggina (anche se con la migratoria è molto difficile) sia di prevedere possibili difficoltà, così da offrire al cacciatore, sin dalla partenza, soluzioni efficaci.
Lachurra assiste i suoi clienti telefonicamente durante tutto il viaggio e affiancandoli con personale competente per tutte le uscite di caccia il cui carniere potrà poi essere riportato tranquillamente in Italia ( sia in auto che in aereo).
I successi ottenuti negli ultimi anni nel consenso, sempre maggiore, da parte dei cacciatori ha spinto Lachurra a creare nel 2006 anche una propria linea di abbigliamento da caccia di qualità: Lachurra Sportwear. Gli abiti, prodotti e confezionati direttamente da abili artigiani spagnoli, sono caratterizzati non solo da un’innegabile comodità e qualità dei materiali, ma anche dalla linea squisitamente elegante, tipica del luogo d’origine. L’abbigliamento Lachurra, testato nelle più grandi manifestazioni di caccia quali Longarone, Exa e Game Fair ha incontrato una grande ed entusiastica accoglienza.
Competenza, onestà, capacità organizzativa a prezzi concorrenziali in due parole: Lachurra.
Dal sito www.migratoria.it
I chiarimenti di Arcicaccia:
Prot. C/116/OV/mm
Roma, 6 giugno 2008
On. Avv. Angelo Buonfiglio
Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
On. Sergio Berlato
Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
On. Sottosegretario,
ringrazio Lei e l’on. Berlato per l’invito all’incontro per la presentazione delle proposte del Governo in materia di modifica della legislazione sulla tutela delle aree protette e delle norme minime di salvaguardia di conservazione di ZPS e SIC nonché per il ddl di modifica alla legislazione di tutela della fauna selvatica, aggiornata al 26 maggio.
Purtroppo la convocazione per il giorno 6 giugno è arrivata giovedì 5 giugno 2008 alle ore 14.38, dopo che l’on. Berlato aveva comunicato – il 29 maggio- per l’indomani, la lettera di invito alla riunione per la probabile data del giorno 5 giugno. A ventiquattro ore, non avendo avuto più notizie da allora, purtroppo, non sono riuscito a liberarmi per assicurare la presenza ai lavori della riunione Onorevole Sottosegretario, on. Berlato esprimo l’amarezza per quanto accaduto pur comprendendo le difficoltà per i problemi determinatisi sui temi dell’agricoltura in questi giorni.
Auspico che al più presto il Ministero voglia riconvocare le Associazioni interessate non in emergenza e con almeno qualche ora in più di anticipo. Nel contempo sarà mia cura avviare la consultazione sui testi di legge proposti dal Ministero. Con l’occasione porgo i migliori Auguri per gli impegni governativi.
Distinti saluti.
Osvaldo Veneziano
Dal sito www.migratoria.it
Dal sito www.ilcacciatore.com
Thiene, lì 9 giugno 2008
Avv. Franco Timo
Presidente nazionale FIDC
Via Salaria, 298/a 00199 ROMA
e p.c.: Ai signori presidenti delle Associazioni Venatorie riconosciute:
CONFAVI, ENALCACCIA, ANLC, ARCICACCIA, ANUU, EPS, ITALCACCIA
Loro Sedi
Caro Presidente,
in risposta alla Pregiata Sua del 6 giugno u.s. vorrei rammentarLe che prima di far convocare l’incontro del 6 giugno u.s. presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, ho provveduto a concordarla con Lei e con gli altri rappresentanti delle associazioni venatorie presenti alla registrazione televisiva del 29 maggio u.s..
Mi stupisce quindi che Lei affermi di aver saputo solo il giorno 5 giugno della convocazione relativa all’incontro del giorno successivo.
Prova ne sia che le altre Associazioni con le quali avevamo concordato l’incontro del 6 giugno si sono presentate puntualmente all’incontro presso il Ministero, eccezione fatta per l’ARCI Caccia e per l’Italcaccia.
Ad ogni buon conto il Sottosegretario Buonfiglio ha condiviso l’opportunità di concedere un’altra settimana di tempo a tutte le Associazioni per consentire loro di presentare le loro osservazioni ed eventuali integrazioni alle bozze dei provvedimenti già in loro possesso.
Nel preannunciarLe che il Governo provvederà ad inviare a tutte le Associazioni un nuovo invito per la settimana del 16 giugno p.v., nel corso del quale verranno valutate le osservazioni presentate nel corso di questa settimana, colgo l’occasione per porgerLe l’espressione dei miei più cordiali saluti.
on. Sergio Berlato
Thiene, lì 10 giugno 2008 Per tranquillizzare l’avv. Timo, presidente nazionale di Federcaccia, ritengo doveroso chiarire che il sottoscritto non ha diramato alcun comunicato stampa e che, su richiesta di alcuni iscritti alle liste nei siti web, si è limitato ad informare sulla partecipazione all’incontro del 6 giugno presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.
Come riportato nella mia risposta del 9 giugno, relativa alla lettera del Presidente della Federcaccia del 6 giugno u.s., con la quale il presidente Timo giustificava la sua mancata presenza al MIPAF, ho ritenuto di concordare con le associazione venatorie la data dell’incontro prima di chiedere al Sottosegretario Buonfiglio di fissare l’incontro al Ministero, incontro al quale hanno partecipato tutte le altre associazioni tranne Federcaccia, Arcicaccia e Italcaccia. Se il Presidente della Federcaccia avesse partecipato all’incontro del 6 giugno avrebbe sentito, come hanno potuto sentire gli altri rappresentanti delle altre associazioni venatorie, a quale titolo mi sto muovendo nella predisposizione delle proposte di modifica alla normativa vigente.
Leggendo la parte finale della piccata lettera dell’avv. Timo si potrebbe forse desumere che le motivazioni della mancata partecipazione all’incontro del 6 giugno siano da imputare a ben altre ragioni che nulla sembrano avere a che fare con la tempistica delle convocazioni ministeriali. In ogni caso, confidando nella più volte evocata “onestà intellettuale del Presidente della Federcaccia, sono sicuro che al prossimo incontro ci si potrà confrontare nel merito delle cose da fare per il bene della caccia e non sulle sterili polemiche fra rappresentanti del mondo venatorio che non fanno altro che favorire il gioco dei nostri avversari, così pronti a difendere la 157/92 quando sono all’opposizione ma così solerti nel volerla cambiare in modo peggiorativo e restrittivo quando sono spalleggiati dalle forze di governo.
Sergio Berlato
Dall´Ufficio Stampa Federcaccia Umbra
Federcaccia Umbra plaude all’iniziativa dell’Ekoclub regionale del presidente Graziano Antonielli, brillantemente realizzata sabato scorso, che ha portato alla rimozione di tonnellate e tonnellate di rifiuti abbandonati fra i boschi di alcune zone dell’Umbria. Ancora una volta si dimostra quanto i cacciatori, anche attraverso la propria struttura ambientalista, invece che limitarsi a parlare come fanno molte associazioni “storiche”, preferiscano agire per il proprio territorio.
Riteniamo comunque che questa iniziativa vada ancor più valorizzata, anche in considerazione di quanto emerso dal convegno nazionale di Todi dello scorso 17 maggio sull’ambiente e i diritti del cittadino. Proprio a questo scopo, sin da ora, Federcaccia Umbra si impegna a lavorare in tempi adeguati per potenziare in maniera sensibile la risposta a simili iniziative, in termini numerici, da parte dei propri tesserati su tutto il territorio regionale.
Perugia, 10 giugno 2008
Ufficio Stampa Federcaccia Umbra
© Copyright 2016 - Caccia in Fiera