Nell´autunno del 1960, avevo 13 anni, lo zio Franco non era ancora sposato e dormivamo insieme nella stessa stanza. Lui conosceva la mia malattia per la caccia e l´anno prima aveva comprato il famoso Beretta cal.28 ad 1 colpo per introdurmi in quel magico mondo.
Io sono iscritto al 4° Ginnasio presso il Liceo Classico “Tito Livio” di Martina Franca, prendo il pulman la mattina alle 7,15 da Fasano ed arrivo alle 8 a Martina. A scuola si entra alle 8,10 e si fanno le ore di 50 minuti per consentire a quelli che viaggiano di prendere gli ultimi pulman che partono alle 13,20. Alle 14 sono a casa, mangio velocemente e vado ad attendere zio Franco alle 14,30 alla fermata del pulman “Marozzi” che arriva da Bari, perchè devo chiedergli subito se dobbiamo andare a caccia.
Fa molto freddo e tira una tramontana tesa: tempo ideale per andare al “Paretone” a Crispiano, Masseria Giuliani. Ed infatti lo zio dice subito di si e, mentre lui mangia velocemente, io mi vesto vicino a nonna Elvira che è accanto al braciere. Prima delle 15 siamo in cammino con la Fiat 600 Moretti bianca di zio Franco e, preso da casa Raffaele, circa alle 15,35 siamo sul posto.
Un lungo muro sale dalla stradina alla collina e tutti si appostano dietro il muro con il vento alle spalle. Circa 300 metri dietro c´è un altro muro parallelo con una grossa quercia. Decido di andarmi a mettere proprio vicino alla quercia. Tordi e merli che sfuggivano al primo schieramento arrivavano proprio dove ero io e stanchi per aver dovuto affrontare il forte vento, si fermavano proprio sulla quercia per riposare.
Essendo a non più di 10/12 metri era facile per me spararli a fermo e, pur sbagliandone qualcuno, alla fine della cacciata avevo preso 4 merli e 3 tordi. Zio Franco ne aveva presi 8 e quando arrivo vicino a lui e tiro fuori i miei 7, quasi non crede ai suoi occhi. Incredibile! Ne avevo presi quasi quanto lui.
Tuttavia non ero soddisfatto appieno perchè non mi è mai piaciuto il tiro a fermo ed ho sempre preferito tirare al volo e con il mio fucile ad 1 colpo dovevo mirare bene! Quando arriviamo a casa (allora non avevamo il riscaldamento), sono tutto intirizzito e mi avvicino al braciere dove c´è mia nonna che mi rimprovera bonariamente perchè vado a “prendere freddo”. Ma nonna Elvira sa che farei qualunque cosa per andare a caccia ed il rimprovero muore in un sorriso pensando che con quei 15 uccelli avrebbe fatto un sugo con i fiocchi.
Riccardo Turi
NON CREDO AI MIEI OCCHI! di Riccardo Turi
FAUNA DEL LAGORAI
Non ci sono altri termini per definire «Fauna del Lagorai», il nuovo libro di fotografie naturalistiche presentato venerdì da tre giovani appassionati della natura e della fotografia, ora riuniti nella società «Lunghefocali», a richiamare i grossi obiettivi che sono gli strumenti fondamentali della loro attività.
Sono Adriano Agnoli, Faustino Piazzi di Ziano e Silvano De Marco di Tesero, che ha completato l’opera realizzando uno splendido dvd nel quale si riflettono i contenuti del libro, con il commento di Vittorio Albani di Bolzano e la suggestiva colonna sonora costituita non dalla musica ma dalle voci della natura.
Sala gremita per la presentazione.
L’idea è nata nella primavera del 2007, durante un appostamento che Adriano, Faustino e Silvano hanno fatto per riprendere un gallo cedrone. Perchè, si sono chiesti, non dare un’occhiata a tutto il materiale (oltre seimila diapositive) raccolto in 15 anni di passione e non farne un libro?
L’idea, buttata lì quasi come una provocazione, è invece presto diventata realtà. Dal 2 gennaio scorso è iniziata l’opera di selezione delle foto attraverso un lungo, certosino lavori di verifica, quasi sempre nelle ore serali e notturne. Grande fatica, ma anche un’emozione crescente ed un entusiasmo che andava incrementandosi. Stava nascendo un’opera di straordinaria bellezza.
Un compendio di 15 anni di scatti, fatti in ogni stagione, magari dopo ore di attesa per cogliere un particolare, un’espressione, un’immagine diversa da quelle tradizionali, raccolti in un capanno naturale, costruito con fronde e rami di abete, nel quale mimetizzare una presenza che poteva mettere la fauna in allarme. Il 2 novembre scorso, la fine del lavoro, impaginato e corredato dai testi: sono state stampate (ottimamente) le prime mille copie, ora in vendita (costo 50 euro), dalla prossima settimana, in tutte le librerie della valle e della regione.
All’interno 176 fotografie, di diverse dimensioni, con soggetti inquadrati da angolature diverse, in grado di colpire la sensibilità degli osservatori. Un tributo di affetto e di rispetto alla fauna del Lagorai, la lunga catena che incornicia a sud est la valle di Fiemme. Il coro Rio Bianco di Panchià ha accompagnato la serata.
Mario Felicetti
CANI IN TRENO: DA TRENITALIA IL REGOLAMENTO UFFICIALE
Per il trasporto di un animale domestico da compagnia, Trenitalia indica regole precise e relative ammende per coloro che non le rispettano.
Regolamento tratto dal sito ufficiale di Trenitalia www.trenitalia.com
TRASPORTO DI UN ANIMALE DOMESTICO DA COMPAGNIA
Regolamento
E’ ammesso, salvo particolari eccezioni, il trasporto gratuito di cani di piccola taglia, gatti ed altri piccoli animali domestici da compagnia, nella prima e nella seconda classe di tutte le categorie di treni, custoditi nell’apposito contenitore di dimensioni non superiori a 70x30x50 e tale da escludere lesioni o danni sia ai viaggiatori che alle vetture. Sono esclusi i treni effettuati con materiale ETR 450.
A bordo delle carrozze a cuccette, vetture comfort, vagoni letto, vetture Excelsior ed Excelsior E4 il compartimento deve essere acquistato per intero.
E’ ammesso il trasporto di cani di qualsiasi taglia alle seguenti condizioni:
Treni Intercity, Intercity Plus, Intercity notte ed Espressi
E’ ammesso il trasporto del cane di qualsiasi taglia, provvisto di museruola e guinzaglio, in ragione di uno per viaggiatore, nell’ultimo compartimento (ovvero negli ultimi sei posti delle carrozze a salone) dell’ultima carrozza di seconda classe, dietro pagamento di un biglietto di seconda classe alla tariffa prevista per il treno utilizzato ridotta del 50%.
Il trasporto è ammesso, previa riservazione al momento dell’acquisto del biglietto dell’accompagnatore. Il biglietto per animali è valido solo se utilizzato congiuntamente a quello emesso per l’accompagnatore e per il treno ed il giorno prenotato.
Il posto di fronte al viaggiatore con il cane non può essere oggetto di prenotazione e in nessun caso comunque può essere occupato dal cane.
Carrozze a cuccette, vetture comfort, vagoni letto, vetture Excelsior ed Excelsior E4
E’ ammesso il trasporto di un cane di qualsiasi taglia, previo pagamento di un biglietto alla tariffa ordinaria n. 1/Espressi ridotta del 50%. In ogni caso il compartimento deve essere acquistato per intero. Fuori dal compartimento i cani devono essere tenuti al guinzaglio ed essere muniti di museruola.
Treni Regionali
Sui treni Regionali il trasporto di un cane di qualsiasi taglia è ammesso, provvisto di museruola e guinzaglio, salvo diversa disposizione regionale, sulla piattaforma o vestibolo dell’ultima carrozza, con la sola esclusione dell’orario dalle 7 alle 9 del mattino dei giorni feriali dal lunedì al venerdì, previo pagamento di un biglietto di seconda classe alla tariffa prevista per il percorso effettuato ridotta del 50%.
E’ ammesso il trasporto a titolo gratuito del cane guida delle persone non vedenti, anche se accompagnate, su tutte le categorie di treni, compresi quelli effettuati con materiale ETR 450. Sono sempre esclusi dal trasporto i cani appartenenti a razze ritenute pericolose, secondo specifico elenco del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
In nessun caso gli animali ammessi nelle carrozze possono occupare posti destinati ai viaggiatori e qualora rechino disturbo agli altri viaggiatori, l’accompagnatore dell’animale, su indicazione del personale del treno, è tenuto ad occupare altro posto eventualmente disponibile o a scendere dal treno.
Per il trasporto dei cani, con eccezione del cane guida per non vedenti, è necessario il certificato di iscrizione all’anagrafe canina, che deve essere esibito ad ogni richiesta del personale. Il proprietario ovvero l’accompagnatore dell’animale ha l’obbligo di provvedere alla sorveglianza ed è responsabile di tutti i danni eventualmente recati dall’animale stesso.
In ogni caso, il biglietto relativo al trasporto dell’animale è cambiabile secondo l’ art. 8 delle presenti C.T. ed è rimborsabile solo se presentato congiuntamente a quello emesso per il viaggiatore. L’importo non rimborsabile (pari o inferiore a 8,00 euro, dopo l’applicazione della trattenuta) deve essere calcolato sull’importo complessivo.
Irregolarità nel trasporto degli animali
Nel caso in cui il proprietario risulti sprovvisto del biglietto previsto per l’animale viene regolarizzato mediante il pagamento dell’importo dovuto maggiorato della soprattassa di 200,00 euro.
Se il pagamento è effettuato entro il 15° giorno dalla data della notifica l’importo è ridotto a 100,00 euro. Se il viaggiatore si presta al pagamento immediato delle somme dovute al personale del treno, la soprattassa è ridotta a 50,00 euro.
Nel caso in cui gli animali non siano ammessi al trasporto, ivi compreso il caso della mancanza del certificato di iscrizione all’anagrafe canina di cui al precedente punto 2, il proprietario viene regolarizzato mediante il pagamento della penalità di 200,00 euro ed è tenuto comunque a scendere, unitamente all’animale, alla prima stazione in cui il treno effettua fermata.
Se il pagamento è effettuato entro il 15° giorno dalla data della notifica l’importo è ridotto a 100,00 euro. Se il viaggiatore si presta al pagamento immediato delle somme dovute al personale del treno, la soprattassa è ridotta a 50,00 euro.
Per ogni contenitore eccedente le dimensioni ammesse in franchigia è dovuto il pagamento, salvo diversa disposizione tariffaria, della penalità di 8,00 euro ed il proprietario è tenuto comunque a scendere alla prima stazione in cui il treno effettua fermata.
Se l’irregolarità riguarda sia il biglietto del viaggiatore che il rispetto delle condizioni di trasporto dell’animale oppure nel caso di utilizzazione di più treni di categoria diversa, le soprattasse o le penalità dovute si applicano una sola volta.
NUOVI DESKTOP: CELEBRIAMO LO SPINONE ITALIANO
Cacciainfiera.it vi propone un altro regalo: una serie di sfondi desktop per personalizzare lo schermo del computer per tutto l´anno ed avere sempre la vostra passione in primo piano.
Dopo aver “celebrato” gli sfondi del calendario di CacciaInFiera 2009, di seguito potere trovare gli sfondi inviati dai lettori.
GLI SFONDI PER PC INVIATI DAGLI APPASSIONATI
Per scaricare le immagini da utilizzare quale sfondo per il vostro computer scegliete il formato desiderato, cliccate sul relativo link e si aprirà la pagina internet contenente l´immagine. Andate sopra l´immagine con il mouse e cliccate sul tasto destro. Dal nuovo menù che appare scegliete il comando “Imposta come sfondo“. | ||
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CALENDARIO 2009 di CACCIAINFIERA
Per scaricare le immagini da utilizzare quale sfondo per il vostro computer scegliete il formato desiderato, cliccate sul relativo link e si aprirà la pagina internet contenente l´immagine. Andate sopra l´immagine con il mouse e cliccate sul tasto destro. Dal nuovo menù che appare scegliete il comando “Imposta come sfondo“. | ||
GENNAIO | FEBBRAIO | MARZO |
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1024×768 | 1024×768 | 1024×768 |
1280×800 | 1280×800 | 1280×800 |
APRILE | MAGGIO | GIUGNO |
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1024×768 | 1024×768 | 1024×768 |
1280×800 | 1280×800 | 1280×800 |
LUGLIO | AGOSTO | SETTEMBRE |
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1024×768 | 1024×768 | 1024×768 |
1280×800 | 1280×800 | 1280×800 |
OTTOBRE | NOVEMBRE | DICEMBRE |
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1024×768 | 1024×768 | 1024×768 |
1280×800 | 1280×800 | 1280×800 |
Si invitano tutti gli appassionati, se in possesso di scatti fotografici accurati ed affascinanti, di inviarli perché saranno oggetto di valutazione da parte della redazione per la creazione di future iniziative e del prossimo calendario.
Per permetterci di catalogare i vostri scatti e metterli a disposizione degli specialisti che effettuano la scelta, Vi invitiamo a registrarVi e citare la vostra email e il Vostro codice di registrazione nella email che invierete con allegata la foto.
Le email possono essere inviate al seguente indirizzo: info@cacciainfiera.it
IL CALENDARIO 2009 DI CACCIAINFIERA.IT
Cacciainfiera.it ha raggruppato in un calendario da scaricare e stampare tutti gli scatti fotografici più belli della stagione.
Clicca qui per scaricare il calendario in formato pdf.
Segnalalo ad un amico cliccando sul pulsante in basso “invia ad un amico“.
L´ULTIMA REGINA di Renzo Stella
Bianco, freddo, aria pulita.
Gli occhi si stringono per meglio vedere.
Le orme, si disegnano sulla candida coltre.
Il finocchio selvatico esce all’aperto stagliandosi verso le nubi.
E viene sferzato dalla frenetica corsa dell’animale.
Corre, corre lasciando il segno dei suoi passi
Nel silenzio del monte null’altro che suoni.
Canti di uccelli invisibili, tra rami pesanti
Il gracchiare sgraziato del nero uccello
Il canto soave dell’ultimo pettirosso
E la ballerina sbatte la sua coda
E corre, corre lasciando il segno dei suoi passi
Sente l’aria, l’annusa, la scruta
Ogni passo è attento
Ogni scarto è ragionato
L’erba che spunta sopra la fredda neve è poca.
Qualche assaggio, forse per bere.
Ora mi guarda, mi chiede.
Cerca, con lo sguardo e i sensi all’erta di capire.
Ma non posso spiegarlo.
Corre ancora, lasciando il segno dei suoi passi
Lo guardo, lo ammiro
Sono commosso, accarezzo il suo manto bagnato
Vagando sulla neve candida, intonsa
Non ancora segnata.
Ne prendo una manciata,
ne godo il freddo in gola
Fa lo stesso anche lui
E corre, cercando quello che non c’è
Cercando Lei, che già se n’è andata.
Lasciando nudo il suo castello……..
Renzo Stella
ACQUATICI A BOTRICELLO di Carmelo Chirico
Ritrovarsi a scrivere di periodi della tua vita, trascorsi nella piena libertà di esercitare la caccia in ambienti incontaminati, sarà certo un po’ malinconico ma di certo aiuta a staccarti per un breve periodo dal caos che ti circonda e credetemi può essere un esercizio di benessere interiore ricordare come eravamo.
La cosa forse più difficile, per chi si cimenta a trasferire sulla carta la cronaca di alcune giornate passate ad insidiare selvaggina in compagnia di buoni amici, è riuscire in quell’esercizio linguistico di trasposizione agli altri delle tue emozioni, che è proprio degli scrittori, per chi scrittore non è.
Chi come me ha vissuto periodi in cui i cacciatori non erano soggetti a costrizione legislative, caccia alle streghe e persecuzione mirata di pseudo ambientalisti, sa bene che la caccia, pur rimanendo una grande passione, non è spiegabile con il mero prelievo venatorio, ma è parte di un progetto la cui realizzazione è ancora più gratificante in tutte quelle azioni di preparazione, di quanto la caccia stessa ci avrebbe dato.
Ed ecco che quando decidevi di andare ad acquatici, in quelle zone dove ancora esistevano le condizioni ambientali che lo permettevano, la preparazione di tutta l’attrezzatura, dagli stampi ai richiami vivi, al vestiario e per finire alle cartucce, era un religioso protocollo che durava davvero tanto anche perché in quelle operazioni non vi era solo la meccanicità della azioni ma un esercizio mentale di tutto quello che avresti potuto realizzare.
Già immaginavi i primi avvistamenti, i grandi stormi ed i tiri eccezionali.
I cacciatori veri sono stati sempre un po’ sognatori, ed i sogni sono degli animi sensibili.
In quel lontano 1979, l’autunno troppo breve aveva lasciato il posto a perturbazioni che avevano indotto la selvaggina a spostamenti lungo la zona ionica, e da notizie avute da un nostro amico ferroviere che lavorava alla Stazione di Botricello, pittime, chiurli e piccole anatre avevano invaso le campagne attorno alla foce del fiume Tacina.
La notizia ci aveva fulminato e in un solo pomeriggio preparammo tutta l’attrezzatura necessaria che non so come riuscimmo a stivare nella mitica Fiat 500 di Enzo.
Non so come ci riuscimmo ma io ed il mio amico Enzo Mallamaci eravamo praticamente immobilizzati sui sedili anteriori, mentre su quelli posteriori il caos.
Una sola considerazione, la mitica 500, a dispetto delle piccole dimensioni, era da considerare, metaforicamente parlando, “macchina per i lunghi viaggi“, infatti per il passeggero era quasi impossibile riposare considerando i rumori assordanti del motore, appena si superava la velocità di 110 km all’ora, e sopra tutto con condizioni ambientali avverse. I
l viaggio di allora non era certo diverso da quello che si affronta oggi per andare da Reggio Calabria a Crotone, considerato che la nostra martoriata Calabria, per l’assetto viario, non eccelle.
Dopo quasi tre ore di viaggio fantozziano, in condizioni meteo pessime, siamo impantanati nei pressi di un campo di finocchi e siamo ancora lontani dalle poste.
Il dubbio amletico che ti assale è quello se proseguire a piedi, ma considerata tutta l’attrezzatura al seguito è un’impresa titanica per chi si ritrova intorpidito da quattro ore di macchina, oppure trovare una sistemazione vicina a qualche pozza che si era formata in quei terreni limitrofi ai campi coltivati.
Optiamo per la seconda ipotesi e dopo avere realizzato un capanno estemporaneo e sistemati gli stampi di trampolieri siamo già bagnati fradici e più che per una battuta di caccia saremmo stati pronti per una doccia calda ed un lauta colazione.
Ma per quella componente masochistica che alberga in ognuno di noi, per cui se non soffri non gioisci, al primo frullo siamo completamente schizzati e non avvertiamo altro che il nostro istinto di predatori.
La componente c….., che altri chiamano fortuna ci viene incontro e non so per quale misteriosa alchimia meteorologica ci troviamo al centro di un passo di beccacce di mare, pittime, canapiglie e chiurli.
Ecco che noi, completamente fuori posta, riusciamo a incarnierare 3 canapiglie, 2 chiurli maggiori e 2 beccacce di mare, mentre nelle migliori poste alla foce del fiume si sentono solo pochi colpi e quindi scarsi carnieri.
Quando pensi che sei stato gratificato abbastanza e ci apprestavamo a riporre armi e bagagli, la chiusura con il botto: due marzaiole abbindolate dall’unico stampo lasciato nell’acquitrino ci fecero dono della loro bellezza.
Fateci caso al ritorno di una battuta di caccia, tutto l’ordine con cui avevate sistemato l’attrezzatura svanisce e subentra il disordine più assoluto, con la domanda di sempre “ma come avevamo fatto a portare tutta questa roba”.
A margine di quanto vi ho raccontato permettetemi di ricordare tutte quelle mogli pazienti che hanno sopportato il disordine, lo sporco e quant’altro disagio abbiamo loro procurato, anche se nel caso particolare mia moglie al ritorno della battuta di caccia appena raccontata mi lasciò per quasi mezz’ora fuori dalla porta, sino a quando mi cambiai di tutto il vestiario infangato.
Di solito mi sono fatto sempre perdonare perché in cucina, davanti ai fornelli, me la cavo abbastanza bene, specie con la selvaggina cucinata per pochi amici in serate allegre e spensierate.
Anche questa convivialità è uno degli aspetti speciali della caccia e che ti fanno rimanere impressa nella memoria una delle tante giornate particolari.
GUIDA ALLA SCELTA DEL FUCILE PER DANGEORUS GAME (CACCIA PERICOLOSA): I FELINI di Ganyana & Leonetti
Questa serie di articoli è stata suggerita guardando e intervistando molti degli aspiranti PH e Guide durante gli esami di idoneità. Sono emerse diverse idee interessanti; scorrendo una incredibile serie di problemi.
Per cominciare, prendiamo in esame il problema controverso dell’arma appropriata sui felini.
In occasione delle ultime sessioni di esami di idoneità, la scelta di tutti gli studenti, ad eccezione di uno, per il leopardo è stato il fucile a pompa o semi-automatico cal. 12. Per un leone ferito, la maggior parte ha detto che avrebbero usato il fucile come un bastone, anche se alcuni hanno dichiarato che avrebbero considerato un fucile a canna liscia nel caso di vegetazione fitta.
SVEGLIATEVI ED ASSAPORATE L’ODORE DEL CAFFE’! ! !
Se si chiede alle Associazioni di Professional Hunters ed alle Guide si scopre che un gran numero di PH devono la loro vita al tracker che li ha tolti da sotto un leopardo che non sono riusciti a fermare con un cal.12.
Se si passa attraverso i registri del Dipartimento dei Parchi Nazionali, l’86% dei PH feriti da leopardi sono stati invariabilmente caricati da leopardi feriti che loro stessi non sono riusciti a fermare con un fucile cal. 12. Tenete a mente che la carica di un leopardo avviene in un’area così ristretta che il colpo di un fucile da caccia non ha cominciato neanche a uscire dalla canna.
E quindi avete un proiettile pesante, ma molto lento e molto fragile. I pallini sono tondi e tendono a rimbalzare sul cranio, mentre tutti, anche il più pesante pallettone, non possono passare attraverso i muscoli pettorali. Non è quello che ha ordinato il medico.
Come sottolineato da Brian Marsh in un eccellente articolo sul tema qualche anno fa nell’edizione di Magnum, la migliore arma per il leopardo è quella con la quale hai la massima familiarità. A meno che tu non sia un appassionato (e buon) tiratore di uccelli, in grado di fare centro d’imbracciata decisamente meglio con il tuo cal. 12 che con una carabina, lascia il fucile cal. 12 a casa.
Ancora, sono molto pochi i semi-automatici e ancor meno i fucili a pompa sicuri ed affidabili (andare a vedere quanti sono utilizzati per gare) e Ganyana, come Brian, è convinto che il 99% dei cacciatori farebbero molto meglio ad adoperare le carabine a canna rigata. Se siete preoccupati perché siete capaci di tirare di stoccata con il vostro fucile, ma non con la carabina, agite sul calcio e fate in modo che anche la carabina vi “torni”.
In breve, modificate ragionevolmente la carabina ed allora sarà molto improbabile che alla fine il leopardo vi sfugga.
Per coloro che insistono sull’utilizzo di un fucile da caccia cal. 12, che almeno usino munizioni Brenneke slug. Almeno penetrano adeguatamente in un leopardo, e creano una ferita importante. NON utilizzare il tipo americano Foster slug.
Foster Slug
Per il primo tiro sul felino possono andare bene, ma solo una volta su un felino ferito che carica è penetrata attraverso le costole, e sparata poi da una cartuccia 3 “Magnum. La nuova palla slug con impennaggio penetra bene, ma procura una ferita che è la metà della Brenneke.
Nel caso di munizione spezzata, se è possibile, utilizzare pallettoni ramati (000 Buck), cosa che potrebbe essere OK per il primo colpo se davvero si desidera utilizzare pallettoni, ma è meglio avere una slug nell’altra canna per quando il colpo fallisce.
Non so dove è nata l´idea che un cal. 12 con ´loopers´ (vale a dire un vecchia carica contenente pallettoni da 3,70 “) può essere utilizzata con successo sul leone. Ho il sospetto che chi ha dato origine a questa “diceria” non l’abbia mai provato o che comunque si riferisse alla carabina cal. 12 a canna rigata.
Il Col. Patterson, quando cerca di avere la meglio sui “mangiatori di uomini” di Tsavo nel 1898, l´eroe di Ghost & The Darkness – Spiriti nelle tenebre, visto al cinema ed in TV, ha provato sia con uno slug cal. 12 che con una carabina cal. 12 caricata con palla blindata. Tirò il primo leone da meno di un metro quando stava cercando di salire sul palo della sua piattaforma (basha) con un fucile cal. 12 slug. Il leone cadde giù, ma quando finalmente Patterson lo uccise 10 giorni dopo (con un .303) ha trovato la palla slug ferma appena sotto la pelle.
Non molto è cambiato negli ultimi 100 anni.
Un buon .303 (7,7 x 56R) con appropriate palle è ancora una ottima arma per “trattare” con un leone ferito rispetto a qualsiasi fucile ad anima liscia. Come notato nell’articolo di Ganyana sulla caccia, una pallottola deve viaggiare al di sopra di 2250fps ( 686 metri al secondo) per colpire un felino e procurare uno shock.
Nessuna cartuccia di un fucile ad anima liscia raggiunge questa velocità e si deve quindi contare sulla morte dell’animale causata dalle ferite agli organi. Un leone con il cuore perforato può ancora muoversi fino ad 8 secondi; correndo a 15 metri al secondo fatevi il conto di che distanza dovreste avere dal felino per sentirvi al sicuro, e poi …. in un confronto ravvicinato?
Non è sicura neanche una slug Breneke di attraversare i muscoli pettorali su un leone che carica a qualsiasi distanza. I cacciatori prudenti sono coloro che non lasciano avvicinare un felino alla distanza di tiro teso (point blank range) a meno che non sia già stato scuoiato.
In conclusione quindi, fucili da caccia ad anima liscia e leoni sono una ricetta di prima classe per un cacciatore morto, mentre se le notizie che giungono dai Parchi Nazionali sono vere allora il fucile ad anima liscia ed il leopardo non sono proprio un buon accostamento. Lascia i fucili da caccia per gli uccelli e usa la carabina per la Caccia Grossa.
Non è poi male … tuttavia, portare una pistola nella cerca di felini feriti. Provare a colpirlo con la pistola è sempre meglio che prenderlo per la gola. (Se siete un pollo come me, montate una baionetta sul fucile così potete tenere il gattino a una distanza ragionevole, mentre prendete il vostro Revolver: molto meglio che dargli un braccio da masticare..)
Ganyana & Leonetti
Nel prossimo articolo: GUIDA ALLA SCELTA DEL FUCILE PER DANGEORUS GAME (CACCIA PERICOLOSA) 2° Parte
GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: IL LAVORO DEL CANE DA FERMA (3°Parte) di Angelo di Maggio
Questo articolo è estrapolato da “Gare col Cane da ferma e Spaniels”, testo prodotto e gentilmente messoci a disposizione dal Sig Di Maggio Angelo, Giudice Cinofilo e grande appassionato di caccia; egli, grazie all’esperienza acquista sul campo quale giudice della Libera Caccia, ha giudicato e giudica in gare organizzate da qualsiasi “associazione venatoria” che da questa sia chiamato a farlo.
Tutto il materiale concessoci, evidente frutto di cultura del settore ed esperienza sul campo, è della lunghezza complessiva di circa settanta pagine; pertanto, per motivi legati ai limiti che inevitabilmente la lettura in video ci pone, abbiamo deciso di proporlo suddiviso per argomenti, cercando di mantenere continuità di contenuti, per renderlo più usufruibile da parte di tutti gli operatori del settore, aspiranti giudici, delegati cinofili o semplicemente appassionati del magnifico mondo delle gare cinofile.
Al termine delle pubblicazioni, che si susseguiranno settimanalmente, provvederemo ad unire tutti i singoli articoli pubblicati, in un unico testo, scaricabile in pdf dalla sezione “Cinofilia”, che ciascuno potrà stampare e tenere come manuale completo ed esaustivo, da consultare in qualsivoglia occasione.
GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: IL LAVORO DEL CANE DA FERMA (3°Parte)
Il riporto
Molti sono stati i maestri della cinofilia che hanno parlato del riporto del cane.
Giulio Colombo, per esempio, diceva: “A tutti i cani da ferma, salvo eccezioni, è possibile insegnare il riporto, anche a quelli che non ne hanno spontanea attitudine, perchè non assuefatti dalle origini, come i cani da ferma inglesi“.
Però diceva pure: “Molti, specialmente i bracchi italiani, hanno il riporto innato e non c´è che coltivarlo“.
Giacomo Griziotti: “Il riporto, per ordine di importanza, è l´ultima delle qualità del cane da ferma, tanto è vero che i cani da ferma inglesi non riportano, pur essendo eccellenti sotto ogni altro rapporto“.
Felice Delfino:”Il riporto si può ottenere anche da un cavallo, da un mulo, da un asino o da qualunque animale domestico o selvaggio capace di abboccare e riportare“.
Alberto Chelini: “E del resto l´origine dei fermatori inglesi non è autoctona ma si ritiene poggi sui perdigueros spagnoli e bracchi italiani (i pointer) e sugli epagneul francesi (i setter), tutte razze riportatrici“.
E di rimando alle affermazioni di Colombo sui bracchi italiani: “”Se si riconosce ad una razza il riporto come qualità innata, essa deve essere accreditata a tutte, essendo il cane “specie”, quindi avendo un comune patrimonio genetico””.
In verità, il cacciatore non si preoccupa se il riporto sia o meno patrimonio genetico. Si preoccupa solo di insegnare al cane, a qualsiasi razza da ferma appartenga, di riportare la selvaggina e gli va bene pure se gliela lascia a terra a tre o quattro metri da lui. I
n gara il discorso è diverso, perchè il riporto si intende concluso solo quando il selvatico viene consegnato nelle mani o depositato ai piedi del conduttore (altrimenti c´è il riporto “difettoso” o “stentato”).
La bocca del cane ha lo stesso valore delle mani per l´uomo. Anche un bambino all´inizio non sa usarle, ma dopo impara; la stessa cosa vale per i cani e mi scuso per il paragone non troppo ortodosso. Un cane che non riporta è un mezzo cane per la caccia, nulla per le gare e pertanto fortemente penalizzato.
Gli errori, le carenze ed i difetti del cane
Per parlare di questi argomenti, essendo specificità e non teorie, sento il dovere di ricorrere direttamente a quanto scritto dal Chelini il quale, secondo me, ha trattato la materia con più dovizia di particolari.
Gli errori
Premesso che l´errore è un comportamento momentaneo inadatto, episodico ed occasionale, può essere determinato da un´errata valutazione olfattiva (errore d´olfatto), da cattivo metodo di cerca (errore di cerca) o da carenza di dressaggio (errore di dressaggio) I
n sintesi si tratterà sempre di errori, ma vediamo in particolare:
– Errori di olfatto sono: lo sfrullo, la ferma senza esito, il sorpasso e il dettaglio;
– Errore di cerca è: il trascuro di terreno;
– Errori di dressaggio sono: rincorsa di selvatico, scorrettezza allo sparo, mancato consenso (in prove di lavoro), fuori mano durante o alla fine del turno, passaggi a tergo del conduttore.
Le definizioni mi sembrano così chiare che non ritengo utile alcun commento.
La carenza
E´ la mancanza totale o parziale di un carattere (o elemento) che si ritiene utile al cane.
E il Chelini ne fa questa distinzione:
– Carenze di carattere sono: la timidezza, elusione di selvatico, paura del frullo, paura dello sparo, sospetto, canizza.
– Carenze di qualità naturali sono: scarsa velocità, scarsa avidità, poco fondo, discontinuità, scarso collegamento col conduttore, naso dolce, poco naso, avvertire e forzare, ferma non rigida, mancanza di riporto.
– Carenze di cerca sono: cerca ristretta, con lacets troppo spaziati o troppo compatti, con rientri, con ripetuti passaggi a tergo del conduttore, inadatta al terreno, inadatta alla selvaggina.
Il “naso dolce” si ha quando il cane ferma troppo vicino al selvatico. Le papille olfattive si sono assuefatte ad un tipo di selvaggina che gli permette di avvicinarsi al massimo prima di frullare (quaglie d´allevamento).
Il rientro é la girata contraria del cane al termine del lacet, sfruttando male il vento.
Le altre aggettivazioni sono talmente chiare che non ritengo di spiegarne alcuna.
Il difetto
E´ nel cane un elemento negativo fisso, mai eliminabile, qualche volta riducibile tal´altra mascherabile.
Deriva dal patrimonio genetico, pertanto ereditario e perciò riproducibile.
Esistono difetti generici che prescindono dalla razza e difetti di stile che alla razza sono legati indissolubilmente:
– Difetti generici sono: movimento non armonico, cattivo portamento di testa, dettaglio.
– Difetti di stile sono: movimento non in stile, andatura diversa da quella tipica della razza, filata o guidata o accostata o ferma non in stile.
Il movimento non armonico presuppone nel cane una meccanica sbagliata per qualsivoglia ragione; una leva male impostata o un´articolazione con angoli sbagliati possono generare dei difetti di andatura che risultano evidenti: esempio il galoppo picchiato (duro di spalla).
Un´andatura con un difetto meccanico, non è solo brutta a vedersi, è anche scomoda a sopportarsi, in quanto obbliga il cane ad una maggiore fatica, limitandone il fondo.
Il portamento di testa, infatti, deve essere sempre tale da consentire al cane il diretto ingresso dell´aria, e con essa l´emanazione del selvatico nelle parti più sensibili dell´apparato olfattivo che si trovano al fondo delle cavità nasali.
Il dettaglio è un errore ma è anche un difetto.
E´ errore quando è episodico; il cane, per proprie ragioni occasionali, cerca di arrivare alla ferma seguendo la traccia o su questa si trattiene col naso a terra anche dopo la partenza del selvatico.
E´ difetto, quando non è momentaneo ma costituisce, per quel cane, il normale modo di arrivare al selvatico.
Il movimento non in stile, potrebbe ridursi ad un puro fatto estetico. Esempio: un pointer galoppa come un setter o viceversa. E´ si galoppo, ma diverso da quello che dovrebbe essere per quella razza.
L´andatura diversa da quella tipica della razza è chiara: un pointer che trotta o un bracco italiano che galoppa.
La mancanza di stile nella guidata, accostata o ferma, presuppone che dette azioni non siano effettuate come lo standard di razza prescrive. Un pointer che ferma come un setter non è soltanto brutto da vedere, ma denota una mancanza di carattere vero della razza. Il pointer deve dominare vento e selvatico e per farlo non può essere che in piedi.
Lo stile
E´ il modo di eseguire l´azione (andatura, filata, guidata/accostata e ferma) secondo lo standard di razza. Se l´audacia è del pointer e la prudenza è del setter, la ferma di scatto sarà del primo e quella felina sarà del secondo.
Colombo scrisse in proposito:”Lo stile è il baluardo contro il quale si infrange la babele delle razze, che non valeva la pena di selezionare per tornare poi a confondere“.
Attenzione però a non essere troppo rigidi nell´interpretare un´azione diversa dalla canonicità dello standard, perchè tale azione può essere dettata da una sporadica circostanza in cui il cane si viene a trovare. Può accadere, infatti, che un pointer fermi semi-sdraiato o un setter in piedi. Si stia piuttosto attenti alle circostanze che hanno determinato tale ferma fuori dallo standard.
Un pointer che si precipita su terreno in discesa e si trovi a tu per tu con la selvaggina, si può dire che non è in stile se ferma semi-sdraiato?
Nella cinofilia agonistica le circostanze sono mutevoli, condizionate dal terreno, dalla selvaggina e dalle condizioni climatiche.
Solo il cinofilo fondamentalista pretenderà che il pointer si comporti sempre da pointer, il setter sempre da setter ed il bracco non esca mai dal suo standard, qualunque siano le circostanze, la natura del terreno o il clima. Nell´andatura, nella filata, nella ferma e nella guidata/accostata vi è lo stile, ma due cani della stessa razza che compiono la stessa azione, la svolgeranno in modo diverso, perchè la caccia, per il cane, è interpretazione e non fotocopia.
Non si ricerchi, perciò, lo stile nella sola andatura.
Nel setter, per esempio, bisogna porre in risalto la morbidezza del movimento in stretto paragone con l´attenzione con cui esso sfrutta detto movimento nella cerca. Nessun altro galoppatore, poi, sa andare via radente, morbido e rapido come il setter in filata. Naso alto sul vento; movimento di scapole salienti; frange della coda a strascico. Questa caratteristica -unitamente al galoppo spigliato, elegantissimo e rapido, consente un´ottima valutazione dello stile, sempre che le circostanze di terreno, di selvaggina e di clima gli siano favorevoli.
Stile è nel modo inconfondibile di adoperare facilmente, armoniosamente ed appassionatamente i propri mezzi a disposizione, per favorire il movimento e prolungare il tempo di lavoro.
Giudice di Gara Angelo Di Maggio
Nel prossimo articolo: GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: IL LAVORO DEL CANE DA FERMA (4°Parte)
REGALO DI NATALE ALLE AZIENDE: 35% DI SCONTO SU TUTTI I SERVIZI ANNUALI PER IL 2009
Con l´arrivo del Natale CacciaInFiera.it intende offrire alle aziende una interessante opportunità economica prima del rinnovo dei listini: 35% di sconto sui servizi promozionali annuali in www.cacciainfiera.it.
CacciaInFiera dispone, nei propri pacchetti promozionali, di un numero limitato di opportunità da mettere a disposizione delle aziende.
Per ogni tipologia di settore economico sono disponibili 3 soli pacchetti annuali e, all´esaurimento degli stessi, l´offerta per quel settore economico termina.
Facciamo un esempio: sono disponibili 3 banner pubblicitari annuali per gli allevamenti di cani da caccia. Se ne viene venduto 1 all´allevatore A, ne rimangono ancora 2 a disposizione di altri allevatori. Quando tutti e 3 i servizi sono stati venduti, per il settore degli allevamenti di cani non ci sono più servizi disponibili nell´offerta natalizia; rimangono disponibili per gli altri settori di attività.
A partire da mercoledì 9, e fino al 31 dicembre, CacciaInFiera manterrà aggiornato l´elenco dei pacchetti ancora disponibili nella seguente tabella:
Settori aziendali per caccia e tiro | Posti disponibili |
Armi da caccia e da tiro | 3 |
Munizioni da caccia e da tiro | 3 |
Abbigliamento per caccia e tiro | 3 |
Calzature per caccia e tiro | 3 |
Accessori per caccia e tiro | 3 |
Accessori per armi | 3 |
Accessori per cani | 3 |
Accessori per selvaggina | 3 |
Buffetteria | 3 |
Coltellerie | 3 |
Ottiche | 3 |
Allevamento cani | 3 |
Allevamento selvaggina | 3 |
Igiene e salute del cane | 3 |
Alimenti per cani | 3 |
Alimenti per selvaggina | 3 |
Arte e caccia | 3 |
Gadget | 3 |
Falconeria | 3 |
Arceria | 3 |
Incisori | 3 |
Case editrici | 3 |
Programmi TV e video | 3 |
Eventi e Manifestazioni | 3 |
Agenzie di viaggi venatori | 3 |
Riserve di caccia estere | 3 |
Az. faunistico venatorie e agrituristico venatorie | 3 |
Addestratori di cani da caccia | 3 |
CONDIZIONI DELL´OFFERTA
1) a seguito di contatto telefonico con il personale di CacciainFiera.it (327.1697906) e nell´ipotesi di accettazione del pacchetto in offerta sarà inviato alla casella di posta segnalata dall´azienda il modello di contratto in formato digitale. Lo stesso sarà già compilato e dovrà essere stampato e controfirmato dal titolare dell´azienda e reinviato a CacciaInFiera.it entro il giorno successivo.
2) l´invio del contratto controfirmato dovrà essere effettuato esclusivamente via FAX al N° 075.6309865.
3) Il pagamento del contratto di cui soprà dovrà essere effettuato a mezzo bonifico bancario entro i 5 giorni successivi alla data del contratto. L´avvenuto pagamento potrà essere dimostrato tramite fax della copia del bonifico.
4) Nel caso in cui le precedenti condizioni non siano soddisfatte, il pacchetto “prenotato” sarà considerato “non acquistato” e tornerà disponibile per altre aziende.
5) Alcuni pacchetti promozionali del sito sono unici (es. il banner centrale “PERAZZI”). In questo caso alla vendita dello specifico pacchetto non ne potrà seguire un´altra identica.
Giorni ed Orari di contatto con gli operatori di CacciaInFiera.it a disposizione per l´offerta natalizia:
Martedì 9 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle ore 16,00 alle 18,30
Mercoledì 10 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30
Giovedì 11 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle ore 16,00 alle 18,30
Venerdì 12 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle ore 16,00 alle 18,30
Lunedì 15 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle ore 16,00 alle 18,30
Martedì 16 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle ore 16,00 alle 18,30
Mercoledì 17 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30
Giovedì 18 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle ore 16,00 alle 18,30
Venerdì 19 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30
Lunedì 22 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30
Martedì 23 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30
Lunedì 29 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle ore 16,00 alle 18,30
Martedì 30 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle ore 16,00 alle 18,30
Mercoledì 31 dicembre dalle ore 10,00 alle 12,30
Per una ancor più chiara rappresentazione della visibilità del sito e per il valore promozionale che può fornirVi, ad uso di tutti coloro che sono in grado di valutare i dati statistici di accesso ad un sito internet, proponiamo di consultare le statistiche di Cacciainfiera.it cliccando qui >>
Lo Staff di CacciaInFiera.it, certo di aver fatto a tutte le aziende cosa gradita, augura il più grande in bocca al lupo per il nuovo, difficile anno economico che andremo ad affrontare, con la certezza che, come in passato, la creatività, la sagacia e la capacità degli imprenditori italiani saranno ancora l´elemento più importante per una significativa ripresa.
Buon Natale e Felice Anno Nuovo
GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: IL LAVORO DEL CANE DA FERMA (2°Parte) di Angelo Di Maggio
Questo articolo è estrapolato da “Gare col Cane da ferma e Spaniels”, testo prodotto e gentilmente messoci a disposizione dal Sig Di Maggio Angelo, Giudice Cinofilo e grande appassionato di caccia; egli, grazie all’esperienza acquista sul campo quale giudice della Libera Caccia, ha giudicato e giudica in gare organizzate da qualsiasi “associazione venatoria” che da questa sia chiamato a farlo.
Tutto il materiale concessoci, evidente frutto di cultura del settore ed esperienza sul campo, è della lunghezza complessiva di circa settanta pagine; pertanto, per motivi legati ai limiti che inevitabilmente la lettura in video ci pone, abbiamo deciso di proporlo suddiviso per argomenti, cercando di mantenere continuità di contenuti, per renderlo più usufruibile da parte di tutti gli operatori del settore, aspiranti giudici, delegati cinofili o semplicemente appassionati del magnifico mondo delle gare cinofile.
Al termine delle pubblicazioni, che si susseguiranno settimanalmente, provvederemo ad unire tutti i singoli articoli pubblicati, in un unico testo, scaricabile in pdf dalla sezione “Cinofilia”, che ciascuno potrà stampare e tenere come manuale completo ed esaustivo, da consultare in qualsivoglia occasione.
GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: IL LAVORO DEL CANE DA FERMA (2°Parte)
La filata
E´ l´azione che il cane compie non appena avverte, in lontananza, un leggero effluvio di intensità talmente leggera da non provocare la ferma.
Da non confondere con l´accertamento, perchè questo presume una intensità più forte che spesso porta ad una ferma, risolta o non risolta che sia.
Nella filata il cane interrompe il percorso e rallenta la corsa (galoppo o trotto), si porta nella direzione dell´effluvio e se si accorge di essersi sbagliato riprende immediatamente la corsa ma, se si rende conto della reale presenza del selvatico, pian piano rallenta fino a fermarsi completamente. Gli standard di lavoro delle varie razze ne descrivono i diversi particolari.
La guidata
E´ l´azione che il cane compie solo dopo che ha fermato e, avvertendo che il selvatico si sta allontanando di pedina, lo segue per non perdere l´emanazione, aspettando l´involo. E´ un´azione non voluta dal cane, il quale ne è indotto solo dalla pedina del selvatico.
E´ invece un´azione spontanea del cane.
Anche questa azione è meglio descritta negli standard di lavoro delle diverse razze.
L´accostata
E´ l´azione che il cane, dopo la ferma, compie per avvicinarsi al selvatico fermo pure lui. E´ un´azione che il cane può risolvere, con cautela, spontaneamente.
Può non significa deve; pertanto mai il cacciatoreconduttore dovrebbe pretenderla, costringendo il cane ad eseguirla.
Egli però può attuare degli accorgimenti che permettono l´involo del selvatico; far rumore, tossire, calpestare il terreno nella direzione che il cane indica con gli occhi e naso. Mai, comunque, si dovrebbe forzare il cane ad accostare. Perchè il condizionale? Perchè la realtà è diversa, imposta dal tempo e dalla foga del punto. Si ricordi anche delle circostanze di cui ho parlato innanzi riferendomi al “mettere in ala”, ma si tratta solo di “circostanze” di “quel” momento e di quel terreno.
Riepilogando, in sintesi:- la filata è l´azione che il cane compie prima di fermare; la guidata la compie dopo la ferma a selvatico pedinante; l´accostata la compie dopo la ferma, per avvicinarsi al selvatico fermo. Nessuno può capire se il cane, muovendosi dopo la ferma, stia guidando o stia accostando. Solo lui lo sa, a meno che non si riesca a vedere il selvatico.
Ad un certo punto, dopo che il cane ha guidato/accostato, ci si può accorgere che rifiuta di andare oltre; significa che sente il selvatico molto vicino.
La ferma
Sono state sempre tante le discussioni tra illustri cinofili per individuare se la ferma fosse o no un carattere innato nel cane pertanto trasmissibile, oppure acquisito. Sono infatti eccezioni i cuccioli che fermano un selvatico al primo incontro. L´istinto li porta ad accertarsi di che si tratta e pertanto si avvicinano senza alcun cenno di ferma così che, al frullo (più sfrullo perchè “forzano”), partono per rincorrere quell´animale a loro strano.
Occupandoci più in particolare della ferma come azione del cane, è da dire che essa differisce tra razze e razze.
Nei continentali italiani è preparata, morbida e con ridotta tensione dei muscoli.
Nei continentali esteri è più tesa e rigida, non sempre preparata, spesso scattata.
E´ nelle razze inglesi che raggiunge l´apice e nel pointer in particolare: rigida al massimo, statuaria; il puntatore per eccellenza.
D´altra parte furono proprio gli Inglesi che la richiesero ai loro ausiliari e solo per questo, probabilmente, lasciarono che si allontanassero per una cerca spaziata alla grande, come la natura dei loro terreni e della selvaggina poteva consentire.
Tutti i cani da ferma in tale azione restano immobili, quasi paralizzati; basta che non gli si paralizzi pure il cervello perchè, solo quando questo funziona, al minimo movimento del selvatico pedinante, devono lasciare la ferma e andare in guidata.
Posso anche aggiungere che non tutti i cani fermano più secondo lo stile di razza, perchè la maggior parte li si vede fermare quasi sempre di scatto.
Lo stile della razza di appartenenza si evidenzia proprio dall´andatura e dal modo in cui il cane va in ferma.
Diverse sono le espressioni che il cane assume in ferma e diversi sono stati gli aggettivi che ad essa sono stati attribuiti, a seconda del comportamento del cane in tale azione. Premesso che il giudice non deve mai esprimere aggettivazioni sulla ferma nella relazione, è bene però che conosca quali si attribuiscono alla ferma e ciò al fine del suo personale giudizio.
Molti di tali aggettivi, infatti, sembrano uguali ma diversa è la spiegazione:
ferma solida: vuol dire che il cane non rompe la ferma e la manterrà fino a quando il selvatico glielo permette;
ferma avida: quando il cane esprime forte desiderio di arrivare al selvatico;
ferma sicura: quando il cane dà l´impressione che il selvatico è realmente presente. La si denota dall´espressione del cane che dimostra sicurezza; ecco perchè è chiamata anche ferma espressiva;
ferma rigida: vuol dire che il cane è immobile. Il solo movimento della coda, fa si che la ferma non sia più rigida;
ferma d´autorità: quando il cane ferma perchè convinto di aver trovato il selvatico;
ferma di consenso: ferma del cane che ha visto altro cane in ferma (d´autorità). Sia questa che quella d´autorità, sono termini usati nelle prove di lavoro;
ferma preparata: se preceduta da tentennamenti, da esitazioni;
ferma aggiustata: detta anche ferma ritoccata; quando, dopo una prima stasi, il cane ne compie una seconda senza alcun motivo e di sua iniziativa, quasi per avvicinarsi al selvatico fermato; è molto simile all´accostata;
ferma incerta: può avere due significati: il primo, se il cane non riesce a solidificare la ferma; il secondo, se il cane dà l´impressione che il selvatico non è realmente presente e può trattarsi di ferma senza esito;
ferma forzata: quando il cane, dopo un breve accenno di ferma, dà sotto al selvatico e lo carica di sua iniziativa;
ferma a vuoto o in bianco o, più correttamente, senza esito: quando il cane “tiene” la ferma, ma anche all´intervento del conduttore coi piedi a pestare il terreno o con rumore, non palesa alcun selvatico. Per essere considerata ferma senza esito, abbisogna che vi sia l´intervento del conduttore. Ma se il conduttore non interviene ed il cane, anche dopo aver sostato un po’, lascia e riprende la cerca, non può considerarsi ferma senza esito ma “arresto spontaneamente risolto”;
ferma catalettica: erroneamente attribuita al pointer solo per la sua ferma statuaria;
ferma eretta: è la tipica ferma del pointer, da dominatore, consapevole dei propri superiori mezzi olfattivi;
ferma di rovescio: quando il cane ha un´improvvisa olfazione portatagli dal vento, nella direzione opposta alla sua corsa e non può far altro che girare su se stesso, di scatto. Per quanto bella da vedere, è un errore del cane (se non anche del conduttore) in quanto corre con vento sfavorevole;
ferma girata: quando il cane in ferma gira intorno al selvatico per porlo tra lui e il conduttore;
ferma imprecisa: se il selvatico si leva in volo da posizione diversa da quella indicata dal cane. Può accadere quando il selvatico si è spostato senza essere guidato dal cane;
ferma corretta: quando il cane rimane corretto al frullo e allo sparo, aspettando l´ordine per il riporto a comando;
ferma con precedente filata;
ferma con guidata;
ferma con accostata: è chiaro il significato dei tre termini, ma rimane aperto sempre il discorso sul fatto che bisogna vedere il selvatico per dire se si tratta di guidata (pedinante) o accostata (fermo);
ferma in profondità: quando è realizzata molto avanti al conduttore;
ferma al termine del lacet: chiaro il significato, è molto apprezzata perchè indice di cerca avida;
ferma al termine del turno: anche questa di chiaro significato, è apprezzata perchè il cane dimostra di avere fondo e ancora i riflessi pronti fino alla fine del turno.
Giudice di Gara Angelo Di Maggio
Nel prossimo articolo: GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: IL LAVORO DEL CANE DA FERMA (3°Parte)
STOPPING POWER o POTERE D´ARRESTO (2° Parte) di Ganyana & Leonetti
Niente di quanto dettonella prima parte dell´articolovale per il Cliente o “Cacciatore di Città”.
Anche se ha una superba forma fisica, un fucile pesante lo stanca rapidamente perché non è abituato a portarlo.
Così il fucile del “Cacciatore di Città” deve essere abbastanza leggero, tanto da poter essere comodamente trasportato tutti i giorni di caccia, anche con 40 ° C di calore. Per un Cliente/Cacciatore di Città, è imperativo che il rinculo del fucile sia facilmente controllabile.
Ci sono quattro modi per raggiungere tale obiettivo:
• è possibile aumentare il peso del fucile;
• migliorare l’assorbimento del calcio con ammortizzatori;
• adoperare idonei dispositivi di riduzione del rinculo (freno di bocca),
• più logicamente, scegliere una cartuccia che produce meno rinculo.
Quando un PH vede che il suo cliente è stanco, può chiedere ad un “portatore” di portare il suo fucile per lui.
Se io fossi il Cacciatore non mi permetterei mai questo lusso. Se date il vostro fucile al tracker o al portatore la sola cosa garantita è che, in caso di carica, vi voltate con il braccio teso per prendere l’arma e scoprite che il vostro tracker è partito a grandi balzi con il vostro fucile.
È quindi necessario portare il proprio fucile, così siamo tornati alla necessità di avere un’arma leggera quanto basta da essere trasportata senza sofferenza. Non c’è molto da dire a proposito della calciatura: se un fucile non è adatto al cacciatore, anche una cartuccia relativamente mite come il .308 darà fastidio ed un tiro accurato con tale arma è quasi impossibile. Il calcio deve semplicemente “tornare”.
Che dire del freno di bocca? E’ fondamentale azzerare l’ottica al poligono con il freno di bocca e poi adoperarlo in cacciata; questo vale per il freno di bocca smontabile che se tolto viene modificato lo zero dell’ottica. Se avete mai avuto la sfortuna di sparare con un fucile dotato di freno senza le opportune cuffie saprete cosa intendo quando dico non si riesce a sentire nulla per almeno un minuto dopo. Questo può non sembrare un grosso problema, ma quando si caccia l’elefante o il leone, il rumore svolge un ruolo importante nel mantenere intatta la vostra lucidità e reattività.
Questo tuttavia rende ancora maggiormente necessario un fucile con rinculo gestibile. Un´altra opzione è quella di adattare alcuni sistemi per ridurre il rinculo come i calcioli in materiale ammortizzante, come quelli di Sorbathane.
Bill McBride ha un calibro 4 munito di questo calciolo ed è decisamente più gestibile del cal. 6 di Ganyana stesso. Essi, tuttavia, compromettono l´equilibrio e questo non dovrebbe mai accadere ma, con l´aggiunta di un po’ di piombo in cima al calcio, si può restituire l´equilibrio, ma questo è qualcosa che deve essere attentamente elaborato.
Se veramente pensassi di avere bisogno qualcosa più grande di cal. .404 mi farei un calcio personalizzato, dotato di riduttore di rinculo, un bel calciolo piatto ampio, ma conservando un perfetto equilibrio anche agendo sui pesi. Ovviamente se non sei “Medioman” (che per i canoni inglesi sembra essere qualcuno di circa 1 metro e 85 cm, alto e magro di costituzione, in quanto la maggior parte fucili inglesi o modello ´A´ Mausers si adatta perfettamente alla media, ma non idoneo alla maggior parte dei miei amici di “stazza” maggiore) si può optare per un calcio personalizzato semplicemente per ottenere un fucile che si adatta abbastanza bene da permettere un tiro accurato.
L´ultima opzione è quella di passare ad un piccolo calibro che produce meno rinculo. Questo però è un´arma a doppio taglio. Ho il sospetto che il motivo per cui molti cacciatori acquistano “cannoni” è che non riescono a realizzare come è facile uccidere, anche nella caccia più difficile, con una palla ben piazzata.
Ciò implicherebbe che l’arma ´ideale´ per il “Dangerous Game” di un “Cacciatore di Città” sia un .375 H & H o 9,3 x 62.
La scelta di Ganyana è per il 9.3 x 62. Una palla Woodleigh solid da 286 grani tirata su un bufalo da qualsiasi angolazione, compreso il tiro al cuore, ha un risultato eccellente. Questa rompe con facilità la spalla di un elefante ed ha ancora forza per raggiungere e danneggiare organi vitali, sul “brain shot” (tiro al cervello) ha la giusta potenza.
Una palla “premium” soft point è più che sufficiente per il leone o per il primo colpo sul bufalo (io uso per il bufalo la Barnes TSX, poi Blindata e per terza Monolitica). In breve, il cal. 9.3 uccide un animale in maniera pulita, e può farlo con sorprendente mite rinculo in un fucile di 3 kg.
Nel confronto tra il 9.3 con un .375 H & H non si notano grandi differenze, se la cartuccia è di buona qualità, in quanto entrambe le pallottole entrano in un elefante o un bufalo attraverso un foro delle stesse dimensioni. L´unica differenza è che la .375 colpisce con una palla di 200 fps più veloce rispetto alla 9.3 e quindi cede più energia (ovviamente producendo un maggior rinculo e esplosione alla bocca).
Entrambi hanno abbastanza potenza per deviare la carica di un elefante con un headshot, tiro alla testa, ma con entrambi sareste nei guai seri se l´elefante è sopra di voi e dovete tirare verso l´alto attraverso la mascella o il torace. Tale tiro angolatissimo verso l´alto è sorprendentemente comune nel Jesse soprattutto quando un elefante, diverso da quello cacciato, decide di caricarvi.
Ci sono stati ben 11 casi in cui il cacciatore, armato con un .375 è stato ferito o ucciso. Più i fucili diventano potenti, più le statistiche migliorare notevolmente. Un .470 (o .465, .476 ecc) dà al cacciatore il 50% di probabilità di uscirne indenne (otto segnalazioni: ucciso uno, due feriti).
Con il bufalo è una storia simile. Un .375 solid con un tiro frontale al petto difficilmente fermerà la carica mortale Questo quindi è il lato negativo sull’argomento “piccoli calibri”; quando le cose vanno storte e sei oggetto di una carica, ti auguri di avere un fucile almeno due volte più potente di quello che imbracci. Il dibattito quindi per l’uso di un cannone è di etica e di sicurezza e così ritorniamo alla argomento per avere un fucile che possiede un reale potere di arresto.
Un cliente guidato da un PH certamente non ne ha bisogno, ma un “Cacciatore di Città” ?
La prima cosa da ricordare è che la Caccia Grossa Pericolosa (Big Game) è uno sport. Come l’alpinismo o le corse di Formula 1 è possibile essere uccisi o feriti se si commette un errore. Se non vi è alcun pericolo, l´attività non è uno sport vero, ma semplicemente caccia. Le statistiche mostrano che il Big Game è uno sport, quindi è necessario accettare i rischi. Questi rischi sono minimi se vengono rispettate alcune procedure di base.
Per ogni “Cacciatore di Città” che si dedica al Big Game, ci sono tre requisiti fondamentali:
1) Mai a caccia senza un partner (anche se si dispone di tantissima esperienza);
2) Non mettere se stessi in una posizione pericolosa.
3) Non farsi caricare.
Va tutto bene fino a quando non si ha un animale ferito per le mani, che è la causa più probabile di cariche, nascosto nel bush molto fitto in attesa del vostro arrivo. E´ in queste circostanze, con animali feriti, che la questione del potere di arresto viene alla ribalta, e qui che si rivela il vero carattere e lo standard morale di una persona. Se procuri una ferita ad un animale hai l’obbligo legale e la responsabilità morale di trovarlo e finirlo, e non c’è Bush che può essere considerato troppo fitto per impedirlo.
E´ un tuo errore e quindi sei tu che devi rimediare. Un uomo che non porta a termine l’azione su un animale ferito non dovrebbe avere più il permesso di andare a caccia di nuovo.
Più potente è il fucile, maggiore è la possibilità di fermare una carica a distanza ravvicinata (come osservato in precedenza, anche un 7 x 57 è sufficiente se vi è sufficiente spazio per mirare con cura).
La cosa ovvia, certamente, è quella di garantire di non venire caricati. Anche se siete armati con un .700 nitro, le cose possono andare nel modo sbagliato se il vostro colpo non è ben piazzato. Quando siete di fronte alla prima carica, il piazzamento del colpo può essere sbagliato, soprattutto se è effettuato da distanza ravvicinata. Pertanto sparare solo quando si è assolutamente sicuri di piazzare un colpo letale.
Ciò significa che prima di tutto dovete sapere esattamente dove sparare, allora dovete avvicinarvi abbastanza per essere sicuro al 100% di mettere la palla entro 5 cm dal punto prescelto senza farvi prendere da nervosismo, mani sudate dal calore ecc. Se il vostro fucile produce tanto rinculo e non avete fatto sufficiente pratica tanto da avere una suprema fiducia nelle vostre capacità di tiro con quel fucile, è stato aggiunto un’altra variabile che è praticamente impossibile da superare.
Ho visto un cacciatore, abbastanza esperto di caccia alle antilopi, sbagliare un bufalo a 20m. Non è stata la paura del bufalo, ma il suo .460 Weatherby che gli aveva dato un rinculo da inferno: grande abbastanza da provocare un errore di 50 centimetri verso il basso ad una distanza di 20m.
No, per un “Cacciatore di Città” o “Cliente” che desidera effettivamente prendere da solo i propri trofei, l´unica opzione ragionevole è quella di utilizzare un fucile con il quale ha fatto effettivamente molta pratica tanto, di conseguenza, da spararci veramente bene. La maggior parte dei PH preferirebbero vedere il cliente tirare fuori dalla custodia un vecchio .375 piuttosto che un nuovo .450 magnum.
In realtà, la maggior parte del PH preferisce avere il cliente che utilizza il fucile più piccolo, al minimo legale (9,3 x 62 in Zimbabwe) se con questo è in grado di sparare dritto. Una palla da 220 grani solid di un 30-06 attraverso il cervello di un elefante o la spalla di un bufalo è mille volte più letale di un proiettile da 900 grani di un .600 Express che manca il cervello o colpisce il bufalo alla pancia.
Non vi è niente che sostituisce un colpo ben piazzato.
In sintesi quindi: utilizza un fucile con il quale hai confidenza, con il quale sei in grado di sparare bene, utilizza proiettili “premium” e molto raramente correrai il rischio di essere caricato.
Se sei sfortunato e un altro elefante o leonessa escono dal loro nascondiglio o se hai seguito il tuo bufalo ferito troppo presto e ti sta caricando; se non ti sei infilato nel bush molto fitto, allora avrai il tempo sufficiente per sparare dritto e così concludere l’azione prima che divenga pericolosa.
Se insisti ad addentrarti nel bush fitto o sei un cacciatore inesperto (o cattivo tiratore, pochi lo ammettono), tu faresti bene a chiedere, prendere in prestito o altrimenti acquistare un fucile pesante in .458 Lott come fucile di scorta che il tracker può portare, e che tu puoi prendere quando ti trovi, nelle condizioni sopra descritte, ad entrare nel bush fitto a “ribattere” un animale ferito.
Tutto considerato, però, i rischi sono trascurabili se si spara con precisione e se si usa la testa prima dei piedi.
Bufalo tirato da Claudio Leonetti
Ganyana & Leonetti
TORTORE A SALINE J. di Carmelo Chirico
Fra tutte le cose che sono andate perse e che come tali purtroppo ricordi con rabbia e nostalgia, in quanto senti di essere stato scippato di un qualcosa che con te è cresciuto, vi è la caccia primaverile.
Oltretutto di quella scellerata scelta non riconosci ragioni tali che ne giustificassero l’adozione.
I ricordi si fanno sempre più fievoli circa le ragioni storiche che hanno portato i nostri governanti a proibire l’esercizio venatorio nel periodo più bello dell’anno, di sicuro ricordo che tutto avvenne per dei ricatti internazionali cui i nostri deboli governanti si sottomisero in cambio di pseudo vantaggi economici sbandierati dal ministro dell’Agricoltura dell’epoca, onorevole Marcora.
Triste pagina della storia del mondo della caccia che purtroppo non ebbe la forza politica, pur avendone i numeri, per adepti, di opporsi allo scippo che le veniva perpetrato.
Spariti all’improvviso riti, storie e tradizioni, sopra tutto meridionali, che da sempre erano state tutt’uno con il territorio, con sommo gaudio di altri paesi europei che continuarono ad esercitare la primaverile ancora per molto tempo.
Ci ritrovammo all’improvviso orfani di qualcosa che con noi era cresciuta e di cui non potevi fare a meno, non perché insidiare tortore e quaglie ad aprile fosse l’unica ragione di vita, ma forse perché ci sentivamo inseriti completamente nella natura che ci circondava andando per campi ricoperti di sulla, partecipando al risveglio della natura.
La cosa che ha del ridicolo è sapere che, successivamente a quella tragica decisione storica, ci imposero di andare a tortore in un periodo dell’anno in cui di tortore ce ne sono ben poche, consapevoli che nell’unico periodo ideale bisognava non disturbare il passo primaverile, a tutto favore dei cacciatori francesi.
Spiegare l’atmosfera e l’ambiente, ancora incontaminato, in cui ti muovevi è quasi impossibile, ma provate a chiudere gli occhi ed immaginate il risveglio primaverile di tutta la natura con tutti i profumi che riesci a percepire ed esserci dentro.
La zagara degli alberi in fioritura, la sulla al culmine della maturazione, i campi sterminati coltivati a fave che si alternavano a quelli del grano già in crescita, facevano da cornice ad un clima tiepido e calmo che faceva da contro altare alla frenesia dell’entrata delle tortore.
Era anche il periodo in cui la campagna non era stata ancora abbandonata dagli agricoltori, quindi ti muovevi in un contesto di ordine e pulizia che dovevi salvaguardare cercando di non arrecare danni.
Lo scirocco annunciava l’arrivo di questi selvatici che son stati il terreno di crescita per tanti cacciatori meridionali.
Il posto più vicino per cercare di realizzare un buon carniere erano le campagne intorno al paese di Saline J. e le colline che lo circondano erano, come tutte le campagne dell’epoca, splendide opere di architettura contadina, con terrazzamenti che con il duro lavoro erano state realizzate.
Le mattinate primaverili di cui parlo non avevano eguali e raccontano di lunghe attese con lo sguardo rivolto allo sterminato mare ionio, con la speranza di intravedere quegli stormi di tortore che avrebbero fatto felici chi le avrebbe incontrate.
Il rumore di un battito d’ali, la percezione visiva di qualcosa che si muove tra i rami di un ulivo, ed i colori delle piume di una coda posta a ventaglio, non appena tocca il ramo su cui si adagia, ti fanno capire che si tratta proprio di una tortora appena arrivata in terra calabrese.
La gratificazione che questi splendidi selvatici ti davano era complementare al contesto di tutto quanto ti circondava e nell’ordine dell’ambiente in cui ti muovevi avevi anche paura di sporcare, con la tua presenza, la bellezza di quanto tu vivessi in quel momento, sperando che tutto quello non finisse mai.
Invece qualcuno decise che tutto quello doveva finire e calò il sipario su un mondo che cacciatori e tortore avevano condiviso.
Oggi quando attraverso la Statale 106, all’altezza di Saline J., non posso fare a meno di ripensare alle tortore primaverili ed ai paesaggi che con loro sono scomparse.
Purtroppo, a testimonianza di tante scelte scellerate, accanto al laghetto di Saline J., ci sono anche le rovine dell’ex fabbrica della Liquilchimica ed in proposito mi sorge spontanea una considerazione: “quanti asini, travestiti da governanti, ci hanno imposto le loro cazzate spacciandole per grandi idee”. Credo che su questo non dovremmo mai smettere di riflettere.
Carmelo Chirico
UN GIORNO DI CACCIA di Armando Russo
“.. All´inizio del tempo
l´alba scioglie i canti
chiama a raccolta e invita
al più antico dei riti
con lo sguardo rivolto
nel folto e dentro il sole
s´apre in abbraccio
questa natura amica.
Volo di un falco in cielo
volami incontro, Diana
Dammi Aria
Ogni orizzonte è una meta…
in ogni bosco, un´attesa
un fremito nascosto
un balzo, uno stormire.
Volo di un falco in cielo
volami incontro, Diana
Dammi Fuoco
Ora l´ansia sogna
imprese ardite
che poi le sfuma e dissolve
con l´argento dei ruscelli.
Volo di un falco in cielo
volami incontro, Diana
Dammi Acqua
Al tramonto non resta
che la via del ritorno
sognando altra caccia,
e la nuova stagione
finchè si vive…”
Armando Russo
(Scritta come Inno della Federcaccia per volontà del Presidente Giacomo Rosini)
STOPPING POWER o POTERE D´ARRESTO (1° Parte) di Ganyana & Leonetti
C´è stato un notevole dibattito nelle riviste di caccia sull’argomento “potere di arresto” nella Caccia Pericolosa “Dangerous Game” ed i calibri “ideali” per l’elefante ed il bufalo.
Gran parte di questo dibattito è stato incentrato sulla figura del “Professional Hunter” (PH) che in italiano chiameremo “Guida di Caccia” o “Cacciatore Professionista”.
Nessun pensiero è stato invece dedicato al cliente, o “Citizen Hunter” (Cacciatore di Città, che non è un dispregiativo ma una semplice constatazione di fatto, che lo differenzia da chi esercita la caccia per professione traendone un beneficio economico), la cui missione nella vita è ovviamente qualcosa di diverso che cacciare “gran brutte bestie” con regolarità.
Tony Sanchez-Ariño (Mitico cacciatore spagnolo molto conosciuto nel mondo della Caccia Grossa poiché ha abbattuto in cinquantacinque anni di safari africani 1300 elefanti, 2044 bufali e 332 leoni; questo primato gli conferisce il titolo di “più grande cacciatore di elefanti mai esistito”) ha dato un ottimo resoconto sui fucili più famosi per “Professional Elephant Hunters”, ed asserisce che nessuna arma di calibro inferiore al .404 può essere utilizzata in maniera sicura, e che con le munizioni originali (di fabbrica) anche il cal. .458 è decisamente marginale.
Brian Marsh sulla rivista Magnum (Feb´98) ha osservato che il .458 è decisamente carente in potenza, e che per garantire una potenza soddisfacente bisogna rivolgere l’attenzione al calibro .458 Lott o Ackley. Sempre e soltanto per una guida professionale, ma non per altri.
Si usa il termine ´Guida´ liberamente intendendo tutti coloro che per lavoro accompagnano i clienti in aree di Caccia Pericolosa, sia armati di fucile che di fotocamera. Qui i clienti, pagando la guida, si aspettano di vedere o di sparare gli animali desiderati. Il cliente non si prende cura per nulla di quanto è fitto il Bush (la macchia), e se un po’ di ” prudenza è la parte migliore del coraggio” da parte del PH costa poi al cliente il suo trofeo, la guida è etichettata come sciocco, incompetente o peggio.
Questo significa che, invariabilmente, la guida è messa in situazioni in cui, quando le cose vanno storte, ha sbagliato malamente e, di solito, per colpa degli spazi ristretti. Un bufalo che carica in campo aperto, dove si hanno più di 30 metri di visibilità, non è un problema per chiunque sia in grado di sparare in maniera dignitosa. La stessa situazione nel Jesse (macchia fitta, molto più del Bush) con 10 metri di visibilità è una storia molto diversa.
Elefante a 10 metri nel bush
In breve, la guida è munita di un “fucile da arresto immediato“. Se l´animale viene ucciso istantaneamente, o semplicemente deviato, è irrilevante: il compito di una guida di Caccia Pericolosa è quello di impedire che qualcosa di massiccio vada ad abbattersi rovinosamente sul suo cliente o su se stesso.
Per questo specifico compito, la potenza è essenziale. Il corollario, però, è che la potenza deve essere accuratamente valutata.
Un leone che carica, un elefante o un bufalo offrono al cacciatore un bersaglio utile, per una morte istantanea, che varia da 10 a 20 centimetri di diametro e una superficie di circa 25 centimetri di diametro per un colpo in grado comunque di invalidare l’animale e deviarne la carica.
Aree vitali
Ci sono cacciatori che potrebbero deviare una carica con un .308 piuttosto che con il .460 Weatherby (il fucile da caccia più potente in commercio) per il semplice fatto che non riescono a gestire questo “cannone” e pertanto non sono in grado di piazzare un colpo preciso.
“TANTO POTENTE DA POTERLO GESTIRE”
Questa è la massima che una Guida Professionale deve seguire.
La caccia è il suo lavoro, così il costo di un calcio personalizzato, le munizioni necessarie a prendere confidenza con l’arma e con il fastidioso rinculo di un “grosso calibro” non dovrebbero essere fattori determinanti.
Come Guida dovrebbe anche avere un fisico abbastanza adatto per il trasporto di un fucile del peso di 4,5 kg per tutto il giorno.
Ganyana & Leonetti
Nel prossimo articolo: STOPPING POWER O POTERE D’ARRESTO (2° Parte)
GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: IL LAVORO DEL CANE DA FERMA (1° Parte)
Questo articolo è estrapolato da “Gare col Cane da ferma e Spaniels”, testo prodotto e gentilmente messoci a disposizione dal Sig Di Maggio Angelo, Giudice Cinofilo e grande appassionato di caccia; egli, grazie all’esperienza acquista sul campo quale giudice della Libera Caccia, ha giudicato e giudica in gare organizzate da qualsiasi “associazione venatoria” che da questa sia chiamato a farlo.
Tutto il materiale concessoci, evidente frutto di cultura del settore ed esperienza sul campo, è della lunghezza complessiva di circa settanta pagine; pertanto, per motivi legati ai limiti che inevitabilmente la lettura in video ci pone, abbiamo deciso di proporlo suddiviso per argomenti, cercando di mantenere continuità di contenuti, per renderlo più usufruibile da parte di tutti gli operatori del settore, aspiranti giudici, delegati cinofili o semplicemente appassionati del magnifico mondo delle gare cinofile.
Al termine delle pubblicazioni, che si susseguiranno settimanalmente, provvederemo ad unire tutti i singoli articoli pubblicati, in un unico testo, scaricabile in pdf dalla sezione “Cinofilia”, che ciascuno potrà stampare e tenere come manuale completo ed esaustivo, da consultare in qualsivoglia occasione.
IL LAVORO DEL CANE DA FERMA (1°Parte)
Introduzione
Nell´introdurre questo argomento, ritengo possa far riferimento a numerosi documentari che ho visto sui felini, ovviamente nel loro habitat naturale: la savana. Diverse sono le abitudini e le tecniche di caccia di questi animali; chi ha abitudini solitarie caccia autonomamente, chi vive in branco caccia in collaborazione con altri del suo branco. Tutti però cacciano per procurarsi da mangiare.
Di quelli che cacciano autonomamente, chi ha maggiori probabilità di riuscita in un´azione di caccia è il più veloce e resistente nell´inseguire; quello non avrà mai problemi per sfamarsi. I meno veloci e resistenti della stessa razza mangiano quando hanno più fortuna; sicuramente devono accontentarsi di prede più o meno piccole.
Di quelli che cacciano in branco, chi è quello che parte subito all´inseguimento della preda? Il più veloce e resistente; gli altri, i gregari, collaboreranno ad immobilizzare la preda, anche quelle di grosse dimensioni. L´unione fa la forza!
Quali sono gli elementi in comune degli uni con gli altri? La velocità e la resistenza.
Sarà stato certamente così anche per il cane dell´uomo primitivo.
Egli però, quando ha capito che questo genere di animale era addestrabile, lo ha abituato ad inseguire per lui, a cacciare per lui e non più per sé stesso. Finché ha avuto abbondanza di selvaggina, l´uomo ha preferito il cane che avesse più olfatto, o più intelligenza, o più carattere. Non ha preferito quello più veloce e resistente.
Arrivati ai giorni nostri però, la selvaggina è cominciata a scarseggiare e allora si è andati sempre più alla ricerca di quel cane che accomunasse un po’ tutti gli elementi di cui innanzi, ma la velocità e la resistenza sono divenute fondamentali non più al solo fine di inseguire, ma soprattutto per reperire.
Il segugio ha sempre soddisfatto il suo padrone per la selvaggina da pelo; e per quella pennuta?
Si evince che dovettero essere selezionati cani i quali, non solo dovevano trovare la selvaggina ma, quella poca trovata, non la dovevano far volare via prima dell´arrivo del padrone.
Sembra ora fin troppo facile capire come si sia arrivati al cane da ferma.
E così in Europa, a seconda della conformazione del terreno delle varie Nazioni, si diversificarono le razze. Questa diversificazione, perciò, non avvenne seguendo gusti di sorta, ma solo per esigenze di carattere ambientali.
In Italia, con terreni a maggioranza declivi e boscosi, spesso paludosi, si imposero cani che non dovevano battere lontano dal fucile. Bracchi e spinoni la fecero da padroni proprio per la loro cerca ristretta, instancabili su qualunque tipo di terreno e con qualsiasi temperatura.
In Francia e Germania, con terreni misti, si imposero razze dalla cerca più ampia, ma non troppo; breton e kurzhaar sopra ogni altra.
In Inghilterra, con vaste lande e brughiere (i moors), si era quasi obbligati a selezionare razze dalla cerca molto ampia e soprattutto veloce perché, in poco tempo, dovevano battere ampi appezzamenti per poi passare ad altri della medesima grandezza. Quali cani potevano soddisfare queste esigenze se non i pointer e i setter? Successivamente, quando il riempire la pentola non fu più un problema, il lavoro del cane divenne uno sport, una competizione, una gara.
In questo capitolo ho ritenuto opportuno parlare di tutto quello che è utile sapere sul lavoro del cane in funzione delle gare.
Non ho tralasciato però né le cause che evidenziano gli errori, i difetti e le carenze del cane, né i fattori che concorrono a determinare il buon andamento o meno della sua gara.
Per ultimo, ma non meno importanti, gli standard di lavoro dei singoli cani da ferma, ma anche elementi di cinematica canina, lo scheletro del cane e le varie parti del corpo.
Il vento
Termine sconosciuto a molti cacciatori, i concorrenti farebbero “la danza del ventre” per averlo nel proprio turno. Sempre che non sia forte o facilmente variabile; in tali casi é facile che danneggi.
Il vento è l´elemento essenziale per l´olfatto del cane, in quanto porta le particelle odorose del selvatico nel suo naso. E se il naso è buono, si vedranno delle ferme eccellenti (almeno per la distanza).
Il caldo e l´assenza di vento non fanno altro che alzare le particelle odorose del selvatico e pertanto difficilmente giungono al naso del cane.
In presenza di questi fattori negativi sono facili gli sfrulli, ma se in queste circostanze ci sono ferme risolte, sicuramente il giudice ne terrà conto nella relazione ed ai fini della stessa classifica.
Azione, percorso e cerca
Sono dei nomi astratti, i cui significati si possono definire solo spiegandone lo svolgersi sul terreno.
L´azione non è altro che il rendimento che il cane fornisce nel turno. Diverse possono essere le aggettivazioni che all´azione possono essere attribuite e che rendono bene l´idea di quello che è il rendimento del soggetto: continua, incessante, ininterrotta, insistente, costante, assidua, discontinua, alternata, interrotta.
Il percorso è punto cardine della cerca.
Sciolto bene a vento, il cane deve sviluppare la sua velocità ai lati del conduttore e spingersi il più possibile all´estremità del terreno da un lato e ritornare nella direzione opposta, sino all´estremità dell´altro lato del terreno stesso; deve continuare questa serie di andirivieni sempre più avanti, fino ad averlo battuto per tutta la sua estensione. La serie di andirivieni si chiamano “lacets“.
Nello spingersi avanti, il cane va in diagonale i cui terminali arrivano ai bordi del terreno, a congiungersi con le estremità dei lacets come a formare una “Z”; ebbene, questo è il percorso.
In sintesi e sempre astrattamente si può dire che il percorso è il metodo che il cane applica ed il disegno che lo stesso forma sul terreno.
La cerca è l´insieme delle due componenti (metodo e disegno) che il cane mette in atto per il reperimento della selvaggina.
Percorso e cerca, però, sono entrambi condizionati dal vento; gli uni sono essenziali per sfruttare al meglio l´altro e viceversa.
Infatti, se manca il vento sicuramente percorso e cerca saranno poco redditizi, ma se i due non sono effettuati nel miglior modo, ci può essere il miglior vento possibile, l´incontro sarà solo casuale e gli sfrulli una continuazione.
Non sempre però il percorso è essenziale per la migliore cerca. La configurazione del terreno, la vegetazione che su di esso insiste e il tipo di selvaggina su cui poggia il turno sono fattori condizionanti per il percorso. Se il turno si svolge in terreno boschivo o comunque accidentato, non si può certo pretendere il percorso dal cane anzi, in tal caso è deleterio l´attuarlo in quanto lavoro inutile e dimostrerebbe che quel cane non ha esperienza di caccia, né della selvaggina che si intende trovare.
Il percorso è assolutamente indispensabile su terreni estesi, pianeggianti o leggermente ondulati, coperti della vegetazione adatta alla pastura del selvatico, tipico di quel terreno.
La cerca è condizionata anche alla densità della selvaggina; se ce n´è molta, c´è poca cerca.
Giudice di Gara Angelo Di Maggio
Nel prossimo articolo: GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: IL LAVORO DEL CANE DA FERMA (2°Parte)
“U FUCILI RU´ NONNU´” di Carmelo Chirico
Era il 23 aprile del 1950 e dopo un giorno mio padre venne a sapere della mia nascita. La notizia della nascita del primogenito lo raggiunse presso l’ufficio telegrafico di Bova Superiore, dove si trovava per lavoro. Lui era Capo Zona dei telegrafi di Stato, ed in quel periodo con la sua squadra provvedevano a collegare, con la rete telegrafica, tutti i paesi interni alla fascia costiera ionica.
In un’epoca in cui se eri una persona perbene non vi erano restrizioni nella detenzione e trasposto di armi per uso caccia, mio padre aveva sempre dietro il fucile che mio nonno gli aveva lasciato, una doppietta con i cani esterni calibro 16 in acciaio Cokeril: “U fucili rù nonnu”.
Dicono di una festa luculliana, di cui la selvaggina fu l’apoteosi, per la felicità dei miei genitori e dei loro parenti per la mia nascita. Nel 1966, io che ormai la gavetta l’avevo fatta, e di zaini sulla spalla ne avevo portati tanti, avevo l’occasione di realizzare un grande sogno, avere il porto d’armi. Ma avere la licenza di porto d’armi e non avere come andare a caccia è un bel problema.
Il contesto familiare non certo florido, io studente e quindi nullatenente, non era certo la situazione ideale. Ricordiamo che in quegli anni la società aveva i sui schemi ben definiti nel modus vivendi e gli eccessi, in svaghi e divertimenti, non erano certo possibili, visto il contesto economico che ti accompagnava. Ma era più concreto e radicato il senso di dare alle cose un valore autentico e non consumistico, per cui se compravi una cartuccia, questa non veniva usata e poi gettata, ma recuperata fino a quando il fondello in rame (culatta) lo permetteva.
Ed ecco che con l’ausilio di un attrezzo che oggi è quasi introvabile, il calibratore, si ricalibrava il bossolo che nello scoppio si era dilatato, a quel punto avevi a disposizione altri bossoli che, con il solo costo dell’innesco, erano pronti al caricamento. E così via sino a quando i bossoli in cartone ed il fondello in rame erano così logori che la prudenza ti convinceva che era ora di non utilizzarli più.
Oltre all’immancabile calibro 20 della Zanardini, mio padre aveva avuto da mio nonno il fucile che lo avrebbe accompagnato per oltre trenta anni nelle epiche uscite a tortore e quaglie, prima che lo donasse a me. Era la doppietta a cani esterni calibro 16, in acciaio Cokeril, quasi indistruttibile per qualità dei materiali e meccanica. Come soluzione al fatto che io potessi esercitare la caccia, mio padre, in un ideale passaggio, mi consegnò quel fucile che era stato di suo padre, dopo una serie di dovute raccomandazioni.
Con un corredo abbastanza spartano, ed una dote di circa sessanta cartucce caricate non si sa da chi, ma che a detta di mio padre erano miracolose, ebbi il battesimo del fuoco in una mattinata di un agosto torrido, cercando di insidiare qualche tortora. Risultato: un grandioso mal di testa per il forte rinculo. Da quel giorno e per tanti anni quel fucile, che era stato di mio padre ed ancor prima di mio nonno, è stato mio compagno in estenuanti inseguimenti ad ogni tipo di selvatico, sino a quando le condizioni economiche furono tali da consentirmi di comprare il mio primo fucile, che non poteva che essere un calibro 20.

Oggi a dispregio della sua bellezza, pregevoli le incisioni con scene di caccia sulla bascula, è riposto in un grigio armadio di sicurezza, così come imposto dalla normativa in materia di sicurezza, dopo che negli anni passati aveva fatto sfoggio di se in una vetrina che gli rendeva sicuramente giustizia anche per le sue qualità estetiche.
Carmelo Chirico
COSA SI PUO’ FARE CONTRO LA CRISI: LE AZIONI DI CACCIAINFIERA
Recentemente si è svolto a Milano un interessante Forum dedicato alla pubblicità on line in cui eminenti analisti hanno fatto il punto attuale e futuro sulla pubblicità nella rete internet. (clicca per vedere l´articolo pubblicato su Repubblica). Partendo dai lusinghieri dati del 2008, si sono esplorati gli scenari per il 2009, definendo con una crescita stimata del 20% una netto distacco dalle tendenze di crescita dei mercati globali. In quei giorni un fatto nuovo ed inedito ha attraversato la rete internet; la campagna elettorale americana che ha visto, da parte dello staff di Barak Obama, un massiccio utilizzo di questo straordinario strumento e che, a detta dei maggiori esperti di comunicazione, gli ha consentito di raggiungere direttamente una grandissima massa di elettori con i risultati che tutti sappiamo.
Lo staff di CacciaInFiera.it, sito che è nato con la mission di offrire spazi pubblicitari, era al forum con la volontà di verificare lo stato dell’arte e raccontare alle aziende dei settori caccia e tiro (cosa che forse non fa mai nessuno) come in futuro si evolverà il loro modo di fare pubblicità.
Nel 2009 la crisi economica inciderà inesorabilmente sugli ordinativi delle aziende e sui portafogli delle famiglie, ma la lecita, seria preoccupazione, non deve lasciare il posto a psicosi di nessun genere; questo è il momento di guardarsi intorno ed individuare sistemi che forniscano alle aziende maggior competitività.
Uno di questi elementi è la pubblicità nella rete internet; pensiamo solamente che in paesi come la Germania, la Gran Bretagna o la Francia la pubblicità in internet supera il 15% del mercato, mentre in Italia arriva a malapena alla metà. E per questi dati ci sarà una ragione, non sono certo impazziti. Le aziende di quei Paesi offrono prodotti migliori dei nostri? È da escludere, sono solo più efficaci nella scelta della comunicazione, individuando quella in internet come più incisiva ed immediata, ormai ampiamente matura, e non ultimo e meno importante, a costi inferiori ad altre forme.
Illustriamo e traduciamo per punti, a beneficio delle aziende dei settori caccia e tiro, quali sono gli elementi di interesse scaturiti nei lavori del forum. Un giorno, ci auguriamo non lontano, potremmo noi stessi di CacciaInFiera.it organizzare un forum ove incontrare le aziende e parlar loro di comunicazione e pubblicità, anche perché probabilmente nessuno mai si è impegnato seriamente portandovi a conoscenza di dati ed opportunità.
Ma vediamo alcuni elementi di riflessione scaturiti al Forum di Milano
1 – le aziende non possono permettersi di non investire nella promozione dei loro prodotti o servizi. In questo senso l’investimento pubblicitario deve continuare anche durante la crisi economica e le aziende andranno alla ricerca dei sistemi e degli strumenti che garantiscano la maggior potenzialità al minor costo.
2 – la rete internet è ormai strumento maturo e chi lo sottovaluta commette un grave errore. In Italia, con i suoi sette milioni di utenti abituali ed altrettanti di occasionali, Internet si è ormai consolidato come un network che consente il raggiungimento di una elevata visibilità. Questa visibilità è interessata, ossia il navigatore che ha lo specifico interesse ricerca nella rete le risposte ai propri quesiti. Cercando di arricchire il discorso forniamo come CacciaInFiera.it un contributo segnalando che, dalla nascita del nostro portale – aprile 2008 (sette mesi di vita), le visite al sito si contano in centinaia di migliaia (per verificare i dati dettagliati ed aggiornati ciccate qui).
3 – la rete internet è il network pubblicitario che consente la massima variabilità di utilizzo promozionale. Molte sono le opportunità e formule possibili per promuoversi; con un sito proprio, aderendo con presenza pubblicitaria in portali internet specialistici che vengono navigati da molti utenti, oppure inserendosi in siti molto visitati (per esempio www.repubblica.it o www.corriere.it) che, però, si rivolgono ad un pubblico trasversale e possono richiedere anche costi importanti di presenza.
Il sito proprio è un esercizio semplice e difficile allo stesso tempo. Molte sono le aziende di consulenza in grado di sviluppare buoni siti, ma per la verticalità dei settori di caccia e tiro sono adeguate? Quante volte, ragionando sul vostro sito aziendale, vi è stato chiesto in fase di progettazione “Ma il vostro pubblico cosa vuole sapere e conoscere?”. Suppongo poche, molto poche, e se così è vi siete rivolti all´azienda di consulenza web sbagliata. Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per il quale, se si aprono per esempio dieci siti di aziende armiere, essi dicono tutti la stessa cosa, mentre si riferiscono ad aziende che hanno storia, filosofia, clienti, capacità e tecniche produttive molto diverse.
La pubblicità su siti non propri, ma specializzati per il settore, consente di utilizzare il loro ottimo livello di indicizzazione e fruire della elevata professionalità alla quale fanno capo, essendo di per sè aziende la cui mission è quella di attrarre, attraverso contenuti significativi, il maggior numero possibile di utenti; rivendono poi questa platea alle aziende che sono interessate a fare pubblicità.
Ma quali servizi a basso costo offrono questi portali:
banner iconografici che rimandano ai siti aziendali, promozione di specifici prodotti e servizi, recensioni sulle aziende o su loro specifici prodotti, schede aziendali associate a cataloghi di prodotti, annunci su eventi e manifestazioni e newsletter informative che arrivano direttamente nel computer degli utenti.
Ecco, proprio questo fattore intriga l’utente; il poter raggiungere con facilità l’informazione (o addirittura essere raggiunto da essa tramine newsletter) a qualsiasi ora del giorno, gratuitamente (il costo mensile dell’ADSL è oggi molto basso) e senza dover attendere una data di pubblicazione come nell´editoria, con la possibilità offerta dal computer di accedere alla notizia e confrontare.
In particolare, quest’ultimo elemento è la chiave di tutto, e nell’immediato futuro, gli utenti si troveranno costretti, per la contrazione delle loro opportunità di budget, ad utilizzare lo strumento più efficace che consenta loro di stare comodamente seduti davanti ad un computer, ricercare prodotti, confrontarli. Questo succederà non tra decenni, ma da domani mattina. In tempi di crisi nessuno rinuncerà a sognare gli articoli dei propri desideri, ma il loro acquisto sarà invece subordinato ad una lunga serie di valutazioni di contenuto e tecnica, ottimamente realizzabili con la rete internet che consente di avere tutte le informazioni testuali e visive a portata di mouse.
Cosa fa CacciaInFiera.it. Il portale si è già mosso anticipando i tempi ed ideando una serie di pacchetti promozionali alla portata di tutte le tasche e per tutte le esigenze di comunicazione e pubblicità. Numerosi pacchetti promozionali (anche con sconti sostanziosi per contratti effettuati entro la fine del 2008), sono già attivi e volti ad agevolare gli investimenti delle aziende per tutto il 2009, mentre altri sono allo studio per garantire, con un minimo investimento, risultati pubblicitari significativi.
Ma, ulteriore significativo strumento messo a punto da CacciaInFiera.it è lo SHOPPING ON LINE, mirato a fornire alle aziende una nuova opportunità di mercato ed un veicolo di vendita diretto. Stiamo ultimando la sezione della vendita on line nella quale le aziende potranno creare gratuitamente i propri cataloghi ed il personale del portale si occuperà di pubblicarli e di curare la vendita dei prodotti. Le aziende interessate possono contattare il personale del nostro sito.
Nulla è facile, ma nulla è impossibile, anche se il vento della crisi è avverso.
Alessio Ceccarelli
Presidente CacciaInFiera.it
Per contatti:
Email: info@cacciainfiera.it
Tel. ore ufficio 327.1697906
GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: II TURNO IN FUNZIONE DEL “GIUDIZIO” e IL CAMPIONATO INTERNAZIONALE “F.I.D.A.S.C.”
Questo articolo è estrapolato da “Gare col Cane da ferma e Spaniels”, testo prodotto e gentilmente messoci a disposizione dal Sig Di Maggio Angelo, Giudice Cinofilo e grande appassionato di caccia; egli, grazie all’esperienza acquista sul campo quale giudice della Libera Caccia, ha giudicato e giudica in gare organizzate da qualsiasi “associazione venatoria” che da questa sia chiamato a farlo.
Tutto il materiale concessoci, evidente frutto di cultura del settore ed esperienza sul campo, è della lunghezza complessiva di circa settanta pagine; pertanto, per motivi legati ai limiti che inevitabilmente la lettura in video ci pone, abbiamo deciso di proporlo suddiviso per argomenti, cercando di mantenere continuità di contenuti, per renderlo più usufruibile da parte di tutti gli operatori del settore, aspiranti giudici, delegati cinofili o semplicemente appassionati del magnifico mondo delle gare cinofile.
Al termine delle pubblicazioni, che si susseguiranno settimanalmente, provvederemo ad unire tutti i singoli articoli pubblicati, in un unico testo, scaricabile in pdf dalla sezione “Cinofilia”, che ciascuno potrà stampare e tenere come manuale completo ed esaustivo, da consultare in qualsivoglia occasione.
II TURNO IN FUNZIONE DEL “GIUDIZIO”
Si è potuto notare che le componenti del turno sono due: comportamento del concorrente e lavoro del cane sul terreno.
La selvaggina quale traguardo delle due componenti.
Perciò, in relazione agli uni e agli altri, ritengo di poter affermare che il turno non è altro che: “Quel lasso di tempo che permette al giudice di valutare ciò che le componenti svolgono sul terreno e sulla selvaggina, per esprimere in merito il proprio giudizio“.
Troppi sono però i fattori che incidono su un turno: il vento, la selvaggina, il terreno, le avversità atmosferiche, l´orario, la stagione, quando non anche le condizioni di salute del cane; da non confondere con lo scarso allenamento. Al mutare delle condizioni sopra esposte, può certamente mutare il rendimento del cane, sempre ché all´interno di esso vi sia un buon motore, un ottimo cervello, la tipicità della razza ed un buon dressaggio.
Il giudizio é un termine astratto e tale deve rimanere nella mente del giudice. Il turno è fine a sé stesso. Significa che quello che si è visto in quel momento non è ripetibile. La prestazione del cane in quel turno, pertanto, non deve mai “bollare” né positivamente né negativamente e il giudice non deve mai “ricordare” come ha giudicato quel soggetto in precedenza, ovvero come altri giudici hanno valutato quel cane in altre gare.
Il giudizio deve basarsi solo su fatti inoppugnabili ed oggettivi di quel momento, che non si prestino ad interpretazione discrezionale. Le interpretazioni occorrono ma devono essere razionali e non intuitive. Per dire che quel soggetto “non guida”, si deve vedere il selvatico che sta pedinando ed il cane non lo segue.
Analogo discorso vale per il giudizio sul concorrente.
Mai il giudice deve lasciarsi influenzare dal “nome” del concorrente, ed analogamente mai deve lasciarsi condizionare da commenti positivi o negativi del pubblico che assiste alla gara.
IL CAMPIONATO INTERNAZIONALE “F.I.D.A.S.C.”
Nel concludere l´argomento “gare”, ritengo utile si sappia che la F.I.D.A.S.C. (Federazione Internazionale Discipline con Armi Sportive da Caccia) programma annualmente numerosi Campionati Internazionali, quali il tiro al piattello, con l´arco ed altri, e tra essi il Campionato Internazionale per cani da ferma e da cerca.
A tali Campionati partecipano tutte le Organizzazioni sportive degli Stati che a detta Federazione aderiscono. Per l´Italia partecipa il CONI, a mezzo delle specifiche Associazioni o Federazioni Sportive da esso riconosciute.
Fino a pochi mesi addietro si era dell’avviso che la FIDASC potesse inserire nel programma del Campionato Internazionale anche le gare con abbattimento del selvatico, ma né il CONI né la FCI (Federazione Cinofila Internazionale) le hanno riconosciute e pertanto tali gare sono rimaste riconosciute e spesate dalla sola FidC.
Per il Campionato Internazionale FIDASC sono valevoli, pertanto, solo le prove di lavoro per cani da ferma su selvaggina naturale riconosciute dall’ENCI e dalla FCI.
Ritengo però utile riportare qui di seguito quanto è previsto per le gare con abbattimento valevoli per il Campionato Internazionale FIDASC. Le regole del Campionato per cani da ferma e da cerca sono sancite nel Regolamento Internazionale Sant´Uberto che, dall´art. 1 all´art.4, comma 7, paragrafo 2, ha le stesse norme e gli stessi criteri di giudizio del Regolamento F.I.d.C., tranne che per la programmazione (2 giornate), i turni (uno per giornata) e per il punteggio.
In questo Regolamento, infatti, la giuria ha a disposizione un totale di 100 punti, così suddivisi:
– un massimo di 20 punti per il tiro (10 per ogni capo abbattuto di prima canna e 5 se di seconda). Toglie 5 punti al concorrente per ogni capo mancato con uno o due colpi;
– un massimo di 50 punti per l´azione realizzata dal cacciatore (di cui 15 per correttezza ed educazione venatoria, 15 per sportività e 20 per sicurezza ed abilità).
Se il cacciatore spara ad un capo di selvaggina autorizzato ma che non è stato precedentemente fermato o lavorato dal suo cane, otterrà solamente un massimo di 15 punti (nel giudizio sull´azione svolta dal cacciatore) a causa della mancanza di sportività;
– un massimo di 30 punti per valutare la “performance” del cane (di cui 15 per le qualità naturali e 15 per “gli aspetti del dressaggio”).
Giudice di Gara Angelo di Maggio
Nel prossimo articolo: GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: IL LAVORO DEL CANE DA FERMA
ARIEGEOIS
Elegante, fiero ed eccellente segugio, vediamo insieme le caratteristiche di questo affascinante cacciatore d´Oltralpe.
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